Papa Francesco sollecita i congolesi a ‘rialzarsi’

Condividi su...

Papa Francesco è stato accolto da uno stuolo del popolo lungo il tragitto che lo ha condotto dall’aeroporto di Kinshasa al giardino del ‘Palais de la Nation’, dove ha salutato le autorità civili ed il corpo diplomatico della Repubblica Democratica del Congo, pronunciando un discorso, che tocca tutti i punti sensibili del Paese, mostrando il ruolo della Chiesa, che è voce della coscienza nazionale, con uno sguardo particolare alle varie forme di violenza:

“Nel vostro Paese, che è come un continente nel grande Continente africano, sembra che la terra intera respiri. Ma se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato.

Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro. Signor Presidente, Lei ha menzionato questo genocidio dimenticato che sta soffrendo la Repubblica del Congo” .

La visita papale è un incoraggiamento a ‘rialzarsi’: “Care donne e uomini congolesi, il vostro Paese è davvero un diamante del creato; ma voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo fecondo!

Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità.

Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti”.

E’ un invito a compiere la propria parte per riappacificare il Paese: “Cari amici, i diamanti, comunemente rari, qui abbondano. Se ciò vale per le ricchezze materiali nascoste sotto terra, vale a maggior ragione per quelle spirituali racchiuse nei cuori.

Ed è proprio a partire dai cuori che la pace e lo sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i talenti ricevuti.

Dall’inizio del mio viaggio desidero dunque rivolgere un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte! La violenza e l’odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro”.

Ed ha parlato di diamanti ‘insanguinati’: “E’ un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione: giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa!”

Il papa è chiaro nella richiesta contro lo sfruttamento: “Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”

E’ un appello alla pace: “Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade.

I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti. Grazie a Dio non manca chi contribuisce al bene della popolazione locale e a un reale sviluppo attraverso progetti efficaci: non interventi di mero assistenzialismo, ma piani volti a una crescita integrale”.

E’ sempre il diamante il centro del discorso del papa: “Pure questo Paese, impreziosito dal suo tipico pluralismo, ha un carattere poliedrico. E’ una ricchezza che va custodita, evitando di scivolare nel tribalismo e nella contrapposizione. Parteggiare ostinatamente per la propria etnia o per interessi particolari, alimentando spirali di odio e di violenza, torna a svantaggio di tutti, in quanto blocca la necessaria ‘chimica dell’insieme’.

A proposito di chimica, è interessante che a costituire i diamanti siano semplici atomi di carbonio i quali però, se legati diversamente tra loro, formano la grafite: in pratica, la differenza tra la luminosità di un diamante e l’oscurità della grafite è data dal modo in cui i singoli atomi sono disposti all’interno del reticolo cristallino.

Fuor di metafora, il problema non è la natura degli uomini o dei gruppi etnici e sociali, ma il modo in cui si decide di stare insieme: la volontà o meno di venirsi incontro, di riconciliarsi e di ricominciare segna la differenza tra l’oscurità del conflitto e un avvenire luminoso di pace e prosperità”.

Il diamante rifrange la luce: “Molti di voi brillano per il ruolo che ricoprono. Chi detiene responsabilità civili e di governo è dunque chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico ricevuto come un mezzo per servire la società.

Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e l’avidità del denaro, che l’apostolo Paolo definisce ‘radice di tutti i mali’.

E nello stesso tempo favorire elezioni libere, trasparenti, credibili; estendere ancora di più la partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e a diversi gruppi, ai gruppi marginalizzati; ricercare il bene comune e la sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo; rafforzare la presenza dello Stato in ogni parte del territorio; prendersi cura delle tante persone sfollate e rifugiate.

Non ci si lasci manipolare né tantomeno comprare da chi vuole mantenere il Paese nella violenza, per sfruttarlo e fare affari vergognosi: ciò porta solo discredito e vergogna, insieme a morte e miseria.

Fa bene invece accostarsi alla gente, per rendersi conto di come vive. Le persone si fidano quando sentono che chi le governa è realmente vicino, non per calcolo né per esibizione, ma per servizio”.

Ed ha concluso il discorso sottolineando la durezza del diamante: “Il diamante, infine, è il minerale di origine naturale con la durezza più elevata; è molto alta la sua resistenza agli agenti chimici. Il continuo ripetersi di attacchi violenti e le tante situazioni di disagio potrebbero indebolire la resistenza dei Congolesi, minarne la forza d’animo, portarli a scoraggiarsi e a chiudersi nella rassegnazione”.

E’ un invito a riprendersi una storia che sia inclusiva: “Ma in nome di Cristo, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni possibilità che dà sempre la forza di ricominciare, in nome della dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa terra, che sono i suoi cittadini, vorrei invitare tutti a una ripartenza sociale coraggiosa e inclusiva.

Lo chiede la storia luminosa ma ferita del Paese, lo supplicano soprattutto i giovani e i bambini. Io sono con voi e accompagno con la preghiera e con la vicinanza ogni sforzo per un avvenire pacifico, armonioso e prospero di questo grande Paese. Dio benedica l’intera nazione congolese!”

(Foto: Vatican News)

Free Webcam Girls
151.11.48.50