E quindi? Il tempo lo dirà…

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.01.2023 – Vik van Brantegem] – La notizia del giorno 9 gennaio 2023, offuscando in un certo modo l’Udienza del Papa al Corpo Diplomatico, è stata resa nota alle ore 12.00 dal Bollettino N. 22 della Sala Stampa della Santa Sede: «Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza S.E. Mons. Georg Gänswein, Arcivescovo tit. di Urbisaglia, Prefetto della Casa Pontificia». Nel foglio “Attività del Santo Padre Prevista – Lunedì 9 gennaio 2023”, diffuso sotto embargo ai giornalisti accreditati alle ore 08.45, era menzionato soltanto “Auguri del Corpo Diplomatico”. Quindi, la notizia non fu anticipata ai vaticanisti.

Sulla scia di questa notizia inaspettata, ritorniamo sul caso del libro Nient’altro che la Verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI (Piemme 2022, 336 pagine) scritto con Saverio Gaeta dall’Arcivescovo Georg Gänswein, Segretario particolare del Cardinale Joseph Ratzinger, di Papa Benedetto XVI regnante ed emerito, sarò disponibile in tutte le librerie e online dal 12 gennaio 2023 [QUI].

Del testo da giorni circolano abbondantemente copie in formato PDF e si sprecano le anticipazioni sui media e social, per le quali secondo il vaticanista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi, l’autore sarebbe «amareggiato per le interpretazioni “malevole” degli stralci «fuori contesto» del suo libro, fatti uscire mentre si celebravano i funerali di Benedetto XVI». Riportiamo di seguito I punti salienti di alcuni interventi autorevoli.

Iniziamo con alcuni commenti del Direttore della rivista statunitense Inside the Vatican, Robert Moynihan, nella sua Lettera N. 10 Gänswein del 9 gennaio 2023, nella nostra traduzione italiana dall’inglese: «Si decide in questi giorni il futuro dell’Arcivescovo Georg Gänswein, a lungo Segretario particolare di Papa Benedetto. Ieri Gänswein, apparentemente convocato da Papa Francesco, ha incontrato privatamente il Papa solo quattro giorni dopo i funerali di Papa Benedetto, il 5 gennaio. Quindi, primo punto: il Vaticano si sta “adattando” a una nuova realtà, ovvero che Papa Benedetto è morto, e rimane, per la prima volta in quasi 10 anni, un solo Papa in Vaticano: Papa Francesco. Il secondo punto è che questo sta influenzando molto personalmente Gänswein in questo momento. Sarà “esiliato”? Inviato in una piccola diocesi in Germania, per non comparire mai più in Vaticano? O…? Ma la domanda più profonda è: Francis (come molti sembrano aspettarsi) approfitterà di questo momento per regolare i vecchi conti, punendo gli “avversari” e premiando gli “amici”? O Francesco, forse, sorprenderà la maggioranza e prenderà una strada diversa, pensando al suo ruolo primario, essenziale di “Pietro”: preservare l’unità della Chiesa? La maggior parte degli osservatori pensa che Francis fosse (probabilmente) irritato con Gänswein nei giorni scorsi perché Gänswein ha rilasciato diverse interviste in cui – oltre a concentrarsi sulla comprensione di Benedict della sua vita e del suo lavoro, cosa che era prevedibile, ovviamente – è andato un po’ oltre e ha suggerito che papa Benedetto, e lui stesso, si fosse opposto alle decisioni che Francesco aveva preso su alcune questioni. (…)
Questo sembrava mettere un Papa direttamente contro l’altro, a soli 14 anni di distanza (dal 2007 al 2021). E così è sembrato, a molti osservatori, impostare una possibile sfida anche ad altre decisioni di papa Francesco. (…) Una sfida generale al suo magistero. Una sfida generale per lui come Papa.
Così la maggior parte degli osservatori ha visto l’incontro di ieri mattina come l’occasione scelta da Francesco per dire “smettiamola subito”, perché teme, forse a ragione, che la Chiesa possa essere divisa tra i seguaci del vecchio Papa, Benedetto, guidati in parte dal suo segretario, Gänswein, e lo stesso Papa regnante. (…)
Ma il Cardinale Malcom Ranjith di Colombo, Sri Lanka, ha appena versato olio su queste acque bollenti, dicendo che i pontificati di Benedetto e Francesco non sono opposti, ma “complementari”. (…)».

