Per una Quaresima di pace

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“Noi vogliamo la pace, i popoli vogliono la pace! Anch’io voglio la pace e chiedo ai potenti, ai politici, ai diplomatici, alle Chiese e alle religioni: ‘Per favore, cercate la pace!’. In questo tempo di Quaresima mi impegnerò per una preghiera costante e per pratiche di penitenza”: questo è il testo dell’appello di preghiera e di digiuno dell’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, che non si limita a chiedere una firma, ma invita ad un cammino di vita coerente e che ha raccolto oltre 6000 le adesioni.

Invito che è in programma domani,venerdì 3 marzo, primo venerdì della Quaresima ambrosiana, dalle ore 13 alle ore 14, come si può in un messaggio dell’arcivescovo ambrosiano, diffuso domenica 12 febbraio: “Questo gesto simbolico possa tramutarsi nell’assunzione di un impegno concreto per un percorso penitenziale.

Mi propongo, alla fine della Quaresima, di raccogliere le adesioni e di farle pervenire alle autorità italiane ed europee… nella diocesi di Milano si viva la Quaresima come tempo di invocazione, di pensiero, di opere di penitenza e di preghiera per la pace. Coltiviamo la convinzione che solo un risveglio delle coscienze, della ragione, dello spirito può sostenere i popoli, i governanti e gli organismi internazionali nel costruire la pace”.

Una Quaresima da vivere nella conversione, nella penitenza e nella preghiera, ponendo attenzione particolare sul tema della pace a un anno dall’aggressione della Russia all’Ucraina, e senza dimenticare le tante altre guerre in corso nel mondo. Per sostenere e alimentare la preghiera della comunità diocesana, mons. Delpini ha composto quest’invocazione:

“Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre nostro, noi ti preghiamo per confidarti lo strazio della nostra impotenza: vorremmo la pace e assistiamo a tragedie di guerre interminabili! Vieni in aiuto alla nostra debolezza, manda il tuo Spirito di pace in noi, nei potenti della terra, in tutti.

Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre nostro, noi ti preghiamo per invocare l’ostinazione nella fiducia: donaci il tuo Spirito di fortezza, perché non vogliamo rassegnarci, non possiamo permettere che il fratello uccida il fratello, che le armi distruggano la terra.

Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre nostro, noi ti preghiamo per dichiararci disponibili per ogni percorso e azione e penitenza e parola e sacrificio per la pace. Dona a tutti il tuo Spirito, perché converta i cuori, susciti i santi e convinca uomini e donne a farsi avanti per essere costruttori di pace, figli tuoi”.

Mentre Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, a proposito della tragedia dei migranti annegati davanti alle coste calabresi, ha criticato le politiche di ‘chiusura’ da parte dell’Europa: “Il naufragio di Cutro è figlio delle politiche di chiusura delle frontiere degli Stati europei le quali, inevitabilmente, alimentano tentativi disperati di aggiramento, che vanno a rafforzare i traffici criminali, ma che non possono fermare le partenze di coloro che scappano da guerre e violenze, con viaggi insicuri a rischio della propria vita. Detti flussi vanno gestiti e regolati”.

E sul naufragio al largo delle coste calabresi l’’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha invitato a non essere ‘qualunquisti’: “Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società.

La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi”.

E’ una dura requisitoria per le parole del ministro Piantedosi: “Il culmine simbolico di tutto ciò è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana (la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo), il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime.

Come mi sono già trovato a dire, durante la Preghiera per la pace del 4 novembre 2022, rischiamo tutti di ammalarci di una forma particolare di Alzheimer, un Alzheimer che fa dimenticare i volti dei bambini, la bellezza delle donne, il vigore degli uomini, la tenerezza saggia degli anziani. Fa dimenticare la fragranza di una mensa condivisa”.

Sulla tragedia calabrese è ritornato a parlare il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, durante l’evento ‘Fratelli Tutti’, organizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati a Roma:

“Quelli che sono affogati avevano diritto, diritto ad essere accolti, scappavano da una guerra, la maggior parte di loro erano afghani. Bisogna cercare di fare in modo che i rifugiati siano trattati come tali, hanno il diritto di essere esaminati. Se neghiamo questo diritto, tradiamo tutta la consapevolezza che proveniva dalla Seconda guerra mondiale”.

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