Caso Wilmer. Le voci sul vescovo tedesco a custode del “Sacro Deposito della Fede”

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.01.2023 – Vik van Brantegem] – Già più volte ci siamo occupati della voce romana che vola, sussurrata, smentita, ribadita, circa l’eventuale nomina di Mons. Heiner Wilmer a nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Il caso Wilmer è ritornato in questi giorni, purtroppo, di prepotente attualità, come ha osservato ieri, 25 gennaio 2023, Messa in Latino [QUI]. In queste settimane il sito si è più volte occupato del caso Wilmer, la cui figura ed errori dottrinali rendono ragione della grande paura suscitata dalla prospettiva della sua ascesa al vertice dell’ex Sant’Uffizio, come ribadisce MiL.

Anche Robert Moynihan si è occupato del caso Wilmer, nella sua Lettera N. 28 del 24 gennaio 2023, spiegando ai suoi lettori che il Dicastero per la Dottrina della Fede è il più alto ufficio dottrinale della Chiesa Cattolica Romana. Questo ufficio sovrintende, custodisce, protegge, difende ciò che è ortodosso e mette in guardia, denuncia, critica e condanna ciò che è eretico. In passato questa Congregazione (oggi Dicastero) si chiamava Sant’Uffizio dell’Inquisizione, nome cambiato dal Papa San Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. Il Prefetto di questo dicastero è responsabile della difesa dell’ortodossia, della conservazione della dottrina ortodossa, del combattere l’eresia per proteggere la retta fede. Osserva Moynihan: «Se quest’uomo è un “conservatore”, la dottrina della Chiesa è (probabilmente) “conservata”. Se quest’uomo è un “liberale” o un “progressista, la dottrina della Chiesa (probabilmente) “progredisce”: cambia, avanza, si sviluppa, o (si spera mai) apre la strada (ci mancherebbe!) del “allontanamento o deviazione” dalla sana dottrina».

Cos’è la “sana dottrina”, l’ha definito San Vincenzo di Lerino nel 434, quando vide la luce il suo Commonitorium, che San Roberto Bellarmino definì “un libro tutto d’oro”, un manuale di regole di condotta da seguire per vivere integralmente il messaggio evangelico. Per dotarsi di una regola generale per distinguere la verità cattolica dall’eresia, contiene il famoso canone dell’ortodossia, cioè il metro per giudicare la bontà di una affermazione teologica, che da allora viene citata come norma: In ipsa item catholica ecclesia magnopere curandum est, ut id teneamus quod ubique quod semper quod ab omnibus creditum est; hoc est etenim vere proprieque catholicum (Allo stesso modo, nella stessa Chiesa cattolica, si deve avere tutta la cura possibile, che manteniamo quella fede che è stata creduta ovunque, sempre e da tutti; anzi, questo è veramente e propriamente cattolico). San Vincenzo auspicava tuttavia un progresso: “È necessario che crescano e che vigorosissimamente progrediscano la comprensione, la scienza e la sapienza da parte sia dei singoli che di tutti, sia di un solo uomo che di tutta la Chiesa, via via che passano le età e i secoli”.

Quindi, il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è investito di un incarico importante, sia per il mantenimento di “quella fede che è stata creduta ovunque, sempre e da tutti”, che per far progredire “la comprensione, la scienza e la sapienza”, sempre in conformità con il canone dell’ortodossia. Quindi, si tratta probabilmente del più alto incarico nella Chiesa Cattolica, sotto a quello del Papa stesso. Questo perché il Segretario di Stato della Santa Sede, che teoricamente è più “potente” del Prefetto della Dottrina della Fede, non sovrintende alla dottrina, che è la cosa più importante, senza dubbio, secondo il principio del salus animarum suprema lex, l’affermazione che chiude il Codice di Diritto Canonico e che trova la sua fonte nella Prima Lettera di San Pietro laddove si legge: «Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la meta della vostra fede: la salvezza delle anime» (1Pt 1,3). Mentre la salvezza delle anime è la legge suprema, cioè il sommo bene, il primo balsamo per le anime è il favor veritatis. E al favore della verità è sottomesso lo stesso Vicario di Cristo, quindi, per maggior ragione, il Prefetto per la Dottrina della Fede, che a lui è sottoposto.

