46ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. C’è speranza che finisca l’epicedio entro l’anno

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.02.2023 – Vik van Brantegem] – Nella 46ª Udienza del processo vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, il Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone ha illustrato il programma dei dibattimenti in Aula nei prossimi mesi. Così appare che il processo, iniziato con la prima Udienza del 27 luglio 2021 e giunto oggi alla quarantaseiesima, potrebbe concludersi entro l’autunno di quest’anno, probabilmente il prossimo ottobre. Questo è quanto risulta da quanto ha comunicato il Presidente Pignatone alla fine dell’Udienza odierna, per quanto riguarda il programma delle Udienze nei prossimi mesi. Sollecitato da alcuni avvocati della difesa sulle “previsioni” dell’epicedio giudiziario, il Presidente Pignatone ha spiegato che “il traguardo del Tribunale era chiudere prima dell’estate, ma la realtà è differente”.

In programma ci sono sette udienze tra febbraio e marzo. Poi, la Corte ha anticipato di quindici giorni il termine del deposito delle consulenze e delle repliche (rispettivamente il 5 maggio e il 5 giugno). Per inizio giugno dovrebbe essere terminato l’escussione dei testimoni, dopodiché – ha spiegato Pignatone – “daremo un congruo tempo al Promotore di Giustizia per preparare la requisitoria”, che dovrebbe arrivare entro il 20 luglio, prima della pausa estiva. Per il 20 settembre, alla ripresa delle attività del Tribunale, sono previsti gli interventi delle difese, le eventuali repliche e dichiarazioni spontanee degli imputati. Quindi, la sentenza è attesa entro la fine di ottobre.

L’Udienza odierna è stata dedicata quasi totalmente al cosiddetto “filone Sardegna”, cioè il finanziamento della Segreteria di Stato che l’allora Sostituto, il Cardinale Angelo Becciu, aveva erogato alla Diocesi di Ozieri destinato alle iniziative sociale della Cooperativa Spes, gestita dal fratello Antonino per conto della Caritas diocesana. Come testimoni sono stati chiamati alcuni testimoni sardi, tra cui due vescovi, due sacerdoti e l’ex sindaco di Ozieri, che hanno confermato in toto la versione dei fatti presentata finora a più riprese dallo stesso Cardinal Becciu.

Mons. Sebastiano Sanguinetti (Vescovo di Ozieri dal 27 marzo 1997 al 22 aprile 2006 e poi Amministratore apostolico della stessa diocesi dal 23 aprile al 8 dicembre e dal 10 dicembre 2012 al 13 settembre 2015) e Mons. Corrado Melis (Vescovo di Ozieri in carica dal 13 settembre 2015). Ad entrambi è stato chiesto conto della nascita, natura, attività, conti e rendiconti della Cooperativa Spes, come pure del ruolo e dei rapporti con Antonino Becciu, professore di religione in pensione. Entrambi i vescovi lo hanno descritto come persona perbene, da sempre impegnato nel volontariato diocesano. Per questo fu “naturale” affidare a lui nel 2006 la neonata Spes che, ha spiegato Mons. Sanguinetti, “nacque da una riflessione a livello diocesano su come trovare il modo migliore per arrivare a servire le persone più svantaggiate”: ex detenuti, tossicodipendenti, malati mentali, disoccupati. Si pensò ad “una struttura che dal punto di vista amministrativo e gestionale condividesse le finalità con la Caritas” e soprattutto che, contrariamente alla Caritas, poteva assumere personale. Oggi dà lavoro ad una settantina di persone.

All’interno della Spes si voleva lanciare il progetto di un panificio. Venne individuata una “struttura fatiscente” per realizzarlo, un incendio devastò tutto. Bisognava ricostruire tutto ex novo e Mons. Sanguinetti fece domanda alla CEI per avere un finanziamento di 300 mila euro. Domanda accettata.

Il Presidente Pignatone ha domandato se sapesse se il Cardinal Becciu si fosse mai “interessato” presso la CEI per l’erogazione dei contributi. “Non mi risulta”, ha risposto Mons. Sanguinetti, “in ogni caso non avevo bisogno di intermediari per la CEI”. In generale, i testimoni hanno affermato che il Cardinal Becciu “non era mai entrato minimamente nella gestione” di Spes, Caritas o Diocesi di Ozieri: “Assolutamente no!”.

Con parole e in tempi diversi, hanno parlato di un rapporto di “amicizia” e “stima reciproca” con il Cardinal Becciu, in virtù del quale lo informarono delle vicende Spes. Melis ha confermato di avergli chiesto un contributo da parte della Segreteria di Stato, anche per favorire, tra le altre cose, il progetto della Cittadella della Solidarietà utile sia a Ozieri che al nord della Sardegna. Richiesta solo verbale. L’11 aprile 2018 dalla Segreteria di Stato fu erogato un bonifico di 100 mila euro. È quello su cui hanno indagato gli inquirenti. I soldi sono ancora sul conto della Diocesi.

