Papa Francesco, la sua narrazione e cosa rivela

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.01.2023 – Andrea Gagliarducci] – L’intervista che Papa Francesco ha concesso il 24 gennaio 2023 a The Associated Press [QUI], indica quello che appare essere il suo stato di pensiero. Il Papa sembra rispondere “candidamente” alle domande, accettando anche di entrare in terreno insidioso, lamentando che preferirebbe non ricevere critiche, e mostrando anche disinteresse per alcune questioni. Tuttavia, è proprio il modo in cui parla dei problemi che suggerisce se e come il Papa è interessato, se e come il Papa è stato colpito da qualche critica, e se e come il Papa intende rispondere.

Papa Francesco durante l’intervista con The Associated Press, 24 gennaio 2023 (Foto di Domenico Stinellis/AP Photo).

A volte si percepisce un distacco tra il racconto della realtà di Papa Francesco e la realtà stessa. Anche il suo modo di vedere le cose dà questo distacco. Il rischio è sempre quello di sovra-interpretare Francesco. L’intervista ha però il merito di toccare tanti temi spinosi, costringendo il Papa a uscire allo scoperto.

Innanzitutto, c’è il tema di Benedetto XVI. Papa Francesco dice di aver perso un punto di riferimento, una persona a cui chiedere sempre consigli, una persona a cui si rivolgeva ogni volta che ne aveva bisogno. La storia mostra che il Papa non ha considerato questioni storiche quando ha deciso su argomenti che lo interessavano, come la liturgia tradizionale. La storia mostra anche che Papa Francesco non ha reso omaggio a Benedetto XVI al suo funerale [QUI], forse preoccupato di dare l’impressione che Benedetto fosse stato fino alla morte il Papa in carica – anche se altri dicono che sia stato Benedetto XVI a chiedere di non avere i riflettori durante il suo funerale. Le parole su Benedetto XVI hanno il sapore di un atto di riparazione non richiesto.

Basterà a superare il risentimento di molti, per come è stata gestita la morte di Benedetto XVI? Questo rimane nel dubbio. Ma la questione di Benedetto XVI porta Papa Francesco a parlare di un’altra questione, ovvero della sua possibile rinuncia. E in quel caso, il Papa accenna quasi a una “punizione” nei confronti di Benedetto XVI, che con la sua scelta era rimasto “schiavo” in Vaticano, quando invece Francesco sarebbe il Vescovo emerito di Roma e eventualmente andrebbe a vivere nella Casa del Clero dove risiedeva prima del Conclave.

In un’altra intervista [QUI], il Papa aveva detto che sarebbe andato a vivere in Laterano, ma non è questo il punto. Il punto invece è che il Papa non considera il papato come un’istituzione, e non è disposto a rinunciare a nessuna libertà personale. Invece, lo considera una funzione da cui allontanarsi, per poi eventualmente tornare alla vita precedente.

Trattandosi di una funzione, i simboli istituzionali non contano più. E quindi, Papa Francesco ha fatto sapere che l’idea della corte deve essere tolta, e per questo motivo ha smesso di andare a Castel Gandolfo e ne ha fatto un museo, quindi è un’opera pastorale. A parte il fatto che i musei non sono opere religiose ma piuttosto un modo per guadagnare denaro, il Papa mostra un’idea generale di cosa significhi essere un Papa.

La corte è composta di nient’altro che collaboratori e, in fondo, anche Papa Francesco porta con sé una “corte” quando parte per un viaggio e si rivolge a persone specifiche quando deve prendere decisioni. La differenza è, che la corte che lo segue nei viaggi papali è chiaro, trasparente, strutturato, e ha un compito preciso a cui tutti possono fare riferimento. Al contrario, la corte che aiuta Papa Francesco a prendere le decisioni è informale, senza ruoli specifici, e quindi poco trasparente.

Spesso, una “corte” significa anche chiarezza nel governo. Questo concetto sfugge a Papa Francesco, abituato a decidere da solo. In questo, il Papa sfrutta tutte le prerogative di essere un monarca assoluto mentre si lamenta di essere in una monarchia assoluta. Questo fa pensare.

Papa Francesco durante l’intervista con The Associated Press, 24 gennaio 2023 (Foto di Domenico Stinellis/AP Photo).

