Confusione e ambiguità del Papa nell’intervista per AP. Seri dubbi sulla smentita nel caso Rupnik

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.01.2023 – Vik van Brantegem] – Tornando ancora una volta sul caso Rupnik [QUI], con un articolo dal titolo Bergoglio: non sapevo nulla del caso Rupnik, non ho fatto nulla. Smentita credibile? sul suo blog Stilum Curiae [QUI] del 25 gennaio 2023, Marco Tosatti presenta tre diversi documenti, alcuni commenti, che riportiamo di seguito. Inoltre, sulla confusione e l’ambiguità su diversi temi (tra cui l’omosessualità, il caso Rupnik e gli abusi sessuali del clero, il cammino sinodale tedesco) nell’intervista concessa da Papa Francesco a Nicole Winfield per The Associated Press del 24 gennaio 2023, sempre nella traduzione a cura di Tosatti, l’analisi di Philip F. Lawler per Catholic Culture del 25 gennaio 2023.

Papa Francesco durante l’intervista con The Associated Press, 24 gennaio 2023 (Foto di Domenico Stinellis/AP Photo).

Il primo è il resoconto che Vatican News [QUI] fa della parte sul mosaicista gesuita nell’intervista rilasciata dal Pontefice regnante a Nicole Winfield per The Associated Press: «Sorpreso e ferito dalla vicenda Rupnik. A lungo, nel colloquio ci si sofferma sulla problematica degli abusi del clero. Il rimando è subito alla vicenda del gesuita Marko Rupnik, noto mosaicista, oggi al centro di accuse di abusi sessuali, psicologici e di coscienza, che gli vengono rivolte da suore e che sarebbero avvenuti circa 30 anni fa in Slovenia e poi in Italia. Interpellato in merito, Francesco dice: “Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita”. L’intera vicenda è stata gestita dalla Compagnia di Gesù, mentre l’istruzione del processo è stata affidata all’incaricato delle questioni legali dei domenicani. Assicura poi di non aver avuto un ruolo nella gestione del caso ma di essere intervenuto solo proceduralmente “in un piccolo processo che è arrivato alla Congregazione della Fede in passato”. Francesco spiega di aver dato indicazioni affinché le due serie di accuse fossero affrontate dallo stesso tribunale che aveva vagliato le prime: “Che continui con il tribunale normale… Altrimenti i percorsi procedurali si dividono e tutto si confonde”. Quanto al fatto che il Vaticano non abbia rinunciato in questo caso alla prescrizione, il Pontefice concorda che è giusto rinunciare “sempre” ai termini di prescrizione nei casi che coinvolgono minori e “adulti vulnerabili”, per mantenere invece le tradizionali garanzie legali con i casi che coinvolgono gli altri adulti, come è accaduto per Rupnik».

Il secondo è la traduzione della parte dell’intervista per The Associated Press [QUI] che riguarda il caso Rupnik: «Francesco ha fatto la rivelazione martedì in un’ampia intervista all’Associated Press, in cui ha anche negato di aver avuto un ruolo nel decidere il caso di un famoso artista gesuita il cui trattamento apparentemente preferenziale ha messo in dubbio l’impegno del Vaticano a reprimere gli abusi. (…) Francesco ha negato di aver avuto alcun ruolo nella gestione del caso di Rupnik, se non quello di intervenire proceduralmente per mantenere la seconda serie di accuse delle nove donne con lo stesso tribunale che aveva ascoltato la prima. Francesco ha detto che la sua unica decisione è stata quella di “lasciare che continui con il tribunale normale, perché, in caso contrario, i percorsi procedurali si dividono e tutto si confonde”. Ha aggiunto: “Quindi non ho avuto niente a che fare con questo”. Il caso ha sollevato interrogativi, incluso il motivo per cui il termine di prescrizione non è stato revocato, dato che il Vaticano fa abitualmente tali eccezioni per i casi di abuso che coinvolgono minori. Francesco ha riconosciuto di rinunciare “sempre” alla prescrizione per i casi che coinvolgono minori e “adulti vulnerabili”, ma tende a insistere sul mantenimento delle tradizionali garanzie legali con casi che coinvolgono altri. Usando un termine spagnolo che implica un approccio senza esclusione di colpi, Francis ha affermato che il suo approccio è stato: “Nessuna briglia sciolta con i minori, le redini sono tirate piuttosto strette”. Ha aggiunto di essere rimasto scioccato dalle accuse contro Rupnik, con il quale, secondo quanto riferito, era stato vicino. “Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita”. Francesco ha affermato di volere maggiore trasparenza nel modo in cui vengono gestiti i casi, ma ha suggerito che è stata una dura battaglia in un’istituzione che per secoli ha gestito preti predatori a porte chiuse. “È quello che voglio”, disse. “E con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna. La vergogna è una grazia”».

