Ottantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Risvegliamo la coscienza di fronte alla tragedia annunciata di una nuova pulizia etnica di Armeni

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.03.2023 – Vik van Brantegem] – Nessun cambiamento di rilievo nella situazione per quanto riguarda il #ArtsakhBlockade nel 89° giorno che l’Azerbajgian mantiene in vigore il blocco dell’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert per tutto il transito e il commercio civile dal 12 dicembre 2022. La lotta per l’apertura del Corridoio di Lachin e il riconoscimento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh è una lotta per una causa nobile e giusta, che coinvolge anche, oltre alla sopravvivenza del popolo armeno nel Nagorno-Karabakh, la nostra stessa civiltà.

L’ingresso dal lato armeno, nel comune di Tegh, al Corridoio di Lachin, la strade della vita dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Azerbajgian sta diffondendo notizie false, parlando di 23 violazioni del cessate il fuoco da parte di Armenia e Nagorno-Karabakh. Nessun dettaglio fornito, nessun infortunio riportato. I Ministeri della Difesa della Repubblica di Armenia e della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh confutano come disinformazione i rapporti dell’Azerbajgian sull’apertura del fuoco sulle loro postazioni lungo della linea di contatto.

Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia riferisce che le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco con armi leggere contro posizioni armene vicino a Verin Shorzha nella regione di Gegharkunik in Armenia, villaggio di confine ormai quasi abbandonato. Le posizioni azere si trovano a pochi km all’interno del territorio sovrano dell’Armenia, dopo le incursioni azere in quest’area del maggio 2021 e del settembre 2022. Azerbajgian accusa Armenia di aver aperto il fuoco sulle sue posizioni per “creare una falsa impressione per la missione di osservatori dell’Unione Europea” dispiegata nell’area e ha continuato affermando di aver “adottato misure di risposta [per contrastare il fuoco transfrontaliero]”.

Le accuse di una dittatura familiare fondata dal KGB, in competizione con la Corea del Nord per quanto riguarda la violazione di diritti umani, che padroneggia la disinformazione e la propaganda, che non esegue gli ordini legalmente vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, non sono ricevibili.

Con l’escalation delle violazioni del cessate il fuoco dalla parte dell’Azerbajgian, non solo in Artsakh ma anche in Armenia, con l’esperienza acquisita si possa vedere la possibilità di una guerra diventare sempre più imminente. L’Azerbajgian – che non è disposte a negoziare alcun accordo su un trattato di pace e sulla questione del Karabakh, se non con le sue condizioni – sembra voler prendere in mano la situazione tramite l’intervento delle sue forze armate.

«L’Artsakh è stato riconosciuto dalla Società delle Nazioni come parte integrante dell’Armenia nel 1920 ed è stato occupato e annesso dall’Azerbajgian con l’aiuto di Russia e Turchia nel 1921, quando hanno firmato un trattato illegale di Mosca» (Margret Mirzoyan).

Viviamo in un mondo bizzarro. I difensori dei diritti umani, i capi delle agenzie delle Nazioni Unite e i leader delle democrazie posano tutti con orgoglio accanto al dittatore dell’Azerbajgian che ha privato 120.000 Armeni (tra cui 30.000 bambini) di rifornimento regolare di cibo, medicine ed energia con il genocida #ArtsakhBlockade da 3 mesi e che ha invaso il territorio sovrano dell’Armenia. Immorale.

«Il Corridoio di Lachin è ormai chiuso al traffico normale da quasi tre mesi. Il Governatore di Syunik, Ghukasyan, ha riferito degli effetti del blocco in corso, compreso l’impatto su centinaia di famiglie separate. Il Corridoio di Lachin dovrebbe essere aperto immediatamente».

Il nuovo Ambasciatore degli Stati Uniti in Armenia ha visitato l’ingresso del Corridoio di Lachin al Nagorno-Karabakh sul lato armeno, vicino al villaggio di Tegh.

Oggi 10 marzo 2023, il Presidente della Repubblica di Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha ricevuto il Ministro dell’Intelligence dello Stato di Israele, Gila Gamliel. La Presidenza della Repubblica di Israele con un comunicato informa: «Durante l’incontro è stata toccata l’importanza del 10° Global Baku Forum ed è stato sottolineato che questo evento è stato organizzato ad alto livello, che hanno partecipato politici influenti del mondo, rappresentanti di un gran numero di Paesi e organizzazioni internazionali e che il Forum ha creato una buona occasione per discutere temi di attualità. È stato affermato che le relazioni bilaterali tra l’Azerbajgian e Israele si stanno sviluppando con successo in varie direzioni ed è stata rilevata l’importanza dell’apertura dell’Ambasciata dell’Azerbajgian in Israele. Allo stesso tempo, è stato sottolineato l’incontro del Presidente Ilham Aliyev con il Ministro della Difesa dello Stato di Israele, Yoav Gallant, a München nel febbraio di quest’anno».

