Terremoto in Siria e Turchia: le testimonianze

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Passano i giorni e sale sempre più il numero dei morti (giunti ad oltre 33.000 morti) causati dal terremoto avvenuto tra la Siria e la Turchia. Intanto la CEI ha deciso di indire una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima) come  “segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate. Sarà anche un’occasione importante per esprimere nella preghiera unitaria la nostra vicinanza alle persone colpite. Le offerte raccolte dovranno essere integralmente inviate a Caritas Italiana entro il 30 aprile 2023”.

Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con Caritas Turchia, Caritas Siria e la rete Caritas internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”. Due operatori di caritas Italiana sono giunti ad Istanbul per affiancare Caritas Turchia nella gestione dell’emergenza considerata la complessità e la dimensione della crisi.

E’ possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite: Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111; Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474; Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013; UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U020 0805 2060 0001 1063 119.

Mentre da Praga i delegati dei 45 Paesi europei hanno espresso vicinanza alla comunità del vicariato di Iskenderun: “Il nostro pensiero va al vicariato di Anatolia, che vive una difficile situazione di distruzione. Guardiamo ad Aleppo, città che in Siria è stata martire della guerra e che ora vive questo ulteriore martirio”.

I vescovi europei hanno annunciato sostegno materiale per le popolazioni colpite dal sisma attraverso le Caritas: “Soprattutto, il nostro pensiero e la nostra gratitudine vanno a quanti, in questo momento, stanno portando i soccorsi, in condizioni difficilissime, con temperature invernali. Le nostre Caritas sono impegnate a fronteggiare l’emergenza, curare i feriti, consolare quanti hanno perso familiari, trovando un tetto a quanti non ce l’hanno più.

Le Chiese locali stanno portando già ogni tipo di aiuto e accoglienza, e sono un esempio luminoso a cui guardiamo con ammirazione… Le Chiese che sono in Europa si stringono alle popolazioni piagate dal terremoto, rinnovando le preghiere e annunciando fin da ora ogni possibile sostegno per far fronte all’emergenza”.

Ed a Vatican News mons. Martin Kmetec, arcivescovo di Smirne, ha raccontato una città distrutta: “E’ grande la tristezza nel sapere che tante vite sono rimaste sotto le macerie. Tristezza per la mia Chiesa, dove ho lavorato…

Vedere la cattedrale di Iskenderun distrutta è una immagine che non avrei voluto mai pensare potesse accadere. A Smirne abbiamo avuto il terremoto nel 2020 e anche dopo altre scosse che hanno danneggiato quattro chiese, la chiesa di san Policarpo, un gioiello per noi”.

Il vicario apostolico dell’Anatolia, mons. Paolo Bizzeti, ha raccontato le difficoltà che la popolazione sta vivendo: “La situazione purtroppo è in peggioramento. A Iskenderun, ad Antiochia e in altre località manca l’elettricità, mancano l’acqua potabile e l’acqua in generale. C’è un’emergenza dentro l’emergenza ed è dura. Tuttavia le persone si stanno stringendo le une alle altre in una bella gara di solidarietà”.

Mons. Bizzeti ha spiegato che, pur tra mille difficoltà logistiche, si sta tentando di raggiungere ogni area colpita e di pianificare degli interventi che vadano oltre l’emergenza: “Le persone in loco stanno cercando di far arrivare soccorsi, anche se non è facile, perché l’autostrada è mal messa, anche gli aeroporti sono chiusi.

Non è semplice, ma noi stiamo organizzando delle raccolte di denaro per far fronte alle necessità e in modo organizzato, perché, in queste occasioni, si rischia di far arrivare tanto i primi giorni e poi, dopo, si è in una situazione di disagio. E’ prioritario portare avanti queste raccolte fondi, in modo da potere poi, con metodo, spaziare temporalmente gli aiuti”.

E da facebook  p. Antuan Ilghit, mercoledì 8 febbraio, ha raccontato la vita nella ‘terra’ colpita dal terremoto: “Sono di nuovo davanti alla Sottoprefettura e aspetto di collegarmi alla rete. E mentre scarico i messaggi comincia una processione di camion che portano i corpi estratti dalle macerie, alcuni sono nelle bare, altri coperti con lenzuola, altri senza.

Il cielo si riempie di elicotteri, uno di esse sta ancora portando dell’acqua per spegnere l’incendio nel porto, gli altri penso che portino gli aiuti internazionali. Ho incontrato infatti un gruppo di soccorritori si tratti asiatici e poi degli spagnoli.