Alla domanda del Presidente Pignatone, se non si sia mai posto il problema dei diversi conti correnti intestati alla Diocesi di Ozieri, Mons. Sanguinetti ha risposto: “Non ho mai avuto ragione alcuna per dubitare, in sostanza mi sono fidato”. Agli stessi conti ha fatto anche riferimento il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, durante l’interrogatorio di Mons. Melis, che ha ribadito: “In diocesi non esiste un bilancio unico, ma ci sono varie contabilità, ognuna a seconda dello scopo”. In merito all’ispezione della Guardia di Finanza alla Caritas di Ozieri, Melis ha assicurato che “c’è stato il massimo impegno a collaborare. Io ero impossibilitato a venire, ma mandai il vicario generale e l’economo”. Nel corso dell’interrogatorio è emerso anche che la Cooperativa Spes era stata investita da una causa di lavoro intentata da una dipendente e costata 291mila euro. Lo attesta una lettera – mostrata in aula – con una richiesta del vescovo alla Cei di un contributo di 250mila euro. Mons. Melis, però, ha sostenuto che il suddetto contributo chiesto alla Cei era “per l’attività generale della Cooperativa Spes, non per la causa lavorativa”. “Per realizzazioni sociali”, ha puntualizzato l’Avvocato Viglione, difensore del Cardinal Becciu. Tra i progetti, anche quello della Cittadella della Solidarietà [Cardinal Becciu al convegno Caritas di Ozieri: “Ho aiutato i poveri”. “Guardo con fiducia al futuro: la verità arriverà” – 11 dicembre 2022].

Osserva Andrea Gagliarducci su ACI Stampa [QUI]: «Durante i vari interrogatori non si è mai chiesto se effettivamente il fratello del cardinale avesse avuto benefici economici (che sarebbe poi l’unica prova del peculato), mentre ci si è concentrati molto sulla gestione amministrativa della diocesi di Ozieri, che sembrava essere diventato il vero obiettivo della vicenda».

Parlando del periodo in cui la Diocesi era governata da Mons. Sergio Pintor, ora deceduto, Mons. Sanguinetti ha affermato: “Trovai [al suo ritorno come Amministratore apostolico] un presbiterio molto provato. C’era scoramento, divisione, disagio nei confronti del vescovo precedente. La mia prima preoccupazione fu quella di ristabilire un clima di grande fraternità e presto le cose tornarono serene”.

A favore dell’attività della Cooperativa Spes ha testimoniato in Aula anche l’ex Sindaco di Ozieri, Marco Murgia, che ha descritto i vantaggi di avere persone svantaggiate assunte dalla cooperativa e che non gravano più sui servizi sociali del Comune.

Oggi è stato ascoltato anche Monsignor Paolo Vianello, che ha lavorato nella Segreteria di Stato, il quale ha parlato della “situazione drammatica” del luglio 2020, quando Monsignor Alberto Perlasca – prima indagato, poi indotto a fare il pentito e il collaboratore di giustizia, infine assunto come testimone chiave del epicedio di cui si attende la fine entro quest’anno – un suo amico di lunga data, aveva annunciato via SMS al Cardinal Becciu l’intenzione di “farla finita”. Il Cardinal Becciu cercò di contattarlo più volte: “Mai visto un cardinale occuparsi di ‘uno di noi’ come ha fatto Becciu con Perlasca”, ha sottolineato il teste. Lui stesso si attivò per rintracciare Perlasca che ricomparve improvvisamente a Santa Marta in condizioni di “disagio”. Fu chiamato un medico del Fas che gli somministrò “qualcosa di più efficace per dormire” su richiesta dello stesso monsignore che diceva “di non riuscire a chiudere occhio da diverse notti”. Vianello era presente in camera e non notò nulla di strano. Fu contattata anche la Gendarmeria, venne il comandante con il quale sono proseguiti i contatti anche “dopo che l’allarme è cessato”.

Ieri, nella 45° Udienza abbiamo assistito alla testimonianza dell’incresciosa lotta tra l’Istituto per le Opere Religiose e la Segreteria di Stato intorno alla compravendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra, quando il Cardinal Becciu già non era più Sostituto (e sui cui si ritorna con la programmata escussione del suo successore, l’Arcivescovo Edgar Peña Para), che ha portato all’inizio dell’epicedio. Più si va avanti con la farsa, più appare chiaro che il Cardinal Becciu non solo non ha commesso alcun reato, ma è stato vittima di un complotto ordito ai suoi danni.

