L’attacco al rito romano usus antiquior: un ripudio totale dell’eredità liturgica di San Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 21.02.2023 – Vik van Brantegem] – Ritorniamo – dopo i nostri articoli del 18 e 19 gennaio, e 7 febbraio 2023 [QUI] – sulla questione dell’attacco al rito romano della liturgia usus antiquior, a seguito dalla pubblicazione questa mattina sul Bollettino N. 150 della Sala Stampa della Santa Sede di un Rescriptum circa l’implementazione del Motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021 e delle voci sempre più insistenti secondo cui Papa Francesco starebbe valutando la promulgazione di un documento il cui scopo è di ampliare e rafforzare la portata di Traditionis custodes, il cui obiettivo sarebbe affermare che l’unica liturgia ufficiale del rito romano è il Novus Ordo e inoltre regolamentare in modo restrittivo le comunità ex Ecclesia Dei.

«Ma a questo punto non c’è nulla di definitivo, ci dicono, e c’è una notevole resistenza da parte dei membri della Curia romana, che credono che la promulgazione da parte di Papa Francesco di una delle due Costituzioni Apostoliche manderebbe la Chiesa in acque inesplorate, ferendo ulteriormente il Corpo mistico di Cristo e venendo vista (sia dai cattolici che dai non cattolici) come un atto crudele e divisivo. Sarebbe inoltre interpretato da cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici come un ripudio totale dell’eredità di Papa Benedetto XVI a pochi mesi dalla sua morte» (Diane Montagna – The Remnant, 18 febbraio 2023).

«Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto» (Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera apostolica “Motu proprio data” Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970, 7 luglio 2007 [QUI] .

«Forse il peccato più grande che possono commettere gli uomini di Chiesa è quello di dimenticare ciò che la Chiesa è sempre stata» (Andrea Gagliarducci, 6 febbraio 2023).

La bozza del nuovo documento, che avrebbe la forma di una Costituzione Apostolica e che sarebbe da circa un mese all’esame papale, proviene dal Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Cardinale Arthur Roche e i suoi collaboratori.

Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae introduce la condivisione dei dettagli pubblicati da The Remnant, nella traduzione di Messa in Latino-MiL, «su quanto il Pontefice Regnante sta preparando per affossare definitivamente l’eredità di Benedetto XVI e Summorum Pontificum» con una domanda dirompente: «Se così sarà, perché la FSSPX [la Fraternità Sacerdotale di San Pio X, fondata dall’Arcivescovo Marcel Lefebvre] non potrebbe trovare un luogo a Roma per celebrare?».

Aldo Maria Valli sul suo blog Duc in altum [QUI], in un articolo Dalle viscere di Sant’Anselmo a Santa Marta. All’attenzione di Francesco due bozze di documento per dare il colpo finale alla Messa Vetus Ordo, citando come fonti The Remnant, The Tablet e Caminante-Wanderer, commenta le voci sempre più insistenti: «Redatta da funzionari del dicastero sotto la supervisione del Segretario, l’Arcivescovo Vittorio Francesco Viola, la futura Costituzione Apostolica darebbe un duro colpo alle comunità ex Ecclesia Dei. Vieterebbe infatti le ordinazioni diaconali e sacerdotali nel Vetus Ordo, così come l’amministrazione dei sacramenti ai fedeli. Inoltre potrebbe spingersi a vietare la celebrazione delle Messe Vetus Ordo la domenica. Monsignor Viola, dell’ordine dei frati minori, ha compiuto gli studi presso l’Istituto teologico di Assisi e il Pontificio istituto liturgico Sant’Anselmo di Roma, dove ha ottenuto licenza e dottorato in sacra liturgia.
Il “salto di qualità” è evidente: se Traditionis custodes vuole contrastare la crescita della Messa apostolica tra il clero diocesano, il nuovo documento vuole invece colpire le comunità ex Ecclesia Dei.
Ma non basta. Come scrive Diane Montagna, sul tavolo del Papa, accanto a questa bozza di documento, ve ne sarebbe un’altra, apparentemente meno dura nella forma ma in realtà più radicale nella sostanza, con la quale si vorrebbe demolire definitivamente la possibilità di celebrare la liturgia tradizionale. (…)
A quanto si apprende, contro l’una e l’altra bozza ci sarebbe una forte resistenza da parte di alcuni ambienti della Curia romana che vedono nel provvedimento un atto ingiusto e crudele nei confronti di una liturgia, il Vetus Ordo, che in tutto il mondo sta attirando un numero crescente di fedeli, per lo più giovani. Senza contare che una simile costituzione apostolica sconfesserebbe totalmente la linea tenuta da Benedetto XVI con Summorum pontificum, e tutto ciò solo a pochi mesi dalla morte di Papa Ratzinger.
In un’intervista di un anno fa [QUI], l’allora Monsignor Roche (poi creato Cardinale da Papa Francesco nel Concistoro dell’agosto 2022) spiegò che l’obiettivo del suo dicastero è “perseguire l’attuazione del documento del Concilio Vaticano II sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium”, per lui la “Magna Carta” in campo liturgico. “Non posso sapere – aggiunse – se la vecchia forma della Messa finirà per cadere in disuso”, ma certamente lo scopo di Traditionis custodes è “avvicinare le persone alla comprensione di quanto chiesto dal Concilio”.
A proposito del gruppo di lavoro che starebbe dietro le due bozze consegnate al Papa, il sito Caminante-Wanderer spiegava tempo fa [QUI], che l’elemento comune è il Pontificio istituto liturgico dell’ateneo Sant’Anselmo, i cui studiosi si considerano, insieme alla Scuola di Bologna, gli eredi legittimi dello “spirito conciliare” in materia liturgica. Parliamo dunque del Professor Andrea Grillo, ben introdotto e ascoltato a Santa Marta, del già citato Monsignor Viola, anch’egli “uscito dalle viscere di Sant’Anselmo”, di Don Corrado Maggioni e altri: una “élite di illuminati che riconoscono come capostipiti Monsignor Annibale Bugnini e il suo Segretario, Monsignor Piero Marini”, già Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice (1987-2007) per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI».

