La guerra in Ucraina e l’effetto sui bambini

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Dall’inizio del conflitto in Ucraina, bambini e adolescenti sono stati costretti a nascondersi sottoterra per circa 920 ore, pari a 38,3 giorni, più di un mese. Questi e altri dati sono raccolti nel rapporto ‘Un pesante tributo: l’impatto di un anno di guerra sui bambini in Ucraina’ di ‘Save the Children’, che evidenzia le informazioni raccolte a un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, lanciato nell’ambito della campagna ‘Bambini sotto attacco’, denunciando il drammatico impatto fisico e psicologico della guerra sui bambini e le gravi conseguenze sulla loro crescita.

Secondo l’ong ogni giorno in Ucraina sono uccisi o feriti in media 4 bambini, per lo più in attacchi con armi esplosive in aree popolate. Delle centinaia di civili che hanno avuto incidenti con ordigni esplosivi, circa il 40% è morto per le ferite riportate, il 22% di questi decessi riguarda donne e bambini. Più del 20% degli edifici scolastici del Paese, 1 su 5 sono stati danneggiati o distrutti.

La guerra colpisce in maniera drammatica i più piccoli. Dallo scoppio della guerra ci sono stati 703 attacchi accertati a operatori e strutture sanitarie, con conseguenze significative sui servizi sanitari per le madri e per i neonati, tanto che i rapporti sulle nascite premature stimano che fino al 10% di tutti i neonati nascono prematuri in Ucraina.

Le fonti che aggregano i dati ufficiali per calcolare il numero e la durata delle sirene antiaeree in tutta l’Ucraina mostrano che un totale di 16.207 sirene hanno suonato durante lo scorso anno, con una durata media di circa un’ora.

Le sirene avvertono i civili della minaccia di un attacco missilistico o di un bombardamento, spingendoli a mettersi al riparo: e così le famiglie e i bambini possono finire per trascorrere fino a 8 ore sottoterra senza poter uscire a causa dei continui allarmi. 

A Charkiv, ad esempio, nell’ultimo anno le sirene hanno suonato più di 1.700 volte per un totale di circa 1.500 ore, mentre le regioni di Donetsk e Zaporizhzhia hanno registrato oltre 1.100 ore di allarmi ciascuna.  Lungo la linea del fronte nel sud-est dell’Ucraina, i bombardamenti non cessano quasi mai. Le famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case, molte delle quali ormai distrutte, per vivere sottoterra senza elettricità, acqua e riscaldamento. 

A Dnipro, nell’Ucraina orientale, gli attacchi sono più frequenti. La città è stata recentemente sconvolta da un attacco missilistico che ha distrutto un condominio e ha causato la morte di 46 civili. Un’insegnante di un asilo nella periferia di Dnipro ha raccontato a Save the Children che le sirene dei raid aerei sono ormai una routine per i suoi alunni: “Si vestono, escono, fanno il giro dell’istituto e scendono al rifugio. Ci vogliono circa tre minuti perché i bambini si preparino a scendere”.

Nelle città più grandi, come la capitale Kiev, le famiglie portano i loro bambini nei parcheggi sotterranei o nelle stazioni della metropolitana. Nelle prime fasi della guerra, alcuni di loro hanno addirittura montato delle tende, come ha raccontato Maryna: “Quando gli aerei decollano, ci prepariamo. Nei primi giorni di guerra avevo paura, ma ora è tutto una routine. Ognuno ha il suo zaino. Lo prendono ed escono”.

Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono stati uccisi 438 bambini e 851 sono stati feriti. Ogni giorno, le bambine e i bambini in Ucraina sono esposti a gravi violazioni e continuano a essere in pericolo. Violenza sessuale, bombardamenti, ferite o morte a causa ordigni esplosivi, torture, distruzione di ospedali e scuole, costituiscono ormai una tragica normalità per il Paese.

La maggior parte delle vittime civili registrate sono state causate dall’uso di armi esplosive con effetti ad ampio raggio, compresi i bombardamenti dell’artiglieria pesante, sistemi di lancio di razzi multipli, missili e attacchi aerei. Delle centinaia di civili che hanno avuto incidenti con ordigni esplosivi, circa il 40% è morto per le ferite riportate; il 22% di questi decessi riguarda donne e bambini.

