Dal Medio Oriente appelli per togliere sanzioni a chi è colpito dal sisma

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Oltre 5.000.000 di persone potrebbero essere rimasti senza tetto in Siria dopo il devastante  terremoto che ha colpito il Paese e la Turchia lunedì 6 febbraio, secondo  l’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu: “L’Unhcr si sta  concentrando sulle strutture per i rifugiati, assicurando che i centri dove vengono inviati gli sfollati abbiano equipaggiamento adeguato, come tende, coperte termiche, materassini, abiti invernali”, ha  dichiarato Sivanka Dhanapala, rappresentante in Siria dell’agenzia Onu.

Infatti a causa della guerra civile in Siria ci sono 6.800.000 sfollati interni, aggiungono dall’Unhcr, spiegando che sulla base di ‘una stima preliminare’ si pensa che ‘5.300.000 persone colpite  dal sisma avranno bisogno di un rifugio nell’intera Siria. Nel frattempo è salito ad oltre 25.000 il numero delle vittime del devastante terremoto che ha colpito Turchia e Siria.

La Croce rossa internazionale ha chiesto di accedere all’intero territorio della Siria settentrionale colpita dal terremoto, dove l’arrivo degli aiuti urgenti è complicata dalla lunga guerra civile fra i gruppi di opposizione e il governo siriano.

Nel frattempo l’ong ‘Un Ponte Per’ ha appreso che il convoglio di aiuti della Mezzaluna Rossa Curda (KRC) diretto dal Nord Est della Siria ad Aleppo, che doveva raggiungere anche i villaggi circostanti più colpiti dalle scosse, è stato bloccato sabato 11 febbraio, da forze governative.

Il governo di Damasco pretende che la Mezzaluna consegni la metà degli aiuti per poter passare il check-point, nonostante gli operatori sanitari abbiano chiarito che intendono consegnare gli aiuti anche alle zone controllate dal regime.

Le forze governative dichiarano che avanzeranno la stessa richiesta (consegna di metà del carico) a tutte le ONG locali e internazionali che vorranno portare aiuti nel Nord-Ovest. Si tratta di un livello di strumentalizzazione politica degli aiuti assolutamente inaccettabile che tra l’altro apre le porte alla corruzione e priva gli umanitari della possibilità di controllare i destinatari degli aiuti, rendendo conto ai donatori.

Il convoglio della Mezzaluna Rossa Curda si compone di tre camion carichi di tende, materassi, coperte, materiali per il riscaldamento e medicine, seguiti da due ambulanze e due auto con operatori sanitari e tecnici: “Non è il primo inviato dalla Mezzaluna ad Aleppo in questi giorni ma porta un carico di aiuti più significativo, perchè sostenuto dalle campagne di raccolte fondi come quella attivata in Italia da Un Ponte Per.

Chiediamo un immediato intervento delle autorità diplomatiche italiane ed europee con il governo di Damasco per consentire al convoglio di accedere ad Aleppo ed evitare che casi analoghi si ripetano in questi giorni con altre ONG”.

E dal patriarcato di Gerusalemme è arrivato un appello dal patriarca Pierbattista Pizzaballa per sostenere le popolazioni colpite dal sisma: “Il grande terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, provocando migliaia di  morti e feriti, ha gettato nella miseria moltissime famiglie già provate dalla guerra e dalle difficoltà economiche. I danni alle persone e alle infrastrutture sono ingenti e le risorse delle popolazioni locali insufficienti per gestire le conseguenze di questo disastro naturale avvenuto nel cuore dell’inverno”.

E’un invito ad avere cura in modo concreto con la proposta di una ‘colletta’: “Avere cura degli altri è un modo concreto di amare Cristo e di vivere la fede cristiana. Spinti dalla carità verso i nostri fratelli e sorelle, incoraggio tutte le comunità (parrocchie, istituti religiosi, movimenti, associazioni) nel territorio diocesano a lanciare opportune iniziative, per pregare e inviare aiuti alle popolazioni colpite.

Accogliendo la proposta dei nostri sacerdoti dispongo, inoltre, che in tutti i nostri Vicariati e in tutte le Parrocchie della diocesi, la colletta delle messe domenicali della VI e VII domenica del tempo ordinario venga devoluta alle popolazioni colpite”.

