Lo sgarbo del PPE a Berlusconi, che però ha in testa un piano per la pace in Ucraina

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Il caso dello sgambetto con un tweet del PPE a Silvio Berlusconi, che però ha un piano in testa. Dopo le parole dell’ex Presidente del Consiglio dei Ministri su Zelensky, il Capogruppo dei Popolari al Parlamento Europeo Manfred Weber annulla il summit di Napoli: «Supporto a Kiev non facoltativo».

Silvio Berlusconi si era intrattenuto con i cronisti all’uscita dal seggio di via Ruffini a Milano domenica scorso, dopo aver votato per le elezioni regionali in Lombardia, con un giudizio tranchant soprattutto nei confronti di Zelensky, accusato di aver attaccato per primo: “Io a parlare con Zelensky? Se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato. Giudico molto, molto negativamente il comportamento di questo signore, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili. Sarebbe bastato che non attaccasse le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto”, ha dichiarato Berlusconi. Velatamente critico anche il giudizio nei confronti del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a cui invia un suggerimento. “Per fermare la guerra basterebbe che il Signor Presidente americano prendesse Zelensky e gli dicesse: ‘È a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina dal valore di 6, 7, 8, 9 mila miliardi di dollari, a una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi'”. Secondo l’ex Premier, una simile soluzione avrebbe un sicuro effetto. “Credo che solo in questo modo si potrebbe convincere questo signore ad arrivare ad un cessate il fuoco”.

L’affondo: “A seguito delle affermazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo. Antonio Tajani e Forza Italia nel PPE hanno il nostro pieno sostegno. Proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell’Unione Europeo” (Manfred Weber, Capogruppo del Partito Popolare Europeo al Parlamento Europeo, compagine di centro-destra che detiene la maggioranza relativa dei seggi).

La replica: “Weber è inadatto a guidare del PPE in Europa” (Licia Ronzulli, Capogruppo dei Senatori di Forza Italia).

Il gelo: “Criticato perché voglio la pace” (Silvio Berlusconi).

Si è affrettato a dichiarare anche il Ministro degli Esteri e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Vicepresidente e Coordinatore Unico Nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani: “Forza Italia è da sempre schierata a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, dalla parte dell’Europa, della NATO e dell’Occidente. In tutte le sedi continueremo a votare con i nostri alleati di governo rispettando il nostro programma”.

Poi è arrivata la nota di Forza Italia: “Il sostegno del Presidente Berlusconi in favore dell’Ucraina non è mai stato in dubbio, ha solo espresso la sua preoccupazione per evitare la prosecuzione di un massacro”.

Sulla questione è intervenuta anche Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo: “Non spetta a me giudicare e dare i voti a Berlusconi, perché riguarda gli Italiani. Mi limito ai fatti, e i fatti dicono che per otto anni, dal 2014, la Russia ha insistito perché fossero applicati gli accordi di Minsk per la pace in Ucraina. Ma questo non era quello che l’Occidente aveva in mente”, ha dichiarato all’ANSA.

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.02.2023 – Renato Farina] – «A seguito delle osservazioni di Silvio Berlusconi sull’Ucraina abbiamo deciso di annullare le nostre giornate di studio a Napoli. Il supporto per l’Ucraina non è facoltativo». Con questo tweet, Manfred Weber, Presidente del Partito Popolare Europeo, ha scomunicato ieri Silvio Berlusconi in quanto traditore dell’Occidente. Che ha fatto Silvio? Qual è stata la colpa del Cavaliere? Cosa diavolo ha combinato l’ex Premier perché questo democristiano bavarese – sconosciuto secondo sondaggi germanici al 75 per cento dei tedeschi, figuriamoci nel resto del mondo – lanciasse anatema contro di lui e di fatto contro trent’anni di storia dell’Italia e della NATO?

Semplice. Berlusconi ha parlato male di Zelensky. Tutto lì. Una volta il divieto valeva per Garibaldi, ed era un simpatico motteggio, adesso si applica per davvero al Presidente dell’Ucraina, e non fa ridere. Ma che razza di potere da ipostasi divina si concentra nella figura dell’ex comico! Non è una domanda, ma una constatazione che suscita essa sì qualche quesito esistenziale sulla identità nostra e dell’Occidente. Volodymyr un giorno rimbrotta il Papa tramite ambasciatore perché Francesco ha osato includere una ragazza russa nella Via Crucis, quell’altro vieta – per sempre? – qualunque partito tranne il suo, proibisce alle minoranze di parlare la lingua materna e tanto più di insegnarla nelle scuole. Non solo ai cittadini ucraini russofoni, ma persino ai Romeni della Bessarabia: non è una ritorsione contro Putin, ma una forma di pulizia etnica. L’Europa acconsente. E in particolare il PPE, il cui partito fondatore ci pare avesse scritto “Libertas” sullo stemma, fa coincidere l’Ucraina con il corpo e la mente del suo presidente, e fa propria la ben curiosa idea di libertà di Volodymyr, imbavagliando Berlusconi. Il quale, con disciplina e onore, ha votato e fatto votare i parlamentari di cui è presidente a favore dell’invio di armi in Ucraina! Non una defezione.