Negli ultimi 40 anni, solo quattro uomini hanno ricoperto questo incarico: il Cardinale Joseph Ratzinger da novembre 1981 ad aprile 2005, il Cardinale William Joseph Levada da maggio 2005 a giugno 2012, il Cardinale Gerhard Ludwig Müller da luglio 2012 a giugno 2017 e il Cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, SI da luglio 2017, in carica.

La voce che vola, che Papa Francesco avrebbe intenzione di scegliere per l’incarico di guardiano della dottrina della fede il Vescovo Heiner Wilmer, SCJ, ha suscitato la comprensibile indignazione di MiL (e non solo), che il 22 gennaio 2023 ha pubblicato una lettera aperta (che riportiamo di seguito), secondo cui nominare questo vescovo a questo incarico sarebbe ” un disastro senza precedenti”, una “sciagura per la Chiesa”, perché non proteggerebbe la dottrina cattolica ortodossa.
Il teologo e scrittore cattolico americano George Weigel ha pubblicato il 16 dicembre scorso su Catholic World Report una sua analisi di questo caso (che riportiamo di seguito nella traduzione italiana a cura di MiL): “Si spera che Papa Francesco sia anche consapevole che la nomina di un uomo come Mons. Wilmer a Prefetto della Dottrina della Fede metterebbe in crisi il Sinodo sulla Sinodalità che è diventato il fulcro del suo pontificato”.

Andando indietro nel tempo, a partire del 5 febbraio 2022, quando ci siamo occupato per la prima volta del Vescovo Wilmer, ricordiamo che, qualunque cosa accada, il Signore ci ha dato la promessa della sua Presenza, per guidarci e assisterci, sempre e per sempre. Fino alla fine dei tempi.

5 febbraio 2022 – Vogliono sostituire la scienza alla Rivelazione. I vescovi tedeschi sfidano il Papa, che va da Fazio (Vik van Brantegem): «Ora, dicono i capi del cattolicesimo tedesco, ricco di soldi e di abusi sessuali, tocca a loro cambiare la pietra angolare, gettare via quella vecchia, e prendere la testa di un ribaltamento. Va rifatta la dottrina, non tira più, va adeguata alle scoperte scientifiche. Scrive un vescovo che passa per moderato, Heiner Wilmer, Vescovo dehoniano di Hildesheim, in un intervento pubblicato in italiano dal sito Settimana News [QUI]: occorre “la rifondazione del cattolicesimo e della sua Chiesa”. Rifondazione! Ma chi credi di essere, Bertinotti? Costoro pensano che sia fallito Gesù Cristo come l’Unione Sovietica, e che l’avvenimento di incarnazione, predicazione, morte e resurrezione vada destrutturato, e poi rimesso insieme seguendo il magistero non della Rivelazione e della Tradizione, ma quello della scienza. (…)».

13 dicembre 2022News, regalo di Natale: nuovo Prefetto modernista al Dicastero per la Dottrina della Fede? (Messa in Latino):
«Nostre fonti “in altissimo loco” ci confermerebbero ora (ma sappiamo che il S. Padre è imprevedibile fino all’ultimo) che il prossimo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede sarà Mons. Heiner Wilmer, attuale Vescovo di Hildesheim, in sostituzione dell’attuale Prefetto Card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, in prorogatio dal 1° luglio 2022. Teologo, dehoniano, molto conosciuto per le sue idee ultra progressiste, è arrivato ad affermare, in una delirante intervista sul Kölner Stadt-Anzeiger del 14 dicembre 2018 (QUI da leggere tutta, soprattutto le risposte sul teologo Eugen Drewermann – spretato -, condannato dalla Chiesa: “Eugen Drewermann è un profeta del nostro tempo misconosciuto dalla Chiesa”), che “l’abuso di potere è nel DNA della Chiesa”, tesi assurda ed eretica. Purtroppo, se fosse confermato, questo sarebbe un pessimo regalo di Natale da parte di S. Marta, viste anche la sua approvazione alle posizioni ultra progressiste sostenute nel famigerato “sinodo” che si sta svolgendo in Germania. Più che il Tempo di Natale per la Chiesa sembra che si stia entrando in un inverno inoltrato».