Lo rileva nuovamente Sante Cavalleri nel suo commenta dopo l’Udienza odierna, nel suo articolo Sotto giuramento i Vescovi Sanguinetti e Melis scagionano il Card. Becciu. Ma la sentenza arriverà solo in autunno. Una vergogna sul Faro di Roma [QUI]: «l Card. Giovanni Angelo Becciu e gli altri imputati del processo sui fondi della Segreteria di Stato (dei quali peraltro non è stata provata alcuna distrazione dagli scopi istituzionali o alcun altro tipo di scorrettezza gestionale) dovranno aspettare ancora sette mesi per conoscere il proprio destino giudiziario, anche se ormai l’assoluzione di Becciu sembra scontata. Una vergogna infliggere un tale tormento ad un porporato che ha sempre e solo servito il Papa e la Chiesa nei diversi incarichi che ha ricoperto, come anche ai suoi familiari e in un certo senso all’intera Chiesa della Sardegna che ha in lui un saldo punto di riferimento. Lo stesso vale per gli altri imputati in quanto non sono solo “innocenti fino alla sentenza definitiva”, come si dice, e questo nella presente situazione è ancora più vero, non essendo emerse prove di nessun reato, ma addirittura vittime di una evidente macchinazione costruita per infliggere a Becciu una punizione al solo scopo di vendicarsi per presunti torti ricevuti da lui quando, essendo sostituto della Segreteria di Stato, giustamente diffidava della signora Maria Immacolata Chaouqui, condannata nel processo per la fuga di documenti denominato “Vatileaks 2”. (…) Insomma Becciu resterà in croce fino all’autunno. Ma oggi il processo (…) ha offerto anche due solide testimonianze che lo scagionano da accuse relative a presunti favoritismi a beneficio delle attività assistenziali gestite da una cooperativa che fa capo alla Caritas della Diocesi di Ozieri, presieduta da suo fratello Tonino».

Per quanto riguardo la questione del palazzo di Londra e la questione dello IOR, Andrea Gagliarducci osserva nel suo articolo Processo Palazzo di Londra: sarà cruciale la testimonianza di Pena Parra su ACI Stampa [QUI]: «Sarà decisiva la testimonianza del sostituto della Segreteria di Stato, prevista per i giorni 16 e 17 marzo, per comprendere in che modo la Segreteria di Stato avesse agito sul caso dell’immobile comprato a Londra. Immaginate che c’è un organo di Stato cui lo Stato chiede un aiuto per risolvere un problema. E immaginate che questo organo di Stato, invece, decida non solo di dire no alla richiesta dello Stato, ma di denunciare lo Stato stesso, senza nemmeno proporre una soluzione alternativa. È quello che è successo in Vaticano, quando la Segreteria di Stato vaticana ha chiesto all’Istituto delle Opere di Religione un prestito per finalizzare l’acquisto di un immobile di lusso a Londra e così liberarsi dal peso di un mutuo oneroso e dal problema di aver dato il palazzo in gestione a un broker che si era tenuto le uniche quote con diritto di voto. (…) Molti sono i nodi da chiarire, e sarà importante, se non cruciale, la testimonianza del sostituto della Segreteria di Stato. Agli atti c’è un suo memoriale, di 20 pagine e 200 documenti allegati, in cui dettaglia il sistema di affari che lui avrebbe cercato di sgominare, rivendicando tra l’altro la bontà dell’investimento a Londra e il suo lavoro nel proteggere l’investimento della Segreteria di Stato. Anzi, stigmatizza anche il rifiuto dello IOR al finanziamento, sottolineando che questo avrebbe portato benefici allo stesso istituto. (…) E resta però l’anomalia che una richiesta della Segreteria di Stato, cioè del governo, non abbia seguito. Dall’altra parte c’è l’AIF che riceve segnalazione della Segreteria di Stato, analizza la transazione, propone una alternativa per evitare il rischio di riciclaggio, e avvia comunque una serie di indagini con le unità di informazione finanziaria coinvolte che sarebbero continuate anche dopo il termine delle operazioni. Sarebbe da chiedersi, forse, chi ha voluto fermare l’attività di indagine dell’AIF, che comunque ha cercato di aiutare l’istituzione ad uscire da una piega difficile».

Comunicato stampa nell’interesse di Sua Eminenza il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, 17 febbraio 2023

I due Vescovi di Ozieri, oggi ascoltati in aula come testimoni, hanno confermato che le erogazioni disposte dal Cardinale Becciu furono da loro sollecitate e destinate, come abbiamo sempre sostenuto, a progetti a vocazione sociale, che meglio rappresentano lo spirito assistenziale e caritatevole sul territorio ozierese.
Entrambi hanno, poi, escluso qualsiasi attività del Cardinale nella gestione della Diocesi.
Hanno, infine, attestato la piena e risalente collaborazione fra la Diocesi di Ozieri e la cooperativa Spes, descritta da tutti i testimoni, religiosi e laici, come un’importante risorsa del territorio votata all’inclusione e alla tutela di persone svantaggiate.
Tutto ciò ad ulteriore dimostrazione della piena correttezza del Cardinale, che si limitò a sostenere meritorie opere di carità sul territorio.

Avvocati Fabio Viglione, Maria Concetta Marzo

Indice – Caso 60SA [QUI]

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