Cinquantanovesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Urge l’azione chiara da parte della comunità internazionale a prevenire la pulizia etnica contro gli Armeni dell’Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.02.2023 – Vik van Brantegem] – È il 59° giorno del blocco azero della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, che ha intrappolato 120.000 persone. Il regime dittatoriale di Ilham Aliyev dell’Azerbajgian, che il 6 febbraio aveva interrotto per l’ennesima volta la fornitura di gas all’Artsakh e ieri ripristinato parzialmente la fornitura, oggi l’hanno nuovamente interrotto. Come abbiamo già osservato più volte, aprono e chiudono la valvola del gasdotto che passa nel territorio dell’Artsakh da loro occupato, in un gioco dei nervi.

Inoltre, l’Azerbajgian continua a impedire la riparazione dell’unica linea ad alta tensione che fornisce l’Artsakh di elettricità dall’Armenia, privando i residenti anche di una fornitura stabile di elettricità. La carenza di generi alimentari continua a causare code di massa in tutti i negozi dell’Artsakh. In pieno inverno le persone devono attendere per ore per ottenere una piccola quantità di cibo, visto che la quantità di tutti i tipi di prodotti è molto limitata (foto di copertina). Si tratta di una grave violazione del diritto a un tenore di vita adeguato da parte dell’Azerbajgian, che esercita un’ulteriore pressione psicologica sull’intera popolazione che già affronta condizioni di vita terribili. L’Azerbajgian usa criminalmente il terrore dell’energia e del cibo per aggravare la sofferenza fisica e psicologica della popolazione dell’Artsakh.

Oltre alla disoccupazione crescente a causa del #ArtsakhBlockade, il 95% dei lavori di costruzione è stato sospeso. La costruzione di case, in particolare per gli sfollati interni espulsi dalle loro case e dalle loro terre ancestrali dall’Azerbaigian durante la guerra dei 44 giorni del 2020, è stata sospesa fino a nuovo avviso a causa dell’assenza di materiali da costruzione, principalmente importati dall’Armenia. A parte di altri lavori, oggi sarebbero state pronte per essere abitate oltre 300 nuove case per 300 famiglie sfollate, se non ci fosse il #ArtsakhBlockade, operato da sedicenti “eco-attivisti”, che non si sono mai preoccupati per gli eco disastri reali a casa proprio.

Il mondo corre a salvare la Turchia e la Siria, mentre nessuno cerca di aiutare l’Artsakh. Nessuno si è preso la briga di fare qualcosa. Solo parole che non fermano il pericolo di genocidio. Anche il Papa ha speso un paio di parole, ma non ha spedito il suo Elemosiniere, Cardinale Konrad Krajewski a guidare un camion con medicine attraverso il Corridoio di Lachin (non pretendiamo che manda un gruppo di Guardie Svizzeri con le alabarde). La gente si è pure dimenticata dell’Ucraina. Ricambiare l’aiuto che l’Armenia sta inviando, facendo sì che l’Azerbajgian metta fine al blocco in Artsakh, sarebbe la cosa giusta da fare da parte da fare da parte della Turchia.

Baku.ws – Il popolo dell’Azerbajgian si è mobilitato per le vittime del terremoto in Turchia

Mentre l’Armenia invia aiuti alla Turchia e alla Siria, e gli Azeri raccolgono vestiti caldi per la Turchia (da notare: scrivono “in Turchia”, e non Siria), il regime dell’Azerbajgian continua a congelare e far morire di fame 30.000 bambini armeni nel #ArtsakhBlockade.

Il genocidio per fame è genocidio – Convenzione delle Nazioni Unite sulla Prevenzione e Repressione del Crimine di Genocidio: Articolo II(c)

I media azeri stanno diffondendo informazioni secondo cui “la Repubblica di Armenia e l’Iran si stanno preparando a lanciare un attacco verso Lachin e Kubatlu”. Questa “è una menzogna assoluta e non corrisponde alla realtà”, ha detto il Portavoce del Ministero della Difesa e Consigliere del Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale della Repubblica di Armenia.