16 dicembre 2022 – Il vescovo Heiner Wilmer, questo momento cattolico e il futuro cattolico (George Weigel – Catholic World Report) (Traduzione italiana dall’inglese a cura di Messa in Latino):
«Si spera che Papa Francesco sia anche consapevole che la nomina di un uomo come Mons. Wilmer a Prefetto della Dottrina della Fede metterebbe in crisi il Sinodo sulla Sinodalità che è diventato il fulcro del suo pontificato.
Monsignor Heiner Wilmer, SCJ, il vescovo di Hildesheim, in Bassa Sassonia, bello come un ragazzo, probabilmente non obietterebbe di essere annoverato tra i vescovi più progressisti in un episcopato tedesco dominato dai progressisti. Né il 61enne sacerdote dehoniano ed ex Superiore Generale dei Sacerdoti del Sacro Cuore è timido nell’esprimere le sue opinioni. Così, nel 2020, al culmine della piaga del COVID e delle restrizioni governative sulla frequentazione delle chiese in Germania, il vescovo Wilmer non ha criticato il “divieto di raduno”, ma ha detto questo sulle Messe trasmesse in diretta streaming per coloro a cui è vietato riunirsi nelle chiese:
“Personalmente non mi sento a mio agio con tutto questo streaming. Abbiamo detto che qui in diocesi abbiamo un servizio ufficiale di streaming, ma anche solo audio, dalla cattedrale di Hildesheim. Personalmente non credo che sia un bene che ogni parroco, ogni sacerdote trasmetta in streaming da qualche piccola cappella o dal soggiorno…..Non può essere che ci fissiamo solo sull’Eucaristia! Certo che è importante, ma il Concilio Vaticano II dice che il Signore non è presente solo nell’Eucaristia, ma anche nelle Sacre Scritture, nella lettura della Bibbia, e dovremmo prendere sul serio la parola di Gesù: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.
Poi, quando il suo interlocutore ha chiesto: “Questo significa che l’Eucaristia è sopravvalutata, e che lei sta sostenendo di provare altre forme di coesione, anche l’esperienza comunitaria?”. Il vescovo Wilmer ha risposto in questi termini sorprendenti:
“Beh, secondo la reazione di alcuni credenti, l’Eucaristia è già sopravvalutata. Come se non ci fosse altro”.
Questa apparente insensibilità nei confronti di ciò che il Concilio Vaticano II ha definito “fonte e culmine” della vita della Chiesa va di pari passo con quella che sembra essere l’indifferenza del vescovo di Hildesheim nei confronti della dottrina. Così, aprendo la fase diocesana del Sinodo sulla Sinodalità per una Chiesa Sinodale nella cattedrale di Hildesheim, il vescovo Wilmer si è dichiarato, con tante parole, un fervente discepolo dello Zeitgeist:  “Abbiamo bisogno di un nuovo sguardo sulla sessualità e di un nuovo modo di pensare al ministero del sacerdote. Abbiamo bisogno di un nuovo sguardo sulla partecipazione di genere per tutti nella Chiesa, uomini e donne allo stesso modo…”
Quanto allo scopo del Sinodo sulla Sinodalità per una Chiesa Sinodale, Wilmer ha dichiarato che “il Papa vuole capovolgere la Chiesa”. E per fare ciò è necessario che “tutti debbano lasciare andare qualcosa, comprese le proprie convinzioni”, per poter ascoltare “ciò che lo Spirito vuole dirci”. (Il vescovo non ha indicato che lo “Spirito” potrebbe “dire” che dovremmo “lasciare andare” le verità incarnate nella Scrittura o le convinzioni espresse nel Credo Niceno, ma ci si può solo chiedere quale principio limitante sarebbe disponibile per temperare “il lasciare andare qualcosa” fino al punto in cui tutti noi lasciamo andare tutto).
Il vescovo Wilmer è anche fermamente d’accordo con l’episcopato tedesco sul fatto che la radicale reinvenzione del Cattolicesimo proposta dal Cammino Sinodale Tedesco sia necessaria a causa dei peccati e dei crimini degli abusi sessuali clericali. Ma stava forse esprimendo un consenso anche tra i suoi confratelli vescovi quando ha affermato, senza mezzi termini, che “l’abuso di potere è nel DNA della Chiesa”? O quando ha aggiunto che dobbiamo dire che ci sono “strutture del male” nella Chiesa a cui “dobbiamo dire addio”? Tra cui, si può solo supporre, il governo gerarchico della Chiesa, in nome di quella che il vescovo Wilmer sosteneva come “separazione dei poteri” ecclesiali.
In altre circostanze tale franchezza, per quanto sconcertante dal punto di vista dottrinale, potrebbe essere accolta con favore: ecco finalmente un vescovo che ha il coraggio di dire ciò che molti altri vescovi tedeschi pensano davvero, mentre gli altri si accontentano di ripararsi dietro i burocrati laici della Chiesa e i teologi poco istruiti le cui proposte da cattolico leggero [nel testo si legge Catholic Lite, che potremmo forse rendere in italiano in modo più espressivo con cattolico annacquato, n.d.t.] dominano il Cammino Sinodale Tedesco.