Nella Postilla della giornata: dopo Becciu e Zen ora tocca a Gänswein. Un cambio di rotta? [QUI] del 9 gennaio 2023, il Direttore dell’aggregatore para-vaticano Il Sismografo, Luis Badilla, suggerisce che Papa Francesco potrebbe aver convocato Gänswein, non per esprimere irritazione, ma per cercare di appianare eventuali divergenze e incomprensioni, mentre guarda a una nuova tappa del suo pontificato (con Papa Benedetto XVI scomparsa), un nuovo periodo di durata incerta, ma un periodo che vuole essere caratterizzato dall’unità, e non dalla divisione, nella Chiesa.
Rileva Badilla: «È una delle notizie più inattesa, quella diffusa oggi ufficialmente dalla Sala Stampa della Santa Sede (…). Una comunicazione con tale solennità – stampata sul Foglio delle Udienze papali – per un prelato in tensione e conflitto con il Papa ha un significato specifico e, complessivamente, anche rilevante poiché è una nuova udienza privata di Francesco a personalità ecclesiastiche con le quali sono sorte delle difficoltà severe nei rapporti personali e di collaborazione istituzionale. Ora da più parti, in molti si fanno la medesima domanda: quale potrebbe essere il significato di fondo di questo comportamento del Papa, quasi sempre freddo e rigoroso con chi da lui è stato allontanato? Papa Francesco ha già ricevuto diverse volte, e anche visitato, il Cardinal Becciu, che defenestrò con l’accusa di peculato per mandarlo poi a processo. L’ultimo incontro fra loro due è del sabato 26 novembre scorso. Pochi giorni fa – venerdì 6 gennaio, Solennità dell’Epifania  – il Santo Padre ha ricevuto – e fatto distribuire una foto ufficiale dell’incontro – il Cardinale cinese Joseph Zen Ze-kiun, persona in polemica aperta con la Sede Apostolica per la firma degli Accordi riservati con Pechino. Oggi il Papa ha ricevuto il Segretario personale di Joseph Ratzinger, l’Arcivescovo tedesco Georg Gänswein, autore del libro in libreria da giovedì che contiene diversi passaggi polemici nei confronti del Pontefice e di alcune delle sue decisioni. La domanda principale al riguardo è questa: il Papa emerito conosceva le bozze del libro?  Sicuramente nel corso dell’udienza oggi si è parlato anche su questo».
Badilla conclude: «La cosa singolare, piuttosto appassionante in un momento come l’attuale, è decodificare un interrogativo preciso: Papa Francesco sta provando ad aprire, con intelligenza e generosità, una via diversa, meno polemica e divisiva, in modo tale di riuscire, se possibile, a compattare la Chiesa tutta, seppure nelle diversità, onde evitare altre spaccature ed eventuali sommosse scismatiche? Le risposte arriveranno con il passare del tempo e non dipendono solo dal Santo Padre».

Il vaticanista di lunga corsa, Gian Guido Vecchi, sul Corriere della Sera del 10 gennaio 2023 [QUI], nel suo articolo Padre Georg da Papa Francesco: «Ora devo stare zitto». La decisione sul suo futuro, rileva «l’amarezza di Papa Francesco e l’invito alla discrezione fatto a Padre Georg Gänswein: per lui l’ipotesi di un incarico diplomatico in una nunziatura all’estero o una sistemazione romana, possibilmente discreta»: «Gli amici che lo hanno sentito in queste ore raccontano di un uomo che si mostra amareggiato per le interpretazioni “malevole” degli stralci “fuori contesto” del suo libro, fatti uscire mentre si celebravano i funerali di Benedetto XVI, “ma adesso devo stare zitto”. Di certo, lunedì mattina, monsignor Georg Gänswein ha dovuto parlare della faccenda a Papa Francesco, che lo ha ricevuto in udienza. Dal Vaticano non si dice ufficialmente nulla. Ma è evidente, si fa notare, che il Papa abbia raccomandato discrezione, come ricordava all’ultimo Angelus: “Dio è nel silenzio”. (…) Ma tant’è, il “caso” è stato creato, il libro Nient’altro che la Verità è in uscita, e nel sottobosco dell’opposizione tradizionalista a Francesco monta il tentativo post mortem di usare Benedetto XVI come un vessillo e creare un conflitto tra “i due Papi” che nella realtà non c’è stato. (…) Di qui l’amarezza di Francesco. E l’udienza di ieri. Resta il discorso sull’opportunità di pubblicare un libro simile subito dopo la morte di Ratzinger e citare brani della corrispondenza privata tra l’emerito e il Papa. Rispettosissima, del resto. (…) E resta anche la questione del futuro di Gänswein, ora Prefetto della Casa Pontificia. Se nella Chiesa tedesca non sembrano entusiasti all’idea di un ritorno in patria come vescovo o altro (“dipende dal diretto interessato e da chi prende queste decisioni nella Curia” ha riposto freddo il Presidente Georg Bätzing), si è ipotizzato un incarico diplomatico in una nunziatura all’estero o una sistemazione romana, possibilmente discreta».