Nonostante tutti gli sforzi dell’Armenia, la situazione nella regione rimane fragile e tesa e vi è una significativa probabilità di una nuova escalation, ha affermato il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, durante la conferenza stampa congiunta con il Ministro degli Esteri croato, Gordan Grlić-Radman. “Le sfide alla sicurezza derivanti dall’aggressione e dall’occupazione dell’Azerbajgian del territorio sovrano dell’Armenia nel maggio e nel novembre del 2021 e nel settembre del 2022, dopo la guerra del 2020 che ha scatenato contro il Nagorno Karabakh, non stanno solo interrompendo gli sforzi del governo armeno volti a stabilire la pace, la stabilità e la sicurezza nel Caucaso meridionale, ma minacciano anche la democrazia armena”, ha affermato Mirzoyan. Ha ricordato che in grave violazione dei termini della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e del diritto umanitario internazionale, l’Azerbajgian sta mantenendo il blocco del Corridoio di Lachin già da due mesi, assediando 120.000 persone del Nagorno Karabakh. “La crescente crisi umanitaria quotidiana può diventare un vero disastro umanitario. È necessario sottolineare che gli appelli di numerosi Paesi grandi e piccoli, organizzazioni internazionali, ONG di fama non hanno ancora avuto un impatto sul comportamento dell’Azerbajgian. In questo caso voglio sottolineare la necessità di azioni chiare e l’avvio dei rispettivi meccanismi da parte della comunità internazionale volti a porre fine al blocco illegale del Nagorno-Karabakh, e prevenire la pulizia etnica contro gli Armeni dell’Artsakh e l’aggressione dell’Azerbajgian in futuro”, ha detto Mirzoyan.

A tale proposito, Mirzoyan ha attribuito importanza allo spiegamento di una missione conoscitiva internazionale nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno-Karabakh. “Vorrei sottolineare l’importante ruolo che la missione di monitoraggio dell’Unione Europea ha per garantire la stabilità attorno ai confini della Repubblica di Armenia. L’uso periodico della forza o le minacce esplicite all’uso della forza, le violazioni di massa dei diritti umani non possono creare un terreno stabile per la pace e la sicurezza nella regione. L’Armenia ha annunciato numerose volte la sua disponibilità a un dialogo costruttivo in un ambiente privo di incitamento all’odio, precondizioni e retorica bellicosa per una pace e uno sviluppo sostenibili nel Caucaso meridionale. Non c’è alternativa a una soluzione pacifica dei problemi e delle controversie esistenti, questa è la nostra convinzione”, ha affermato Mirzoyan.

Il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, ha affermato che l’Armenia ha il maggior interesse nella riapertura dei collegamenti nella regione e più che nessuno degli altri Paesi; né l’Azerbajgian né la Turchia hanno bisogno di quelle strade più dell’Armenia. Pashinyan ha fatto le osservazioni in Parlamento durante il tempo delle interrogazioni quando gli è stato chiesto dell’Unione Economica Eurasiatica e l’apertura dei collegamenti regionali. Pashinyan ha affermato che l’Armenia ha un unico collegamento terrestre con l’UEE, l’Upper Lars, con problemi oggettivamente insormontabili legati a valanghe, condizioni meteorologiche e inondazioni. “Certamente, ora i nostri colleghi georgiani hanno avviato la costruzione di un tunnel che risolverà in gran parte il problema. Ma d’altra parte, ovviamente comprendiamo che l’apertura dei collegamenti nella regione, in particolare la ferrovia Armenia-Azerbajgian e l’apertura delle strade, aumenteranno in modo significativo il nostro fatturato commerciale con l’UEE e non solo con l’UEE”, ha affermato Pashinyan.