Poi, Papa Francesco ha affrontato la questione della Cina, in particolare la questione del Cardinale Joseph Zen Ze-kiun [QUI], che ha accettato di vedere dopo i funerali di Benedetto XVI. La sua descrizione del Cardinal Zen sembra riduttiva per una personalità come quella del Vescovo emerito di Hong Kong.

Il processo a cui fu sottoposto Zen, viene ridotto dal Papa ad una sanzione amministrativa, l’arresto di Zen diventa quasi un punto di partenza per una buona pastorale carceraria, e lo stesso cardinale viene descritto in modo quasi pittoresco come un uomo pio che persino si inginocchia per pregare davanti all’immagine della Madonna di Sheshan che trova nello studio del Papa.

In pratica, Papa Francesco fa di tutto per far capire che ha ricevuto il Cardinal Zen perché ormai è anziano e quasi “pittoresco”, non certo per mostrare solidarietà con il cardinale o per informarsi sulla situazione della Chiesa in Cina da cui beneficiare da un diverso punto di vista.

Va analizzato in profondità anche il modo in cui il Papa affronta il tema degli abusi nella Chiesa. Papa Francesco dice di aver cambiato il suo approccio a partire dal suo viaggio in Cile, quando si è trovato di fronte alle obiezioni della gente e poi ha deciso di cambiare strategia, anche grazie alle osservazioni di alcuni giornalisti (tra cui quelli di The Associated Press).

Queste sono affermazioni che fanno riflettere. Questo significa che il precedente impegno del Papa in materia di abuso, con l’istituzione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori [QUI], debba essere considerato solo un’operazione di marketing? E come si può parlare di strutture di corruzione nella Chiesa senza sentire che, per esempio, queste strutture di peccato sono state alimentate anche attraverso alcune decisioni del Papa nello stesso Cile?

Più che un profondo cambio di rotta, sembra invece una conversione su quello che il Papa ha definito “l’altare dell’ipocrisia”, quando ha spiegato perché aveva accettato le dimissioni dell’Arcivescovo di Parigi, Michel Aupetit, al centro di un contenzioso per un presunto abuso [QUI].

Come devono essere interpretate, allora, le decisioni di Papa Francesco? Quando le sue decisioni rappresentano il suo pensiero e quando sono una reazione all’opinione pubblica?

Interessante è anche la domanda sul gesuita Marko Rupnik [QUI]. Il Papa dice di non essere mai intervenuto nel processo che ha portato alla condanna della Congregazione per la Dottrina della Fede per abusi. Ma Padre Sosa, preposto generale della Compagnia di Gesù, aveva ammesso che c’era una scomunica per aver «assolto il complice».

Tali scomuniche sono latae sententiae, cioè, intervengono immediatamente per aver commesso il delitto e, pertanto, devono solo essere notificate. Pertanto, solo la Sede Apostolica, cioè, il Papa, può revocare queste scomuniche. Il Papa almeno deve essere informato.

Tuttavia, la risposta del Papa non ci permette di capire se Rupnik sarebbe stato scomunicato se Papa Francesco non fosse intervenuto nel processo – probabilmente no. Ma allora perché Padre Sosa, incalzato dalle domande dei giornalisti, aveva ammesso che c’era una scomunica? Chi sta mentendo?

Alla fine di queste interviste, rimangono più domande aperte che risposte. Ogni risposta del Papa porterebbe con sé altre dieci domande. L’impressione è che il Papa soffre in modo significante delle critiche e abbia bisogno di creare un’opinione pubblica favorevole. Lo stesso Papa Francesco dice che preferirebbe che non ci fossero critiche. Infatti, ogni volta che deve rispondere alle critiche, il Papa fa riferimento a decisioni precedenti e le legge, e le considera secondo il suo modo di intendere la realtà, che è un modo per farsi scudo.

Ma, alla fine, è il Papa che decide, il Papa che prende in mano la situazione, e il Papa che a volte cade nelle contraddizioni. Nessuno può dubitare della sua buona fede. Alcune domande, però, sono opportune per capire dove sta andando la Chiesa. Inoltre, in questo momento, senza Benedetto XVI a far pendere la bilancia, le critiche al Papa non sarebbero risparmiate. È il momento della parresia, della franchezza, per chi è fuori dal “cerchio magico” di Papa Francesco. Il suo pontificato sarà letto anche alla luce di queste critiche.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

Foto di copertina: Papa Francesco durante l’intervista con The Associated Press, 24 gennaio 2023 (Foto di Domenico Stinellis/AP Photo).

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