I modi di governare di Papa Francesco

Papa Francesco in Ungheria
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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.02.2023 – Andrea Gagliarducci] – Papa Francesco ha vari metodi di governare, ma la tecnica della relativizzazione del potere, o comunque della sottrazione del potere, è la sua più comune. Ogni volta che il Papa vuole prendere in mano certe situazioni, non cambia la gestione né avvia delle riforme. Prima, toglie potere e credibilità a coloro che sono negli uffici eventualmente da riformare.

Negli ultimi tempi, questo modo di governare di Papa Francesco è diventato sempre più visibile. L’esempio più lampante riguarda il Vicariato della Diocesi di Roma. La riforma del Vicariato, che accentra i poteri in primo luogo sul Papa, fu il culmine di una serie di iniziative che portarono il Papa a cercare di spezzare ogni possibile catena di controllo interno. Ma, soprattutto, è arrivato al termine di una riflessione che ha portato il Papa a cacciare di fatto il suo Vicario per la Diocesi di Roma, il Cardinale Angelo de Donatis.

Passo dopo passo, Papa Francesco ha fatto in modo che de Donatis fosse considerato un ausiliare come gli altri. Anche il Vicegerente, che sarebbe il vice vicario, è un ufficio che il Papa ha lasciato vacante, poi l’ha dato al Vescovo Palmieri, e poi l’ha lasciato vacante di nuovo inviando Palmieri come Vescovo ad Ascoli. Solo con la riforma il Papa nominò un Vicegerente nella persona di Baldassarre Reina, un giovane vescovo esterno al Vicariato, arrivato come vescovo ausiliare solo un anno prima.

E, nel più classico dei copioni, il vice ha preso in mano la gestione dell’operazione. Perché è stato Reina a convocare il 2 marzo i parroci di Roma proprio per discutere della riforma del Vicariato, e sarà Reina a coordinare lavori che si preannunciano tesi e caratterizzati da un solido assenteismo. Nel frattempo, Papa Francesco ha nominato il Comitato di vigilanza per gli aspetti finanziari del Vicariato, un organismo già previsto dalla riforma.

Papa Francesco ha fatto questo in molti altri casi. Appena vede una concentrazione di potere, il Papa si adopera per togliere il potere a coloro in carica, anche accettando una delegittimazione.

Lo ha fatto in particolare con la situazione in Italia, testimoniando un pregiudizio sostanziale contro il controllo italiano degli affari vaticani. Quando Papa Francesco voleva cambiare la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, aveva cominciato a incontrare il Vicepresidente, l’Arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, poi creato cardinale. Questa mossa mise in grande difficoltà l’allora Presidente dei vescovi italiani, il Cardinale Angelo Bagnasco. Tuttavia, ha resistito fino alla scadenza, dimostrando di saper tenere duro.

E nel frattempo, Papa Francesco ha chiesto ai vescovi italiani di cambiare la norma, che prevede che il Papa scelga il loro Presidente e Segretario Generale, salvo poi utilizzare la facoltà di decidere quasi brutalmente. Lo ha fatto, ad esempio, quando ha scelto come Segretario dei vescovi il Vescovo Nunzio Galantino, anche se non compariva in nessuna delle liste presentategli dai vescovi.

Il Papa toglie il potere anche semplicemente tagliandolo, come ha fatto con il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, “congelato” da quando ha terminato il suo mandato quinquennale come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede; con l’Arcivescovo Clemens, andato in pensione come Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici a soli 69 anni (fu Segretario particolare di Benedetto XVI prima dell’Arcivescovo Georg Gänswein); e con l’Arcivescovo Gänswein, formalmente lasciato nella carica di Prefetto della Casa Pontificia ma in realtà impedito di esercitare il suo ufficio.

Un altro modus operandi di Papa Francesco è quello di nominare vescovi coloro che ritiene debbano essere suoi collaboratori o quando vuole rafforzare qualche posizione. Andò bene con Rolandas Mackrickas, Commissario di Santa Maria Maggiore, che dovette operare in una difficile situazione finanziaria. Ma, con l’episcopato, il Papa vuole togliere il potere all’Arciprete di Santa Maria Maggiore, rafforzare un Commissario, ed eventualmente pensare a riforme interne.

E proprio la scorsa settimana è emersa la notizia, che sarà ordinato vescovo anche il Decano della Rota Romana, Alejandro Arellano Cedillo. Certo, non è consuetudine che il Decano della Rota sia vescovo, anche se è già successo. Colpisce, tuttavia, che non sia toccato al predecessore di Arellano, Pio Vito Pinto, che pure si era prodigato per dimostrare di essere in linea con il pensiero di Papa Francesco, sostenendo l’applicazione delle nuove norme sulla nullità matrimoniale.

Ripeto, non è la prima volta. Tra i primi atti di governo di Papa Francesco c’è stata l’ordinazione episcopale di Victor Fernandez, allora Rettore dell’Università Cattolica dell’Argentina. Un’ordinazione che suonava come una rivincita, perché il Papa aveva voluto Fernandez alla guida dell’Università Cattolica contro il parere della Congregazione per l’Educazione Cattolica, in particolare dell’allora Segretario Jean-Louis Brugues, divenuto poi Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Non è una coincidenza che Brugues non fu mai creato cardinale nonostante la sua carica, mentre Tolentino Mendonça lo fu, poco dopo essere nominato il successore.

Così come non è una coincidenza, che in ogni elenco di cardinali, Papa Francesco annoveri cardinali ultraottantenni che possono essere considerati “cardinali di risanamento”. Sono i cardinali creati per mostrare il disaccordo del Papa con alcune decisioni prese in passato e quindi creati per legittimare quelle opinioni che invece erano state emarginate.

Insomma, Papa Francesco sembra avere un preciso linguaggio del potere, che si nutre di gesti, cappellini rossi e viola, con incarichi ufficiali quando non ce n’è bisogno, e con il potere sottratto informalmente per non fare rumore.

Insomma, non è un Papa che agisce a caso. E forse dovremmo rassegnarci a perdere la vernice di un Papa che pratica la sinodalità, perché Papa Francesco invece ha accentrato il potere e le decisioni su di sé. Certo, tutti i Papi sono dei re, ma pochi usano tutte le prerogative dei re. Papa Francesco lo fa. Questo non può essere negato.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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