In memoria di Biagio Conte: Il mio primo incontro con un personaggio che mi evocava san Francesco

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Nel mese di dicembre del 1988, periodo natalizio, una domenica mattina a passeggio con i miei 2 figli, 10 anni R. e 3 anni A. al foro italico di Palermo era allestito un ‘Luna Park’, dove ci divertivamo insieme ad altri genitori con la prole. R. mi dice che a scuola la maestra raccontava di aver avuto come allievo molti anni prima un ragazzo, oggi giovanotto di 25 anni, del quale le avevano riferito i vecchi compagni di averlo notato alla stazione centrale mentre chiedeva elemosina e si erano meravigliati in quanto sapevano che era un benestante.

Da 12 anni ero congedato come Ufficiale della Guardia di Finanza, mantenendo le amicizie, e da 5 anni funzionario alla Corte dei conti, la notizia mi incuriosì e feci una telefonata nella cabina adiacente sul marciapiedi…

Verso le ore 12,00 proposi di andare in auto nella zona vicina, V. Archirafi (dove mi avevano riferito al telefono che avevano visto aperta una struttura da anni chiusa), accanto l’Istituto di fisica che conoscevo in quanto li si era laureato mio fratello qualche anno prima. Insegnavo da 3 anni alla Facoltà di Giurisprudenza presso la cattedra di Antropologia criminale, occupandomi anche di ‘devianza’.

Trovai parcheggio davanti ad un cancello di fronte dove vi era un gran fermento dentro e fuori, notando un giovane barbuto che diceva a molte persone quello che dovevano fare…

Incuriosito, lasciai i bambini in auto chiusa ed entrai, quello che vidi possiamo definirlo straordinario, stavano trasformando il disinfestatoio sanitario in un luogo abitabile… Verificando che il posto era sicuro dissi ai bambini di scendere ed entrare, il barbuto, senza salutare mi propose subito di dargli una mano a spostare un tavolo, io come un automa ubbidii, i miei figli osservavano stupiti e sorridenti, chiesi il suo nome e la ragione di tutto quel trambusto in una struttura, fatiscente, ma appartenente alla P.A. rispondendomi che si chiamava Biagio e che se volevo potevo tornare quando ero libero e dargli una ‘manuzza’ per organizzare qualcosa di utile per il prossimo meno fortunato di me… e dei miei figli…. mi lasciò in asso e scomparve nella polvere e nel sudiciume…

Mi diede molto fastidio perchè fu scostante e scontroso, ma aveva uno sguardo dolce e gli occhi che sprizzavano di bontà che celavano una recondita richiesta di aiuto anche per le persone, malconciate, che lo circondavano e lo collaboravano animosamente.

Rientrati a casa rimasi tutta la sera molto pensieroso e perplesso, nei giorni successivi riflettei pacatamente su quella breve esperienza… e più o meno dopo due settimane tornai da solo in un pomeriggio piovoso in via Archirafi in cui già la struttura della P.A. era stata trasformata in una badia, anche se mal combinata…

Quando mi rivide senza salutarmi mi chiese se e dove lavorassi e che se volevo rimanere dovevo muovermi in qualche modo al pari degli altri, diversamente dovevo sloggiare, io rimasi silenzioso. Maniere brusche, rimasi male e mi ripromisi di non tornare piu, ma in qualche modo percepì un sottofondo supplichevole… in quanto farfugliò che credeva nella provvidenza….ecc.

Dopo qualche mese del 1989, forse era periodo pasquale una spinta interiore mi portò nuovamente da Lui, quando mi vide non mi riconobbe subito perche mi ero fatto crescere la barba (forse per somigliare a Lui…), cosi gli dissi il mio nome ed il lavoro che facevo, ma che non sapevo fare nulla di pratico in quel posto, mi rispose che se volevo potevo seguirlo nel disbrigo di carte che aveva ricevuto negli ultimi tempi e di spiegargli i motivi del dissenso di alcuni uffici pubblici sul suo operato…

Imbarazzato esaminai alcuni documenti e mi preoccupai per lui… Feci qualche fotocopia e li studiai a casa (predisposi la bozza dell’allegato documento, il primo Statuto)… Fornii il mio telefono e gli dissi che poteva chiamarmi quando era strettamente necessario ( senza saperlo o volerlo diventai il loro consulente) e che nei mesi successivi sarei stato a Roma per lavoro alla sede centrale della Corte ( di cui poi divenni il dirigente unico in Sicilia). Durante tale periodo venni a sapere che era scomparso e che i genitori lo cercavano invano…

