Trentesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Nessuna pace è possibile con zero fiducia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.01.2023 – Vik van Brantegem] – Nessun cambiamento al blocco illegale del Corridoio di Berdzor (Lachin). Tutto il traffico (di persone e merce) da e per la parte ancora libera della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh rimane interrotto dal 12 dicembre 2022. La #StradaDellaVita, lungo il segmento di Shushi dell’autostrada interstatale Stepanakert-Goris, è chiuso da sedicenti “eco-attivisti” organizzati e pagati dal regime autoritario dell’Azerbajgian, sostenuti dalla polizia azera e sotto l’occhio vigile delle forze armate azere. «Il blocco del Corridoio di Lachin è una atto di guerra contro gli Armeni dell’Artsakh». Lo ha scritto il Vicedirettore del prestigioso quotidiano francese Le Figaro, Jean-Christophe Busson, in un post sul suo account Twitter.

La bandiera russa continua a sventolare con le forze di mantenimento della pace russe che presidiano le postazioni nel Corridoio… il blocco. Ciò significa che i 120.000 cittadini Armeni Cristiani (tra cui 30.000 bambini e 20.000 anziani) dell’Artsakh sotto assedio vengono tenuti in ostaggi, con mancanza di cibo, carburante, medicine e altri beni di prima necessità. Le uniche merci che arrivano attraverso il blocco, vengono portate con i camion del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa, ovviamente non in quantità necessaria.

Ora siamo a un punto in cui la comunità internazionale deve agire e forzare l’apertura del Corridoio, o riconoscere che nulla è realmente cambiato dai massacri di Rwanda e Srebrenica, e che nel XXI secolo si può lasciar morire di fame e di freddo un’intera popolazione nel vicinato orientale dell’Unione Europea. Il Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh, Gegham Stepanyan chiede: «Amnesty International, sei d’accordo con il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian? È passato un mese, siamo sull’orlo di un disastro umanitario e senza una vostra parola».

Su suggerimento dell’Arcivescovo metropolita di Rennes, Mons. Pierre d’Ornellas, Presidente ad interim della Commissione per l’unità dei cristiani e i rapporti con l’ebraismo della Conferenza Episcopale Francese, durante le liturgie domenicali in occasione della Festa dell’Epifania dell’8 gennaio si è tenuta nella chiese in Francia una preghiera universale per gli Armeni dell’Artsakh:
«Signore Gesù, Principe della pace, ti preghiamo per gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Nel silenzio della comunità internazionale, sono vittime di violenze che porteranno al loro sterminio. Risveglia in tutti noi la compassione che può venire in loro aiuto. Ispira sentimenti di giustizia e dialogo nei leader di Azerbajgian, Russia e Armenia affinché tutti gli abitanti del Nagorno-Karabakh siano rispettati nella loro dignità e nella loro fede».

Caro Cardinal Zuppi, sarebbe possibile lo stesso per la Conferenza Episcopale Italiana? O pregare per fratelli perseguitati costa troppo?