Il Capo di Stato Maggiore delle Forze di Terra della NATO, il Tenente Generale turco Mustafa Oğuz, in visita ufficiale in Azerbajgian, prende conoscenza dell’hardware militare lì, oltre a discutere della cooperazione e delle relazioni militari bilaterali con il Ministro della Difesa della Repubblica di Azerbajgian, Colonnello Generale Zakir Hasanov, e con il Primo Vice Ministro della Difesa – Capo di Stato Maggiore Generale dell’Esercito dell’Azerbajgian, il Colonnello Generale Karim Valiyev, discutendo della cooperazione militare bilaterale, della situazione nel Nagorno-Karabakh e del confine dell’Azerbajgian con l’Armenia.

Ieri 9 marzo 2023 il Ministro della Difesa della Repubblica di Azerbajgian, Colonnello Generale Zakir Hasanov, ha incontrato il Capo di Stato Maggiore del Comando delle Forze di Terra della NATO, Tenente Generale Mustafa Oguz, in visita ufficiale in Azerbajgian, si legge nel comunicato: «L’ospite turco ha visitato per la prima volta le tombe degli eroici figli della Patria e del martirio turco nel Vicolo dei Martiri, morti nella lotta per l’indipendenza e l’integrità territoriale del nostro Paese, e ha reso omaggio a loro deponendo dei fiori. Quindi si è tenuto un incontro presso il Ministero della Difesa. Accogliendo l’ospite, il Colonnello Generale Z. Hasanov ha espresso il piacere di vederlo nel nostro paese. Innanzitutto, il Ministro della Difesa ha ricordato di aver condiviso il dolore dei parenti di coloro che sono morti a causa del forte terremoto in Turchia, ha espresso le sue più sentite condoglianze alle loro famiglie e ha augurato la guarigione a tutti i feriti. Dicendo che il dolore della Turchia è il nostro dolore, il Ministro ha sottolineato che l’Azerbajgian è sempre con il paese fraterno. Quindi il Colonnello Generale Z. Hasanov ha informato l’ospite delle riforme attuate nell’esercito dell’Azerbajgian sotto la guida del Presidente della Repubblica di Azerbajgian, il Comandante in capo delle forze armate, il Sig. Ilham Aliyev, il lavoro svolto nei territori liberati, nonché l’attuale situazione nel confine di stato condizionale dell’Azerbajgian-Armenia e nella regione economica del Karabakh. Parlando dei successi ottenuti in collaborazione con la NATO, il Ministro della Difesa ha sottolineato l’importanza di sviluppare ulteriormente le relazioni reciproche. Il Tenente Generale M. Oguz ha espresso la sua gratitudine per il sostegno fornito dopo il terremoto. Ha pregato per la misericordia dei nostri militari che sono stati martirizzati per l’integrità territoriale dell’Azerbajgian ed ha espresso profonde condoglianze alle loro famiglie. Parlando dello stato attuale della cooperazione con l’Azerbajgian, il Capo di Stato Maggiore del Comando delle forze di terra della NATO ha espresso la sua soddisfazione per i risultati positivi raggiunti in questo campo. All’incontro è stato notato che la cooperazione militare tra Azerbajgian e NATO è di particolare importanza nel quadro del Concetto di capacità operative. Al termine, sono stati scambiati approfondimenti sulle prospettive di sviluppo delle relazioni bilaterali, nonché su altri temi di reciproco interesse».

Ieri 9 marzo 2023, il Primo Vice Ministro della Difesa – Capo di Stato Maggiore Generale dell’Esercito dell’Azerbajgian, il Colonnello Generale Karim Valiyev ha incontrato il Capo di Stato Maggiore del Comando delle Forze di Terra della NATO, il Tenente Generale Mustafa Oguz, che è in visita ufficiale in Azerbajgian, se legge nel comunicato: «Il Capo di Stato Maggiore Generale ha salutato l’ospite e ha notato lo sviluppo delle relazioni tra l’Azerbajgian e la NATO, nonché la partecipazione attiva dei rappresentanti dell’Esercito dell’Azerbajgian nell’ambito di vari programmi della NATO. All’incontro è stato molto apprezzato il contributo dell’Alleanza del Nord Atlantico alla preparazione delle nostre unità nel quadro del Concetto di capacità operative della NATO, così come sono state discusse le direzioni dell’azione congiunta contro le minacce esistenti e potenziali. Il Tenente Generale M. Oghuz ha espresso la sua soddisfazione per la sua visita nel nostro paese e ha apprezzato molto la professionalità del personale militare dell’esercito dell’Azerbajgian in tutti i settori, comprese le missioni di mantenimento della pace, nell’ambito del partenariato con la NATO. Al termine sono state discusse le prospettive di sviluppo in vari campi di cooperazione con la NATO».

Non permettere che la storia si ripeta. «Siamo condannati al perenne ritorno dell’uguale? Io credo che la storia non sia la ruota del criceto. Esiste un margine di libertà, esiste l’imprevisto: Dio non se ne sta sopra le nubi liceo come un re fannullone» (Renato Farina).