Robert Moynihan in The Moynihan Letters di oggi (che di seguito riportiamo per interno nella nostra traduzione italiana dall’inglese) conclude il suo commento con il seguente giudizio: «Questa decisione di Papa Francesco, sollecitata dai suoi consiglieri, significa che i vescovi diocesani locali hanno perso la loro autonomia nel guidare le questioni liturgici delle loro diocesi poiché credono in coscienza che sarebbe più vantaggioso dal punto di vista pastorale per le loro parrocchie e famiglie. È una centralizzazione brusca e massiccia, e contraria a quanto il compianto Papa Benedetto XVI ha insegnato per molti decenni, e codificato nel Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, quando disse che era diritto di ogni sacerdote nella Chiesa celebrare la Messa nel modo in cui era stato celebrato per secoli prima del Concilio».

Rito congolese sì, rito Vetus Ordo no

«Cresce l’allarme tra i fedeli legati al rito tradizionale della Messa su un possibile “giro di vite” della Santa Sede. Allarme lanciato in Italia dal ben informato blog Messa in Latino e che potrebbe assumere la forma di una Costituzione Apostolica che stringerebbe ulteriormente le restrizioni già in atto dal 2021, quando il Motu proprio Traditionis custodes ha di fatto posto fine alla paziente “riconciliazione liturgica” tessuta nel pontificato di San Giovanni Paolo II e più ancora in quello di Benedetto XVI. L’obiettivo già dichiarato del resto è quello di non limitarsi a restringere, ma di porre fine totalmente al rito romano antico.
Eppure pochi giorni fa il Papa ha espresso apprezzamento per il rito congolese: «Il rito congolese mi piace, perché è un’opera d’arte, un capolavoro liturgico e poetico. È stato fatto con senso ecclesiale e con senso estetico. Non è un adattamento, ma una realtà poetica, creativa, per essere significativo e adeguato alla realtà congolese. Per questo sì, mi piace e mi dà gioia», ha detto ai gesuiti del Congo e Sud Sudan. Rito che nel 2020 aveva definito «via promettente anche per l’eventuale elaborazione di un rito amazzonico».
E più di una volta aveva esaltato la bellezza delle liturgie orientali, per esempio durante il viaggio a Cipro quando proprio in riferimento alla varietà dei riti aveva affermato: «Non ci sono e non ci siano muri nella Chiesa Cattolica, per favore!»
Muri che inspiegabilmente si innalzano soltanto davanti alla forma tradizionale della liturgia romana» (La Nuova Bussola Quotidiana, 18 febbraio 2023).

Papa Francesco ordina i vescovi ottenere l’autorizzazione dalla Santa Sede per esercitare la loro autorità

In base al testo del nuovo Rescriptum circa l’implementazione del Motu proprio Traditionis custodes, diffuso questa mattina dalla Sala Stampa della Santa Sede, l’uso delle chiese parrocchiali per i gruppi che celebrano con il rito Vetus Ordo, come pure l’uso del messale antico da parte di sacerdoti ordinati dopo il 16 luglio 2021, può essere concesso dal vescovo soltanto dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla Santa Sede.