I media al servizio degli interessi di informazione e propaganda dell’Azerbajgian hanno pubblicato articoli secondo cui durante il blocco dell’autostrada interstatale Stepanakert-Goris – che collega l’Artsakh/Nagorno-Karabakh con l’Armenia e il resto del mondo lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin) -, il movimento di 370 diversi tipi di veicoli è stato effettuato in entrambe le direzioni, di cui 330 da forze di mantenimento della pace russe, 31 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (compresi i veicoli di soccorso di emergenza) e 3 veicoli di emergenza – “dai residenti di Artsakh”. Come si apprende dal messaggio diffuso dall’Ufficio del Procuratore Generale della Repubblica di Artsakh, l’autore dell’articolo ha affermato e cercato di dimostrare che l’Artsakh non è effettivamente sotto assedio, sebbene i dati forniti dimostrino chiaramente il contrario. “Per documentare la nudità della tesi azera è sufficiente rivelare solo tre dati statistici: prima di bloccare l’autostrada Stepanakert-Goris, l’unica che collega l’Artsakh con l’Armenia, nel 2022, secondo gli indicatori di novembre, 380-400 tonnellate di cibo e altri beni destinati ai bisogni pubblici sono state consegnate dall’Armenia all’Artsakh al giorno (10.260-10.800 tonnellate in 27 giorni), una media di 454 auto ha lasciato l’Armenia per l’Artsakh in una direzione attraverso il “Corridoio di Lachin” (in 27 giorni: 12.258), più di 1.200 persone (in 27 giorni: 32.400). È interessante notare che gli indicatori citati sono piccoli non solo nel 2020, rispetto al periodo precedente la guerra dei 44 giorni, ma anche alla domanda necessaria a garantire il livello medio di benessere di una popolazione di 120.000 abitanti. I media azeri hanno anche confermato con la suddetta pubblicazione che i residenti della Repubblica dell’Artsakh sono privati dell’opportunità di muoversi attraverso il Corridoio e comunicare con la Repubblica di Armenia. Solo le forze di mantenimento della pace russe e i rappresentanti del CICR hanno attraversato il corridoio. Pertanto, i dati statistici e gli argomenti sopra menzionati riflettono in modo abbastanza eloquente e grafico l’intera realtà che attualmente prevale in Artsakh e che l’Azerbajgian non risparmia alcuno sforzo per nascondere alla comunità internazionale”, si legge nella dichiarazione rilasciata dall’Ufficio del Procuratore Generale della Repubblica di Artsakh.

Prosegue la campagna di fake news da parte dei servizi speciali dell’Azerbajgian anche su altri fronti. La televisione pubblica dell’Artsakh ha diffuso un messaggio in merito, smentendo il “documento” che sta circolando sui social, secondo il quale la compagnia televisiva sarebbe stata evacuata. “Dal 9 gennaio 2023 circola sui social network un documento simile alla carta intestata ufficiale della televisione pubblica dell’Artsakh, in riferimento allo sgombero della televisione. Si tratta di un falso, seguendo l’esempio dei documenti falsi distribuiti in precedenza per conto di altri dipartimenti e organizzazioni della Repubblica di Artsakh. La Società Televisiva e Radiofonica Pubblica dell’Artsakh continua il suo normale lavoro. Inoltre, dall’inizio del blocco, la televisione ha lavorato in modo più intenso, con l’obiettivo di segnalare più tempestivamente i problemi causati dal blocco e di informare più tempestivamente la popolazione sui passi volti a risolverlo”.

Oggi siamo entrati nel trentesimo giorno del disumano e illegale blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian. Le abbondanti nevicate e le temperature sotto zero, presentano ulteriori sfide per la popolazione dell’Artsakh durante il blocco in corso. Inoltre, l’unica linea elettrica ad alta tensione che fornisce elettricità dall’Armenia alla Repubblica di Artsakh è stata danneggiata oggi e l’Azerbajgian non consente di effettuare le riparazioni. Di fatto, il 30° giorno di #ArtsakhBlockade l’Azerbajgian, dopo il collegamento terrestre, taglia anche l’unica fonte di elettricità dall’Armenia all’Artsakh. Tutti questi sono atti di genocidio, ancora totalmente impuniti.

ArtsakhEnergo oggi ha diffuso un messaggio, informando che il 9 gennaio 2023, alle ore 14.35 (ore 11.35 di Roma), è stato segnalato un incidente nel km 33, nella sezione Aghavno-Berdzor (Lachin), dell’unica linea ad alta tensione che alimenta l’Artsakh dall’Armenia (Goris-Stepanakert di 110 kV). “A causa della posizione distruttiva della parte azera, al momento non è possibile effettuare un sopralluogo e organizzare lavori di ripristino di emergenza nell’area menzionata, quindi è stata presa la decisione di fornire elettricità alla Repubblica attraverso centrali elettriche locali con le opportune restrizioni. Sulla base della situazione attuale, dal 10 gennaio nella Repubblica sono in corso di attuazione interruzioni, di cui è possibile informarsi regolarmente sul sito web del CJSC “Artsakhenergo” (artsakhenergo.am) e sulla pagina Facebook, nonché dagli annunci della televisione pubblica e della radio. Per evitare possibili ulteriori interruzioni, si prega di utilizzare l’elettricità il più parsimoniosamente possibile”, si legge nel messaggio.

