Benedetto XVI fa risplendere la luce della verità

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Il 20 gennaio 2023 – come abbiamo anticipato [QUI] – è uscito con Mondadori Che cos’è il cristianesimo. Quasi un testamento spirituale (192 pagine [QUI]), a cura del teologo Elio Guerriero e del Segretario particolare Arcivescovo Georg Gänswein, l’ultimo libro di Papa Benedetto XVI, che ha voluto fosse pubblicato dopo la sua scomparsa. Non accusa il Papa regnante di niente, soggettivamente, ma facendo risplendere la luce che è stato costretto dal lassismo e umoralità dell’Autorità a tenere sotto il moggio, pone domande postume molto gravi sul governo della Chiesa. Ha accettato con letizia l’umiliazione proprio per proteggere la Cristianità, non diventando il pretesto per modificare e tradire lo splendore della verità, e non solo nel senso della Lettera enciclica Veritatis splendor del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II a tutti i vescovi della Chiesa Cattolica circa alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa del 6 agosto 1993 [QUI].

La scelta di far pubblicare il suo libro postumo e di non farsi sentire da vivo è stata dettata dalla necessità di schivare la furia dei detrattori: chi non si adegua al «collasso spirituale» che ne sta squarciando la stessa «essenza» è una preda da trofeo (i virgolettati sono espressioni di Benedetto XVI). Come scrive nella sua lettera del 13 gennaio 2021 al curatore Elio Guerriero: «Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità». La persecuzione del pensiero del teologo Joseph Ratzinger ha origini molto lontani, da molto prima che fu eletto Papa e assunse il nome di Benedetto XVI, come ricorda a pagina 150 di Che cos’è il cristianesimo: «Vi furono singoli vescovi – e non solo negli Stati Uniti – che rifiutarono la tradizione cattolica nel suo complesso mirando nelle loro diocesi a sviluppare una specie di nuova, moderna “cattolicità”. Forse vale la pena accennare al foto che, in non pochi seminari, studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano considerati non idonei al sacerdozio. I miei libri venivano celati come letteratura dannosa e venivano per così dire letti solo di nascosto».

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.01.2023 – Renato Farina] – La lettura di Che cos’è il Cristianesimo – senza punto di domanda – è l’esperienza di un incontro con un Papa (la firma è Benedetto XVI, non Joseph Ratzinger) ricchissimo di musica interiore. Attingerla è pura grazia per chi crede e ritrova le ragioni della sua speranza, e occasione imperdibile per chi vuol scoprire che cosa sia davvero quello che ha respinto in giovinezza come una favola, e magari lasciarsi infine afferrare da quel Dio.

Detto questo, c’è un fatto niente affatto secondario: che costituisce l’aspetto doloroso del libro, e ne marca l’identità. Scrive nella prefazione datata 1° maggio 2022 e firmata Benedetto XVI, evitando di aggiungere la dicitura “emerito”: (nessun mistero recondito: destinata a essere letta dopo la sua dipartita: emerito di fatto…): «Questo volume, che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae, deve essere pubblicato dopo la mia morte. La curatela l’ho affidata al dottor Elio Guerriero, che ha scritto una mia biografia in lingua italiana ed è da me conosciuto per la sua competenza teologica. Per questo gli affido volentieri questa mia ultima opera. Monastero Mater Ecclesiae 1° maggio 2022, festa di San Giuseppe».

Atto di umiltà

I libri postumi di solito nascono radunando testi incompiuti trovati sulla scrivania, oppure pescando nei cassetti lavori rinnegati da un autore troppo importante perché si perda anche un solo frammento del suo eventuale genio. La verità è che nella maggioranza dei casi si tratta di operazioni editoriali più o meno meritorie, il cui significato si esaurisce spesso nel fatturato che ne ricavano gli eredi.

Non è questo il caso. La scelta di Benedetto è stata insieme un atto di umiltà, il non dar ombra all’unico Papa regnante, e la testimonianza della tragedia che ha vissuto e sta vivendo la Chiesa Cattolica. Chi non si adegua al «collasso spirituale» che ne sta squarciando la stessa «essenza» (tra virgolette perché sono espressioni di Benedetto) è una preda da trofeo. Papa Ratzinger è stato abbandonato alla muta ululante dalla sua Chiesa, che non ha potuto o voluto difenderlo, lasciandolo totalmente solo. Si badi: non sono i poteri mondani la vera minaccia al cuore del «Santo popolo di Dio» (Francesco), Benedetto denuncia le scorrerie di vescovi e cardinali, che usando come sicari teologi-grandi-firme, gli hanno dato la caccia quando era pontefice, fino a prosciugarne le forze, e poi non gli hanno risparmiato assalti di tipo «assassino» neppure dopo la rinuncia dell’11 febbraio 2013.

