Papa Francesco: mai stare fermi!

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Prima del viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan papa Francesco ha incontrato i partecipanti al Capitolo Generale del Sovrano Militare Ordine di Malta, concluso in questi giorni e pallavolisti e pallavoliste della nazionale italiana, mettendo in evidenza alcune parole fondamentali. Soprattutto ai membri dell’Ordine di Malta ha sottolineato l’impegno dell’Ordine:

“Da qui riprendete con rinnovato slancio il vostro impegno di ‘tuitio fidei’ ed ‘obsequium pauperum’, dando gratuitamente quello che avete gratuitamente ricevuto e testimoniando che seguire Cristo nel servizio ai poveri e ai malati è un cammino che riempie l’anima.

Infatti vi permette di incontrare il Signore in ogni volto di fratello nel bisogno, in ogni mano che stringete nell’accoglienza, in ogni circostanza in cui rivivete l’ideale che il beato Gerardo, vostro fondatore, realizzò donando la sua vita nel servizio dei Poveri di Nostro Signore”.

E si è congratulato per il modo in cui è stato condotto il Capitolo: “Sono anche contento di sapere che vi è stata una buona discussione sui temi affrontati. La dialettica certo non sarà mancata, ma, come vi ho scritto nel messaggio che vi ho indirizzato all’inizio del Capitolo Generale, la strada da seguire è quella che ci viene direttamente da Cristo: ‘ut unum sint’, affinché il mondo creda.

Sempre più uniti per rendere testimonianza della vostra fede e dell’appartenenza all’Ordine; sempre più coerenti con la croce ottagona che con fierezza indossate. Sono sicuro che nell’elezione del Gran Maestro troverete una guida sicura, garante dell’unità di tutto l’Ordine, nella fedeltà al Successore di Pietro e alla Chiesa”.

Si è anche congratulato per la riapertura del noviziato: “Apprezzo la decisione di riaprire un noviziato e spero che presto se ne potranno aggiungere altri.

Prego il Signore, e invito tutti voi a farlo con me, di mandare abbondanti vocazioni al vostro Ordine, non solo per la professione religiosa, ma anche al secondo ceto, primo collaboratore dei professi, e al terzo ceto.

Per mantenere in vita tante opere meritorie, è necessario pregare che il Signore mandi ‘buoni operai’, suscitando vocazioni in ogni ceto, in modo particolare alla professione religiosa, che vive ed esprime in pienezza la vocazione giovannita”.

Poi si è soffermato sulle tre parole che caratterizzano l’Ordine di Malta, di cui la prima è ‘sovrano’: “Sovrano. Si tratta di una sovranità del tutto singolare, assunta nel corso dei secoli e confermata per volere dei Papi. Essa vi permette di operare generosi e impegnativi gesti di solidarietà, rendendovi prossimi ai più bisognosi, sotto la tutela giuridica diplomatica internazionale.

Militare. Per la difesa dei pellegrini e dei luoghi santi, oltre che della cristianità, il vostro Ordine ha scritto pagine gloriose. Oggi, quelle gesta lasciano il posto al dialogo interreligioso. Inoltre, la fede in Cristo e la sequela di Lui vi impegnano nella testimonianza del Vangelo e nella lotta contro tutto ciò che ad esso si oppone”.

Ed infine la parola ‘ospedaliero’: “L’Ordine trae origine dal servizio che il Beato Gerardo offriva ai pellegrini a Gerusalemme, nell’Ospedale intitolato a san Giovanni Battista, divenuto poi il vostro Patrono. In quel luogo Gerardo, con i primi frati, accoglieva i pellegrini e i bisognosi, prestando loro anche le cure mediche di cui avevano bisogno, e questo lo si ritrova oggi nella pluralità delle vostre opere. Curando i Signori malati, voi sapete riconoscere in ognuno di loro il volto sofferente di Cristo, qualunque sia la provenienza, la nazionalità, il credo religioso”.

Soprattutto tale parola deve essere presente nella carità che l’Ordine offre: “E allora, quando vi fate prossimi con compassione e tenerezza (sono le tre modalità del Signore: prossimità, vicinanza, compassione e tenerezza), voi stessi vi identificate con Gesù, buon Pastore, buon samaritano. Non dimentichiamolo: le opere vanno ben organizzate e ben gestite, ma soprattutto devono essere segno della carità di Cristo, che è come la forma di tutte le opere che voi dovete avere”.

Anche agli atleti italiani ha sottolineato le parole che caratterizzano la pallavolo: “Innanzitutto, la battuta, che è il primo colpo che dà il via al gioco. Nella partita, così come nella vita di ogni giorno, occorre prendere l’iniziativa, assumersi la responsabilità, coinvolgersi. Mai restare fermi!”

Inoltre occorre essere sempre pronti alla ricezione: “Alla battuta corrisponde la ricezione. Come bisogna essere pronti a ricevere la palla per indirizzarla in una determinata area, così è importante essere disponibili ad accogliere suggerimenti e ad ascoltare, con umiltà e pazienza.

Non si diventa campioni senza una guida, senza un allenatore disposto ad accompagnare, a motivare, a correggere senza umiliare, a sollevare quando si cade e a condividere la gioia della vittoria. Servono persone che siano punti di riferimento solidi, capaci di insegnare a ‘ricevere’ bene, individuando i talenti dei propri atleti per farli fruttificare al meglio”.

Esaminando l’attacco papa Francesco ha detto che occorre promuovere lo sport: “Lo sport deve promuovere un sano agonismo, senza scadere nella tentazione di vincere calpestando le regole.

Il sacrificio, l’allenamento, il rigore sono elementi imprescindibili dello sport, mentre la pratica del doping, oltre ad essere pericolosa, è un inganno che toglie bellezza e divertimento al gioco, macchiandolo di falsità e facendolo diventare sporco”.

Ed infine l’ultima azione della pallavolo è il ‘muro’: “Saltare in alto significa distaccarsi da terra, dalla materialità e dunque da tutte quelle logiche di business che intaccano lo spirito sportivo.

I soldi e il successo non devono mai far venire meno la componente di gioco, di divertimento. E per questo mi raccomando tanto: non lasciare mai la dimensione amatoriale dello sport. Lo sport o è amatoriale o non è sport. Questo va custodito bene, perché con questo voi custodite anche il vostro cuore”.

(Foto: Santa Sede)

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