La Giornata della Vita consacrata apre alla missione

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Oggi, festa della Presentazione del Signore, la Chiesa, da 27 anni, celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata; e quest’anno il card. João Braz de Aviz, prefetto del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, presiede nel pomeriggio la celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Maria Maggiore, preceduta dalla preghiera del Rosario, che inizia alle ore 17.15.

Nella lettera, intitolata ‘Sorelle e fratelli per la missione’, del prefetto dicasteriale si ribadisce che la Giornata “sarà un’occasione di ringraziamento al Signore per il dono della vita consacrata e di preghiera per il Santo Padre Francesco che, proprio in quei giorni, si troverà nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan dove tanti consacrati e consacrate svolgono la loro missione in contesti di povertà e marginalità sociale”.

Questa giornata è una chiamata ad affrontare alcune ‘sfide’: “Dio continua a chiamarci a consacrare la nostra vita nelle diverse espressioni che si completano e si arricchiscono a vicenda, e che sono soprattutto un dono per la Chiesa. Gli istituti di vita consacrata, l’Ordo Virginum, gli eremiti e le società di vita apostolica esprimono tutta la vita consacrata che traduce il Vangelo in una particolare forma di vita, che sa leggere con occhi della fede i segni dei tempi e che cerca di rispondere con fedeltà dinamica alle necessità della Chiesa e del mondo”.

Nel documento si sottolinea che il cammino sinodale, incentrato sul tema ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’, interpella ogni comunità vocazionale, come aveva sottolineato papa Francesco iniziando nel 2021 il percorso sinodale: “La missione ci conduce alla pienezza della nostra vocazione cristiana, e ci offre l’opportunità di tornare allo stile di Dio che è ‘vicinanza, compassione e tenerezza’, che si esprime nelle parole, nella presenza, nei legami di amicizia”.

Per questo la missione è l’origine della vita cristiana: “Per vivere la missione alla maniera di Dio come vita consacrata abbiamo bisogno del soffio dello Spirito, che ossigeni la nostra consacrazione, che allarghi la nostra tenda, che non permetta che il desiderio di uscire e di raggiungere gli altri per annunciare il Vangelo si affievolisca o si ecclissi, che riaccenda in noi il fuoco missionario. E’ lui il vero protagonista della missione ed allo stesso tempo colui che mantiene la freschezza della nostra fede, perché non appassisca”.

Riflettendo sulla parola ‘partecipazione’, il card. João Braz de Aviz e mons. José Rodríguez Carballo invitano consacrati e consacrate a chiedersi ‘chi sono le sorelle, i fratelli che ascoltiamo’: “Una domanda che siamo chiamati a farci tutte e tutti, perché non possiamo dirci comunità vocazionale e ancor meno comunità di vita, se manca la partecipazione di qualcuna o di qualcuno”.

L’invito è quello di entrare nel ‘viaggio’ della Chiesa sinodale “con la ricchezza dei carismi e delle nostre vite, senza nascondere fatiche e ferite. La partecipazione assume così lo stile di una corresponsabilità da riferirsi prima ancora che alla organizzazione e funzionamento della Chiesa, alla sua stessa natura, la comunione, e al suo senso ultimo: il sogno missionario di arrivare a tutti, di avere cura di tutti, di sentirsi tutti fratelli e sorelle, insieme nella vita e nella storia, che è storia di salvezza”.

Infine nella lettera invitano a commemorare chi è morto per aver assunto ‘gli stessi sentimenti di Cristo’: “In questo giorno celebriamo il loro sangue versato in unione con Cristo, che è più eloquente di qualsiasi discorso sulla missione.

Accanto a loro c’è anche il sangue versato dalle vittime della guerra, della violenza, della fame e dell’ingiustizia. Noi che viviamo la salvezza di Dio giorno per giorno, viviamo la missione come un dono gratuito agli altri di tutto ciò che siamo ed abbiamo”.

(Foto: Diocesi di Padova)

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