Il terzo è un articolo del sito Messa in Latino [QUI], in cui si esprimono seri dubbi sulla smentita del Pontefice. E in effetti – commenta Marco Tosatti – si dovrebbe pensare, se fosse vera, che alla Congregazione per la Dottrina della Fede sono diventati improvvisamente tutti matti: condannano qualcuno il 20 maggio, e senza apparente motivo qualche giorno più tardi la scomunica viene revocata.

Prosegue Tosatti: «Ritorniamo, dunque, sulla squallida, scandalosa (e a tratti blasfema) vicenda emersa dalle testimonianze delle vittime anche perché lo scandalo suscitato nei fedeli non sembra aver provocato nella Santa Sede quella giusta reazione che tutti si aspettavano. Infatti la denuncia presentata per assoluzione del complice de sexto, che ha assunto n. Prot. 685/2019, terminata con l’emissione del decreto che riconosceva la scomunica latae sententiae firmato (maggio 2020, si veda qui anche l’ammissione di p. Sosa) dal Card. Luis Ladaria Ferrer, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e dal Segretario Aggiunto S. Ecc.za Mons. Augustine di Noia, Arcivescovo Titolare di Oregon City, si è poi risolta in un nulla di fatto. Non è dato sapere perché e soprattutto CHI abbia dato l’ordine al Card. Ladaria e al Segretario Aggiunto Mons. Di Noia di revocare la scomunica pochi giorni dopo. Pare illogico che a toglierla sia stato sua sponte il Card. Ladaria che lo aveva appena condannato. Sappiamo anche che la Compagnia di Gesù aveva richiesto la sua dimissione dallo stato clericale e aveva pronto un comunicato stampa che poi non è mai stato pubblicato. Ugualmente sappiamo anche che la seconda vicenda che riguarda il sacerdote sloveno e i presunti abusi disgustosi commessi sulle suore, è finita in un nulla di fatto. Sappiamo che il Dicastero per la Dottrina della Fede (allora Congregazione) ha un Segretario Aggiunto (Mons. Scicluna) e un Segretario (Mons. J.J. Kennedy) che sono stati appositamente nominati per occuparsi dei casi di abusi sessuali. Ci si chiede come sia stato possibile non derogare alla prescrizione violando il Vademecum sugli abusi sessuali (che prevede la non applicazione della prescrizione per quel tipo di reati QUI)».

Tosatti conclude: «Che dire? Che la smentita del Pontefice regnante appare ben poco credibile. Anche se appare improbabile che l’altro protagonista della vicenda, il Cardinale gesuita Ladaria, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, lo smentisca. Ma purtroppo non sarebbe la prima volta che Papa Bergoglio ricorre alla menzogna come potete ben vedere QUI. L’impressione conclusiva è di una tristezza e squallore infiniti».

La confusione abbonda nell’intervista del Papa per AP
di Philip F. Lawler
Catholic Culture, 25 gennaio 2023

(Traduzione italiana dall’inglese a cura di Marco Tosatti per Stilum Curiae [QUI])

Un altro mese, un’altra intervista papale, un’altra ondata di confusione. In una lunga sessione con The Associated Press, Papa Francesco ha rilasciato una serie di dichiarazioni sconcertanti e/o fuorvianti su argomenti quali l’omosessualità, gli abusi sacerdotali, la politica del Vaticano nei confronti della Cina e le dimissioni papali.

Nel servizio principale dell’AP [QUI], il titolo si concentrava sulla dichiarazione del Papa: “Essere omosessuali non è un crimine”. La maggior parte dei media laici sembrava concordare sul fatto che questa fosse la dichiarazione più degna di nota dell’intervista. Ma ciò che il Papa ha detto non fa notizia.

Molteplici strati di confusione

La Chiesa non ha mai insegnato che essere omosessuali – cioè provare attrazione fisica per membri dello stesso sesso – sia sbagliato. Gli atti omosessuali sono moralmente sbagliati. Poiché non distingue tra l’orientamento omosessuale e gli atti omosessuali, la sua dichiarazione potrebbe essere interpretata – e senza dubbio è stata interpretata – come una rottura della condanna della Chiesa degli atti omosessuali.

Papa Francesco è sembrato fare una distinzione appropriata durante l’intervista, ma anche su questo punto la sua dichiarazione è stata confusa: Non è un crimine. Sì, ma è un peccato. Bene, ma prima distinguiamo tra peccato e crimine.

La Chiesa insegna che gli atti omosessuali sono peccaminosi. Sono crimini? Questa è una questione che spetta ai governi secolari, non alla Chiesa, decidere. È possibile che un atto gravemente immorale (ad esempio, l’aborto) sia legale in alcune società, mentre un atto virtuoso (ad esempio, pregare in una clinica abortista) possa essere definito un crimine. Il codice penale stabilito da un governo secolare non cambia gli insegnamenti morali della Chiesa.