Pashinyan ha detto che l’Armenia è interessata e pronta ad attuare i termini della dichiarazione del 9 novembre 2020 in questo senso. “Noi siamo quelli che vogliono che quelle strade si aprano di più, e sono gli altri che resistono. Siamo i più interessati, perché siamo noi che siamo stati bloccati per trent’anni, nessun altro ha bisogno di queste strade più di noi, né l’Azerbaigian né la Turchia. Hanno alternative a tutte le strade. E poiché tutti capiscono che abbiamo più bisogno di quelle strade, cercano di aumentare il prezzo dell’apertura delle strade per noi. Stiamo dicendo “no” ad un corrodoio, implementiamo accuratamente quanto scritto nella Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. E non attribuire alla Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 ciò che non è stato scritto in essa”, ha detto Pashinyan.

Pashinyan ha affermato che lo stesso Presidente azero ha recentemente osservato che la clausola 9 della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 non menziona alcun corridoio. “Questo dice tutto. Non si fa menzione di un corridoio, non si fa menzione di limitare la sovranità dell’Armenia, non si fa menzione di limitare l’applicazione della legislazione armena. Siamo pronti ad implementare la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, lanciare tutte le azioni letteralmente domani”, ha aggiunto Pashinyan.

Un “turista” straniero nelle zone dell’Artsakh occupate dall’Azerbajgian gioca alla guerra.

Mentre 120.000 Armeni sono intrappolati, tormentati e terrorizzati nel #ArtsakhBlockade dalla dittatura dell’Azerbaigian per 59 giorni e proseguendo, il tour di propaganda del governo azero per 30 “turisti” stranieri continua: sono in uniformi militari azere, sparano e cavalcano sui carri armati. Irreale. Qual è il futuro del “turismo” di guerra dell’Azerbajgian? Sessioni sulla decapitazione degli Armeni con l’eroe azero Ramil Safarov come relatore ospite?

Si sta svolgendo a Baku il corso di addestramento della NATO – Il gruppo di addestramento mobile del Comando Interforze Alleato di Brunssum ha tenuto il corso di formazione sulla “Valutazione delle operazioni a tutti i livelli di guerra” nell’ambito del programma di cooperazione del partenariato individuale 2023 del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian con la NATO, riferisce Trend citando il Ministero.

La NATO probabilmente insegnerà alle forze armate dell’Azerbajgian una o due cose sui come migliorare la tecnica dell’assedio come un “livello di guerra” contro la popolazione dell’Artsakh.

I militari del contingente di mantenimento della pace russo, insieme all’organizzazione internazionale di beneficenza armena Ayer Miatsek, hanno consegnato 25 tonnellate di aiuti umanitari al Nagorno-Karabakh e le hanno consegnate al caseificio di Stepanakert.

Un agricoltore a Togh in Artsakh (Foto di Varak Ghazarian).

«Dobbiamo convertire tutto il dolore, la sofferenza e l’ansia nell’energia che ci consentirà di fare qualcosa di significativo per l’Armenia e l’Artsakh. Non permetteremo più alle emozioni di dettare le nostre azioni, perché abbiamo sofferto troppo a lungo per mano delle nostre emozioni negative. Ci hanno paralizzato e reso immobili per troppo tempo. Dobbiamo trasformare quel dolore e quella rabbia in energia e sforzo. Dobbiamo diventare vigili e instancabili nelle nostre azioni per perseverare oltre ogni ostacolo al fine di garantire la protezione e il progresso dell’Armenia e dell’Artsakh. Dobbiamo lavorare ore extra e fino a tarda notte. Dobbiamo unire i nostri sforzi per amplificare i nostri risultati. Dobbiamo utilizzare ogni risorsa a nostra disposizione. Pertanto abbiamo bisogno di strutturarci in modo formale ed efficiente. Se l’organizzazione non è disposta a partire dall’alto, dobbiamo iniziare a costruirla da zero, passo dopo passo. Dobbiamo impegnarci in discussioni urgenti che abbracciano luoghi diversi, professioni diverse e classi diverse al fine di creare il quadro migliore per andare avanti nel miglior modo possibile» (Varak Ghazarian – Medium.com, 8 febbraio 2023Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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