L’Azerbaigian ha organizzato un tour a quelle che definisce nuove posizioni militari nelle “aree liberate”, senza specificare quale. Nel comunicato si legge: «Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha organizzato un altro tour mediatico per i rappresentanti dei media al fine di familiarizzare con l’addestramento al combattimento e il dovere di combattimento del personale militare in servizio nelle aree liberate, nonché con le loro condizioni sociali e domestiche. I rappresentanti dei media hanno preso conoscenza delle condizioni create nelle unità e nelle posizioni di combattimento schierate in queste aree, hanno seguito le attività del personale militare, filmato e intervistato il personale militare. I militari hanno espresso la loro soddisfazione per le condizioni create per loro e si sono detti orgogliosi di prestare servizio nelle aree liberate. Nell’ambito del tour mediatico, sono stati presentati mazzi di fiori e doni a un gruppo di militari e lavoratrici civili in servizio nelle aree liberate, nonché a una giornalista che ha partecipato all’evento».

La CNN fa un servizio su un uomo anziano che è sopravvissuto mangiando cornetti, caramelle e biscotti per quasi una settimana da solo nella sua macchina, bloccato in un cumulo di neve su una desolata autostrada della California.

Incredibile, ora attendiamo un servizio su come 120.000 persone sopravvivono in Nagorno-Karabakh da 89 giorni con il #ArtsakhBlockade.

Armenia: “Risvegliamo le nostre coscienze di fronte agli inizi di una nuova pulizia etnica”
Su iniziativa del filosofo Daniel Salvatore Schiffer, una quarantina di intellettuali, tra cui Elisabeth Badinter, Edgar Morin o Dominique Schnapper, fanno appello per la difesa dell’Armenia, “una causa nobile e giusta”

Lexpress.fr, 9 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dal francese)

L’Armenia, Paese di dimensioni relativamente modeste ma strategicamente importante nel cuore del Caucaso, con una millenaria cultura Cristiana ma oggi fondata sulla costituzione di una democrazia laica, si vede oggi minacciata dal sempre più aggressivo imperialismo di nuove dittature, tra cui ai primi posti emerge, a poco più di un secolo dal genocidio di cui fu vittima già nel 1915 (con la strage di 1,5 milioni di suoi cittadini), la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan.

È, ancor più precisamente, la sua regione più sacra per quanto riguarda la sua dimensione storica socio-filosofica, l’Artsakh, meglio conosciuto con il nome di Nagorno-Karabakh, di cui l’integrità territoriale come anche la sovranità nazionale della stessa Armenia, divenuta indipendente nel 1991 in seguito al crollo dell’Unione Sovietica, si trovano oggi, dal 2020, più direttamente in pericolo. E questo attraverso quest’altra dittatura contemporanea, quella di uno dei Paesi limitrofi, l’Azerbajgian del non meno dispotico Ilham Aliyev, braccio armato ambizioso, in questa regione dal passato tumultuoso, se non spesso doloroso, degli appetiti espansionistici, nostalgici dell’ex Impero Ottomano e quindi sempre più vorace politicamente, economicamente e militarmente, della Turchia, e ancora e sempre, di Erdoğan.

La stessa Russia, in passato, aveva sostenuto l’Armenia, ex repubblica sovietica. Ma le dittature, si sa, mutano facilmente la loro politica estera secondo i loro interessi più immediati. Inoltre, ormai impegnato nella sua guerra in Ucraina, Vladimir Putin ha dunque abbandonato al loro triste destino gli Armeni, vittime della dittatura azerbajgiana, favorendo così il miglioramento dei suoi rapporti con Erdoğan, curando i rapporti con i tiranni suscettibili di mettersi nel campo “anti-occidentale”.

Tragedia annunciata

Così, in questa stessa enclave del Nagorno-Karabakh, sempre più isolata sotto il doppio dominio totalitario dell’Azerbajgian e della Turchia, Paesi inoltre supportati da una milizia composta da qualche migliaio di jihadisti, uno più fanatico dell’altro, ci sono più di 150.000 abitanti che, ingiustamente privati delle più elementari condizioni di vita e quindi abbandonati a un destino così crudele, sono oggi costretti a subire, in un silenzio sorprendentemente assordante, se non a una quasi generale indifferenza del resto del mondo, i sanguinari inizi di una nuova, ennesima, pulizia etnica.

Da qui, appunto, questo appello, urgente e solenne, che noi, firmatari di questa petizione, umanisti innamorati di questi valori morali e principi universali che sono la libertà, la giustizia e la tolleranza, rivolgiamo ai governi delle nostre democrazie più illuminate, e in particolare quelli dell’Unione Europea, dove anche la diaspora armena è considerevole, affinché essi giungano ad un aiuto più concreto, più efficace e senza ulteriori indugi in considerazione del crescente pericolo per queste migliaia di civili innocenti, all’Armenia.

Ci appelliamo infine quindi qui, di fronte a questa tragedia, comunque annunciata, anche al risveglio delle nostre coscienze: è qui, questo imperativo morale sotto forma di aiuto umano, per una causa nobile e giusta, che coinvolge anche, oltre alla sopravvivenza del popolo armeno nel Nagorno-Karabakh, la nostra stessa civiltà!

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

Foto di copertina: le bandiere dell’Artsakh e dell’Armenia, durante una manifestazione a Yerevan il 5 dicembre 2020 (Foto di Karen Minasyan/AFP).

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