E’ il terzo giorno e finalmente ci sono, almeno alcuni. Mi avvio verso i quartieri dove ci sono tanti palazzi crollati, in uno c’è una famiglia cristiana. Incontro uno dei nostri parrocchiani, un uomo povero che vive da solo, C.K., mi chiede di benedirlo e mi da 5 pani turchi (pide) da dare agli ‘altri’. Non li voglio prendere, insiste, lo invito all’episcopio. Da Mersin arriva p. Roshan con un camion pieno di viveri e l’acqua, prendiamo il necessario, una parte saremo agli amici armeni e per il resto p. Roshan parte per Antiochia.

Quest’ultima è interamente distrutta; qualcuno mi dice: ‘padre, rispetto ad Antiochia, Iskenderun è un paradiso!’ John, il direttore della Caritas Anatolia è di nuovo con noi e si fa in quattro per distribuire gli aiuti. Nel frattempo quelli che si erano rifugiati da noi partono per altre città ma poi ne arrivano altri. Celebro la Messa; quanto è difficile dire qualche parola di consolazione a chi ha perso tutto! Leggiamo la creazione e Dio continua a creare! Non siamo soli.

Tante diocesi italiane, amici preti campani, emiliani, spagnoli, ungheresi, americani, amici israeliani chiamano dicendo che ci aiuteranno. La Compagnia di Gesù, il P. Generale, il Provinciale italiano, il Presidente dei Provinciali europei direttamente o indirettamente si fanno vivi. Ritorno alla Cattedrale che non c’è più, ricontrollo il telo con cui avevamo cercato di coprire l’altare di marmo antico, guardando alla Madonna che sta sempre in piedi mi dico: qui celebreremo di nuovo e presto!”

Mentre da Aleppo arriva la testimonianza di fratel Bahjat, delegato per la Siria: “All’inizio del 2023, ad Aleppo si aggiungono nuovi capitoli di dolore e paura alla vita dei suoi abitanti. Infatti, alle ore 04:17 del lunedì 6 febbraio, la nostra città è stata colpita da un forte terremoto di magnitudo 7,9 della scala Richter, che ha fatto precipitare le persone in strada sotto la pioggia, nel freddo e nel buio della notte, aggravato dalla mancanza della corrente elettrica. I genitori con i propri figli, usciti di casa e presi dal panico, qualcuno non ha fatto in tempo a mettersi le scarpe.

Di conseguenza, abbiamo annunciato nella nostra chiesa che avremmo accolto le persone e le avremmo riparate dal freddo e dalla pioggia, e così hanno fatto molte chiese. Dopo di che, sono iniziate le cattive notizie e abbiamo sentito parlare di edifici residenziali che crollavano sulla testa dei loro abitanti. A causa di ciò abbiamo perso un prete greco cattolico morto sotto le macerie. Si parla di una cinquantina di edifici crollati, circa 600 morti, più di 1.500 feriti e innumerevoli dispersi, tutto ovviamente destinato ad aumentare”.

Ed ha raccontato storie di accoglienza: “La nostra chiesa non è stata immune da danni poiché i due campanili hanno perso molto materiale, le macerie hanno riempito la strada ed il cortile. Affrontiamo anche il pericolo che gli edifici davanti alla chiesa crollino a causa delle crepe, e questo fa presagire grandi pericoli che dovremo affrontare in futuro. Le sale parrocchiali sono attualmente piene di centinaia di persone. Abbiamo tre conventi nella città e tutti e tre accolgono gli sfollati secondo le loro capacità.

Nel nostro convento parrocchiale al centro della città, accogliamo circa 500 persone, e nel collegio di Terra Santa, che si trova in periferia circa 2000, avendo spazi all’aperto, mentre la chiesa succursale ospita una cinquantina di persone. Serviamo tre pasti al giorno. Nessuno vuole tornare a casa, perché hanno paura di altre scosse più forti, e vista la situazione di pericolo in molte abitazioni.

Mentre le temperature continuano a scendere anche sotto lo zero, ci assicuriamo anche di mantenere il posto caldo per i bambini. Tutti i pasti che vengono serviti sono preparati dalla nostra mensa di beneficenza nel nostro progetto ‘Cinque pani e due pesci’, ed il problema più grande che dobbiamo affrontare è la difficoltà nell’ottenere forniture per preparare il cibo a causa delle sanzioni imposte alla Siria, e mentre vediamo il flusso di aiuti alla nostra afflitta vicina Turchia, vediamo che alla Siria è pressoché impedito ricevere sostegno o aiuto”.

(Foto: Antuan Ilghit)

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