Il riferimento alla tesi di Vecchi sul «sottobosco dell’opposizione tradizionalista a Francesco monta il tentativo post mortem di usare Benedetto XVI come un vessillo e creare un conflitto tra “i due Papi” che nella realtà non c’è stato», riportiamo la riflessione E adesso? Affidata da Matteo Matzuzzi alla sua Newsletter Newman-31-su Il Foglio del 10 gennaio 2023:
«Un po’ tutti dicono che la guerra è imminente. Guerra tra “progressisti” e “conservatori”, tra l’altro sovente confusi con i “tradizionalisti”. Ora che è morto Benedetto XVI – dicono – si scatenerà di tutto. Fuoco, fiamme e forse pure le cavallette. È sufficiente passare in rassegna analisi più o meno raffinate seguite al trapasso del Papa emerito. La domanda che scaturisce dalla lettura è: ma chi dovrebbe farla, questa guerra? Qualcuno vede, fra chi conta, uomini pronti a ingaggiare scontri all’ultimo sangue? E poi, per cosa dovrebbero affrontarsi questi fantomatici eserciti? Chiariamo: che la Chiesa sia divisa è un dato di fatto, e lo è sempre stata.
Non è che prima era il Giardino terrestre e ora, con Francesco a capo dell’Istituzione, si è aperto il burrone. Semplicemente, vuoi per la diffusione dei canali mediatici, vuoi per un crescendo di polarizzazione, le crepe sono state enfatizzate e rese visibili a tutti. Il Papa regnante c’ha messo del suo. Come? Seguendo un modus operandi opposto a quello dei predecessori. Il tutto, ça va sans dire, è lecito. Se è vero che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (per restare ai tempi più recenti) nel Collegio cardinalizio infilavano di tutto, destra e sinistra, perfino oppositori manifesti alla propria linea, Francesco ha puntato a rafforzare la compagine di chi è senza batter ciglio in sintonia con la sua idea di quella che dovrebbe essere, oggi e domani, la Chiesa. Benedetto XVI i “non allineati” se li portava pure in curia, come ha scritto nel suo libro in uscita per Piemme (“Nient’altro che la Verità”), Mons. Gänswein. Il riferimento è alla nomina di Cláudio Hummes a Prefetto del Clero, nel 2006. Ratzinger conosceva benissimo le posizioni del cardinale brasiliano, ma riteneva che la presenza al cuore della Chiesa di personalità con vedute diverse sarebbe stato un arricchimento.
Francesco ha una legittima sensibilità diversa. Vuole truppe fidate, meglio ancora se poco propense a discutere o a “frenare” i programmi. Questa posizione, inevitabilmente, porta gli esclusi a formare conventicole d’opposizione, il cui auspicio è che la parentesi si chiuda al più presto. Escludere porta alla divisione e alla marginalizzazione. Benedetto XVI si tenne stretto Walter Kasper in curia, benché i due avessero posizioni ben diverse su questioni di non poco conto. Lo stesso Kasper, in un articolo da lui scritto per L’Osservatore Romano [QUI], ha però ricordato che “come si confà a una retta teologia, abbiamo condotto anche delle dispute pubbliche. Tuttavia, se qualcuno da ciò deduce che c’è stato allontanamento o addirittura inimicizia, ha capito poco o niente di teologia. Infatti, come ogni scienza, anche la teologia vive della disputa, e a un pensatore si rende onore pensando. Pertanto, il nostro rapporto è sempre stato caratterizzato dal rispetto reciproco e soprattutto dal comune radicamento nella fede della Chiesa, nonché dalla responsabilità comune per l’unità della Chiesa e per la più grande unità ecumenica delle Chiese”.
Non ci salveranno le pretesse
Come scrivevo QUI, è complicato pensare all’apocalisse imminente, considerando che la Chiesa sembra immersa in una crisi non facilmente risolvibile. Perché è una crisi di fede. Lo si vede in Europa e più in generale in occidente, lo si vede in America latina, dove le sette evangeliche si fanno strada a velocità considerevole. Certo, c’è l’Africa con la sua fede giovane – e quindi sottoposta a tutte le insidie del caso – e l’Asia dove la crescita è limitata a determinate realtà ben circoscritte (Corea del sud, Vietnam). Davanti a ciò, le proposte di cui oggi si discute sono tutte di mera organizzazione: abolire o riformare i seminari, aprire alle donne diacono, porre fine al celibato sacerdotale. Come se queste misure servissero realmente a rispondere al problema. Non risulta che laddove operano pretesse e vescove le chiese trabocchino di masse oranti. Anzi, sono in condizioni ben più gravi della Chiesa cattolica. I numeri parlano chiaro, l’anglicanesimo è destinato a scomparire in Europa, le chiese luterane non vivono il loro momento migliore. Davvero qualcuno pensa che un Sinodo sulla sinodalità possa segnare la svolta? E’ sufficiente passare in rassegna qualche diocesi nel mondo: partecipazione scarsa, cantieri messi in piedi dalle conferenze episcopali che interessano ben poco quei pochi che in chiesa mettono piede.
Una guerra fra poveri
Si parla di falangi piene di conservatori pronti a minare il pontificato di Francesco. Ma dove sono? Si assicura che è pieno di tradizionalisti fra i cardinali (tradizionalisti sì, non semplici conservatori) decisi a impedire che il Conclave – quando sarà – possa eleggere un Francesco II. E chi sono, questi tradizionalisti? In realtà, verrebbe da dire che è una “guerra tra poveri”: da una parte chi vorrebbe fermare il tempo o tornare indietro, dall’altra chi teorizza rivoluzioni per rendere più appetibile la Chiesa: una sorta di restyling. Come quando si ristruttura una pizzeria per rilanciarla».

