San Miniato: il nuovo vescovo grazie ai santi della ‘porta accanto’

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Domenica 5 febbraio a Firenze è stato consacrato mons. Giovanni Paccosi, che ha fatto ingresso nella diocesi di San Miniato domenica 26 febbraio, che ha scelto il motto ‘Venite e videte’, tratte dal Vangelo dell’apostolo Giovanni: “Nel centro dello scudo si staglia il monogramma di Cristo, il Chi Rho, conosciuto anche come Chrismon: esso è in rosso, colore che simboleggia l’amore assoluto del Padre che invia il Figlio, e colore del sangue versato dal Figlio per la nostra redenzione; campeggia sull’oro, il primo tra i metalli nobili, simbolo quindi della prima delle Virtù: la Fede. In essa possiamo accogliere il mistero di salvezza recato a noi da Cristo, dal suo farsi povero per la nostra liberazione.

Ai lati del Chrismon troviamo una rondine, che rappresenta il viaggio e il ritorno, esperienze vissute da don Giovanni come missionario. La rondine è legata anche al ricordo del Venerabile Giorgio La Pira, il quale affermava che ‘I giovani sono come le rondini: volano verso la primavera!’ Rappresenta perciò il desiderio e la speranza della giovinezza, che in Cristo trova la sua piena realizzazione”.

Nella celebrazione eucaristica per l’ordinazione vescovile l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori, ha sottolineato la generosità che lo ha sempre caratterizzato: “Ti ho avuto sapiente, generoso e fraterno collaboratore. Ti doniamo ora alla Chiesa di San Miniato perché il Signore, attraverso di te, che raccogli l’eredità del fratello vescovo Andrea, continui a effondere la sua grazia su quel popolo che d’ora in poi sarà il tuo popolo”.

Ed anche il card. Gualtiero Bassetti al settimanale ‘Toscana Oggi’, ha ricordato un anno particolare, il 1979’, quando il card. Benelli lo nominò rettore del seminario; un anno in cui furono ammessi 15 giovani, fra cui anche il neo vescovo: “Andai in seminario tre giorni prima della data ufficiale di apertura, e cominciarono ad arrivare questi ragazzi: c’erano Giovanni Paccosi, Andrea Bellandi e Paolo Bargigia, che il Signore ha già chiamato a sé, tutti e tre provenienti dall’esperienza di Comunione e Liberazione.

C’era Marco Cioni, che veniva dall’Azione cattolica, c’era Marco Zanobini dalla pieve di Rifredi, c’era Gianluca Bitossi, da Montelupo, che oggi è il rettore del seminario, c’era Luca Mazzinghi che oggi è un eminente biblista… Portarono un’ondata di gioventù, un respiro nuovo.

Erano pieni di iniziative, si confrontavano, c’era una dialettica forte ma sempre positiva perché prevaleva la fraternità. Magari litigavano, ma si volevano bene. Erano discussioni belle, sulla Chiesa, su cosa significa essere prete, su come vivere il cristianesimo…

Li ho potuti portare fino all’ordinazione, nel 1985. Il fatto che tra di loro ci siano due vescovi, è il segno che hanno fatto un bel cammino di Chiesa. Erano una classe così bella! Ho sempre avuto un buon rapporto con loro e sono sicuro che anche tra di loro si vogliono bene. Personalmente li sento come figlioli”.

Al termine dell’ordinazione mons. Paccosi ha ringraziato i presenti attraverso una frase di don Luigi Giussani, che gli hanno chiarito il cammino della propria vita: “A sedici anni le parole di don Giussani furono le prime a chiarire il groviglio dei desideri, dei rimpianti, delle attese con cui guardavo la mia vita di adolescente. Rispondere all’Amore infinito che mi trae dal nulla, istante per istante.

Questa è la vita. E da allora (son passati 47 anni…) la battaglia, il dramma, è essere fedele a questa scoperta, per cercare di rispondere alla Sua presenza, che ogni volta sorprende, come mi sorprende ora, con questa nuova chiamata.

E’ la gratitudine che prevale in me per la misericordia con cui Dio mi guarda, Lui che conosce tutta la mia miseria e nonostante questo mi vuol bene. Di questo amore sono segno nella mia vita un numero enorme di testimoni e amici, che non posso enumerare senza dimenticarne alcuni”.

Ed ha ringraziato tutte le persone che ha potuto incontrare come ‘santi della porta accanto’: “Ho avuto davanti e ho conosciuto molti santi, tra i preti e tra i laici e alcuni sono in cammino verso gli altari: tra questi ricordo in primo luogo don Giussani: senza il suo carisma io e migliaia di giovani in tutto il mondo non avrebbero scoperto Gesù come presenza viva a cui dare tutto; Giorgio La Pira che mi conosceva per nome, don Divo Barsotti, che mi voleva un bene speciale e una volta (oggi lo posso anche raccontare) mi disse che un giorno sarei stato vescovo: speravo non fosse profeta…

Enzo Piccinini, Andrea Aziani, e tanti altri che non cito, perché sono quei ‘santi della porta accanto’, che non andranno forse (alcuni forse sì) sugli altari, ma la cui santità mi è risultata evidente. Ma ne ricordo tre: una signora in carrozzina, che non poteva parlare e che visitavo a Scandicci nella prima parrocchia in cui fui viceparroco, e che, ne sono sicuro, vedeva la Madonna e offriva se stessa per la Chiesa.

Una vecchietta inferma, allettata da anni, a Lima, che mi diceva che le giornate erano troppo corte, perché non le bastava il tempo per pregare per tutti. Infine, sempre a Lima, un’altra signora che viveva in una baracca di cartone, malata di tumore e che mi chiedeva se la sua preghiera era corretta. Pregava così: ‘Ti ringrazio Signore perché mi ami tanto, perché mi dai tutto, il sole, l’acqua, la vita’. Di nessuna delle tre ricordo il nome, ma il loro nome lo sa Gesù”.

Ed un appello ai fedeli della diocesi di san Miniato: “Voglio già bene al popolo della diocesi di San Miniato che è così numeroso oggi qui e farò del mio meglio per accogliere, accompagnare e guidare la comunità diocesana e la gente di questa parte di Toscana, così bella e operosa.

Ho avuto predecessori così bravi (don Fausto e don Andrea che sono qui) che mi trovo la strada spianata. Aiutatemi a seguire il cammino, perché tutti possano scoprire in Gesù la strada della vita, che come dicevo all’inizio, se si capisce che è vocazione, diventa una grande avventura”.

(Foto: Diocesi di San Miniato)

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