Gli italiani si schierano per la pace

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E’ ufficialmente iniziato il conto alla rovescia verso la marcia straordinaria Perugia-Assisi che si terrà per la prima volta interamente di notte, con partenza dal capoluogo umbro la mezzanotte del 23 febbraio, in occasione del primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. Nell’attesa il mondo del pacifismo italiano si è rimesso in moto con iniziative, in cui ancora una volta le realtà laiche e cattoliche saranno unite nella richiesta di una tregua e di un negoziato che possa finalmente porre fine al conflitto.

Infatti oggi i rappresentati delle organizzazioni cattoliche e dei movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale si incontrano a Bologna per l’incontro dal titolo ‘Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?’ L’appuntamento, al quale partecipa anche il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, rilancia ancora una volta l’appello in cui si chiede al governo italiano di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, come hanno affermato gli organizzatori:

“Non è più rimandabile un serio dialogo e un confronto pubblico e in sede parlamentare sulla proposta lanciata dalla campagna ‘Italia ripensaci’ e promossa dai rappresentanti italiani della coalizione Ican, premio Nobel per la pace 2017, anche in considerazione del fatto che le nuove bombe atomiche B61-12 stanno per essere stoccate a Ghedi e ad Aviano”.

Sempre oggi a Milano si svolge il Convegno Mondialità 2023 dal titolo ‘Beati i costruttori di guerra?’, promosso da Caritas Ambrosiana insieme agli Uffici per la Pastorale migranti e per la Pastorale missionaria della Diocesi di Milano: una riflessione sul tema della pace e della guerra tra conflitti dimenticati e strategie di politica estera. 

 L’iniziativa si propone di celebrare il 60° anniversario dell’enciclica ‘Pacem in terris’ (pubblicata l’11 aprile 1963), evidenziando l’attualità dei principi indicati da papa Giovanni XXIII pur in un mondo, quello di oggi, segnato non più dalla contrapposizione tra blocchi ideologici e militari, ma da una pluralità di conflitti relativi a logiche geopolitiche, di interesse economico e di controllo delle risorse che vanno studiate e decodificate.

Dopo il saluto introduttivo di mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale nella Diocesi, intervengono p. Antonio Spadaro, direttore de ‘La Civiltà Cattolica’, Marco Tarquinio, direttore di ‘Avvenire’, e Sandro Calvani, già funzionario italiano all’ONU.

Segue una tavola rotonda con padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano in Repubblica Centrafricana, Marta Aspesi, operatrice ad Haiti con Luisa Dell’Orto, la suora lecchese uccisa lo scorso giugno nella capitale caraibica dove era in missione da 20 anni, e Francesca Benigno, desk officer di ‘New Humanity International’ in Myanmar.

Le conclusioni sono affidate a don Maurizio Zago, responsabile della pastorale missionaria ambrosiana: “A 60 anni dalla ‘Pacem in Terris’ di Giovanni XXIII non è inquietante riflettere ancora su questo anniversario? C’è una beatitudine perversa in chi semina morte e distruzione, ad ogni livello.

E c’è una indifferenza, che contribuisce a quella cultura di morte, in chi, stando bene, pensa che libertà e giustizia e verità possano crescere senza la diretta responsabilità di ciascuno. Per tracciare un cammino di responsabilità nel costruire la pace, la sola che offre beatitudine, il Convegno Mondialità di quest’anno intende offrire il proprio contributo”.

Mentre domenica 19 febbraio si terrà invece un momento di incontro e di preghiera per la pace in Ucraina organizzato dalla diocesi di Cremona, promossa dalla Caritas, che ha organizzato una capillare rete a sostegno dei profughi ucraini e ha reso noto che circa la metà delle 148 persone accolte sul territorio dall’inizio del conflitto sono già tornate in Ucraina ma hanno ancora bisogno di sostegno economico e alimentare.

Intanto le centinaia di realtà pacifiste italiane che aderiscono alla coalizione Europe for Peace si stanno preparando alle tre giornate di mobilitazione del 24, 25 e 26 febbraio, organizzate in continuità con la grande manifestazione del 5 novembre scorso a Roma.

Sono previsti cortei, fiaccolate, sit-in e altre iniziative a Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Avellino, Palermo, Catania, Cagliari, Perugia, Udine, Gorizia, Venezia, Verona, Padova, Reggio Emilia, Ravenna, Modena, Bologna e Pistoia. Eventi simili, sempre organizzati da Europe for Peace, sono in corso di preparazione in Spagna, Inghilterra, Francia, Belgio, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia e Stati Uniti. Il movimento pacifista sarà presente anche al Carnevale di Viareggio.

Ed ad un anno dall’invasione russa in Ucraina, che ha riportato il conflitto bellico in Europa ritorna la Marcia della Pace in notturna da Perugia ad Assisi tra il 23 e il 24 febbraio 2023 in solidarietà con le vittime innocenti di questa e di tutte le altre tragiche guerre che continuano a devastare la famiglia umana e il pianeta, per chiedere di cessare ‘il fuoco’, come ha chiesto incessantemente papa Francesco:

“Il vortice della guerra in Ucraina ci sta risucchiando. Rischiamo la distruzione di noi stessi. Siamo sulla soglia del punto di non ritorno. Alla politica chiediamo di raccogliere l’appello di papa Francesco e fare tutto ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato cessate-il-fuoco… Ottenere il ‘cessate-il-fuoco’ vuol dire fermare i combattimenti e promuovere la de-escalation militare. Sappiamo che è difficile ma necessario. Per questo dobbiamo fare ogni sforzo per ottenerlo.

Per ottenere il ‘cessate-il-fuoco’ servono autorità, visione, proposta (capace di offrire un domani migliore di ieri per tutte le parti in conflitto), volontà di collaborare e potere persuasivo. Sarà necessaria la pressione di molti. Nessun paese può fare da solo ma ciascuno può e deve fare il massimo sforzo. L’Italia può essere il primo paese che promuove apertamente le proposte di papa Francesco”.

Per questo il comitato organizzatore della marcia che è giusto aiutare l’Ucraina: “Ma siamo sicuri che lo stiamo facendo nel modo giusto? Il continuo invio di armi occidentali (insieme ad una vasta assistenza militare) all’Ucraina ha contribuito a contenere l’avanzata dell’esercito russo, ma è un’illusione pensare che basterà a respingerlo oltre i confini.

Le armi che inviamo non bastano mai. Ora siamo arrivati ai carri armati. Ma gli ucraini già chiedono i cacciabombardieri, i missili a lungo raggio,…

Quali altre armi siamo disponibili a inviare? Per quanto tempo ancora? Quale strategia politica e militare sta guidando i nostri invii di armi? Quanti soldi siamo pronti a spendere ancora? Quanti ne abbiamo spesi sino ad oggi? A quali servizi pubblici abbiamo sottratto questi fondi? A quali urgenze locali, nazionali o mondiali?”

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