Ma queste non sono “altre” circostanze, e nemmeno normali. Infatti, secondo le insistenti voci provenienti da fonti romane (alcune sono le solite isteriche, altre molto più credibili), il vescovo Heiner Wilmer, SCJ, sarà nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, forse già il 19 dicembre.
Se ciò dovesse accadere, segnerebbe un momento davvero straordinario in un pontificato straordinario. E non solo perché c’è qualcosa di surreale in una situazione ecclesiale in cui Heiner Wilmer succede a colleghi tedeschi come Joseph Ratzinger e Gerhard Ludwig Müller come principale custode di quello che Giovanni XXIII chiamò, aprendo il Concilio Vaticano II, “il Sacro Deposito della Fede”. Ma anche perché tale nomina sembrerebbe un ripudio papale dell’uomo che Papa Francesco ha precedentemente nominato come Prefetto dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, il suo collega gesuita, il cardinale Luis Ladaria Ferrer. Perché?
Perché nel suo discorso ai vescovi tedeschi riuniti a Roma a fine novembre, il cardinale Ladaria ha offerto una critica teologica pacata ma devastante del Cammino Sinodale Tedesco che il vescovo Wilmer sostiene con tanto fervore – e che di fatto incarna. In quel discorso, il cardinale ha ricordato al cattolicesimo tedesco che è parte di una Chiesa universale che ha stabilito insegnamenti sui beni dell’amore umano e sulla sua espressione; una Chiesa che deve rifiutare l’ideologia di genere come incompatibile con la Parola biblica di Dio; una Chiesa che è governata dai vescovi per volontà di Cristo; una Chiesa che ha stabilito di non avere l’autorità di ammettere le donne agli Ordini Sacri; e una Chiesa che legge i “segni dei tempi”, non attraverso i sondaggi di opinione tra i cattolici mal catechizzati, ma attraverso la lente di convinzioni antiche, senza tempo e irreformabili, fondate sulla rivelazione.
Che cosa significherebbe – che cosa segnalerebbe al resto della Chiesa mondiale – se il Santo Padre nominasse come successore del cardinale Ladaria un uomo che, possiamo supporre, trova inaccettabile la critica di Ladaria al Cammino Sinodale Tedesco? Papa Francesco rinnegherebbe la sua stessa “Lettera al popolo di Dio in cammino in Germania”, a cui Ladaria ha fatto riferimento all’inizio del suo discorso ai vescovi tedeschi, e che esortava il Cammino Sinodale ad ascoltare meno i presunti segni dei tempi e più le verità durature del Vangelo?
Si spera che Papa Francesco sia anche consapevole che la nomina di un uomo come Mons. Wilmer a Prefetto della Dottrina della Fede metterebbe in crisi il Sinodo sulla Sinodalità che è diventato il fulcro del suo pontificato. I difensori del processo sinodale che sta entrando nella sua fase continentale, in preparazione alla riunione del Sinodo dei Vescovi del 2023, hanno a lungo insistito sul fatto che l’avventatezza del Cammino Sinodale Tedesco non deve essere confusa con il processo sinodale del Papa; i tedeschi, è stato detto ai cattolici preoccupati, sono le eccezioni.
Ma il Cammino Sinodale Tedesco, la sua decostruzione della Chiesa e la sua creazione di un Cattolicesimo nuovo e coraggioso non possono essere considerati un’eccezione se uno dei suoi protagonisti e difensori episcopali viene nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. In queste condizioni, il Cammino Sinodale Tedesco non può che essere considerato il motore del processo sinodale mondiale. E questo rischia di far esplodere l’intero processo.
Durante le riunioni dei cardinali a Roma nell’agosto 2022, un cardinale veterano con una vasta esperienza pastorale e curiale ha ricordato a un cardinale di nomina recente che, secondo una venerabile tradizione all’interno della Curia romana, i suoi membri più anziani devono avvertire il Papa se, a loro giudizio, sta per commettere un grave errore. Questa antica pratica di correzione fraterna, che può trovare le sue origini in Galati 2,11, è stata in gran parte abbandonata nell’ultimo decennio.
Dovrebbe essere recuperata immediatamente, non da ultimo dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Il Santo Padre, infatti, deve essere pienamente informato delle opinioni del vescovo Heiner Wilmer, in modo che siano chiare le probabili implicazioni e le gravi conseguenze di portarlo a Roma a capo del Dicastero per la Dottrina della Fede».