Una parte delle zone colpite da questo terremoto è sotto il controllo dei ribelli che si oppongono al regime di Bashar al Assad, altre zone si trovano sotto il controllo del Governo di Assad; sono zone sottoposte a sanzioni a causa della guerra, per cui p. Francesco Patton, custode di Terra Santa, che è presente in Siria con le comunità della Valle dell’Oronte, Aleppo e Lata, ha chiesto la loro sospensione:

“Le sanzioni sono disumane e trovo scandaloso che in un momento così tragico, non si sia capaci di rimuovere o sospendere le sanzioni. In Siria la gente sta morendo. Gli aiuti che arrivano provengono dai paesi islamici, come Egitto, Iran, Algeria… L’Occidente sta di nuovo perdendo il treno”.

A tale appello si sono unite anche le suore trappiste di Azer in Siria, che inchiodano alla responsabilità le istituzioni: “Ma le parole di cordoglio di tante istituzioni fanno reagire: dove eravate in questi anni, voi che avreste potuto fare una grande differenza, quando giorno dopo giorno la nostra gente è arrivata letteralmente a morire di fame? Certo, non solo le sanzioni hanno portato a questo… Ma anche le sanzioni, e pesantemente.

Certo, si muore sotto le macerie anche se si sta bene, anche se c’è il cibo in casa…  Ma se le condizioni generali della gente non fossero state così disperate, oggi ci sarebbero più mezzi per scavare nelle macerie, e salvare ancora qualcuno. Ci sarebbero ospedali più attrezzati, farmacie fornite di tutto il fabbisogno. Più case capaci di accogliere i rifugiati, ci sarebbero anche qui più persone con lavoro e risorse per aiutare i propri fratelli”.

Quindi anche le sanzioni stanno uccidendo la popolazione: “Senza dimenticare che, sì, il terremoto è una tragedia immane, che colpisce i nostri cuori e la nostra mente…

Ma anche nelle zone non troppo colpite c’è tanta gente che ha bisogno, che muore di fame, oggi come ieri, perché la fame, l’incapacità di far fronte alle malattie per il costo dei medicinali, e tutto il resto esistevano anche prima di questo 6 febbraio…

Ci voleva tutto questo per far aprire gli occhi sulla tragedia siriana, di cui nessuno parlava più da tempo? … C’era già un terremoto, più silenzioso ma non meno devastante, che da anni scuoteva la vita e il futuro di questa gente”.

E’ un invito rivolto al mondo: “I morti sono morti, li affidiamo a Dio e alla sua Misericordia, che illumina anche ciò che noi non comprendiamo. Ma i vivi hanno bisogno di una speranza tangibile e concreta che la vita si possa ricostruire.

La cosa che più colpisce in questo momento è lo sgomento che invade le persone, lo smarrimento davanti a tutto questo. Gli amici di Aleppo, di Lattakie, da cui abbiamo notizie per telefono, hanno tutti una nota pesante nella voce: hanno macerie non solo davanti agli occhi, ma nel cuore. Anche queste hanno bisogno di essere rimosse, sollevate in qualche modo.

Per favore, alzate la vostra voce, perché si tolgano subito le sanzioni. Che almeno la tragedia e la sofferenza di tanti morti che ancora sono sotto le macerie serva ad aiutare la speranza dei vivi. E poi, sì, c’è la preghiera, c’è la fede. Pregate per il nostro popolo, pregate con la nostra gente”.

Ed hanno chiesto anche di pregare per aumentare la fede: “Non potremmo dirlo noi, che a parte la paura grande siamo state risparmiate da questo terremoto; ma un amico di Aleppo, venuto a stare da noi perché la sua casa è inagibile, ci diceva ieri: ‘che almeno tutto questo serva a riavvicinare la gente a Dio ! Se la fede è debole, le persone si allontaneranno ancora di più dal vero bene. Ma se almeno tutto questo servisse a riportarci a Dio!’. Torniamo a Dio, e forse si illuminerà un po’ anche la nostra ragione, e il nostro agire”.

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