Parte della confusione in questo caso può essere attribuita alla domanda posta al Papa. Secondo il rapporto dell’AP, il Pontefice “ha criticato le leggi che criminalizzano l’omosessualità come ‘ingiuste’”. Anche qui, però, le cose si ingarbugliano rapidamente, perché è difficile immaginare come un governo possa far rispettare un divieto sull’orientamento omosessuale, se non perseguendo il comportamento omosessuale. Siamo quindi tornati alla distinzione cruciale che il Papa non ha colto: non tra un peccato e un crimine, ma tra una tentazione e un peccato.

Tuttavia, il senso generale delle osservazioni del Papa è chiaro, quando dice che i vescovi che hanno sostenuto i divieti sull’omosessualità “devono avere un processo di conversione”. L’articolo dell’AP, che suggerisce che il Papa vuole che la Chiesa adotti un atteggiamento più accogliente nei confronti degli omosessuali, è accurato. Ciò che non è accurato è il trattamento che il Papa stesso ha riservato alla questione.

Scaricabarile sugli abusi

Interrogato sugli abusi sessuali, Papa Francesco confessa di aver dovuto subire una “conversione” sulla questione, avvenuta dopo che “la bomba è scoppiata” durante il suo viaggio in Cile nel 2018, ed è stato costretto a riconoscere di aver sbagliato a respingere le denunce. Si tratta di un’ammissione sorprendente: il riconoscimento che per metà del suo pontificato fino ad oggi era stato disposto ad accettare le conclusioni dei vescovi che avevano protetto i predatori.

È stato solo nel 2018, dice il Papa, cinque anni dopo essere salito al soglio di Pietro e aver promesso di ritenere responsabili i prelati, che “ho visto la corruzione di molti vescovi in questo”.

Un intervistatore più aggressivo avrebbe potuto incalzare il Papa sui suoi precedenti, ponendo domande scomode sulla sua protezione del famigerato Vescovo Zanchetta, per esempio. Ma l’intervista dell’AP si è concentrata su un altro caso imbarazzante: quello di Padre Marko Ivan Rupnik. Anche in questo caso, la risposta del Papa alle domande è stata molto confusa.

Padre Rupnik è stato invitato a predicare un ritiro quaresimale alla Curia romana nel 2020, dopo essere stato disciplinato dai suoi superiori gesuiti e dopo che la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha aperto un processo penale che alla fine ha portato alla sua scomunica. La scomunica è stata revocata meno di un mese dopo essere stata comunata. È difficile capire come il sacerdote gesuita possa essere stato invitato a predicare in Vaticano, o come la sua scomunica possa essere stata revocata così rapidamente, senza l’approvazione del Romano Pontefice. Eppure Papa Francesco dice di non avere “nulla a che fare con questo” caso disciplinare.

O forse sì? A una lettura più attenta dell’intervista dell’AP, sembra che il Papa stia dicendo di non essere stato coinvolto in una successiva decisione della CDF di non portare avanti un altro caso contro Padre Rupnik, perché i termini di prescrizione erano scaduti. Ma nel prosieguo dell’intervista, Papa Francesco continua a dire che “rinuncia ‘sempre’ alla prescrizione per i casi che coinvolgono minori e adulti vulnerabili, ma tende a insistere sul mantenimento delle garanzie legali tradizionali per i casi che coinvolgono altri”. Quindi è stata la CDF a decidere di non rinunciare alla prescrizione nel caso Rupnik? O quel dicastero stava seguendo la politica del Papa?

Tra l’altro, il caso originale della CDF contro Rupnik non riguardava solo l’abuso sessuale, ma anche l’abuso del confessionale. È stato quest’ultimo crimine per il quale è stato scomunicato. Se la nuova denuncia fosse simile, la spiegazione del Papa per invocare la prescrizione sarebbe irrilevante.

Messaggi contrastanti sul cammino sinodale

Sulla delicata questione del cammino sinodale dei vescovi tedeschi, e sul pericolo di un vero e proprio scisma che potrebbe provocare, Papa Francesco è stato cauto, dicendo che “l’esperienza tedesca non aiuta”. Ha messo in guardia dal pericolo “che si diffonda qualcosa di molto, molto ideologico”. Tuttavia, anziché affrontare direttamente il problema e sottolineare le questioni su cui i vescovi tedeschi chiedono cambiamenti fondamentali nell’insegnamento della Chiesa, il Papa ha minimizzato i problemi dottrinali. Ha invece dato l’impressione che la gerarchia tedesca si stia semplicemente muovendo troppo velocemente.

“Dobbiamo essere pazienti, dialogare e accompagnare queste persone nel vero cammino sinodale”, ha detto il Papa. Questo approccio è la risposta migliore all’iniziativa dei vescovi tedeschi, ha spiegato, “affinché non finisca in qualche modo male, ma sia anche integrata nella Chiesa”. Se le idee radicali dei vescovi tedeschi potessero essere “integrate nella Chiesa” a un ritmo più moderato, nulla nell’intervista dell’AP suggerisce che Papa Francesco si opporrebbe.

Foto di copertina: Papa Francesco durante l’intervista con The Associated Press, 24 gennaio 2023 (Foto di Domenico Stinellis/AP Photo).

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