Papa Francesco: il diritto canonico è missione

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Sabato scorso papa Francesco ha incontrato i partecipanti al corso di formazione per gli Operatori del Diritto dal titolo ‘Il Ministerium Iustitiae nell’agire sinodale della Chiesa’, promosso dal Tribunale della Rota Romana nella scorsa settimana, sottolineando che il diritto è collegato all’evangelizzazione:

“Siamo abituati a pensare che il diritto canonico e la missione di diffondere la Buona Notizia di Cristo siano due realtà separate. Invece è decisivo scoprire il nesso che le unisce all’interno dell’unica missione della Chiesa. Si potrebbe dire schematicamente: né diritto senza evangelizzazione, né evangelizzazione senza diritto. Infatti, il nucleo del diritto canonico riguarda i beni della comunione, anzitutto la Parola di Dio e i Sacramenti”.

Papa Francesco ha ribadito che il diritto ecclesiale è legato alla vita della Chiesa: “Ogni persona e ogni comunità ha diritto all’incontro con Cristo, e tutte le norme e gli atti giuridici tendono a favorire l’autenticità e la fecondità di questo diritto, cioè di tale incontro. Perciò la legge suprema è la salvezza delle anime, come afferma l’ultimo canone del Codice di Diritto Canonico.

 Pertanto il diritto ecclesiale appare intimamente legato alla vita della Chiesa, come un suo aspetto necessario, quello della giustizia nel conservare e trasmettere i beni salvifici. In questo senso evangelizzare è l’impegno giuridico primordiale, sia dei Pastori sia di tutti i fedeli.

E’ quello che fa la differenza, per esempio, tra i sacerdoti, tra un Pastore e un chierico di Stato. Il primo, il Pastore del popolo, va per evangelizzare e dà compimento a questo diritto primario; il chierico di Stato, una sorta di curato di corte, svolge una funzione ma non soddisfa il diritto che hanno i popoli di essere evangelizzati”.

Quindi ha ricordato la missione del canonista: “La missione del canonista non è un uso positivistico dei canoni per cercare soluzioni di comodo ai problemi giuridici o tentare certi ‘equilibrismi’. Così inteso, il suo agire si metterebbe al servizio di qualsiasi interesse, oppure cercherebbe di intrappolare la vita in rigidi schemi formalistici e burocratici che trascurano i veri diritti.

Non bisogna dimenticare il principio più grande, quello dell’evangelizzazione: la realtà è superiore all’idea, il ‘concreto’ della vita è superiore al formale, sempre; la realtà è superiore a qualsiasi idea, e questa realtà va servita con il diritto”.

Uguale premura deve essere usata nei casi di nullità matrimoniali: “La stessa considerazione vale anche per tutti coloro che partecipano al procedimento per concedere la dispensa dal matrimonio rato e non consumato. E lo spirito sinodale va vissuto in ogni vostro compito giuridico.

Il camminare insieme, nell’ascolto reciproco e nell’invocazione allo Spirito Santo, è condizione indispensabile per essere giusti operatori. Manifestazione concreta di ciò è l’esigenza di chiedere consiglio, di ricorrere al parere di chi ha più scienza ed esperienza, con quel desiderio umile e costante di imparare sempre per servire meglio la Chiesa in quest’ambito.

E chi ti dà il consiglio è lo Spirito Santo: devi chiedere consiglio non solo per un’interpretazione legale specifica, per avere equilibrio; no, chiedi consiglio per ricevere la creatività che lo Spirito Santo, con il dono del consiglio, ti dà ogni volta che devi emettere un giudizio. Questo è importante”.

Infine ha sottolineato che la pastorale familiare non può ignorare le norme: “Da una parte, un’integrale pastorale della famiglia non può ignorare le questioni giuridiche concernenti il matrimonio.

Basti pensare, per esempio, al compito di prevenire le nullità di matrimonio durante la fase previa alla celebrazione, e anche accompagnare le coppie in situazioni di crisi, compreso l’orientamento verso i tribunali della Chiesa quando sia plausibile l’esistenza di un capo di nullità, oppure il consigliare di iniziare la procedura per la dispensa per inconsumazione.

Dall’altra parte, gli operatori dei tribunali non possono mai dimenticare che stanno trattando questioni che hanno una forte rilevanza pastorale, per cui le esigenze di verità, accessibilità e prudente celerità devono sempre guidare il loro lavoro; e non va trascurato, altresì, il dovere di fare il possibile per la riconciliazione tra le parti o la convalidazione della loro unione, come ho ricordato ancora nel Discorso alla Rota dell’anno scorso”.

(Foto: Santa Sede)

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