Buon compleanno piccolo Giuseppe. Sei sempre stato il più forte
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.01.2023 – Vik van Brantegem] – L’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro [QUI] ha riportato alla mente uno degli omicidi più crudeli che ha ordinati, nonché uno di quelli rimasti maggiormente nella memoria collettiva: quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, che fu strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Nel giorno del suo compleanno abbiamo pensato al piccolo Giuseppe come un angelo che veglia su di noi e su tutti i bambini che vengono abusati, violentati e uccisi. «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Nato a Palermo il 19 gennaio 1981, Giuseppe Di Matteo fu rapito il pomeriggio del 23 novembre 1993, quando aveva quasi 13 anni, in un maneggio di Piana degli Albanesi, da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, nel tentativo di impedire che il padre, Santino Di Matteo, collaboratore di giustizia, collaborasse con gli investigatori. Fu lui, pentito ed ex-mafioso, che per primo raccontò i segreti della strage di Capaci ed era per questo che Cosa nostra rapì suo figlio.
Secondo le deposizioni di Gaspare Spatuzza, che prese parte al rapimento, i sequestratori si travestirono da poliziotti della DIA, ingannando facilmente il ragazzo, che credeva di poter rivedere il padre, in quel periodo sotto protezione lontano dalla Sicilia. Spatuzza raccontò anche: “Agli occhi del ragazzo siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi. (…) Lui era felice, diceva ‘Papà mio, amore mio’”. Il ragazzo fu legato e lasciato nel cassone di un furgoncino Fiat Fiorino, chiuso in un magazzino a Lascari, prima di essere consegnato ai suoi carcerieri.
Intervistato da Salvo Palazzolo della redazione Palermo di la Repubblica il 18 gennaio 2023, Santino Di Matteo dice: «Quando ho saputo dell’arresto di Messina Denaro, il primo pensiero è stato per mio figlio Giuseppe. Tutti quelli che hanno avuto a che fare con il sequestro e la sua morte sono finiti in carcere. Mancava solo lui. Alla fine ha vinto mio figlio».
«Ho letto che è malato. Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente», dice all’Adnkronos Nicola Di Matteo, il fratello di Giuseppe. La notizia della cattura del superlatitante è stata appresa da Nicola e dalla madre con «gioia mista a pianto». «Si è riaperta una ferita, il ricordo di quel periodo orrendo. Ringrazio le forze dell’ordine e la magistratura, che ci sono sempre stati accanto. Lo Stato ha i suoi tempi ma vince sempre». L’auspicio di Nicola Di Matteo, adesso, è che «si faccia luce anche sulle coperture» che hanno consentito una latitanza lunga 30 anni. «Speriamo che tutta la verità possa venire a galla». «Questi criminali non si allontanano mai troppo dai loro territori in cui possono contare su una fitta rete di persone pronte a proteggerli». Uomini e donne fidati su cui gli investigatori in questi anni hanno stretto il cerchio. «Da tempo le forze dell’ordine stavano dietro al latitante, seguendo tutti i movimenti delle persone a lui più vicine sino ad arrivare all’arresto oggi». Per il fratello del piccolo Giuseppe non è possibile il perdono. «È una cosa impensabile davanti alle atrocità che hanno imposto a Giuseppe. Non si può perdonare una cosa del genere. Giuseppe era un ragazzino, impensabile il perdono. Adesso deve soffrire come mio fratello», conclude non nascondendo la sua «rabbia».
Oggi, nel giorno del suo compleanno, ricordo il piccolo Giuseppe Di Matteo con l’incipit dell’articolo Uno al giorno. Straziante ricordo del piccolo Giuseppe Di Matteo, vittima di mafia sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996 [QUI], che ho scritto l’11 gennaio 2021, per l’anniversario della sua morte:
«Nello scrivere questo pezzo, mi sono sentito male, molto male, un male dell’anima. Ne avrei fatto di meno volentieri, ma sono consapevole che la divulgazione della verità fa più male della stessa verità, a chi la verità non vuole sentire. Non posso mai dimenticare che devo obbedire alla mia vocazione della comunicazione. Come comunicatore sono convinto che sensibilizzare rimane il valore più importante. Con questa rubrica “Uno al giorno”, nata quasi a caso – ma si sa che nulla accade per caso – stanno uscendo fuori fatti delittuosi, che fanno ribrezzo. Quello che hanno fatto i mafiosi al piccolo Giuseppe Di Matteo, non lo fanno neanche le bestie. E non chiamateli bestie, perché le bestie uccidono solo per necessità, non per il piacere di arrecare dolore e terribili patimenti, che in certi casi gridano vendetta al cospetto di Dio. So che il Signore è misericordioso, ma sono convinto che c’è un peccato mortale, che non perdonerà mai. Questo è il delitto sui più fragili e i più piccoli. Il piccolo Di Matteo vive nei nostri cuori. Che rimanga come monito: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40)».