Papa Francesco alla fine parla con i giornalisti in aereo

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Un’ora e venti di domande e risposte per un Papa che aveva detto nel volo tra Roma e Rio de Janeiro: “Davvero io non do interviste, ma perché non so, non posso, è cosi. Per me è un po’ faticoso farlo”.  Ma alla fine si è convinto Papa Francesco e dopo aver concesso una intervista alla radio diocesana e  una a Tv Globo a Rio non ha potuto mancare all’appuntamento con la stampa in aereo. Conferenza organizzata con domande libere ma abbastanza prevedibili. Il Papa ha risposto con semplicità riproponendo molti dei temi affrontati in questi primi mesi di pontificato. ( ecco la trascrizione integrale)

Qualche “notizia” è arrivata in particolare sulla data della canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII. La data sarà decisa il 30 settembre in concistoro e sembra che non si tratterà dell’ 8 dicembre. Ma non c’è ancora nulla di certo. Come non c’è nulla di certo sui prossimi viaggi del Papa fuori Italia. Francesco si è limitato ha ricordare gli inviti ricevuti, ha aggiunto che non andrà in Argentina nel breve periodo, ma che spera di andare a trovare i parenti italiani, e che un viaggio importante dovrà essere in Asia dove Benedetto non ha fatto a tempo ad andare.

Di Benedetto XVI ha parlato con affetto ed ha detto : “Anche quando lui ha dato le dimissioni, è stato per me un esempio … un grande! Un grande!”

Espressione che ha usato anche per descrivere Papa Roncalli e Papa Wojtyla. Grandi pontefici senza dubbio.

Francesco si è detto entusiasta del viaggio in Brasile e della GMG, ha parlato della sua insoffernza alla organizzazione: “io ho sentito che mi trovavo ad un computer, quel computer incarnato … Ma davvero! Era tutto cronometrato, no? Ma bello.” Poi il tema della sicurezza: “Con meno sicurezza, io ho potuto stare con la gente, abbracciarli, salutarli, senza macchine blindate … E’ la sicurezza di fidarsi di un popolo”. Una “pazzia” dell’andare incontro alla gente, spiega il Papa.

Tra le domande sui temi etici quello del matrimonio omosessuale e dell’aborto. Qui il Papa non risponde e rimanda al magistero della Chiesa con una insolita reticenza.

Più loquace invece nel rispondere alla domanda sull’ affaire Ricca, il prelato dello IOR nominato dal Papa che avrebbe diversi scheletri nell’armadio. “Ho fatto quello che il Diritto Canonico manda a fare, che è la investigatio previa. E da questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano, non abbiamo trovato niente di quello. Quella è la risposta. Ma io vorrei aggiungere un’altra cosa su questo: io vedo che tante volte nella Chiesa, al di fuori di questo caso ed anche in questo caso, si va a cercare i “peccati di gioventù”, per esempio, no?, e questo si pubblica. Non i delitti, eh? I delitti sono un’altra cosa: l’abuso sui minori è un delitto. No, i peccati. Ma se una persona, laica o prete o suora, ha fatto un peccato e poi si è convertito, il Signore perdona e quando il Signore perdona, il Signore dimentica e questo per la nostra vita è importante.”

Poi parla delle lobby. Di qualunque genere siano sono cattive ovviamente.

Domanda di prassi quella sulla comunione ai divorziati risposati. Il Papa risponde secondo il magistero e agginge che si deve studiare bene la pastorale. Se ne parlerà ad ottobre nella riunione del “consiglio degli 8”. E sul ruolo delle donne nella Chiesa rimanda alle risposte di Giovanni Paolo II sul sacerdozio femminile negandone la possibilità e aggiunge: “ La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di spiegare meglio, perché credo che manchi una spiegazione teologica di questo.”

E a proposito della Curia romana il Papa parla con nostalgia  della “vecchia” Curia: “credo che la Curia è un poco calata del livello che aveva un tempo, di quei vecchi curiali, il profilo del vecchio curiale, fedele, che faceva il suo lavoro. Abbiamo bisogno di queste persone. Credo che ci sono, ma non sono tanti.”