Quindi, le relative autorizzazioni formalmente ricadono sotto l’autorità del vescovo locale, il quale però deve chiedere l’autorizzazione al Dicastero per il Culto Divino prima di emettere una decisione, perché sarà la Santa Sede a decidere se consentire al vescovo locale di concedere l’autorizzazione. Perciò, il vescovo locale non ha l’autorità per dare le relative autorizzazioni.

In breve, questo è il nuovo stile “sinodale”. La Santa Sede ascolta attentamente il vescovo locale e poi gli dice che la sua opinione non conta.

RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SS.MI
Il Santo Padre, nell’Udienza concessa il 20 febbraio u.s. al sottoscritto Cardinale Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha confermato quanto segue circa l’implementazione del Suo Motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021.
Sono dispense riservate in modo speciale alla Sede Apostolica (cfr. C.I.C. can. 87 §1):
– l’uso di una chiesa parrocchiale o l’erezione di una parrocchia personale per la celebrazione eucaristica usando il Missale Romanum del 1962 (cfr. Traditionis custodes art. 3 §2);
– la concessione della licenza ai presbiteri ordinati dopo la pubblicazione del Motu proprio Traditionis custodes di celebrare con il Missale Romanum del 1962 (cfr. Traditionis custodes art. 4).
Come stabilito dall’art. 7 del Motu proprio Traditionis custodes, il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti esercita nei casi sopra menzionati l’autorità della Santa Sede, vigilando sull’osservanza di quanto disposto.
Qualora un Vescovo diocesano avesse concesso dispense nelle due fattispecie sopra menzionate è obbligato ad informare il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che valuterà i singoli casi.
Inoltre, il Santo Padre, conferma – avendo già manifestato il suo assenso nell’udienza del 18 novembre 2021 – quanto stabilito nei Responsa ad dubia con le annesse Note esplicative del 4 dicembre 2021.
Il Santo Padre ha altresì ordinato che il presente Rescritto sia pubblicato su L’Osservatore Romano e, successivamente, nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.
Dal Vaticano, 20 febbraio 2023
Arthur Card. Roche
Prefetto

Liturgia: dettagli sul probabile documento contro la Messa tradizionale per rafforzare il #traditioniscustodes. Sarebbe la fine della #mtl e del #summorumpontificum
Messa in Latino-MiL, 19 febbraio 2023


Riproponiamo in nostra traduzione un articolo di Diane Montagna per The Remnant che dà nuove conferme e terribili particolari sul documento (di cui MiL ha già dato triste notizia come imminente) che è all’attenzione del Papa per stroncare la Messa tradizionale in latino e strangolare definitivamente il Summorum Pontificum.

Nulla di strano visto che il Card. Roche (Prefetto del Culto divino) è da sempre contrario al Rito tradizionale e farebbe di tutto per estirparlo dalla Chiesa (e il suo Segretario Mons. Viola non è da meno, in quanto ad odio antitradizionale).

Il Papa sta revisionando una nuova Costituzione apostolica per rafforzare Traditionis custodes
di Diane Montagna
The Remnant, 18 febbraio 2023

(Traduzione italiana dall’inglese a cura di Messa in Latino-MiL)

The Remnant ha appreso che un documento vaticano è attualmente in fase di revisione da parte di Papa Francesco e amplierebbe e rafforzerebbe il suo Motu proprio Traditionis custodes del 2021, e afferma che l’unica liturgia ufficiale del Rito latino è il Novus Ordo e regolerebbe in modo rigoroso le comunità ex Ecclesia Dei.

Fonti vaticane ben informate hanno confermato a The Remnant, che aveva accuratamente preannunciato Traditionis custodes prima della sua pubblicazione nel 2021, che la bozza del documento, sotto forma di Costituzione Apostolica, è stata presentata a Papa Francesco alla fine di gennaio dai superiori del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, guidato dal Cardinale Arthur Roche.

Il documento sarebbe stato scritto dai funzionari del Dicastero, sotto la guida del suo Segretario, l’Arcivescovo Vittorio Francesco Viola, OFM, in collaborazione con almeno un consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Mentre Traditionis custodes mira principalmente a contrastare la diffusione della Messa latina tradizionale e dei sacramenti tra il clero diocesano, questo nuovo documento infliggerebbe un colpo particolarmente pesante alle comunità ex Ecclesia Dei, vietando le ordinazioni diaconali e sacerdotali nel Vetus Ordo, proibendo l’amministrazione degli altri sacramenti ai fedeli e richiedendo la concelebrazione a tutti i sacerdoti, compresi i membri di questi istituti.