19 dicembre 2022 – L’approccio di Papa Francesco alla Dottrina della Fede (Andrea Gagliarducci – Monday Vatican) (Nostra traduzione italiana dall’inglese): «La notizia bomba, lanciata dal sito Messa in Latino [QUI] http://blog.messainlatino.it/2022/12/regalo-di-natale-nuovo-prefetto.html la scorsa settimana, riguarda la nomina del nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Se le voci verranno confermate, sarà ancora un religioso (il Cardinal Ladaria, in uscita, è gesuita), ma più giovane, vescovo e tedesco dell’orientamento di quel Cammino Sinodale che Papa Francesco non ha mancato di mettere in discussione perché – nel Parole del Papa – “in Germania c’è già una Chiesa evangelica”. Si chiama Heiner Wilmer, dehoniano, 61 anni, dal 2018 Vescovo di Hildesheim. (…)».

16 gennaio 2023 – Papa Francesco, che tipo di futuro è appena iniziato? (Andrea Gagliarducci – Monday Vatican) (Nostra traduzione italiana dall’inglese): «Anche perché si tratta di un punto di vista condiviso dai cardinali, basti dire che una ventina di cardinali di orientamenti molto diversi avrebbero – secondo le indiscrezioni – inviato due settimane fa una lettera al Papa per scongiurare la nomina del Vescovo Heiner Wilmer a Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Il fatto che la lettera ci fosse (o se ne fosse parlato) e sembrasse essere stata portata al Papa dal Cardinal Parolin, la dice lunga sul clima che già regnava alla fine dello scorso anno. (…)».

