Papa Francesco: l’unità dei cristiani nasce dal battesimo

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Nella giornata di giovedì papa Francesco ha ricevuto due delegazioni in occasione di altrettante ricorrenze, come quella ecumenica della Finlandia in occasione della festa di sant’Enrico di Uppsala, patrono dello Stato, dove portò la Parola di Dio partendo da Uppsala, in Svezia, città di cui era vescovo. E nel discorso ha ripreso il tema dell’acqua come fonte del battesimo, evocata nell’immagine del mar Baltico, affermando che la guerra è sempre una sconfitta:

“Mi piace soprattutto riprendere quanto ci ha detto a proposito delle acque, che a noi cristiani richiamano il dono della riconciliazione ricevuto nel Battesimo. Abbiamo da poco celebrato il Battesimo del Signore. Il Figlio di Dio, immergendosi nelle acque del Giordano all’inizio del suo ministero pubblico, ha manifestato la volontà di immergersi completamente nella nostra condizione umana.

E noi, battezzati in Cristo, per pura grazia siamo stati immersi in Lui: perciò ci chiamiamo e siamo figli di Dio a sua immagine, fratelli e sorelle tra di noi. Avendo ricevuto l’unico Battesimo, da credenti siamo dunque chiamati anzitutto a rendere grazie perché, a partire dalle acque del Battesimo, la nostra esistenza è stata riconciliata con Dio, con gli altri, con il creato. Siamo figli riconciliati e siamo pertanto chiamati a riconciliarci sempre di più tra noi, e ad essere operatori di riconciliazione nel mondo”.

 E proprio nel Credo niceno-costantinopolitano si professa il battesimo, ringraziando della visita che accade durante la preghiera della settimana per l’unità dei cristiani: “Sentiamo così l’eco del nostro Battesimo che ci richiama, in quanto giustificati per grazia, ad attuare con gratuità opere di giustizia, a praticare gesti concreti di vicinanza a quanti sono vittime di ingiustizie, scarto, di varie forme di oppressione e soprattutto di guerre. Come testimoni della fede in Cristo, che si è immerso nella fragilità della nostra condizione umana, siamo cioè tenuti a immergerci nelle ferite dei bisognosi. E a farlo insieme”.

E’ il battesimo che unisce i cristiani nella comunione: “Nella comunità di tutti i battezzati, sappiamo di essere infatti uniti tra di noi, qui ed ora, con ogni sorella e fratello in Cristo, ma anche alle nostre madri e ai nostri padri nella fede che sono vissuti prima di noi. Dalla comunione perfetta del Cielo ci guardano e ci invitano a camminare insieme su questa terra.

Sant’Enrico, testimone della fede, messaggero di speranza e strumento di carità, è uno di loro. Con lui celebriamo la comunione ecumenica di tutti i santi, conosciuti e sconosciuti, rinati a nuova vita a partire dalle acque del Battesimo”.

Il battesimo consente un abbraccio sia verticale e sia verticale: “Possiamo pertanto abbracciare al contempo con lo sguardo la grazia originaria del Battesimo e il traguardo della vita eterna; la fonte di vita che in terra ci ha resi figli del Cielo e il Cielo dove i santi ci attendono e ci incoraggiano.

In tutto, riconosciamo quant’è grande l’unità che ci accomuna e quanto è importante pregare congiuntamente, lavorare assiduamente e dialogare intensamente per superare le divisioni ed essere, secondo la volontà del Signore, una cosa sola nella comunione trinitaria, affinché il mondo creda”.

Però non basta essere consapevoli, ma occorre anche alimentare la ‘passione’: “Occorre alimentare una vera passione, una passione che scaturisce dall’amore per la comunione, dal desiderio di superare la contro-testimonianza data dalle lacerazioni storiche fra i cristiani, che hanno ferito tanto l’unità del Corpo di Cristo.

Occorre, oggi soprattutto, uno zelo ardente per l’evangelizzazione, perché annunciando insieme ci si riscopre fratelli e sorelle; e perché ci si rende conto che non si può diffondere degnamente il nome di Gesù, nato, morto e risorto per tutti, senza testimoniare la bellezza dell’unità, segno distintivo dei suoi discepoli”.

Per questo il papa ha chiesto di accrescere lo zelo apostolico: “Domandiamo il dono di un rinnovato zelo apostolico, che ci faccia riscoprire ogni volta gli altri credenti come nostri fratelli e sorelle in Cristo, che ci faccia sentire apostoli riconciliati da Dio per riconciliarci tra di noi e diventare artefici di riconciliazione per il mondo.

Perciò vorrei invitarvi ora a recitare insieme il Padre Nostro, la preghiera dei figli che, meglio di ogni altra, manifesta la realtà del nostro Battesimo. Possiamo pregarla ciascuno nella propria lingua, ma insieme: gli uni con gli altri e gli uni per gli altri”.

Mentre alla delegazione dei monaci buddisti della Cambogia di una conversione ecologica che parte dal cuore: “La conversione ecologica avviene quando si riconoscono le radici umane dell’attuale crisi ambientale; quando il vero pentimento porta a rallentare o ad arrestare tendenze, ideologie e pratiche lesive e irrispettose del creato e quando le persone si impegnano a promuovere modelli di sviluppo che curino le ferite inferte dall’avidità, dall’eccessiva ricerca di profitti finanziari, dalla mancanza di solidarietà con i vicini e dal mancato rispetto dell’ambiente”.

Ma la conversione ecologica alimenta il dialogo: “Il dialogo svela la profonda ricchezza che le nostre rispettive tradizioni religiose offrono a sostegno degli sforzi per coltivare la responsabilità ecologica.

Seguendo i principi che il Buddha ha lasciato in eredità ai suoi discepoli (Pratimoksa), tra cui la pratica chiamata ‘metta’, che consiste nel non danneggiare gli esseri viventi, e vivendo uno stile di vita semplice, i Buddisti possono acquisire un atteggiamento compassionevole verso tutti gli esseri, compresa la terra, il loro habitat.

Da parte loro, i cristiani adempiono la propria responsabilità ecologica quando, come custodi fidati, proteggono il creato, l’opera che Dio ha affidato all’uomo perché la coltivasse e la custodisse”.

(Foto: Santa Sede)

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