Sessantesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La vita nonostante tutto. L’Azerbajgian e la Russia ascoltino Amnesty International

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.02.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi terminiamo il secondo mese del blocco della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, effettuato dall’Azerbajgian sul territorio dell’Artsakh occupato dalle forze armate azere. Sappiamo che stanno succedendo molte cose nel mondo in questo momento, ma per favore tenete nei vostri cuori, nelle vostre menti e nella vostra solidarietà i 120.000 Armeni attualmente sotto assedio azero-turco in Artsakh. La cittadinanza globale non inizia e finisce con quello che appare nei notiziari del giorno. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dagli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi, però, dice il Signore: «Farò su di loro terribili vendette, castighi furiosi, e sapranno che io sono il Signore, quando eseguirò su di loro la vendetta» (Ezechiele 25,17).

Erdoğan è così ossessionato dalla guerra e dall’aggressione che anche nel terribile momento del terremoto ricorda come la Turchia abbia sostenuto l’Azerbajgian durante la guerra dei 44 giorni in Artsakh del 2020. Gli Armeni ricordano come la Turchia forniva e gestiva l’esercito azero, ma ancora 2 anni dopo l’Armenia ha inviato aiuti alla Turchia e al popolo turco.

«Un’immagine dai mille significati. Cento anni fa, i loro antenati furono espulsi proprio da questo luogo. Gli Armeni tornano nella città di Adiyaman in Turchia, ma come paramedici e soccorritori all’interno della squadra di soccorso inviata dall’Armenia alle aree colpite in Turchia» (Padre Hamazasp Kechichian).

«Si noti che il #ArtsakhBlockade è sostenuto dalla stessa Turchia che bombarda la Siria, sta bloccando gli aiuti umanitari alla Siria via Idlib e continua a raccogliere aiuti umanitari per il terremoto» (Alice Gideon).

Nel pomeriggio, alle ore 15.30, sul Twitter account globale di Amnesty International è stato postato un video, che ripete i punti salienti dell’articolo di Amnesty International Francia [QUI]: «Mentre si sviluppa la crisi umanitaria in Azerbajgian, l’appello è chiaro: le autorità dell’Azerbajgian e le forze di pace russe devono revocare il blocco del Corridoio di Lachin e porre fine alla crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh».

«Il blocco del Corridoio di Lachin mette in pericolo migliaia di vite. Il blocco in corso del Corridoio di Lachin sta mettendo in pericolo la vita di migliaia di persone nella regione separatista del Nagorno-Karabakh».

Amnesty International
chiede agli Azeri e ai Russi
un’azione immediata ed efficace,
in conformità con gli standard internazionali
sui diritti umani.

«Guardare i fiocchi di neve cadere lentamente su Stepanakert di solito è uno spettacolo piacevole, ma ora, sotto il blocco, ci ricorda che non abbiamo riscaldamento in queste condizioni» (Siranush Sargsyan).

La vita nonostante tutto. Foto di Yana Avanesyan. Sebbene il #ArtsakhBlockade sia entrato nel suo terzo mese, senza gas, bloccato anche dall’Azerbajgian, senza la normale fornitura di elettricità che viene interrotta 6 volte al giorno, con il cibo che entra solo con le forze di mantenimento della pace russe e in quantità assolutamente insufficiente, le persone vivono ancora e si rallegrano della vita.

Hadrut, Artsakh. Occupata dall’Azerbajgian (Foto di Varak Ghararian).

