Lo IOR on line in attesa di novità

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“Prima fatemi fare qualche risultato, poi fatemi parlare”, afferma il presidente del Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto delle Opere di Religione Ernst von Freyberg. È il 31 luglio, e lo IOR sta per mettere in rete il suo sito internet. È una delle mosse della nuova presidenza, preoccupata di mostrare che lo IOR non è quel mondo di opacità e scarsa trasparenza finanziaria che è stato sempre raccontato sui giornali. Così una delle priorità è diventata la comunicazione. Ma la priorità principale è diventata quella di analizzare tutta la situazione dei conti correnti, ed eventualmente riportare sulle operazioni sospette.

Per censire uno per uno i 9 mila conti dello IOR, Ernst von Freyberg ha chiamato gli esperti americani del Promontory Financial Group. Per loro, che già hanno fatto da consulenti alla Banca d’America (non senza qualche critica tra i media statunitensi) è il lavoro della vita. Elizabeth McCaul, cattolica, uno dei “top officials” della compagnia, si è trasferita alla Domus Sanctae Marthae e guida il lavoro dei 20 esperti che sono stati assegnati ad analizzare varie parti dell’Istituto. Undici di questi consulenti analizzano uno per uno i conti correnti, ne fanno un rapporto, segnalano le note critiche.

Lavorano nella stanza del presidente von Freyberg, che fu la stanza di monsignor Marcinkus e dei presidenti che si sono succeduti, mentre von Freyberg si è spostato in un piccolo ufficio in fondo al corridoio. Il ritmo di lavoro previsto dice che gli esperti riescono ad analizzare 1000 conti il mese. Ci vorrebbero nove mesi per terminare il lavoro. Allo IOR sono fiduciosi che tutto finisca entro settembre/ottobre.

È un lavoro che serve anche a dire agli esperti di MONEYVAL – il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza dei paesi membri agli standard internazionali in tema di trasparenza finanziaria – che lo IOR sta facendo passi avanti per quanto riguarda temi come la customer due diligence  (l’adeguata verifica della clientela) e il know your customer policy (la politica: conosci il tuo cliente).

Quando però si fa notare che già sotto la presidenza di Angelo Caloia era stata avviata una politica di know your customer, gli esperti della comunicazione dello IOR alzano le braccia. Ci sono delle cose da migliorare, e quello è vero.

Ma è anche vero che il rapporto di MONEYVAL (che riguarda l’intera struttura finanziaria del Vaticano e non solo lo IOR) aveva eliminato l’idea dello IOR come un posto di opacità e di operazioni illecite, nonché l’idea di una Vaticano che non coopera a livello internazionale, chiuso ai controlli e pieno di misteri finanziari.

Per quanto riguardava lo IOR,  il rapporto era chiaro: l’Istituto non solo è stato giudicato largamente conforme, ma – si legge al paragrafo 39 dell’executive summary, il riassunto dell’intero rapporto – “gli ufficiali dello IOR hanno dimostrato un chiaro impegno e grande consapevolezza per quanto riguarda l’accurata implementazione degli obblighi sotto la legge antiriciclaggio. I valutatori sono stati compiaciuti di notare che le procedure interne stabilite dallo IOR sono andate, in qualche caso, oltre le richieste della legge prima degli emendamenti e delle modifiche introdotte a gennaio 2012. Le loro procedure contenevano parzialmente delle richieste che mancavano o non erano chiare nella precedente legge”.

Non solo: i valutatori avevano considerato largamente conformi agli standard internazionali sia le norme vaticane in materia di segreto sia quelle sulla cooperazione internazionale.

Gli esperti di comunicazione dello IOR ci tengono a sostenere che, sì, in passato lo IOR è stato usato come canale privilegiato magari dalla Democrazia Cristiana o per inviare soldi a Solidarnosc, ma che quella attività va inquadrata nel contesto specifico della Guerra Fredda e dell’aiuto alla missione della Chiesa; che non ci sono conti laici, ma solo conti di dipendenti; che lo IOR non è una banca, ma una sorta di fondazione, anche se un tipo speciale di fondazione.

In attesa del bilancio, intanto il sito dello IOR mette in luce alcuni numeri che fa sempre bene ripassare: lo IOR gestisce gli asset di 5200 istituzioni cattoliche, che rappresentano l’85 per cento dei conti, per un totale di 6 miliardi di euro; sono aperti presso lo IOR 13700 conti individuali, di membri del clero, impiegati o ex impiegati del Vaticano con conti per lo stipendio o la pensione e di diplomatici accreditati presso la Santa Sede, per un totale di circa 1,1 miliardi di euro.

Sul sito internet è pubblicato un bilancio dello IOR. Ma è anche prevista per ottobre 2013 la pubblicazione del rapporto annuale dell’Istituto. E intanto von Freyberg lavora. Lui, come altri dipendenti dello IOR, si è sentito sollevato dalle parole di apprezzamento di Papa Francesco per il lavoro fatto dall’Istituto. Ma ora il suo compito è dare al Papa possibili soluzioni per lo IOR, che Bergoglio vuole sia “onesto e trasparente”. Per l’incontro del gruppo degli otto “saggi” cardinali, previsto dall’1 al 3 ottobre, Ernst von Freyberg vuole mettere sul tavolo del Papa un rapporto completo dell’Istituto, e delle possibili vie di uscita per una riforma. Le ipotesi sul tavolo sono molte: si parla di trasformare lo IOR in una banca etica, o addirittura di chiuderlo. Ma la verità è che qualunque cosa si decida sull’Istituto, ad essere veramente importante è la riforma globale del sistema finanziario vaticano. Dovrebbe essere completo per settembre, e approvato entro la fine dell’anno. E la riforma sarà poi relazionata alla plenaria di MONEYVAL il prossimo dicembre, nell’ambito del tradizionale progress report (rapporto sui progressi).

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