42ª Udienza del Processo 60SA in Vaticano. La prima udienza dopo Natale

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.01.2023 – Ivo Pincara] –  Oggi, nella quarantaduesima udienza del processo al Tribunale vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, si è svolto l’interrogatorio all’Avvocato Manuele Intendente, che ha parlato delle trattative per far cedere al broker Gianluigi Torzi le mille azioni che gli garantivano il controllo del Palazzo al numero 60 di Sloane Avenue di Londra.

Domani si svolgerà il confronto tra Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, le due donne che avrebbero “contribuito” a redigere il memoriale di Monsignor Alberto Perlasca. Sulla vicende, ieri il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, ha riferito che sono stati depositati il 2 e il 4 gennaio 2023 una lettera e un memoriale della giornalista Rai, Maria Giovanna Maglie, legata alla Chaouqui.

L’Udienza di ieri in gran parte è stata occupata dall’interrogatorio al teste Manuele Intendente, avvocato con un passato nella Ernst&Young coinvolto nelle trattative che hanno portato alla compravendita del Palazzo di Londra. Subito dopo ha concluso il suo esame Renato Giovannini, Vice rettore dell’Università Telematica Marconi, già ascoltato il 16 dicembre 2022. Entrambi sono stati collaboratori a livello legale di Gianluigi Torzi, il broker accusato di aver ceduto alla Segreteria di Stato le mille azioni con diritto di voto che gli davano il totale controllo dell’immobile londinese per 15 milioni, in modalità, secondo l’accusa, estorsive. L’interrogatorio del Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, si è soffermata in particolare sulle dinamiche – dalle interlocuzioni, formali e informali, dai messaggi, le mail e i gruppi WhatsApp (come quello “I magnifici 3”), ai viaggi e gli incontri in hotel di lusso a Roma – che hanno portato a questa decisione, stabilita in una riunione a Londra del 20-22 novembre 2018. L’Avv. Intendente era presente a quell’incontro ma, ha chiarito in aula, non ha mai avuto alcuna voce in capitolo.

In particolare il focus è stato sulla fase in cui la Segreteria di Stato aveva deciso di uscire dal fondo Gof dell’imputato Raffaele Mincione, a causa di spese troppo esose e poco consone, e trasferire le quote al Gut di Torzi, introdotto dallo stesso Intendente – che lo conosceva dal 2016 – ai “rappresentanti” della Segreteria di Stato. Cioè Fabrizio Tirabassi, responsabile degli investimenti, ed Enrico Crasso, da 26 anni consulente finanziario della Segreteria di Stato, entrambi imputati. Intendente fu coinvolto in questa fase in cui si trattava per togliere il vincolo finanziario e sollecitare un dialogo tra i due finanzieri. In particolare, Mincione che chiedeva un “conguaglio” di 40 milioni per uscire dall’affare, prima negato poi approvato.

Generiche le risposte e i ricordi di Intendente che per due volte è stato ripreso dal Presidente Pignatone, sul fatto che doveva formulare le risposte senza la paura di finire tra gli imputati: “Siamo in una fase diversa del processo. Quando è stato sentito, il Promotore voleva valutare se trasformare il ruolo da testimone a imputato (“Ci siamo andati vicino”, ha esclamato Diddi). La serie di domande è finalizzata al chiarimento”.

Un dato inedito riferito da Intendente è che l’originaria proposta era di trasferire tutte le quote al fondo Centurion, gestito da Crasso. A tal proposito Intendente, sollecitato da Diddi, ha parlato di una riunione con Papa Francesco a Santa Marta, verso la fine del 2018, prima di un’altra riunione del 26 dicembre – sempre a Santa Marta – coi protagonisti della vicenda Londra e i loro familiari. Nell’incontro, ha detto il testimone, “ebbi conferma che le mille azioni non dovevano essere trasferite a Centurion”. Fu questa, stando a quanto riferito, una indicazione del Papa. In relazione a ciò, si potrebbe ricordare la lettera del 5 novembre 2020 con la quale Francesco trasferiva i fondi gestiti dalla Segreteria di Stato all’APSA, in cui il Pontefice scriveva: “Una particolare attenzione meritano gli investimenti operati a Londra e il fondo Centurion, dai quali occorre uscire al più presto, o almeno, disporne in maniera tale da eliminarne tutti i rischi reputazionali”. Durante l’incontro, Papa Francesco diede al Sostituto della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra, l’incarico “di prendere in mano la gestione” (Fonte: Vatican News).