Domanda inespressa ma latente: perché Francesco li ha lasciati fare, non ha adottato sanzioni canoniche o perlomeno moniti pubblici? Benedetto non li ha mai pretesi, anzi ha ringraziato pubblicamente per la vicinanza e la solidarietà private riservategli dal successore, ed oggi di certo, se il Principale di lassù lo autorizzasse, non esiterebbe a chiedere in sogno al Vicario di Cristo di non esagerare.

Ma perché Ratzinger ha dovuto, letteralmente dovuto, rinunciare a spargere la sua musica interiore sul palcoscenico del mondo che ne ha bisogno più del pane? Non è stato certo Papa Bergoglio a vietarglielo. Ma viene da osservare: gli assalti al gregge e in specie al suo vecchio pastore inerme perché sono stati accettati come espressione della libertà sinodale delle Chiese locali, invece che essere puniti?

Non esiste solo il diritto del peccatore al perdono, spiega un dolentissimo Benedetto, ma anche quello del fedele perché sia tutelato il bene della fede. «Gesù… protegge il bene della fede con una perentoria minaccia di pena per coloro che le recano offesa». Invece questo oggi non accade. C’è una crisi strutturale della barca di Pietro. All’origine del dissesto morale, c’è una abiura a Dio vivo e presente. Lo scafo è stato certo reso immondo dalla pedofilia del clero: non è però solo questione di immoralità dei singoli, ma di un vento ideologico dissolutore della fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, visibile nella corruzione della liturgia, nel disfacimento dei seminari dove il possesso di un libro scritto da Benedetto – lo denuncia lui stesso – è motivo talvolta per negare l’ordinazione sacerdotale ai reprobi considerati eretici ratzingeriani.

Dolore e ironia

Scrive nella lettera al curatore Guerriero, dettandogli perentoriamente l’ordine di non pubblicare nulla ante mortem Benedicti: «Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità». Si avverte dolore e ironia. Prevale infine la «letizia» nella certezza: Dio non abbandona né lui né la Chiesa né Pietro. Chiama in soccorso San Giuseppe. Il più grande intellettuale di questi decenni affida, a questo falegname, di cui non si conosce neppure una frase detta o scritta, letteralmente tutto.

Le frasi di addio del libro postumo sono pura primavera: «Vedere e trovare la Chiesa viva è un compito meraviglioso che rafforza noi stessi e che sempre di nuovo ci fa essere lieti della fede. Alla fine delle mie riflessioni vorrei ringraziare papa Francesco per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!» [*].

Viva Francesco. Ma viva anche Benedetto.

Questo articolo è stato pubblicato oggi su Libero Quotidiano.

[*] A pagina 160, fine del Capitolo quinto.

Che cos’è
il cristianesimo
Quasi un testamento spirituale
Benedetto XVI

INDICE

PREMESSA
di Elio Guerriero
PREFAZIONE
di Benedetto XVI
Capitolo primo: LE RELIGIONI E LA FEDE CRISTIANA
L’amore all’origine della missione
Che cos’è la religione
Capitolo secondo: ELEMENTI FONDAMENTALI DELLA RELIGIONE CRISTIANA
Monoteismo e tolleranza
Il dialogo cristiano-islamico
Musica e liturgia
Teologia della liturgia
Capitolo terzo: EBREI E CRISTIANI IN DIALOGO
Grazia e chiamata senza pentimento. Osservazioni sul trattato De Iudaeis
Benedetto XVI-Arie Folger. Scambio epistolare agosto-settembre 2018
Capitolo quarto: TEMI DI TEOLOGIA DOGMATICA
La fede non è un’idea, ma la vita
Il sacerdozio cattolico
Il significato della Comunione
Capitolo quinto: TEMI DI TEOLOGIA MORALE
La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali
Capitolo sesto: CONTRIBUTI OCCASIONALI
La Commissione Teologica Internazionale
Cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II
Settantacinque anni dalla morte del gesuita padre Alfred Delp
Il suo silenzio è anche il suo modo di esprimersi. Intervista su san Giuseppe
NOTE

PREMESSA
di Elio Guerriero

Nel 2019 curai la pubblicazione di un volume dal titolo Ebrei e cristiani1 nel quale mettevo a disposizione dei lettori italiani l’articolo di papa Benedetto, Grazia e chiamata senza pentimento, seguito da uno scambio epistolare tra il rabbino capo di Vienna Arie Folger e il papa emerito. Curiosamente, infatti, l’articolo di Ratzinger, definito un pericolo per il dialogo ebrei-cristiani da alcuni teologi cattolici di area linguistica tedesca, veniva difeso dal rabbino capo di Vienna e da altri esponenti ebrei italiani e stranieri.

