Massimo Borghesi racconta il papa da Bergoglio a Francesco

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Raccontare i dieci anni intensi, talvolta drammatici, del pontificato di papa Francesco a partire dalla sua esperienza a Buenos Aires fino ad immaginare il futuro della Chiesa, è quanto si propongono 14 specialisti e studiosi (don Ezio Bolis e don Angelo Maffeis, prof. Francesco Bonini, prof. Rocco Buttiglione, prof. Giorgio Chiosso, prof. Massimo Faggioli, prof. Rodrigo Guerra Lopez, prof. Matteo Negro, prof. Fabio Pierangeli, prof. Andrea Riccardi, Austen Ivereigh, Alver Metalli, Javier Restan, Andrea Tornielli) nei loro saggi raccolti nel volume ‘Da Bergoglio a Francesco. Un pontificato nella storia’, curato dal prof. Massimo Borghesi, ordinario di filosofia morale all’Università di Perugia, che ha specificato durante la presentazione del volume:

“Il contributo originale sicuramente sta nel ridestare una Chiesa che si era ripiegata su stessa e che, come dice il papa stesso rischiava di essere ‘clericale’, e di rilanciarla in una prospettiva aperta e di carattere missionario… E’ la famosa categoria della ‘Chiesa in uscita’, della ‘Chiesa ospedale da campo’, che qualifica una dimensione missionaria della fede che la Chiesa tutta è invitata a riscoprire”.

Partendo da questa introduzione abbiamo chiesto al prof. Borghesi di spiegare quanta strada passa da Bergoglio a Francesco: “Non molta. In realtà la biografia di Jorge Mario Bergoglio, segnata dalla carica di provinciale dei gesuiti argentini e da quella di vescovo ausiliare e poi di cardinale a Buenos Aires, per arrivare da ultimo al soglio pontificio, è caratterizzata da una profonda continuità ideale. Lo documenta bene la miglior biografia in commercio, quella di Austen Ivereigh, tradotta in italiano da Mondadori con il titolo ‘Tempo di misericordia. La vita di Jorge Mario Bergoglio’.

La formazione gesuitica, attraverso la lettura e la pratica degli ‘Esercizi spirituali’ di sant’Ignazio assimilata grazie al suo maestro di filosofia Miguel Angel Fiorito, è quella che lascia il segno. Il resto viene dal Concilio Vaticano II e dal grande Convegno della Chiesa dell’America Latina tenutosi a Puebla nel 1979, quello che unisce evangelizzazione e promozione umana con la scelta preferenziale per i poveri.

Tutto questo rifluisce nell’altro grande appuntamento della Chiesa latinoamericana, quello di Aparecida in Brasile nel 2007, presieduto dal card. Bergoglio, ‘Evangelii gaudium’, il manifesto di papa Francesco, rappresenta la ripresa, letterale in alcuni punti, del documento finale di Aparecida”.

In quale modo ha cambiato l’immagine della Chiesa?

“Ha restituito credibilità ad una Chiesa che, non certo per colpa di papa Benedetto XVI, era, al momento delle dimissioni del papa tedesco, in condizioni impresentabili. Stretta tra ‘Vatilileaks’, scandali finanziari, e soprattutto denunce sulla pedofilia del clero da ogni parte del mondo, la Chiesa era nel 2005 sotto processo.

Papa Francesco è riuscito nel miracolo ed in un tempo breve ha restituito credibilità al cattolicesimo. La sua testimonianza, semplice e immediata, ha dimostrato di essere in grado di arrivare al cuore dei vicini e a quello dei lontani. Quelli che dentro la Chiesa lo criticano senza discernimento non dovrebbero dimenticare come questa si presentava agli occhi del mondo all’inizio del secondo millennio”.

Quale era il rapporto con papa Benedetto XVI?

“Il rapporto era buono nonostante i ripetuti tentativi, da parte di gruppi ostili a papa Francesco, di utilizzare Ratzinger contro Bergoglio. Tentativi abortiti proprio per l’assoluta lealtà del papa ‘emerito’ verso l’unico pontefice. Papa Francesco ha sempre dimostrato, in tante occasioni, il suo rispetto verso papa Benedetto. Ha fatto propria la ‘Lumen fidei’, l’enciclica che papa Benedetto XVI non aveva fatto in tempo a pubblicare. Ha evitato, altresì, di indagare sulla figura canonica del papa emerito in segno di rispetto verso il suo predecessore”.

Lei ha scritto anche un libro, intitolato ‘Il dissidio cattolico. La reazione a papa Francesco’: perché papa Francesco ha trovato ‘opposizione’ alla sua azione?

“L’opposizione sorge essenzialmente per due motivi. Il primo è dato dal primato dell’evangelizzazione, richiamato nell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’,  rispetto alle battaglie etiche, alle ‘culture wars’ che, in questi anni, hanno caratterizzato, di fronte all’incalzare della secolarizzazione, ampi settori del cattolicesimo, di quello americano in particolare. La seconda opposizione viene da quei settori di orientamento liberalconservatore, molto forti negli USA,  che non gradiscono la critica al capitalismo dell’era della globalizzazione”.

Ma papa Francesco ha ‘tradito’ l’ortodossia della tradizione cattolica?

“L’accusa a papa Francesco di essere ‘eterodosso’, eretico, è l’argomento con cui si è voluto colpire il papa,  soprattutto dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica ‘Amoris laetitia’.  Si tratta di un’accusa che documenta il basso livello di tanti sedicenti cattolici. Oggi nessuno più contesta l’ortodossia di ‘Amoris laetitia’”.

Dopo 10 anni per papa Francesco ancora la realtà è più importante dell’idea?

“La realtà, quella della Chiesa e quella del mondo, bussa drammaticamente alle nostre porte mandando in fumo i sogni e le utopie che hanno accompagnato l’era della globalizzazione immaginata come panacea universale”.

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