«Tutti noi dobbiamo essere uniti come Armeni, indipendentemente dal luogo di nascita o di residenza. Abbiamo tutti bisogno di essere uniti sotto una bandiera nazionale per aiutare la nostra nazione e il suo Stato attuale. Per far avanzare questa bandiera nazionale unita, dobbiamo formare un’identità nazionale unica, un’identità nazionale che ci guiderà come popolo militarmente, culturalmente, socialmente ed economicamente. Perché senza la nostra identità nazionale, non saremo in grado di portare avanti un’agenda nazionale. Se uno ostacola questa unità, allora deve essere rimosso e subire le conseguenze dell’andare contro il nuovo status quo. Potremmo avere idee diverse su come aiutare, ma ciò non dovrebbe impedire che gli aiuti raggiungano la madrepatria. Dobbiamo volare tutti sotto un’unica agenda nazionale. Allora, e solo allora, saremo in grado di rialzarci e migliorare la nostra situazione attuale. Dipende solo da noi. Nessuno verrà a salvarci. Proprio come la storia ha dimostrato più e più volte, non valiamo nulla per il mondo. È giunto il momento di costruire il nostro valore tra di noi. La nostra attuale patria dovrebbe essere il nostro obiettivo principale. Il nostro Stato attuale è minacciato. Pertanto, tutte le sue persone devono assumersi la responsabilità di garantirne la sicurezza e il benessere. Perché senza uno Stato, ci viene assicurata l’assimilazione, la perdita della cultura e della lingua e quindi il completamento del genocidio iniziato molto tempo fa. Fai la tua parte oggi e ogni giorno andando avanti. Perché siamo in ritardo, come avrebbe dovuto essere fatto ieri, ma abbiamo oggi per rimediare» (Varak Ghazarian – Medium.com, 8 febbraio 2023Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Il ritorno. Foto di David Ghahramanyan. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa è l’unico modo in cui le persone dell’Artsakh possono tornare a casa o lasciare il Nagorno-Karabakh per cure mediche in condizioni critiche. Dall’inizio del blocco, 1.100 residenti del Nagorno-Karabakh, tra cui almeno 270 bambini, si sono trovati bloccati fuori dalla regione e impossibilitati a tornare a casa. Il CICR trasferisce solo i pazienti le cui condizioni sono “stabili” in strutture in Armenia, dove possono essere disponibili cure. Il fatto che pazienti in condizioni critiche hanno dovuto rimanere in assenza di cure adeguate, ha provocato diversi decessi che avrebbero potuto essere evitati. Inoltre, molti pazienti sono riluttanti a beneficiare di un trasferimento, poiché spesso significa che devono essere separati dalle loro famiglie per un periodo prolungato e incerto, senza alcuna garanzia di ritorno.

Visto che ha niente da fare nel proprio Paese dove non ci sono violazioni dei diritti umani, il Commissario per i diritti umani (Difensore civico) dell’Azerbajgian, Sabina Aliyeva, ha visitato i commando di stanza in un’ex base militare della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh nella città di Hadrut, dove sono state costruite diverse nuove installazioni militari dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, che la città è caduta sotto il controllo militare azero. Sabina Aliyeva è stata insignita della medaglia “Per i servizi nel campo della cooperazione militare” a nome del Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian con relativo ordine del Ministro della Difesa della Repubblica di Azerbaigian del 29 dicembre 2020.

La città abitata dagli Armeni era caduta sotto il controllo azero nell’ottobre 2020 durante un’offensiva nella guerra dei 44 giorni, spingendo gli abitanti alla fuga. Ad oggi, rimane sotto il controllo militare azero, senza alcuna popolazione civile fino ad oggi.

Rappresentanti dell’Ufficio del Difensore civico hanno visitato l’unità militare N
Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, 7 febbraio 2023
(Nostra traduzione italiana dall’azero)

Secondo il piano d’azione congiunto per il 2023 tra il Ministero della Difesa della Repubblica di Azerbaigian e l’Ufficio del Commissario per i diritti umani, il Difensore civico Sabina Aliyeva e rappresentanti dell’ufficio hanno visitato l’unità militare N.

In primo luogo, è stato visitato il complesso commemorativo eretto in memoria dei martiri nel territorio dell’unità militare e davanti ad esso sono stati disposti dei fiori.

Gli ospiti sono stati informati sulla storia e le attività dell’unità militare.

Sabina Aliyeva, che ha tenuto una conferenza sulla tutela dei diritti del personale militare, ha presentato doni a un gruppo di militari che si sono distinti nel loro servizio.

Successivamente, la delegazione ha preso conoscenza delle condizioni create per il personale dell’unità militare, ha ispezionato il dormitorio, la mensa dei soldati e altre strutture.

Sabina Aliyeva ha scritto le sue parole sincere nel “Libro della Memoria” dell’unità militare.

Durante la visita, i rappresentanti dell’Ufficio del Difensore civico hanno visitato l’ospedale militare, hanno preso conoscenza delle condizioni qui create e si sono interessati alle preoccupazioni dei militari in cura presso l’istituto medico militare.

Tangentopoli europea: ora spuntano anche i lobbisti dall’Azerbaigian
di Michele Manfrin
L’Indipendente, 7 febbraio 2023


Per quanto concerne la tangentopoli europea si continua a parlare di Qatargate nonostante che nelle indagini – ancora in corso – sia certa la presenza di almeno un altro Stato coinvolto, il Marocco. Eppure, come molti commentatori ed europarlamentari hanno detto, la faccenda rappresenterebbe solamente la punta di un iceberg che però, ancora, non sembra essere arrivato allo sguardo di chi indaga. Giornalisticamente parlando c’è chi invece indaga anche altre piste e, nello specifico, dei rapporti di alcuni parlamentari europei con l’Azerbaigian. Quest’ultimo, noto per la sua “diplomazia al caviale”, è attivo da molti anni sul fronte lobbistico europeo col fine di attrarre investimenti nel Paese, far chiudere un occhio sulla violazione dei diritti umani e trovare soggetti che sostengano le mire e le ambizioni dell’Azerbaigian nella politica internazionale regionale.

