Per non dimenticare l’Olocausto

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Anche quest’anno per il Giorno della Memoria Gariwo propone una ricca offerta di iniziative pensate per la cittadinanza e per le scuole, perché esattamente 20 anni fa, il 24 gennaio 2003, nasceva a Milano il Giardino dei Giusti di tutto il mondo nella grande area verde del Monte Stella, sorta sulle macerie della città bombardata, con l’intento di riservare un luogo simbolico alla memoria delle figure esemplari di resistenza morale di ogni parte del mondo.

Nasceva su proposta del presidente di Gariwo Gabriele Nissim, insieme al Comune di Milano e all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che dal 2008 hanno costituito l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano.

In 20 anni il Giardino dei Giusti, concepito dall’esempio dell’omonimo spazio di Yad Vashem a Gerusalemme con l’idea di onorare i Giusti di tutti i genocidi e crimini contro l’umanità, è diventato un luogo famigliare ai milanesi e un punto di riferimento per associazioni di tutto il mondo, tanto da ispirare la nascita di più di duecento altri Giardini in Europa, Medio Oriente, Africa e presto anche Nord e Sud America, oltre a una Giornata ad hoc stabilita dal Parlamento europeo (6 marzo) che è diventata solennità nazionale in Italia.

Tra le realtà più significative nate in seguito al Giardino di Milano c’è sicuramente quella del Giardino di Varsavia, costruito nei pressi dell’ex Ghetto. Un luogo importantissimo per la memoria europea che sarà gestita da una nuova realtà, la ‘Garden of the Righteous Foundation’, di cui faranno parte Gariwo e la Fondazione Auschwitz-Birkenau. Questo nuovo ente si propone di lavorare a livello internazionale per promuovere i diritti umani e la tutela della democrazia attraverso la memoria di combatte per difendere la dignità umana.

A tal proposito la storica Anna Foa ha sottolineato l’importanza della Giornata della Memoria: “Arriviamo alla giornata del 27 gennaio in una situazione diversa da quella degli anni passati, e dovremmo forse rivedere, in questa situazione mutata, anche il nostro modo di fare memoria, il nostro uso della memoria.

Perché, come ormai dovremmo aver capito dopo decenni di esercizio della memoria, essa non è solo il semplice ricordo degli eventi passati, e nemmeno il risarcimento dovuto alle vittime di cui ricostruiamo e rammentiamo nome e vicende, ma anche e soprattutto una risposta alle domande dell’oggi, una proposta perché tale memoria non resti sterile.

In Italia sono al governo i diretti discendenti politici di quelli che nel 1938 hanno emanato le leggi razziste e di quelli che dal 1943 al 1945 hanno aiutato gli occupanti nazisti a dare la caccia agli ebrei presenti in Italia e a spedirli in deportazione.

E dire aiutato è eufemistico, dal momento che, non smetto di ricordarlo perché non è ancora passato nella mentalità comune, più che aiutato i tedeschi i fascisti di Salò hanno preso in mano direttamente la caccia all’ebreo, sostituendo i tedeschi che erano troppo occupati nel combattere gli alleati e i partigiani per concentrarsi sugli ebrei.

Molte sono le ragioni e le modalità in cui una parte così importante della nostra storia è stata cancellata e rimossa, ma quel che conta ora è che i nostri attuali governanti non si fanno più ritegno di richiamarsi a questa origine, ai loro padri di Salò”.

Ma non ha dimenticato gli altri genocidi: “Torniamo al 27 gennaio. Io credo che questa ricorrenza sia e resti importante. Credo che l’Europa costruendosi ad Unione Europea abbia preso la memoria della Shoah come un principio di libertà su cui crescere e a cui ispirarsi nel suo agire contro ogni razzismo, oppressione, fascismo.

Molti sono i problemi, certo. Nel 1989 non abbiamo sostenuto la costruzione della memoria del genocidio attuato dal comunismo sovietico, con l’Holodomor e il gulag. Abbiamo lasciato cadere questa memoria come pericolosa, conflittuale con la nostra, imbarazzante. I membri dell’Associazione Memorial in galera nella Russia di Putin ci ricordano quanto abbiamo sbagliato nel non tentare almeno di mettere insieme queste due memorie.

Ed ancora, non abbiamo alzato a sufficienza la voce per fare sì che davvero la memoria celebrata il 27 gennaio diventasse un monito contro ogni razzismo, ogni genocidio presente e futuro. Per paura di banalizzare la Shoah abbiamo lasciato che diventasse proprietà esclusiva degli ebrei, di noi ebrei, mentre su di essa il mondo intero deve riflettere liberamente.

Abbiamo costruito muri per tutelarne l’appartenenza ebraica, non volendo capire che il suo immenso valore oggi è quello di essere un monito per tutti. Abbiamo enfatizzato la sua unicità senza nemmeno preoccuparci di capire che storia ha avuto questa etichetta, e come da criterio utile a comprendere sia diventato un dogma per rifiutare di guardare al mondo e non solo a noi ebrei.

Abbiamo rifiutato di considerare giusti coloro che hanno aiutato gli esseri umani in pericolo, restringendo il concetto di Giusto a coloro che hanno aiutato gli ebrei nella Shoah. Giusti per gli ebrei, non per l’umanità”.

Il presidente di Gariwo, Gabriele Nissim, autore del libro ‘Auschwitz non finisce mai’, ha ribadito l’importanza di prevenire i genocidi: “Tacere e rimuovere significa nascondere la verità, come vorrebbero i negazionisti che vorrebbero abituarci ad essere indifferenti. Ma non basta denunciare il male, dobbiamo operare affinché la prevenzione dei genocidi diventi il nostro imperativo morale. Non commettere un genocidio deve diventare, come immaginava Lemkin, il nuovo comandamento morale dell’umanità.

Come possiamo farlo? Dobbiamo immaginare e progettare i Giardini dei Giusti come uno strumento culturale per la promozione della Convenzione delle Nazioni Unite, votata dall’Assemblea nel 1947, che impegnava il mondo dopo la Shoah ad impedire e a punire ogni atrocità di massa commessa sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra. I Giusti, infatti, sono gli individui che si assumono una responsabilità contro il male estremo”.

(Foto: Conferenza Episcopale Polacca)

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