22 gennaio 2023 – Probabile nomina di Mons. Wilmer a Prefetto Dottrina della Fede: una lettera aperta (Messa in Latino):
«Al Beatissimo Padre Papa Francesco,
alle Eminenze Reverendissime i Signori Cardinali di Santa Romana Chiesa,
alle Eccellenze Reverendissime i Signori Arcivescovi e Vescovi,
a dicembre  dello scorso anno avevamo appreso che Mons. Heiner Wilmer (di Hildesheim, Germania) sarebbe stato nominato prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Sempre nello stesso periodo avevamo, invece, avuto notizia che tale nomina sarebbe stata scartata anche per l’intervento di numerosi Cardinali e Vescovi che avevano, e hanno, a cuore la Chiesa e la Dottrina cattolica.
Purtroppo, in questi giorni, sembra che la candidatura di Mons. Wilmer sia tornata in auge, e a tempi brevi.
Ci permettiamo, sommessamente, di ricordare a Voi, tutti, come già facemmo il mese scorso, che la nomina del suddetto Mons. Heiner Wilmer sarebbe un disastro senza precedenti, in quanto lo stesso si è più volte e con pertinacia schierato contro la Chiesa stessa con affermazioni che, oltre che eretiche, sono al limite del delirio e ha pure sostenuto l’opera di Eugen Drewermann, ex sacerdote cattolico, eretico e scismatico.
Già questo sarebbe sufficiente per accantonare la nomina.
Con l’occasione ricordiamo qualche “uscita” di Mons. Wilmer:
– “Eugen Drewermann è un profeta del nostro tempo misconosciuto dalla Chiesa”;
– “L’abuso di potere è nel DNA della Chiesa”;
– “A volte penso: chi determina esattamente cosa sia cattolico? Continuiamo a comportarci come se fosse la gerarchia, come se noi vescovi avessimo diritto all’etichetta cattolica. È sbagliato! Non siamo una Stiftung Warentest [un’organizzazione e fondazione tedesca per i consumatori che fa ricerche e compara prodotti e servizi senza pregiudizi, fondata nel 1964]. Dobbiamo essere destinatari e ascoltatori che imparano in dialogo con uomini e donne cattolici, ma anche con cristiani di altre confessioni e non credenti. Se questo è teologicamente chiaro, lo sono anche le conseguenze sullo scandalo degli abusi: per arginare il male nella Chiesa, occorre un effettivo controllo del potere nella Chiesa. Serve una distinzione di poteri, un sistema di “Checks and Balances” [il delicato sistema di controlli ed equilibri che caratterizza la democrazia].
In settembre, Mons. Wilmer ha votato a favore di una risoluzione del Cammino sinodale tedesco per cambiare la dottrina cattolica sulla sessualità e si è apertamente lamentato della sua mancata approvazione.
Vi scriviamo, col cuore in mano, affinché sia evitata una tale sciagura alla Chiesa.
La Redazione di MiL».