Assenza di trasparenza di europarlamentari appartenenti a RUMRA

Alla fine di settembre scorso, come riportato dall’inchiesta condotta dalla testata giornalistica svedese Blackspot, una delegazione europea ha raggiunto l’Azerbaigian per una visita al Paese. La delegazione era composta da membri dell’associazione intergruppo chiamata RUMRA & Smart villages (The Group for Rural, Mountainous and Remote Areas and Smart Villages): l’europarlamentare sloveno Franc Bogovic (gruppo Democratico Cristiano), Presidente di RUMRA; l’eurodeputato tedesco Engin Eroglu (gruppo Renew); il tedesco Adam Mouchtar che è il coordinatore del gruppo RUMRA; il lituano Angele Kedaitiene; e altri accompagnatori personali.

Il tedesco Engin Eroglu, che è anche parte della delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare con gli Stati dell’Asia centrale, tra cui l’Azerbaigian, proprio due settimane prima del viaggio, ha criticato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per non aver condannato l’invasione dell’Armenia da parte dell’Azerbaigian. I parlamentari europei, al contrario del regolamento che norma i rapporti tra funzionari europei e soggetti terzi, non hanno prodotto una relazione politica ed economica entro i termini stabiliti; solo successivamente ai termini prescritti, sono stati forniti i dettagli del viaggio condotto in Azerbaigian dalla delegazione europea. Infatti, rispetto al viaggio nel Paese asiatico, sia Eroglu che lo sloveno Franc Bogovic non hanno inizialmente prodotto la relazione necessaria per ogni viaggio che compie un eurodeputato, da rendere pubblica entro un mese come stabilito dal regolamento per la trasparenza, ma soltanto dopo la pressione esercitata delle domande dei giornalisti. La relazione sul viaggio in Azerbaigian arriva, per entrambi, e identica, il 6 dicembre 2022. I due dichiarano di avere viaggiato dal 21 al 24 settembre e di aver alloggiato al Marriot Hotel di Baku, con costi coperti in gran parte dal Paese ospitante. Nelle dichiarazione, in allegato troviamo anche il programma della visita dei politici europei. In seguito al venire alla luce del viaggio, Niklas Nienass, tedesco del Partito dei Verdi, ha scelto di dimettersi dal consiglio di RUMRA accusando i due europarlamentari di aver infranto le regole sulla trasparenza e sull’integrità e di non aver mai informato, né prima né dopo, del viaggio in Azerbaigian a nome e per conto di RUMRA. In merito all’esito del viaggio Nienass ha detto: «Non so se è solo il viaggio che li ha fatti parlare positivamente dell’accordo sul gas con l’Azerbaigian». Il 19 novembre, due mesi dopo il viaggio, e prima ancora che fosse redatta la relazione per la trasparenza alle istituzioni europee, Engin Eroglu ha postato sulla sua pagina Facebook un elogio all’accordo commerciale energetico con l’Azerbaigian, per la diversificazione dal gas russo, e si impegna ad essere parte del processo di pace tra Azerbaigian e Armenia, raccontando di aver incontrato, la settimana prima, l’ambasciatore azero in Germania.

Il viaggio in Azerbaigian

Lo scopo principale del viaggio della delegazione era quello di visitare i cosiddetti villaggi intelligenti. Il concetto di villaggi intelligenti, di cui si occupa l’associazione intergruppo europea RUMRA, basa lo sviluppo dei centri urbani su principi legati all’accessibilità, all’utilizzo tecnologico e all’adattamento alle esigenze del momento (la tanto decantata resilienza). Nonostante le dure critiche, specie di Engin Eroglu, durante una intervista, condotta in inglese su un media azero durante il periodo del viaggio, i due europarlamentari hanno parlato in termini positivi dell’Azerbaigian, spiegando che l’UE dovrebbe sviluppare la cooperazione con il Paese asiatico in vari settori dell’economia, soprattutto in quello energetico.

Il giorno precedente alla visita ai villaggi intelligenti, il 22 settembre, la delegazione di RUMRA ha incontrato il Capo del Comitato per l’Economia, Industria e Imprenditorialità, prima di fare visita al ministero dell’Agricoltura e all’Export and Investment Promotion Agency of the Republic of Azerbaijan (AZPROMO). Quest’ultima è una creazione del ministero dell’Economia, istituita nel 2003, per attrarre investimenti stranieri nel settore non petrolifero e incoraggiare le esportazioni di prodotti non petroliferi.