Basta con i veleni in Vaticano. Non se ne può più
di Salvatore Izzo
Faro di Roma, 12 gennaio 2023


(…) il giudizio su chi si candida a protagonista delle ultime battute del processo per il Palazzo di Londra, istruito male e utilizzato solo per perseguitare il card. Giovanni Angelo Becciu. Emerge ora che ci sono le stesse persone dietro le accuse infondate al card. Becciu e le ultime “rivelazioni” su Emanuela Orlandi. Erano loro le chat esibite dai legali della famiglia Orlandi, anche loro persone rispettabili. Ma quelle chat sono solo orride manipolazioni delle quali nessuna persona di buon senso avrebbe dovuto fidarsi. E invece si continua con questa inutile e dannosa farsa.

“Finalmente sarò faccia a faccia con Becciu, in nome di Papa Francesco, per dimostrare al mondo come il cardinale lo ha truffato e tradito per anni”, dichiara infatti con assoluta impudenza Francesca Immacolata Chaouqui all’Adnkronos anticipa così la sua presenza nell’aula di giustizia vaticana per raccontare la sua “verità” sui retroscena dell’inchiesta sugli investimenti e le compravendite immobiliari che hanno portato alla sbarra l’ex braccio destro del Pontefice, contro il quale il dibattimento non ha provato nessuna accusa.

I documenti che portarono all’innesco della “grande guerra” contro Becciu saranno depositati proprio domani nelle mani del promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi. Tredici audio di mons. Perlasca, chat e mail ma anche la lettera inviata alla Chaouqui da Becciu in merito al diniego del Papa di concederle la grazia. Una decisione quanto mai opportuna a giudicare da quanto sta emergendo.

Squallido infine che in morte del card. Pell si ritirino fuori le accuse infondate rivolte dal porporato allo stesso Becciu, che ora nobilmente prega per il confratello defunto dopo le tante sofferenze patite in Australia in un processo che per qualche verso ricorda quello in corso in Vaticano (Fonte: Vatican News).

Vaticano, servizi segreti e prelati: depositato l’elenco dei testimoni al processo per il Palazzo di Londra
Si va dal cardinale Pietro Parolin ai vertici dei servizi segreti di mezzo mondo, fino a Giuliano Tavaroli, l’ex ufficiale dei carabinieri che anni fa fu coinvolto nello scandalo Telecom-Sismi
di Franca Giansoldati
Il Messaggero, 11 gennaio 2023


Il maxi processo avviato in Vaticano da più di un anno per capire se vi è stata corruzione tra le pieghe della compravendita del famoso Palazzo di Londra, si sta rivelando sempre più surreale dopo gli ultimi sviluppi e le liste dei testimoni da sentire. Si va dal cardinale Pietro Parolin ai vertici dei servizi segreti di mezzo mondo, fino a Giuliano Tavaroli, l’ex ufficiale dei carabinieri che anni fa fu coinvolto nello scandalo Telecom-Sismi. La scorsa settimana gli attoniti funzionari della Cancelleria del Tribunale d’Oltretevere hanno registrato un aggiornamento della lista dei testimoni da parte degli avvocati di Cecilia Marogna, la sedicente esperta di geopolitica che fu incaricata dalla Segreteria di Stato di fare da mediatrice per la liberazione di una suora colombiana rapita da miliziani jihadisti in Mali. La Marogna è una dei dieci imputati al processo assieme funzionari vaticani, finanzieri, prelati e al cardinale Angelo Becciu. E’ accusata di avere speso in beni di lusso ingenti quantità di denaro ricevuto che sarebbe servito per i rapiti (oltre 500 mila euro).

Nell’elenco depositato figurano oltre la Inkerman Group di Londra – una società dell’intelligence inglese (“che – si legge nel documento – riferirà della cooperazione instaurata per circa un anno e delle spese di gestione”). Subito dopo però spuntano i nomi dei generali Luciano Carta e Giovanni Caravelli, già direttori dell’Aise, il cardinale Pietro Parolin, il generale colombiano Fernando Murillo Orrego, direttore del Diase in Colombia, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini, l’ex ammiragio britannico David Snelson, due cittadini algerini, Rezhane Ahcxene (ma noto come Abu Dahadah) e Mustapha Derrar, i quali avrebbero avuto «incarichi per la liberazione di padre Maccalli, Nicola Chiacchio e Sophie Petronin». Naturalmente non si sa ancora se il Presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone ammetterà i testi o meno, probabilmente l’annuncio verrà dato domani mattina o venerdì quando riprenderanno le udienze dopo la pausa delle vacanze natalizie. (…)

Indice – Caso 60A [QUI]

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