Non basta la lealtà, occorre conformismo e turibolo

Scopriamo però che non è sufficiente stare con la NATO, non basta la lealtà, occorre conformare i propri pensieri a quelli di von der Leyen e di Stoltenberg, ma a differenza loro a noi Italiani è chiesto pure di agitare il turibolo intorno al busto di Zelensky. Il quale pretende di vincere, sacrificando “fino all’ultimo uomo e donna” ucraini, ma fa di tutto per coinvolgere i Paesi europei direttamente, e guai a opporgli dei motivati no, onde cercare strade “inesplorate” (dixit Franciscus) per la diplomazia e la pace. In fondo è sempre stata la specialità di Berlusconi, e le parole di domenica sono il modo di ripristinare un dialogo alla sua maniera con Putin, e spingere Biden a “comprarsi” il sì di Zelensky alle trattative di pace con la garanzia di una cornucopia ricchissima, un piano Marshall in salsa ucraina.

Silvio ha sempre insistito nel condannare l’invasione, ricordando che NATO e Kiev non sono stati prima di quel fatale 24 febbraio 2022 cappuccetto rosso e la buona nonnina. Di Zelensky domenica ha disegnato un ritratto un po’ troppo variopinto, trattandolo da truce clown, nemico del suo stesso popolo. Ma pensarlo e dirlo, non è connivenza con il nemico, tanto più che interpreta i sentimenti preoccupati di molti, specie dei nostri generali più intelligenti, e di imprenditori che per non essere boicottati nell’anglosfera tacciono.

Zelensky è un guerriero indomito, e la causa della sua nazione è giusta, ma non è che può dirigere anche i nostri pensieri. Nessun uomo può pretendere di identificarsi con la Verità e il Bene. Il poveretto finisce per crederci, tanto più che chi osa rimarcare i suoi errori è sbattuto fuori dalla propria casa e marchiato quale infame. Eppure eccoci qua. Chi ha innalzato l’uomo di Kiev al di sopra di ogni critica? Dev’esserci qualche interesse enorme e non detto, se un Weber qualsiasi si è permesso con un calcetto noncurante di gettare tra gli scarti, quasi sia una vignetta mal riuscita, il leader indiscusso del vertice di Pratica di Mare (2002) e del G8 dell’Aquila (2009). Persino Biden e i suoi generali (soprattutto loro, che conoscono la materia) sono stanchi di assecondare una volontà indefinita di guerra. C’è chi ha interesse a trascinarla oltre il pensabile: in Russia certo, ma anche dalle parti della NATO. Sono gli acrobati dell’azzardo. Il buon senso dice altro.

Subdolo ricatto

Abbiamo trascritto la prima parte del tweet di Weber. Il seguito è più subdolo. Infatti continua: «Antonio Tajani e Forza Italia hanno il nostro sostegno e proseguiamo la collaborazione con il governo italiano sui temi dell’Unione Europea». Insomma, con una specie Tso e uso di infermieri, pretende di strappare Berlusconi dal suo stesso partito e dal governo. Bravissimo il Ministro degli Esteri, e numero due di Forza Italia a respingere con sdegno questa esautorazione del Cavaliere e il boicottaggio di Napoli da parte del PPE e dell’establishment di Brussel in concordia con la nostra sinistra che si aggrappa sempre alle zampe degli avvoltoi. Vogliono far cadere il governo ricattando dopo Tajani anche la Meloni? Compito impossibile. Senza l’invenzione del “rassemblement” made in Arcore, 1994, non esisterebbe quest’alleanza che ci porterà lontano.

Foto di copertina: il lungo vertice del 31 agosto 2022 nella Villa San Martino di Arcore, fra il Presidente di Forza Italia. Silvio Berlusconi, e il Capogruppo del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. All’incontro era presente anche il Coordinatore Unico Nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. “Il Partito popolare europeo è la più grande famiglia politica europea. Il Gruppo parlamentare di maggioranza conta 176 Deputati provenienti da tutti i 27 Stati dell’Unione e Forza Italia è una delle più importanti delegazioni nazionali. A livello di Consiglio europeo, il Ppe conta 13 tra Capi di Stato e di Governo. Presiede con Ursula Von der Leyen la Commissione europea e con Roberta Metsola il Parlamento europeo” (Silvio Berlusconi – Instagram, 31 agosto 2022).

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