Infine, riportiamo – nella nostra traduzione italiana dal francese – alcune osservazioni dall’articolo Vaticano: il Segretario particolare di Benedetto XVI critica Papa Francesco, a firma dell’autorevole vaticanista francese, Jean-Marie Guénois, pubblicate il 10 gennaio 2023 sul prestigioso quotidiano Le Figaro [QUI], su «Vescovo Georg Gänswein pubblica informazioni imbarazzanti per Francesco, soprattutto sulla liturgia»:
«Questo è il libro di un uomo ferito. Resterà comunque un documento raro sul pontificato di Papa Benedetto XVI. (…) Si susseguono, infatti, vere e proprie pagine di storia, che aiutano a rivisitare sorgenti poco note della personalità di Benedetto XVI, e righe dettate dall’amarezza, dove Mons. Gänswein procede a regolare conti personali. Un atteggiamento che non sarebbe stato certo accettato da colui che ha servito in modo impeccabile per ventisette anni. Nulla accenna, inoltre, al fatto che Benedetto XVI avrebbe autorizzato il suo segretario particolare a pubblicare le sue memorie. Il Papa emerito è stato tutt’altro che un polemico. L’autore ricorda che Joseph Ratzinger, nelle sue successive funzioni, “non ha mai umiliato nessuno”, anche considerando anzi che talvolta sarebbe stato troppo “accomodante”.
Diversi Segretari particolari di Papi hanno scritto le loro memorie, tra cui Stanisław Dziwisz, storico segretario di Giovanni Paolo II, ma nessuno aveva ancora reso conto in modo così dettagliato di una collaborazione straordinaria.
Un’altra caratteristica del lavoro è la necessità di giustificarsi. Georg Gänswein, su alcuni fascicoli sensibili, come l’affare Vatileaks – documenti rubati dalla sua scrivania dal maggiordomo Paolo Gabriele, pubblicati sulla stampa – sente l’urgenza di dimostrare di non aver fallito nella sua missione, anche a costo di mettere in discussione alte personalità.
Pacificazione in pericolo
Questa impresa di giustificazione personale potrebbe essere il punto debole di queste 336 pagine, la cui lettura richiede, per questo, una forma di prudenza. Ma il libro è comunque affascinante. (…) In un messaggio sottilmente velato a Gänswein domenica, Papa Francesco ha messo in guardia contro le “chiacchiere” nella Chiesa, “armi letali che uccidono”. Ma, contro ogni previsione, lunedì ha ricevuto l’Arcivescovo Gänswein in Udienza privata… Rottura definitiva o compromesso? Finora non è filtrato nulla».

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