47ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. Il giornalista Fittipaldi parla delle sue fonti: “A chi me le chiede mento e faccio schiuma per confondere le acque”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.02.2023 – Ivo Pincara] – Oggi, nel corso della 47ª udienza del processo vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, è stato ascoltato come teste Emiliano Fittipaldi, Vicedirettore di Domani, all’epoca dei fatti in esami giornalista de L’Espresso, quando pubblicò nell’articolo Vaticano ecco le carte dello scandalo, uscito il 1° ottobre 2019, copia integrale del contratto Framework Agreement (accordo quadro) tra il fondo GOF (Athena Global Opportunities Capital Fund) di Raffaele Mincione e la Segreteria di Stato, con il quale la Segreteria di Stato riacquistava il controllo del Palazzo di Londra. Fittipaldi è stato interrogato dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi e da alcune difese, soprattutto dall’avvocato di Tommaso Di Ruzza, ex Direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria-AIF (oggi Autorità di Supervisone e Informazione Finanziaria-ASIF) della Santa Sede, al quale l’accusa contesta i reati di peculato, abuso d’ufficio e violazione del segreto d’ufficio.

Sante Cavalleri su Faro di Roma nell’articolo Anche il giornalista Emiliano Fittipaldi contribuisce a sgonfiare il processo sui fondi vaticani, riassume l’Udienza odierna in poche parole: «Continua a sgonfiarsi il processo in corso davanti al Tribunale vaticano, su eventuali reati (che a circa 50 udienze dall’avvio ancora non sono stati provati e nemmeno ben delineati) nella gestione dei fondi della Segreteria di Stato, in particolare a Londra. A confermare l’insussistenza ormai evidente delle ipotesi accusatorie (che si potrebbero definire più realisticamente “ipotesi persecutorie”) è stato il teste Emiliano Fittipaldi». Giudizio analogo espresso da Nicole Winfield per The Associated Press: «Giornalista sgonfia l’accusa al processo finanziario vaticano. Mercoledì un giornalista italiano ha sgonfiato un’accusa nel tentacolare processo finanziario del Vaticano, contestando le affermazioni dei pubblici ministeri sulla fonte di un documento».

A conclusione dell’interrogatorio di Fittipaldi, verificato che gli altri testimoni convocati non erano presenti, il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha comunicato che la prossima udienza è fissata per mercoledì 8 marzo, sempre per l’audizione di testimoni richiesti dalle difese e dall’accusa.

A domande dell’Avvocato Roberto Borgogno se fosse stato il suo assistito a fornirgli la copia dell’accordo quadro, la cui copia digitale è stata proiettata anche in aula durante l’interrogatorio, Fittipaldi ha negato categoricamente di avere avuto le carte da Tommaso Di Ruzza, come ha negato anche che il documento gli fosse arrivato da qualcun altro all’interno del Vaticano, escludendo pure che Di Ruzza potesse aver avuto qualche ruolo nella consegna.

Fittipaldi ha ricordato che il contratto era al centro dell’inchiesta avviata nel luglio 2019 dalla magistratura vaticana dopo una denuncia dell’Istituto per le Opere di Religione-IOR, in quanto si trattava dell’accordo base per il riacquisto da parte della Segreteria di Stato delle quote del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra dal fondo di Mincione, per passare poi il controllo delle quote stesse al fondo GUT di Gianluigi Torzi. “Per questo ho cercato di recuperarlo e pubblicarlo”, ha detto rispondendo alle domande. Il finanziere Mincione, che secondo l’accusa fece sottoscrivere alla Segreteria di Stato importanti quote del fondo che possedeva l’immobile londinese, usando poi il denaro ricevuto per suoi investimenti speculativi, è accusato di peculato, truffa, abuso d’ufficio, appropriazione indebita e autoriciclaggio. Il finanziere Torzi, accusato anche di estorsione, chiamato ad aiutare la Santa Sede ad uscire dal fondo di Mincione, sarebbe riuscito a farsi liquidare ben 15 milioni per restituire il Palazzo ai legittimi proprietari.

Il Promotore di Giustizia ha chiesto a Fittipaldi dei suoi rapporti con Francesca Immacolata Chaouqui, la pierre ex membro della COSEA (la Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa, da Papa Francesco istituita con chirografo del 18 luglio 2013 e sciolto il 22 maggio 2014) già sentita come teste nel processo a metà gennaio e che «si è scoperto essere la suggeritrice delle accuse contro il Cardinale Angelo Becciu (…) la cui estraneità ai fatti che gli contesta il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi appare di udienza in udienza più evidente» (scrive Sante Cavalleri su Faro di Roma). Alla domanda se avesse svelato la sua fonte alla Chaouqui, Fittipaldi ha spiegato che conosce la pierre dal 2014, ma non ricorda di averle parlato del documento, precisando di averla sentita l’ultima volta il 12 gennaio scorso prima della sua deposizione. Insieme a Francesca Chaouqui e al collega Gianluigi Nuzzi, tra il 2015 e il 2016 Fittipaldi è stato tra gli imputati del processo Vatileaks 2 (la prima udienza si svolse il 24 novembre 2015 e il processo si concluse il 7 luglio 2016 con l’assoluzione di Nicola Maio con formula piena, il proscioglimento dei giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, le condanne per Monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda e per Francesca Immacolata Chaouqui rispettivamente a 18 e 10 mesi di reclusione, con pena sospesa per la Chaouqui), Fittipaldi ha detto di aver letto le dichiarazioni spontanee rilasciate dalla Chaouqui alla Gendarmeria vaticana un mese dopo il suo articolo, nelle quali la pierre spiegava di possedere le prove che la fonte di Fittipaldi fossero interna all’AIF. “Ma io non rilevo mai le mie fonti – ha aggiunto – e a chi me le chiede mento e faccio schiuma per confondere le acque”.

Subito dopo però, Fittipaldi ha detto di poter rivelare da chi ha ricevuto il contratto, perché “la fonte mi ha autorizzato a farlo”: “Il contratto me lo diede il Dottor Massimo Massinelli, un collaboratore di Mincione, che me lo ha mandato in formato digitale. Ho fatto anche uno screenshot dei messaggi con lui”, che provano questa consegna e di cui ha consegnato copia al Tribunale vaticano. Fittipaldi ha poi spiegato, a domanda del Promotore di Giustizia, di aver incontrato il 10 ottobre 2019 Massinelli, Mincione e un altro collaboratore del finanziere a Milano, nella sede della WNM, la società di Mincione, poiché “volevano dimostrarmi che tutto quello che avevano fatto era assolutamente corretto e per questo di aver voluto la pubblicazione del Framework Agreement”, ha detto Fittipaldi.

Alla domanda del Promotore di Giustizia, se avesse mai incontrato Tommaso Di Ruzza, Fittipaldi ha risposto che il primo contatto è stato nel 2016, quando lavorava su alcuni articoli sull’AIF. “E nel 2019?”, ha chiesto il Promotore di Giustizia. “Il 6 o 7 ottobre, dopo la pubblicazione dell’articolo con il Framework Agreement”. Il Promotore di Giustizia ha poi voluto sapere come Fittipaldi è arrivato a contattare Massinelli e Fittipaldi ha spiegato di aver avuto il suo contatto quando cercava di raggiungere Mincione.

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