A Camerino il nuovo volto di santa Camilla da Varano

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Dallo scorso ottobre il monastero di Santa Chiara di Camerino ha riavuto, dopo un lungo percorso di ricostruzione tramite l’anatomia forense basata sulle reliquie conservate, il corpo di suor Camilla da Varano, proclamata santa il 17 ottobre 2010 da papa Benedetto XVI: la nuova immagine di suor Camilla Da Varano è più reale e soprattutto più ‘vera’ nelle sue reali dimensioni, ricostruite in maniera scientifica e dopo un lungo processo di ricostruzione iniziato dalle reliquie e condotto dalle professoresse dell’Università di Camerino, Isolina Marota e Stefania Luciani.

In quell’occasione sono state consegnate e sigillate le copie del rogito della ricognizione con tutti i dati riguardanti la reliquia (così come era stato fatto con quella precedente del 1959), in modo che chi ne farà una nuova troverà tutti i dati necessari di quella fatta in questo caso, quindi tutte le altre documentazioni, dai verbali di quello che è avvenuto ad ottobre e che sono custodite una in Monastero, una in Diocesi e una al Dicastero per le Cause dei Santi in Vaticano.

Alla madre priora, suor Chiara Laura Cristiana, ed alle consorelle abbiamo chiesto di raccontarci la sensazione provata in quel momento: “Riaverla con un volto diverso, a cui tutti dobbiamo farci un po’ l’abitudine, perché è un volto cambiato rispetto al precedente, però è un volto più vero e che nella sua ordinarietà, ci consegna la straordinarietà della santità, nel senso che uno pensa sempre ai santi come un qualcosa di extraterrestre, invece sono persone normali dove è come se lo spirito del Signore le fermasse, le rendesse quello che erano, senza effetti speciali. Tra l’altro direi, l’ordinarietà della Santità”.

Quale volto ha santa Camilla?

“Santa Camilla Battista, oggi, dopo 500 anni dalla sua morte grazie ad un attento e scrupoloso lavoro di ricostruzione scientifica avvenuta secondo le regole e le tecniche dell’anatomia forense, il volto che ora noi vediamo è, con un’altissima approssimazione, il volto autentico di Camilla Battista Varano negli ultimi anni della sua vita, poco prima di morire all’età di 66 anni il 1524. E’ quindi il volto non di una ‘bella donna’ ma di una ‘donna bella’, resa luminosa dal suo stare ai piedi di Cristo, spendendo la sua intera esistenza al servizio di Dio e dei fratelli.

Non il volto perfetto di un’attrice ma il volto di una donna adulta che non teme i segni delle rughe perché sa che ‘ogni ruga è una storia vissuta con coraggio, con orgoglio, sorriso, pianto, amore, parola d’un libro aperto sfogliato dal tempo davanti agli occhi del mondo’.

Anche il corpo è stato ricostruito rispettando lo studio sulle ossa realizzato dalle professoresse Marota e Luciani dell’Università di Camerino, offrendo così alla devozione dei fedeli non il corpo senza difetti di una fotomodella ma le sembianze di chi si è lasciato scolpire dallo Spirito perché ha preferito la bellezza che viene dall’essere tempio di Dio piuttosto che quella dettata da un’irraggiungibile perfezione estetica che rende schiavi”.

Perché si è deciso di darle un volto?

“Cogliendo l’occasione della ricognizione canonica per salvaguardare quanto rimane del corpo della santa, consapevoli che oggi le tecniche hanno fatto grandi passi avanti, abbiamo chiesto al laboratorio di archeo-antropologia molecolare della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria di Unicam di aiutarci a ricostruire i tratti del viso di Camilla avviando, con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Macerata, uno straordinario progetto.

Se ciascuno di noi chiudesse per un attimo gli occhi, provando a pensare ad una persona amata, la prima cosa che ci verrebbe in mente è certamente il suo volto. Allora perché non cercare, non desiderare di conoscere il volto di questa sorella che ci è così cara e che amiamo così tanto? Scriveva Oscar Wilde che ‘il volto di un uomo è la sua autobiografia’: è un libro che molti possono leggere, ma di cui solo Dio conosce il titolo. 

Se questo è vero per il volto di ogni uomo, lo è ancor di più per quello di un santo. Esso è una lettera che viene da lontano, una lettera da decifrare e da leggere: a volte mancano alcune parole, a volte i caratteri sono incomprensibili; alcuni segni sono linee del cielo, altri dell’abisso; a volte c’è troppo inchiostro e ci si confonde, altre volte c’è una trasparenza come quella dell’acqua di fonte.

Il volto di un santo è come una cartina che segna tutti i territori che ha percorso, i luoghi in cui ha vissuto fino a raggiungere la meta: avere in sé i lineamenti di Cristo, il quale trasforma il nostro volto in un abbraccio sicuro per tutti gli uomini, specialmente i più feriti, che vi si scaldano come al sole. Il volto dei santi è riflesso e scrigno del volto di Dio il cui sguardo ci accompagna e custodisce sempre.

