IV Domenica del Tempo Ordinario: Beati i poveri di spirito

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Il brano del vangelo ci conduce spiritualmente al ‘Monte delle beatitudini’, dove Gesù espressamente ne enumera ben nove, delle quali la prima sintetizza in sé tutte le altre. La povertà di cui parla non è quella sociologica, la povertà sociale dove la società è divisa in ricchi e poveri, ma è la povertà in senso biblico dove l’uomo abbandona tutto se stesso (anima e corpo) in Dio, datore di ogni bene.

Ecco perché il discorso delle beatitudini è la ‘magna carta’ della vita cristiana e ci ricorda che l’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, è chiamato a vivere da figlio di Dio. L’uomo infatti è l’unico essere ad immagine di Dio: l’uomo pensa ed ama, è persona umana e responsabile.

Il pensiero e l’amore, che in Dio, essere infinito ed unico, generano la Sapienza eterna (Verbo divino) e lo Spirito santo (amore misericordioso, eterno ed incommensurabile) nell’uomo, essere creato e finito, costituiscono le due facoltà essenziali che ci costituiscono persone umane, responsabili ed attente.

Il peccato purtroppo ha ottenebrato la nostra somiglianza con Dio; Gesù invita attraverso la conversione a recuperare tale somiglianza. Il discorso della montagna, le beatitudini enunciate da Cristo mirano a ridare all’uomo il suo aspetto originale. Gesù ha assunto la natura umana, è diventato uomo in mezzo agli uomini per salvarli; ci invita pertanto a vivere così da figli di Dio.

Egli stesso, pur essendo Dio, umiliò se stesso  divenendo simile all’uomo, eccetto il peccato, ed ospitò tra gli Apostoli,  scelti da lui, anche Giuda, che lo avrebbe tradito, e Pietro, il capo degli apostoli che lo avrebbe rinnegato davanti ad una cameriera. Pur essendo Dio e potendosi far valere, non ha mai ricorso alla violenza o alla vendetta, ha pregato il Padre per i suoi persecutori: ‘Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno’.

Vero uomo in mezzo agli uomini, ha pianto su Gerusalemme e alla tomba di Lazzaro, l’amico morto; non ha esitato a morire in croce in mezzo a due ladri. Vero Dio, assicura il paradiso  al buon ladrone, che si era rivolto a Lui  dicendo ‘ricordati di me quando sarai nel tuo regno’; accoglie le lacrime di Pietro pentito e gli conferisce il mandato: ‘pasci i i miei agnelli, pasci le mie pecorelle’; si dimostra affascinante e misericordioso nelle due parabole del ‘figlio prodigo’ e della ‘pecorella smarrita’.

Il discorso della montagna, il discorso delle beatitudini diventa il programma del cristianesimo; il suo insegnamento è mirabile per quanti, lungo i secoli, si rivolgeranno a Dio invocandolo ‘Padre nostro che sei nei cieli’. Vero Maestro, parla con autorità e può dire: ‘Vi ho dato l’esempio: come ho fatto io, fate voi’.

Le beatitudini mirano a ricordare all’uomo che la nostra vita ha due momenti: uno terreno (sono gli anni che Dio mette a nostra disposizione e nessuno conosce il momento e l’ora della partenza); l’altro celeste, la vita eterna: le beatitudini riguardano infatti i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli, beati i perseguitati per la giustizia perché di essi è il regno dei cieli, ossia la vita eterna accanto a Dio.

Gesù ci ricorda che la nostra vita non si esaurisce sulla terra (questa valle di lacrime) ma mira solo al cielo, alla vita eterna, alla immortalità che Egli ci ha assicurato. Egli è divenuto nostro fratello, assumendo la natura umana; è morto ed è risorto ed assicura i suoi: ‘Vado a prepararvi il posto: dove sono io, sarete voi’.

Questa è la Chiesa voluta da Cristo Gesù: una Chiesa che non cerca appoggi sul potere e non pone la sua fiducia sui beni terreni ma sulla comunione e l’amore che è servizio. Una Chiesa che ricusa l’arroganza e l’arrivismo e pone la sua fiducia nello Spirito santo che ama tutti e tutto, una Chiesa che non sta dalla parte di chi è prepotente ma di chi edifica e promuove la pace: ‘Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio’.

Certamente lungo i secoli la Chiesa per il suo universalismo ha avuto nel suo seno anche uomini dotti, potenti, nobili ma non ha mai escluso il povero o l’ignorante, il potente o il suddito né ha fatto discriminazione tra nobile e plebeo; anzi a cercare la Parola di Dio è stata soprattutto  la gente semplice e i peccatori.

Il metro di Dio non è stato mai il metro dell’uomo, le sue vie non sono mai la nostre vie, Egli rimane sempre il pastore che cerca la pecorella smarrita invitando sempre alla conversione: non siamo figli della terra ma figli destinati al cielo. La vera ed unica scelta nella Chiesa rimane la fede e l’amore.

Per salvarsi necessita solo la fede (abbandono in Dio) e l’amore (verso Dio e i fratelli in nome di Dio). Beati i poveri di spirito, di essi è il Regno dei cieli! La Madonna delle grazie, la Santissima Vergine, Madre di Dio e nostra, ci aiuti nel nostro cammino di vera conversione.   

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