La pubblicazione ebbe un buon esito per il dialogo, tanto che alla presentazione dell’opera a Roma presso l’università Lateranense erano presenti Arie Folger, Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, e Renzo Gattegna, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Positiva fu anche la diffusione del libro in Italia e vi furono inoltre edizioni all’estero.

Incoraggiato da questo precedente, in un incontro nel quale lo mettevo al corrente degli eventi, osai chiedere al papa emerito: “Perché non raccogliere in volume e pubblicare l’insieme dei testi scritti negli anni successivi alle sue dimissioni?”. Secondo un’abitudine che conoscevo da tempo, papa Benedetto rispose che ci avrebbe pensato. Seppi poi che aveva cominciato a raccogliere il materiale e questo era indubbiamente un segnale positivo.

La situazione si complicò alla pubblicazione del volume del cardinal Robert Sarah, Dal profondo del nostro cuore2, nel quale figurava un articolo di papa Benedetto sul sacerdozio cattolico. Secondo alcuni interpreti malevoli, tra i quali si distinsero ancora una volta autori di lingua tedesca, l’opera sembrava una sconfessione del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia che si era svolta nell’ottobre 2019 e quasi un’anticipazione delle conclusioni che si apprestava a trarne papa Francesco. Ne nacque un polverone in seguito al quale il papa emerito mi scrisse che aderiva alla mia richiesta di pubblicare i suoi scritti, ma poneva una condizione tassativa: l’opera doveva essere pubblicata dopo la sua morte. “Da parte mia, in vita, non voglio più pubblicare nulla. La furia dei circoli a me contrari in Germania è talmente forte che l’apparizione di ogni mia parola subito provoca da parte loro un vociare assassino. Voglio risparmiare questo a me stesso e alla cristianità”3.

Nella stessa lettera Benedetto si scusava per non aver ancora messo mano al lavoro di revisione dei suoi testi, mi prometteva, tuttavia, che presto lo avrebbe fatto. Effettivamente, nei mesi successive si mise all’opera. Andando oltre le mie richieste, non si limitò a una lettura degli articoli già pubblicati. Completò in modo significativo alcuni testi, tra i quali merita di essere ricordato in particolare quello sul sacerdozio. In un incontro avvenuto il 28 giugno 2021, vigilia del 70° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, mi parlò entusiasta della sua vita di sacerdote e sottolineò l’importanza del testo sul sacerdozio qui di seguito riportato. Era contento del risultato cui era giunto, proprio a partire dalla sua esperienza personale. Riteneva, tra l’altro, di aver dato un contributo per superare una lacuna presente nel decreto sul ministero e la vita dei presbiteri del Vaticano II. Il lavoro interno al testo non era ancora finito. Volendo dare una struttura interna e un senso di compiutezza alla raccolta, egli scriveva alcuni importanti contributi aggiuntivi come quelli sulle religioni e sulla presenza di Gesù nell’Eucaristia.

In breve, il presente volume non è soltanto una raccolta di testi già editi o in parte nuovi ma, come recita il sottotitolo, quasi un testamento spirituale dettato dalla sapienza dello spirito e dal cuore di padre sempre attento alle attese e speranze dei fedeli e degli uomini tutti. Come è noto, papa Benedetto scriveva in tedesco. Le traduzioni dei testi sono state da me effettuate. Inoltre, papa Benedetto decise che l’edizione di riferimento della presente opera doveva essere quella italiana.

A me resta il dovere di esprimere ancora una volta gratitudine a papa Benedetto per la fiducia accordatemi da anni ormai lontani.

1 Benedetto XVI in dialogo con il rabbino Arie Folger, Ebrei e cristiani, a cura di Elio Guerriero, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2019.
2 Robert Sarah con Benedetto XVI-Joseph Ratzinger, Dal profondo del nostro cuore, a cura di Nicolas Diat, Siena, Cantagalli, 2020.
3 Lettera al sottoscritto in data 13 gennaio 2021.

PREFAZIONE

Quando l’11 febbraio 2013 annunciai le mie dimissioni dal ministero del successore di Pietro, non avevo piano alcuno per ciò che avrei fatto nella nuova situazione. Ero troppo esausto per poter pianificare altri lavori. Inoltre, la pubblicazione dell’Infanzia di Gesù1 sembrava una conclusione logica dei miei scritti teologici.

Dopo l’elezione di papa Francesco ho ripreso lentamente il mio lavoro teologico. Così, nel corso degli anni, hanno preso forma una serie di piccoli e medi contributi, che sono presentati in questo volume.

In primo luogo vi è la lezione da me tenuta in occasione dell’inaugurazione dell’aula magna della pontificia università Urbaniana il 21 ottobre 2014. Essa viene qui ripresentata invariata.