Si dice che sia in discussione anche la proibizione delle Messe domenicali nel Vetus Ordo.

The Remnant ha anche appreso che un cardinale italiano creato nel 2022 sta cercando di persuadere Papa Francesco a promulgare una Costituzione Apostolica alternativa, che a prima vista potrebbe sembrare meno dura ma in realtà è peggiore, cercando di seppellire una volta per tutte la liturgia latina tradizionale.

Questa seconda bozza non menzionerebbe mai il Vetus Ordo, ma celebrerebbe piuttosto il 54° anniversario della promulgazione della Costituzione Apostolica di Paolo VI sul Nuovo Messale Romano (3 aprile 1969), indicando come data probabile della sua pubblicazione il lunedì della Settimana Santa [3 aprile 2023]. Secondo alcune fonti, il documento racconterebbe le “benedizioni” della riforma liturgica di Paolo VI e i “frutti abbondanti” che essa ha prodotto nella Chiesa, e cercherebbe di “coronarla e completarla” dichiarando che, d’ora in poi, l’unico rito ufficiale della Chiesa latina è il Messale Romano di Paolo VI, il Novus Ordo.

Senza mai dire una parola sul Vetus Ordo, questa seconda opzione farebbe progredire tutto ciò che è contenuto nella prima per le conseguenze che implica. Darebbe ai vescovi che sono ostili alla liturgia tradizionale – o che sono disposti a sacrificarla per ciò che considerano un bene maggiore – la chiave per sradicarla dalle loro diocesi. E rafforzerebbe gli sforzi del Cardinale Arthur Roche per costringere i vescovi “inclusivi” ad applicare la sua interpretazione di Traditionis custodes, dopo ripetuti tentativi di farlo in modi considerati dai canonisti contrari alla legge della Chiesa.

Ma a questo punto non c’è nulla di definitivo, ci dicono, e c’è una notevole resistenza da parte dei membri della Curia romana, che credono che la promulgazione da parte di Papa Francesco di una delle due Costituzioni Apostoliche manderebbe la Chiesa in acque inesplorate, ferendo ulteriormente il Corpo mistico di Cristo e venendo vista (sia dai cattolici che dai non cattolici) come un atto crudele e divisivo.

Sarebbe inoltre interpretato da cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici come un ripudio totale dell’eredità di Papa Benedetto XVI a pochi mesi dalla sua morte.

The Moynihan Letters
Lettera 48, 21 febbraio 2023
Traditionis custodes
di Robert Moynihan

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Oggi, che guarda caso è il giorno delle maschere e delle feste chiamato Martedì Grasso, con la preghiera e il digiuno della Quaresima che inizia domani, Mercoledì delle Ceneri, il processo continuo della eliminazione della venerabile Messa antica “di tutti i tempi” dalla vita ordinaria della Chiesa fece un ulteriore grande passo avanti.

A mezzogiorno di oggi a Roma, la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso un breve testo chiamato Rescritto, in cui Papa Francesco ha confermato ufficialmente che il permesso di celebrare la Messa antica potrebbe non può essere concesso dai vescovi diocesani cattolici nel mondo, ma che tutte queste decisioni deve passare per Roma per ricevere l’approvazione.

Straordinario. Soprattutto per quanto riguarda la Messa. Che cos’è la Messa? La Messa è l’intersezione del tempo con l’eterno. La Messa è la memoria (“Fate questo in memoria di me”), e più che la memoria, di Gesù. La Messa è la memoria, e più che la memoria, degli eventi, dei dolori e dei trionfi culminanti e definitivi e — benché lontani (2000 anni!) eppure eternamente presenti — della vita di Gesù. La memoria, e più che la memoria, della sua vittoria, anche se portava una corona di spine vistose, secche e dolenti. “Questo è il mio corpo”. È la memoria, e più che la memoria, di come Gesù ha vissuto e amato, di come è stato frustato e inchiodato ed è morto con la gola riarsa, di come è stato tenace, «amando fino alla fine». È la memoria, e più che la memoria, del Logos, la cui presenza il nucleo, il cuore, di ogni persona umana desidera con un desiderio indicibile, inesprimibile, inestinguibile, come un amante desidera la presenza dell’amato, ricevuto e ricevere, in un’unione ontologica che è comunione. Per “stare” insieme, alla Presenza l’uno dell’altro. Guardarsi l’un l’altro e vedere l’altro che ricambia lo sguardo. La scintilla del riconoscimento. L’incontro che trascende la morte. La Messa è il luogo di questo incontro.