E non poteva mancare una domanda sullo IOR. La risposta rimane nel vago. Il Papa non sa ancora come trasformarlo, la la cosa importante è che sia trasparente.

Molte le note personali, dalla sciatica che lo ha costretto a sedie più rigide e spartane, agli incontri con Papa Benedetto. “C’è qualcosa che qualifica il mio rapporto con Benedetto: io gli voglio tanto bene, a lui. Sempre gli ho voluto bene. Per me è un uomo di Dio, un uomo umile, un uomo che prega … Io sono stato tanto felice quando lui è stato eletto Papa. Anche quando lui ha dato le dimissioni, è stato per me un esempio … un grande! Un grande. Un grande fa questo, soltanto. Un uomo di Dio e un uomo di preghiera. Lui adesso abita in Vaticano, e alcuni mi dicono: ma come si può fare questo?, due Papi in Vaticano … Ma, non ti ingombra lui? Ma lui non ti fa la rivoluzione contro? Tutte queste cose che dicono, no? Ma, io ho trovato una frase per dire questo: “E’ come avere il nonno a casa”, ma il nonno saggio. Quando in una famiglia il nonno è a casa, è venerato, è amato, è ascoltato. Lui è un uomo di una prudenza, ma non si immischia. Io gli ho detto tante volte: “Ma, santità, lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi …”. E’ venuto, per la inaugurazione e la benedizione della statua di San Michele … Ecco, quella frase dice tutto. Per me, è come avere il nonno a casa: il mio papà. Se io avessi una difficoltà o una cosa che non ho capito, telefonerei, “Ma, mi dica, posso farlo, quello?”. E quando sono andato, per parlare di quel problema grosso di Vatileaks, lui mi ha detto tutto con una semplicità … al servizio. E’ una cosa che non so se voi la sapete, credo di sì, ma non sono sicuro: quando ci ha parlato, nel discorso di congedo, il 28 febbraio, ci ha detto: “Fra voi c’è il prossimo Papa: io gli prometto obbedienza”. Ma, è un grande: questo è un grande!”  E in secondo tempo aggiunge: “Voglio raccontarti un aneddoto riguardo alla vicenda Vatileaks. Quando andai da Papa Benedetto, prima pregammo nella cappella e poi andammo nel suo studio: lì, vidi una grande cassa, con sopra una busta. Benedetto mi ha detto, mi diceva: “In questa scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni, le cose che hanno detto i testimoni, tutti lì. Ma il riassunto e il giudizio finale è in questa busta. E qui si dice ta-ta-ta…”. Aveva tutto in testa! Ma che intelligenza! Tutto a memoria, tutto! Ma non mi sono spaventato. Ma è un problema grosso, eh? Ma non mi sono spaventato.”

E a chi gli chiede come assolvere da gesuita al voto di obbendienza al Papa ora che il Pape è lui risponde: “E’ una domanda teologica, perché i gesuiti fanno voto di obbedire al Papa. Ma se il Papa è gesuita, forse deve far voto di obbedire al Generale dei gesuiti … Non so come si risolve questo … No: io mi sento gesuita nella mia spiritualità; nella spiritualità degli esercizi, la spiritualità, quella che io ho nel cuore. Ma tanto mi sento che fra tre giorni andrò a festeggiare con i gesuiti la festa di Sant’Ignazio: dirò la Messa al mattino. Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no. Mi sento gesuita e la penso come gesuita. Non ipocritamente, ma la penso come gesuita.” Confermando la visita strettamente privata del 31 luglio e anticipata da Korazym.

Francesco chiarisce anche la sua idea di collegialità che non prevede che il Papa si un primus inter pares: “ Il Papa è vescovo: vescovo di Roma, e perché è vescovo di Roma è successore di Pietro, Vicario di Cristo…Parlare, pensare che questo voglia dire essere primus inter pares, no, questo non è conseguente di questo.”

Il testo integrale, che sarà pubblicato dopo la revisione della segreteria di stato, merita di essere letto con calma per conoscere meglio la personalità di Papa Francesco che spesso ci sorprende.

 

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