25 gennaio 2023 – Caso Wilmer. Vescovo eretico candidato a custode dell’ortodossia, rischio scisma (Luisella Scrosati – La Nuova Bussola Quotidiana):
«Monsignor Heiner Wilmer è dato per favorito alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede, malgrado il chiaro dissenso con il magistero. Il solo fatto che il Papa abbia pensato a lui sembra un assist al controverso Synodaler Weg, di cui Wilmer è esponente di punta, per ciò che pensa e ciò che fa.
Non è necessario essere teologi di spiccata ortodossia per capire che la favorita nomina a prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede (DDF) di monsignor Heiner Wilmer, vescovo di Hildesheim, spalancherebbe le porte dell’eresia. E dello scisma.
Una nomina del genere non sarà infatti facilmente digerita da tutto quel fronte a cui almeno una parvenza di coerenza interna della Chiesa pare necessaria. E da quello, già ampiamente contrariato dalle restrizioni liturgiche di Francesco, in patente rottura rispetto al predecessore, che non ha alcuna intenzione di piegarsi di fronte allo sdoganamento dell’errore e dell’immoralità.
Perché Wilmer è uno dei vescovi più favorevoli al rovesciamento dell’insegnamento della Chiesa sulla morale sessuale, a partire dall’omosessualità. È il vescovo che si è indispettito di fronte all’opposizione di oltre un terzo dei vescovi tedeschi al testo base sulla sessualità umana, durante la quarta assemblea generale del sinodo della Chiesa in Germania; testo che conteneva giusto qualche “svista”, come le benedizioni delle coppie dello stesso sesso e la valutazione positiva dell’omosessualità.
La posizione del Sinodo tedesco in materia di sessualità aveva confermato il Prefetto uscente del DDF nell’impressione che, secondo la maggioranza dei vescovi tedeschi, «nella dottrina della Chiesa non ci sia quasi nulla da salvare». Le perplessità sollevate lo scorso novembre dai cardinali Ladaria e Ouellet, insieme all’importante richiesta di moratoria per giungere ad una «revisione sostanziale» dei documenti del sinodo, erano state prontamente respinte dal Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, mons. Georg Bätzing. Il Cardinale Ouellet aveva espresso preoccupazione «per l’unità della Chiesa», gravemente minacciata dalle posizioni approvate dal sinodo.
La nomina di Wilmer, che, dopo una temporanea battuta d’arresto, sembra essere più che probabile, indica che non erano evidentemente “solamente” i due terzi dei vescovi tedeschi a voler spingere per la rottura dell’unità della Chiesa, ma lo stesso papa Francesco. È il Papa a volere con forza la nomina di questo giovane vescovo, classe 1961, “enfant prodige” che nel 2015 diventa superiore generale dei Dehoniani, tre anni dopo viene nominato vescovo di Hildesheim ed ora è pronto a spiccare il volo per Roma. Francesco lo stima per la sua vicinanza al gregge; e pare che sia talmente tanto l’odore delle pecore che emana da questo vescovo da coprire il ben più evidente odore di eresia. Questione di olfatto.
Il punto non è però solo quello che Wilmer pensa, ma quel che Wilmer fa. E lascia fare. Nella sua diocesi, infatti, dove ci sono solo 600 mila battezzati su oltre 5 milioni di abitanti, è normale amministrazione la benedizione delle coppie omosessuali. Quando il 22 febbraio 2021, l’allora CDF pubblicò il contestatissimo Responsum, numerose associazioni diocesane risposero, il 31 marzo 2021, con la Hildesheimer Erklärung (Dichiarazione di Hildesheim), dall’eloquente titolo: Segen für diese Welt (benedizioni per questo mondo). Un’opposizione netta al no della CDF, una presa di posizione che ostentava quanto già si faceva – e si continua a fare – nella diocesi di Wilmer: «Rendiamo nota la prassi nella diocesi di Hildesheim, in molti luoghi e in molte comunità, istituzioni e associazioni: le persone, indipendentemente dalla loro identità sessuale, hanno parità di diritti nella Chiesa. La benedizione di Dio vale per loro e per le loro relazioni tra partner, perché la benedizione di Dio è per tutte le relazioni d’amore, senza eccezione». Normale prassi, insomma. In confronto, il cardinale Zuppi pare uno scolaretto.
La Dichiarazione continua puntando il dito contro la Congregazione, la quale, negando le benedizioni alle coppie dello stesso sesso, appare incapace di confrontarsi «con i modelli delle scienze umane», così che «la sua autorità appare danneggiata». Rifiuto netto anche per «l’etica sessuale sottostante e l’argomentazione teologica» presentata nel Responsum. Secondo i firmatari, la benedizione non può essere negata a queste coppie, in quanto si tratterebbe di una «conferma di ciò che già sono: una benedizione per questo mondo». Tutte le associazioni firmatarie intendono, «in dialogo con il vescovo Heiner», lavorare affinché «il Magistero della Chiesa recepisca le conoscenze delle scienze umane e teologiche, che portano a una nuova valutazione e sviluppo dell’insegnamento della Chiesa». Mons. Wilmer ha salutato queste proposte (vedi qui) come un importante contributo per il cammino sinodale della Chiesa in Germania, aggiungendo che «si tratta di valorizzare le odierne realtà di vita di comunità dello stesso sesso, senza per questo mettere in discussione il sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna». La solita solfa.
Il solo fatto che Francesco abbia potuto pensare ad un vescovo con queste posizioni per metterlo a capo del DDF ha il sapore di uno schiaffo sonoro ai Cardinali Ladaria e Ouellet; una scelta, per ora non ancora definitiva, che può spiegare le ragioni della sua assenza in occasione dell’incontro tra i vescovi tedeschi in visita ad limina e i due cardinali. Francesco probabilmente non voleva dare l’impressione di avvalorare le prese di posizione di questi ultimi nei confronti del Synodaler Weg, già sapendo in cuor suo (forse ne avrà parlato con il cardinale Marx?) che avrebbe cercato di dare al sinodo tedesco un aiuto ben più grande della sua approvazione verbale: un prefetto della DDF che di quel sinodo è uno dei più ferventi sostenitori. Vedremo come andrà a finire».

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