La visita del 23 settembre, ha riguardato la regione di Zangilan, riconquistata dall’Azerbaigian con la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, nel 2020. Nello specifico, gli europarlamentari si sono recati ad Agali Smart Village e a Shusha City. I villaggi sono descritti dai media azeri come innovativi, concentrati sul business locale e sullo sviluppo tecnologico e digitale. In merito alla questione tecnologico-digitale ricordiamo che l’Azerbaigian ha una legislazione sulla privacy praticamente inconsistente e utilizza in maniera consistente sistemi di sorveglianza quali Pegasus.

Eurasianet, finanziata dagli Stati Uniti, una delle principali piattaforme mediatiche in lingua inglese che copre la regione, ha dimostrato che le terre intorno a Zangilan sono state date quasi esclusivamente a persone con stretti rapporti con gli amici della famiglia presidenziale, Ilham Aliyev. Ciò include ricchi uomini d’affari e persone con legami con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La costruzione dei villaggi intelligenti è finanziata dallo stato azero, ma i contratti di costruzione sono stati dati a persone molto vicine alla famiglia Aliyev. Tra le altre cose, la società NMS LLC coinvolta nello sviluppo è legata a AS Group, fondata da Shahin Movsumov, fratello di Shahmar Movsumov, il quale è assistente di Ilham Aliyev nonché capo dell’Autorità per gli affari economici e lo sviluppo innovativo.

La diplomazia del caviale

Come ampiamente spiegato dall’European Stability Initiative, la “diplomazia del caviale” ha preso piede a partire dal 2001, non molto tempo dopo che l’Azerbaigian è entrato a far parte del Consiglio d’Europa ed ha preso velocità dopo che Ilham Aliyev, che aveva servito nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), è diventato presidente dell’Azerbaigian nel 2003. Questo tipo di diplomazia ha potuto poi espandere la propria portata quando, nel 2005, l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan è stato completato. L’Azerbaigian, tramite una serie di enti e organizzazioni apparentemente indipendenti e che invece sono collegate al governo cerca di fare pressione sui singoli Stati europei come anche all’interno delle istituzioni comunitarie dell’Unione Europea, e spesso in maniera opaca e mai del tutto trasparente.

Negli ultimi anni ci sono stati vari casi che hanno riguardato il rapporto tra politici occidentali e Azerbaigian. In Germania c’è stato il caso che ha riguardato alcuni parlamentari di quella che allora era l’alleanza di centro-destra guidata da Angela Merkel, i quali spesso viaggiavano senza spese in Azerbaigian e con stretti rapporti con uomini d’affari azeri. Così come c’è stata la vicenda in Svezia che ha visto coinvolti l’Institute for Security and Development Policy e il ministero dell’Economia, con finanziamenti milionari dal secondo verso il primo nonostante gli stretti rapporti, per tramite del rettore dell’istituto, Svante Cornell, con l’Azerbaigian. L’Italia ha visto invece il caso di Luca Volontè, europarlamentare appartenente al partito politico italiano UdC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro), che nel gennaio 2021 è stato condannato in primo grado a 4 anni di carcere per corruzione internazionale dalla X Sezione Penale del Tribunale di Milano, per aver ricevuto, tra il 2012 e il 2013, dall’allora rappresentante dell’Azerbaijan all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, mezzo milione di euro per orientare il voto del proprio gruppo parlamentare in maniera contraria al rapporto del socialdemocratico tedesco Straesser che denunciava le condizioni di 85 prigionieri politici detenuti in Azerbaijan. Lo scorso anno è però intervenuta la prescrizione del reato, facendo cadere ogni accusa e così anche l’interdizione dai pubblici uffici che era stata inflitta a Volontè insieme ai 4 anni di carcere. Essendo arrivata la prescrizione dopo una prima pronuncia di condanna, e quindi di accertamento dell’avvenuto reato di corruzione internazionale, rimane la confisca del mezzo milione di euro sottratti a Volontè, ricevuto dalla società azera Baktelekom dietro conti bancari offshore presso la Danske Bank, in Estonia, e la Baltikums Bank, in Lettonia, e pervenuti sino al 19 marzo 2013 alla Fondazione Novae Terrae e alla società L.G.V della moglie di Volonté.

Insomma, l’Azerbaigian ha una ricca tradizione di lobbismo che appare sempre quantomeno opaca se non addirittura del tutto di tipo corruttivo. Le indagini sulla tangentopoli europea sembrano non riuscire, almeno per il momento, ad andare aldilà della cerchia di Panzeri e soci, sebbene molti siano coloro che hanno affermato essere solo una piccola parte della corruzione che circola nelle sedi europee e spesso, a quanto pare, tramite l’utilizzo di ONG, fondazioni e associazioni che fungano da luogo di passaggio dei soldi spesso giustificati come consulenze.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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