Al 31 ottobre 2022, sono stati registrati 86 i casi di violenza sessuale contro donne, uomini e ragazze, tra cui stupri, anche di gruppo, nudità forzata e denudamento forzato in pubblico, torture e abusi sessuali. La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sull’Ucraina ha documentato casi di violenza sessuale e di genere contro i civili, con vittime di età compresa tra i 4 e gli 82 anni, e casi in cui le bambine e i bambini sono stati violentati, torturati, confinati illegalmente, uccisi e feriti in attacchi indiscriminati con armi esplosive.

Dallo scoppio della guerra ci sono stati 703 attacchi accertati a operatori e strutture sanitarie, che hanno portato a una significativa riduzione della capacità di assistenza sanitaria nel Paese. Il conflitto ha creato un onere significativo e crescente sui servizi sanitari per le madri e i neonati in Ucraina, tanto che i rapporti sulle nascite premature stimano che fino al 10% di tutti i neonati nascono prematuri in Ucraina.

Anche l’istruzione è stata oggetto di attacchi prolungati in questo ultimo anno. Al 23 dicembre dello scorso anno almeno 2.619 istituti scolastici sono stati danneggiati e più di 406 sono stati interamente distrutti, secondo i dati del Ministero ucraino dell’Istruzione e della Scienza (MOES).

Questo rappresenta più del 20% degli edifici scolastici del Paese, 1 su 5. A cui si aggiungono gli attacchi alla rete elettrica e ad altre strutture civili che rendono complesso anche l’apprendimento a distanza.

Fin dai primi giorni dallo scoppio del conflitto, l’Organizzazione ha attivato un team specializzato al confine nord-est, composto da esperti legali, operatori sociali e mediatrici linguistico-culturali ucraini, per garantire supporto e assistenza immediata alle persone in arrivo, soprattutto donne e bambini.

Ha così raggiunto dall’inizio dell’emergenza 4.757 persone e ha distribuito 7.061 kit con beni di prima necessità, nell’ambito di una più ampia partnership con UNICEF attiva dal 2020 per l’intervento alle Frontiere.

Team mobili composti da uno psicologo, un mediatore culturale e un assistente sociale, inoltre operano in alcune strutture di accoglienza e hotel che ospitano i rifugiati a Milano, Roma e Catania. Ad oggi sono stati distribuiti buoni d’acquisto, voucher e materiale educativo a 1.267 ospiti.

Nella lettera a questa Ong, la psicologa del campo estivo in Polonia, ha raccontato la propria esperienza lavorativa accanto alle bambine e i bambini ucraini fuggiti dalla guerra e della paura che li accompagna: “Mi chiamo Maria, sono una psicologa ucraina che lavora con un’organizzazione partner di Save the Children in Polonia. Voglio parlarvi del lavoro con i bambini che sono fuggiti dalla guerra in Ucraina.

Il trauma che vedo nei bambini è terribile. E’ un tipo di trauma molto diverso, un trauma nascosto. I primi giorni dopo la fuga dalle loro città in Ucraina, come Mariupol, Izium, Dobropillia, i bambini non dicevano nulla. Stavano seduti in silenzio”.

Ed ha sottolineato l’importanza del supporto psicologico: “Aiutare i bambini a riprendersi dal trauma silenzioso della guerra è molto importante, perché se non vengono aiutati può avere un impatto sulla loro vita e sul loro futuro. I bambini possono diventare ansiosi e aggressivi. I traumi emotivi possono manifestarsi con sintomi fisici e, peggio ancora, possono indurre i bambini ad atti di autolesionismo. Nessun bambino dovrebbe mai vivere una situazione del genere…

Non parliamo del trauma con i bambini. Ma facciamo intendere che ora sono al sicuro. Uso giochi e training psicologici speciali e spesso propongo ai bambini di disegnare, che è una tecnica proiettiva. Quando i bambini sono in silenzio, spesso è più facile per loro disegnare la situazione o creare immagini per esprimere come si sentono.

Poi parliamo ai bambini dei loro disegni e questo li aiuta ad aprirsi un pò concentrandosi sull’immagine. Aprirsi con uno psicologo, aprirsi con gli insegnanti e tra di loro è molto importante. I bambini vengono da me, mi prendono la mano e dicono: ‘Guarda, questo è il mio disegno. Guarda cos’è’. Soprattutto, il calore e l’attenzione che ricevono quando parlano è fondamentale, perché vedono che sono importanti e preziosi”.

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