E quanto sia importate il volto di Dio nella vita di ciascuno di noi, ce lo rivelano le parole che il Signore consegna a Mosè e Aronne nel libro dei Numeri quando chiede loro di farsi mediatori della sua benedizione per il popolo in cammino nel deserto perché possa sperimentare la Sua premura e la Sua vicinanza: ‘Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace’.

Il poeta Ungaretti scriveva alla sua amata: ‘sento la tua voce e con gli occhi cerco il tuo viso’. Abbiamo potuto sentire distinta la voce di Camilla Battista attraverso i suoi scritti, ora anche noi cerchiamo con i nostri occhi il suo viso!”

Come è avvenuta la ricostruzione?

“I lineamenti del volto di santa Camilla Battista da Varano sono stati oggetto di un intervento incredibile, un ‘miracolo’ a tre dimensioni reso possibile dalla disponibilità del Rettore di Unicam,  prof. Claudio Pettinari, e dalla professionalità delle dottoresse Isolina Marota e Stefania Luciani e del loro staff, attraverso un avanzato lavoro di ricostruzione a partire dal cranio di cui è stato realizzato una copia in 3D.

Si tratta di una complessa operazione multidisciplinare, che unisce alle conoscenze di medicina forense, quelle della modellazione manuale in tre dimensioni, a partire da calchi ottenuti dalle ossa originali della santa, tra cui la scatola cranica.

Le informazioni antropometriche, ottenute da una rigorosa misurazione, sono poi rielaborate manualmente con una sorta di scultura informatica, che da un blocco di bit, quasi come si faceva nei secoli passati per le sculture a tutto tondo in marmo. Tutto questo ha permesso di ottenere le sembianze che aveva la santa all’epoca della morte, avvenuta a 66 anni, nel 1524”.

In cosa consiste una ricognizione canonica?

“Per fede noi sappiamo che le reliquie non sono delle semplici ossa: esse rappresentano la memoria della presenza di un santo nella storia e il segno della grazia di Dio che opera nell’uomo. Papa Benedetto XVI disse: ‘Le reliquie ci indirizzano a Dio stesso: è Lui infatti che, con la forza della sua grazia, concede ad esseri fragili il coraggio di testimoniarlo davanti al mondo.

Invitandoci a venerare i resti mortali dei martiri e dei santi, la Chiesa non dimentica che, in definitiva, si tratta sì di povere ossa umane, ma di ossa che appartenevano a persone visitate dalla Potenza viva di Dio. Le reliquie dei santi sono tracce di quella presenza invisibile ma reale che illumina le tenebre del mondo, manifestando il Regno dei cieli che è dentro di noi’.

Le reliquie sono narrazione del ‘tutto in un frammento’: il tutto dell’opera della grazia di Dio, di una vita spesa per Cristo, per il Vangelo e per i fratelli nel frammento del corpo di un santo. Qui risiede il senso e la motivazione di una ricognizione canonica: salvaguardare quanto ad oggi rimane del corpo di un santo per poter tramandare intatto, a chi verrà dopo di noi, questo ‘patrimonio’ preziosissimo, nella dinamica cristiana della traditio, che è tradere, cioè consegnare.

Ogni Ricognizione prevede specifici passaggi canonici che permettano di verificare lo stato delle reliquie e quindi di intervenire per garantirne la cura e custodia. L’iter avviene sotto la supervisione e dietro il consenso del Dicastero delle Cause dei Santi che accerta che tutto avvenga secondo norme precise dettate dai documenti della Madre Chiesa.

Data l’importanza è prevista l’istituzione di un vero e proprio Tribunale ecclesiastico tramite decreto episcopale con il quale si nominano i periti medici, gli addetti alle varie mansioni previste dal rito e dei testimoni, nonché un notaio e un promotore di giustizia: tutte figure che con le loro competenze tutelano il coretto svolgimento della Ricognizione.

Il servizio di ciascuna persona nominata è custodito nella segretezza tramite un solenne giuramento che ogni membro del tribunale deve prestare direttamente sul libro dei Vangeli, nel corso della prima sessione del rito, prima di togliere i sigilli all’urna che custodisce le reliquie.

Quindi le reliquie vengono esaminate ed eventualmente si procede ad interventi specifici. Al termine di questi lavori le reliquie vengono deposte nuovamente nella teca, si procede alla chiusura di essa mediante l’apposizione di sigilli in ceralacca, quindi si firmano i verbali che consegnano ai posteri i procedimenti svolti così che tutto possa essere sempre verificato e tramandato. Tali sigilli e verbali non potranno essere aperti fino alla successiva ricognizione canonica”.  

(Tratto da Aci Stampa)

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