Aggiungo poi un testo a chiarire il concetto delle religioni con le quali la fede cristiana vuole entrare in dialogo.

Il secondo capitolo si confronta con il tema della natura e del divenire del monoteismo. Segue poi un breve testo sul metodo del dialogo cristiano-islamico e il ringraziamento per il conferimento del dottorato honoris causa da parte della pontificia università di Cracovia. A questi due brevi testi si aggiunge la prefazione che ho scritto per l’edizione in lingua russa della mia Opera Omnia, volume XI, Teologia della liturgia.

Nel terzo capitolo ripresento il testo da me scritto sul rapporto ebrei-cristiani e anche lo scambio epistolare con il rabbino Arie Folger da me tenuto tra l’agosto e il settembre 2018. Le accuse su presunte posizioni antiebraiche presenti nel mio pensiero le ho già respinte con decisione. Da parte ebraica i miei tentativi sono stati giudicati del tutto positivamente. Spero, dunque, che essi possano ancora dare un contribuito per un buon dialogo.

Il quarto capitolo inizia con un’intervista cui mi aveva invitato il padre Daniele Libanori. Si tratta del tema secondo il quale Gesù Cristo doveva morire per ripristinare l’ordinamento dell’essere sconvolto dal peccato. La risposta classica quale fu elaborata da Anselmo di Canterbury oggi è per noi quasi incomprensibile. Nell’intervista ho cercato di mostrare come noi possiamo oggi comprendere ragionevolmente il motivo della sofferenza e della morte di Gesù Cristo.

Seguono due testi che si occupano del tema sacerdozio ed Eucaristia. L’articolo sul sacerdozio è stato pubblicato in una forma iniziale nel volume del cardinal Sarah, Dal profondo del nostro cuore. In seguito l’ho rielaborato e gli ho dato così un nuovo centro di gravità. Il Vaticano II con il suo testo sul sacerdozio ministeriale ha cercato di mostrarne nuovamente la bellezza. In questo contesto, tuttavia, è restata un’omissione essenziale causata dalla situazione della moderna esegesi biblica. Il sacerdozio, infatti, appare essenzialmente come ministero pastorale, mentre il proprium sacerdotale nel ministero pastorale neotestamentario non sarebbe presente. Io, invece, ho potuto dimostrare che, nonostante questo, il presbitero neotestamentario è un sacerdos anche se in un senso nuovo definito dal sommo sacerdote Gesù Cristo sulla croce. Ho affrontato inoltre il dibattito sull’intercomunione che di tanto in tanto viene riproposto con forza in Germania. Ne è risultato uno sguardo approfondito sulla presenza del corpo e del sangue di Cristo, e con questo anche una nuova definizione di che cosa si può intendere o meno con la frase del mangiare e bere il corpo e il sangue di Cristo.

Il quinto capitolo si occupa di questioni morali. Viene qui presentato un contributo fondamentale, che riguarda la questione della Chiesa e dello scandalo degli abusi sessuali.

Il sesto capitolo contiene contributi originali soprattutto da ricorrenze storiche. Il mio testo sui cinquant’anni della Commissione Teologica Internazionale; un ricordo del santo papa Giovanni Paolo II in occasione del centenario dalla sua nascita; un indirizzo di saluto per il 75° anniversario della morte di padre Alfred Delp. Se conclude con un’intervista su san Giuseppe, che dai miei genitori mi venne dato come patrone per la vita. Quanto più divento vecchio, tanto più mi diviene chiaro la figura del mio patrono. Di lui non ci è stata tramandata parola alcuna, bensì la sua capacità di ascoltare e agire. Comprendo sempre di più che proprio il suo silenzio ci parla e, al di là delle conoscenza scientifica, vuole guidarmi alla sapienza.

Questo volume, che raccoglie gli scritti da me composti nel monastero Mater Ecclesiae, deve essere pubblicato dopo la mia morte. La curatela l’ho affidata al dottor Elio Guerriero, che ha scritto una mia biografia in lingua italiana ed è da me conosciuto per la sua competenza teologica. Per questo gli affido volentieri questa mia ultima opera.

Benedetto XVI

Monastero Mater Ecclesiae
1° maggio 2022, festa di San Giuseppe


1 Prima parte in ordine biografico e ultima in ordine di pubblicazione della trilogia dedicata a Gesù. L’opera venne inizialmente pubblicata da Rizzoli in tre volumi con i seguenti titoli: Gesù di Nazaret. Dal Battesimo alla Trasfigurazione, Milano 2007; Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, Milano, 2011; L’infanzia di Gesù, Milano, 2012. L’opera è stata poi pubblicata in un volume unico nell’edizione dell’Opera Omnia, Città del Vaticano, LEV, 2013. Tale volume, il n. VI/1, ha ripristinato l’ordine cronologico della vita di Gesù.

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