Nei primi mesi del 1990 ebbi onore di conoscere don Pino…. che non sembrava un sacerdote salesiano… con la barba nera che parlava con Biagio a proposito della necessita di sgombrare molta roba ancora in loco per dare posto ad altri ospiti che arrivavano anche di notte scortati… fu un incontro spirituale… ma molto guardingo, mi scruto dalla testa ai piedi, mi propose di venire con loro di sera su uno sgangherato pulmino in giro per la citta, stranamente accettai, ma prima mi disse che dovevo mangiare con loro e gli altri…

Nei mesi successivi, quando Biagio ricomparve ( su internet vi sono notizie in merito). diciamo che presi in carico i problemi giuridici, burocratici ed economici della missione, andando in alcuni uffici istituzionali, civili e militari, ma presentandomi come amico di Biagio e di don Pino Vitrano, non erano ancora conosciuti dalla popolazione e dagli organi pubblici ed ecclesiastici, qualche prete ogni tanto si faceva vivo (in particolar p. Garau ed il mio amico fraterno p. Cesare Rattoballi, parroco della parrocchia ‘Annunciazione del Signore’ di Palermo dove dal 2013 ho attivato con mia moglie un gruppo diocesano ‘Il buon Pastore’ https://pastoralefamiliare.chiesadipalermo.it/…/il…/ vi preannuncio in anteprima, che probabilmente sabato 25 Febbraio presenterà presso via Decollati, il suo libro scritto alla memoria del nostro Biagio che conobbe negli anni ’80, insieme spesso abbiamo organizzato cene per gli indigenti della parrocchia, e, qualche volta abbiamo distratto qualche risorsa gastronomica per gli amici della missione, ricevuta senza preavviso…).

Incominciai cosi a diffondere la voce con i miei amici facoltosi, con i miei ex studenti universitari, diventati avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, ufficiali, medici, ecc. organizzai convegni universitari pro caritate mssionae, interpellai ROTARY< LYONS< KIWANIS ( di cui ero charman a Palermo), redassi atto costitutivo e statuto della missione, mentre facevo pratica per il concorso notarile, senza mai apparire in pubblico…. per fargli sospendere i vari digiuni scrivevo petizioni alle Autorita firmate da Biagio (di cui ho copia ancora a casa) ed altri volontari che man mano crescevano…

Pubblicavo gli atti dei convegni che consegnavo a docenti, a funzionari pubblici ed a professionisti che subito facevano offerte alla missione menzionata in tali pubblicazioni, organizzai interviste con Stefania Petix …. (nel frattempo, avendo già fatto Uff. cpl G.di F., vinsi il concorso per 3 anni dal 1996 al 1999 come Dir. sup.gener.- dei VV.UU. di Palermo e fui molto più vicino a Biagio….).

Conobbi i genitori residenti in via del fervore, Giuseppe e Maria, la sorella Grazia, riflettendo sui loro nomi che ricordano quelli del Vangelo a cui Biagio si è sempre ispirato, anche sull esempio della vita di San Francesco. Per la seconda struttura in via Oreto, occupata da Lui collocando una croce gigantesca all’entrata, assegnata originariamente all Aeronautica e poi ai Carabinieri non posso esporre, per riservatezza, le fasi preliminari, ma alla conclusione, aiutato anche dal cappellano di allora Padre Salvatore, fu divisa a meta.

Per la sede nei pressi della stazione delle ospiti donne posso solo confermare che fu una impresa sublime ed edificante. I Cardinali Pappalardo, De Giorgi, Romeo quasi ogni mese celebravano la messa nella ineunda cappella della missione, la cui storia misteriosa espone ai visitatori don Pino.

Quando trasferii la mia residenza fuori Palermo e quando andai in pensione dalla Corte dei conti nel 2011, lasciai la missione in buone mani, Biagio ormai era noto e a Don Pino divento la barba bianca ed anche a quella del buon Giovanni e del buon Angelo il più anziano ospite della missione al quale ogni tanto portavo il latte per il suo agnellino. Sono stato triste fino ad ieri, adesso sono sereno… sperando che la missione prosegua la sua attività.

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