Azione Cattolica Italiana lancia il progetto per rigenerare la democrazia

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“La democrazia, ancor prima di essere un sistema di garanzie e procedure formali che presidiano la partecipazione inclusiva di tutti, cominciando dai più fragili, è soprattutto la costruzione mai perfettamente compiuta di uno spazio pubblico comune ovvero di un perimetro descritto da pratiche anche informali che aprono progressivamente ogni persona verso gli altri. In movimenti concentrici ma centrifughi spinti dalla attitudine tipicamente umana della fraternità”: lo aveva scritto il presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, nell’editoriale di venerdì 10 febbraio su Avvenire. 

Ecco perché, al XLIII Convegno dedicato a Vittorio Bachelet, dal titolo ‘Rigenerare la democrazia’, si fa spazio a una proposta che possa diventare politica attiva nei territori e occasione per riformulare progetti di bene comune. Infatti ‘Parole di Giustizia e di Speranza’ è il progetto attraverso il quale l’Azione cattolica italiana e l’Istituto per lo studio dei problemi sociali e politici Vittorio Bachelet, in collaborazione con il Meic e il Mieac, intendono promuovere la formazione di una più diffusa cultura politica, e un impegno civico più attivo, a partire dai territori.

Dal Convegno su Vittorio Bachelet è arrivato un forte richiamo all’impegno per la città, la nazione ed il bene comune. La crisi attuale non riguarda e interroga solo i partiti politici ma interpella tutti noi, ci chiede di riflettere sull’efficacia del nostro impegno per una cittadinanza attiva e consapevole, sulla nostra capacità di creare reti.

Più in generale sul nostro modo di abitare gli spazi del dibattito e della decisione pubblica, tanto a livello locale quanto a livello nazionale. Per tornare a esserne protagonisti, come ha sottolineato il messaggio conclusivo del convegno:

“Rigenerare la democrazia sia a livello istituzionale, sia a livello strutturale. Viviamo in una buona democrazia se riusciamo ad accedervi, se la partecipazione dei cittadini è reale. E soprattutto se la democrazia ci aiuta veramente a vivere meglio. Se il bene comune è a servizio del Paese, di tutti i segmenti della società.

Rigenerare la democrazia, allora, perché, a quarantatré anni dalla morte di Vittorio Bachelet, siamo di nuovo stimolati a ‘gettare seme buono’, nei momenti in cui l’aratro della Storia rivolta le zolle della realtà sociale italiana. La ‘buona battaglia’ per immaginare, e costruire, un futuro, e ancor meglio, un presente diverso. La sfida, tutta nostra, di essere contemporanei e di avere la speranza. La speranza di avere una tensione verso il futuro. Per un’Italia che vuole uscire dal guado”.

‘Parole di Giustizia e di Speranza’ è il progetto attraverso il quale si promuove la formazione di una più diffusa cultura politica, e un impegno civico più attivo, a partire dai territori, attraverso il coordinamento di una serie di iniziative, tanto a livello locale quanto nazionale, per riflettere su temi fondamentali per la vita delle persone e dell’Italia e centrali per una cultura politica radicata nel Vangelo:

dal lavoro alla pace, dalla salute all’immigrazione, dal diritto allo studio alle pari opportunità, dallo sviluppo sostenibile alla lotta alla corruzione e alla criminalità, guidati dalle parole della Costituzione repubblicana, altissima espressione del contributo che la cultura politica cattolica ha dato alla vita democratica del Paese”.

Mentre nella messa in memoria di Vittorio Bachelet l’assistente generale dell’Azione Cattolica Italiana, mons. Gualtiero Sigismondi, ha sottolineato il bisogno di ‘utilizzare’ i cinque sensi per stare nella città: “Recuperare il senso dell’udito, nell’era dei social network in cui la differenza tra politico e pre-politico è più permeabile, è un compito irrinunciabile, finalizzato sia a preferire il pensare riflessivo al vociare emotivo, sia a non smanettare sul web ma a studiare i dossier, facendo incontrare valori e interessi. Oltre all’udito, gli altri sensi che consentono di ‘badare’ all’anima della politica, al suo fondamento etico, sono la vista, il tatto, l’olfatto e il gusto”.

In politica c’è bisogno di una vista lungimirante: “La vista dell’uomo politico, candidato ad essere amministratore e a diventare statista, non soffre di miopia elettorale. Libero dalla ricerca dell’esclusivo profitto personale o di gruppo, interessato solo al perseguimento del bene comune, non condizionato dall’assillo di essere rieletto, è sempre pronto a congedarsi, favorendo così il necessario ricambio generazionale, poiché l’eccessivo attaccamento al potere degrada la politica a propaganda e sbarra l’accesso alle nuove leve”.

Mentre il tatto permette di avere un senso critico: “Il tatto dell’uomo politico, se mosso da vigile senso critico, lo rende capace di toccare le necessità della gente, di promuovere la pace sociale, di avvicinarsi alla realtà sapendo discernere le ragioni sia dalle emozioni, sia dalle rivendicazioni. Non finge di essere vicino alla gente, accreditandosi come populista, sedotto dall’ambizione di rassomigliare ai cittadini, ma si lascia guidare unicamente dal desiderio di orientare e di promuovere la crescita della società”.

Mentre l’olfatto permette di sentire il profumo dell’onestà: “L’olfatto dell’uomo politico, se guidato dal profumo dell’onestà e del rigore intellettuali, gli consente di esercitare l’arte della mediazione, in una continua ricerca non di convenienze tattiche ma di convergenze strategiche, soprattutto quelle della solidarietà, senza le quali è impossibile scrivere la storia, giocando in grande. Con realismo appassionato e illuminato testimonia la pratica delle virtù umane, quali il rispetto, la sincerità, l’onestà, la lealtà, presupposto della fedeltà”.

Ma il politico ha bisogno del gusto: “Il gusto dell’uomo politico, se non è condizionato dall’ansia di occupare spazi, non lo spinge a spartire la ‘torta’ del potere, ma ad avviare processi che le emergenze etiche, civili e sociali suggeriscono”.

E Vittorio Bachelet, oltre a questi cinque, possedeva anche un sesto senso: “Il ricordo di Vittorio Bachelet, un uomo che ha avuto il ‘sesto senso’ della profezia, sia occasione propizia per non dimenticare questa sua lezione magistrale”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

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