Sinodo dei Vescovi: al via le assemblee sinodali continentali

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Alla vigilia della celebrazione delle Assemblee Continentali, attraverso una lettera indirizzata a tutti i vescovi eparchiali delle Chiese Orientali Cattoliche e ai vescovi diocesani in tutto il mondo, il Segretario Generale del Sinodo, card. Mario Grech, e il Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, card. Jean-Claude Hollerich affrontano il tema del ruolo del vescovo nel processo sinodale in corso.

 Ricordando il carattere processuale del Sinodo sulla Sinodalità convocato da papa Francesco, i due cardinali intendono richiamare la responsabilità dei pastori ‘principio e fondamento di unità del Popolo santo di Dio’ nei confronti del processo sinodale: “…non si dà esercizio della sinodalità ecclesiale senza esercizio della collegialità episcopale”, a testimonianza di come queste due ‘dimensioni’ della vita della Chiesa non sono in contrapposizione, ma l’una non può sussistere senza l’altra.

I cardinali richiamano la costituzione apostolica ‘Episcopalis communio’, che ricorda la responsabilità dei vescovi nella cura delle Chiese locali: “Rendere possibile l’esercizio di quest’ultima è, sin dalla sua origine, la ragion d’essere del Sinodo dei Vescovi. Con grande lungimiranza, nel suo stesso documento istitutivo, l’Apostolica sollicitudo, san Paolo VI afferma che il Sinodo, ‘come ogni istituzione umana, col passare del tempo potrà essere maggiormente  perfezionato’.

E’ quanto stiamo sperimentando ora: l’Episcopalis communio, lungi dall’indebolire una istituzione episcopale, nel momento in cui evidenzia il carattere processuale del Sinodo, rende ancora più cruciale il ruolo dei Pastori e la loro partecipazione alle diverse fasi. Grazie quindi per quanto ciascuno di voi ha fatto finora a servizio del Sinodo 2021-2024, rendendo possibile la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari e il discernimento nei Sinodi/Consigli delle Chiese sui iuris e nelle Conferenze Episcopali”.

I cardinali ricordano la ‘rotta comune’, a cui tutti sono chiamati a percorrere: “Chi pretende di imporre al Sinodo un qualche tema dimentica la logica che regola il processo sinodale: siamo chiamati a tracciare una “rotta comune” a partire dal contributo di tutti. E’ perfino superfluo rammentare che la costituzione apostolica ‘Episcopalis communio’ ha trasformato il Sinodo da evento a processo, articolato in tappe.

Questo significa che è dalla sua apertura solenne, il 10 ottobre 2021 in san Pietro, che il sinodo sta affrontando e sviluppando il tema assegnato, prima nella tappa di consultazione del Popolo di Dio, poi nel discernimento dei Pastori nei Sinodi/Consigli delle Chiese sui iuris e nelle Conferenze Episcopali, ora nelle Assemblee continentali.

Proprio in forza del legame tra le diverse fasi non si possono introdurre surrettiziamente altri temi, strumentalizzando l’Assemblea e disconoscendo la consultazione del Popolo di Dio”.

Inoltre la sottolineatura interessante è il ‘Documento di lavoro per la Tappa Continentale’ (DTC), in cui sono state ascoltate le Chiese locali: “La scelta di restituire alle Chiese particolari il DTC, chiedendo a ciascuna di mettersi in ascolto della voce delle altre, che risuona attraverso quel documento, rileggendo così le tappe del processo sinodale a un livello di maggiore consapevolezza, mostra come davvero la sola regola che ci siamo dati è di restare in ascolto dello Spirito”.

Importante anche il fatto che i “temi che il DTC propone non costituiscono l’agenda della prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi, ma restituiscono con fedeltà quanto emerge dalle sintesi inviate dai Sinodi/Consigli delle Chiese sui iuris e dalle Conferenze Episcopali, lasciando intravedere il volto di una Chiesa che sta imparando a porsi in ascolto dello Spirito attraverso l’ascolto gli uni degli altri”.

Inoltre il processo sinodale mostra una possibilità essenziale: “In forza della sua partecipazione alla funzione profetica di Cristo, il Popolo santo di Dio è il soggetto del processo sinodale attraverso la consultazione che ogni Vescovo realizza nella sua Chiesa: in questo modo, infatti, si può realmente ascoltare ‘la totalità dei fedeli [che], avendo l’unzione che viene dal Santo, non può sbagliarsi nel credere’”.

Secondo tale asserzione “il Collegio episcopale partecipa al processo sinodale sia quando ogni Vescovo avvia, guida e conclude la consultazione del Popolo di Dio a lui affidato, sia nelle tappe successive, quando i Vescovi esercitano insieme il loro carisma di discernimento, nei Sinodi/Consigli delle Chiese ‘sui iuris’ e nelle Conferenze Episcopali, nelle Assemblee continentali e, in forma peculiare, nell’Assemblea del Sinodo”.

La tappa continentale offre la possibilità di comprendere la visione di Chiesa: “Peraltro, la partecipazione al processo sinodale ci permetterà di rinforzare quella unione collegiale che ‘appare anche nelle mutue relazioni dei singoli Vescovi con Chiese particolari e con la Chiesa universale’.

Se è vero che tutti i vescovi ‘reggendo bene la propria Chiesa come una porzione della Chiesa universale, contribuiscono essi stessi efficacemente al bene di tutto il corpo mistico, che è pure il corpo delle Chiese’, è anche vero che siamo chiamati, tutti insieme cum et sub Petro, a rappresentare ‘la Chiesa universale in un vincolo di pace, di amore e di unità’, come recita la costituzione conciliare ‘Lumen Gentium’.

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