E per secoli, nei villaggi e nelle città, nei monasteri e nelle cattedrali, milioni di anime umane sono entrate nella presenza mistica di Cristo assistendo alla Messa. La forma di quella Messa, il suo linguaggio, le preghiere e le azioni, erano state fissate nel 1570 , alla fine del Concilio di Trento, ma non aveva solo 400 anni (furono 400 anni da quella codificazione del 1570 fino all’introduzione della nuova Messa nel 1969 sotto Paolo VI), ma di fatto radicata nella ben più antiche tradizioni risalenti a San Gregorio Magno nel 600 (Papa dal 590 al 604), e attingendo anche alle tradizioni dei secoli precedenti, fino alle catacombe, fino allo spezzare il pane delle comunità di Roma e Corinto ed Efeso e… Gerusalemme.

I Salmi recitati all’inizio della Messa provenivano dalla penna e dalle labbra del Re Davide, la loro forza poetica scaturiva dall’anima del grande re d’Israele molto umano, molto addolorato e molto pentito. Ecco cosa dice l’incomparabile Michele Fiedrowicz a proposito del Salmo 42 (il Salmo di Davide recitato all’inizio della Messa antica): “Pregato alternativamente tra il sacerdote e l’accolito, il salmo Judica me è predestinato ad accompagnare con la preghiera l’accostamento all’altare e sottolineare il carattere sacrificale della celebrazione dell’Eucaristia per il versetto in essa contenuto che funge da antifona: Introibo ad altare Dei (“Mi avvicinerò all’altare di Dio”, Salmo 42,4). le parole pronunciate dal sacerdote dopo il segno della Croce mostrano come la Santa Messa sia rivolta verso l’altare, cioè verso il sacrificio, e quindi verso Dio. Ma anche nel suo insieme questo Salmo – la preghiera di chi è afflitto, chi è lontano dal santuario e anela fiducioso di poter partecipare ancora una volta alle feste del Signore, è adattissimo a farsi voce della Chiesa, la quale, assediata dalle miserie interiori ed esteriori di questo mondo, anela a venire prima di andare di essere guidati da Lui e rendergli gioiosamente grazie in lode della sua fedeltà. Inoltre, il Salmo riflette la struttura fondamentale e la dinamica interiore della celebrazione della Messa, in quanto qui si ritrova l’insegnamento classico dei tre stati della vita spirituale: purgativo, illuminativo e unitivo. La purificazione interiore e la separazione dal mondo secolare necessaria per questo sono espresse con enfasi nel primo versetto: Discerne causam meam de gente non sancta, ab homine iniquo et doloso erue me (Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente malvagia; liberami dall’uomo falso e malvagio) che corrisponde all’atto di pentimento nel Confiteor. L’appello del terzo versetto, Emitte lucem tuam et veritatem tuam (Manda la tua luce e la tua verità) trova compimento soprattutto nella Messa dei catecumeni con la proclamazione della Lettera e del Vangelo. L’unità con Dio è infine articolata nel quarto versetto, Introibo ad altare Dei, che allude in modo speciale all’azione sacrificale e alla santa Comunione» (The Traditional Mass: History, Form, and Theology of the Classical Roman Rite, Angelico Press 2022, 350 pagine).

Non riguarda il latino.

Riguarda il significato. Riguarda il Re Davide, e del suo discendente, mille anni dopo, Gesù, erede al suo trono.

Riguarda la bellezza, lo splendore in un universo di materia della ricerca dell’uomo per il Dio vivente, l’anelito dell’uomo per il Dio vivificante. Come scriveva Papa Benedetto nel 2007: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso».

Questa decisione di Papa Francesco, sollecitata dai suoi consiglieri, significa che i vescovi diocesani locali hanno perso la loro autonomia nel guidare le questioni liturgici delle loro diocesi poiché credono in coscienza che sarebbe più vantaggioso dal punto di vista pastorale per le loro parrocchie e famiglie. È una centralizzazione brusca e massiccia, e contraria a quanto il compianto Papa Benedetto XVI ha insegnato per molti decenni, e codificato nel Summorum Pontificum del 7 luglio 2007, quando disse che era diritto di ogni sacerdote nella Chiesa celebrare la Messa nel modo in cui era stato celebrato per secoli prima del Concilio.

Traditionis custodes – Indice [QUI]

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