«Questo gatto si presentava ogni giorno al negozio di Stepanakert. Veniva trattava bene dai dipendenti e l’hanno nutrito. Ma il negozio restava chiuso per mancanza di merce. Il gatto rimase a lungo davanti alla porta chiusa, sperando in un miracolo, poi se ne andò» (Vahe Balbabyan).

Il Portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Stefan Dujarric ha dichiarato: “Il Segretario Generale ha espresso le sue preoccupazioni per la situazione attuale nella sua dichiarazione del 14 dicembre 2022. Queste preoccupazioni sono state sollevate anche dal Segretario Generale durante la sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza convocata su richiesta dell’Armenia il 20 dicembre 2022. Il Segretario Generale ribadisce i suoi appelli a ridurre la tensione e garantire un movimento libero e sicuro attraverso il Corridoio di Lachin, in conformità con gli accordi raggiunti in precedenza, esprime il suo sostegno agli sforzi di mediazione”, ha detto Duzharik in risposta alla domanda di Armenpress. “Gli uffici di rappresentanza delle Nazioni Unite in Armenia e Azerbajgian continuano a mantenere aperti i contatti con le autorità e le organizzazioni internazionali sul campo e sono pronti a rispondere se c’è una domanda e le condizioni lo consentono”, ha affermato il Portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Esprimere “preoccupazioni” è meno che sufficiente, per il dittatore Aliyev è una barzelletta.

Oggi, 10 gennaio, il Ministro degli Esteri della Repubblica di Armenia, Ararat Mirzoyan, ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente in carico dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), il Ministro degli Esteri della Macedonia del Nord, Buyar Osmani. Congratulandosi con il suo collega per aver assunto la Presidenza dell’OSCE, Mirzoyan ha espresso la sua disponibilità a cooperare attivamente alla tutela e alla promozione dei principi fondamentali dell’organizzazione. “Durante la conversazione telefonica, sono state toccate una serie di questioni dell’agenda di sicurezza regionale. Il Ministro Mirzoyan ha richiamato l’attenzione dell’interlocutore sulla crisi umanitaria causata dal blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian. È stato sottolineato che le azioni dell’Azerbajgian sono una grave violazione della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, nonché del diritto umanitario internazionale. Il Ministro degli Esteri della Repubblica di Armenia ha sottolineato che i passi dell’Azerbajgian mirano a sottoporre alla pulizia etnica 120.000 Armeni del Nagorno Karabakh”, si legge nel comunicato del Ministero degli Esteri armeno. Nel contesto della prevenzione del disastro umanitario nel Nagorno-Karabakh, Mirzoyan ha sottolineato la necessità che le strutture regionali e internazionali competenti, compresa l’OSCE, adottino misure specifiche.

L’agenzia di stampa iraniana IRNA riferisce che il Presidente del Parlamento iraniano, Mohammad Bagher Ghalibaf, ha ribadito durante l’incontro del 9 gennaio 2023 con il Presidente del Parlamento azero Sahiba Gafarova e il Presidente del Parlamento turco Mustafa Shentop che Teheran non consentirà cambiamenti di confine nella regione del Caucaso. “Possiamo intrattenere buoni rapporti reciproci a livello regionale e globale, e più i Paesi della regione sono vicini, meglio è per la regione. Non dovremmo permettere a Paesi non regionali di interferire in questo settore. Non accetteremo cambiamenti geopolitici al confine [nella regione del Caucaso]”, ha sottolineato Ghalibaf.

Il Ministro della Difesa turco: “La Turchia continua i suoi sforzi per contribuire alla pace e alla stabilità come un Paese che fornisce sicurezza in un’ampia area che va dal Medio Oriente ai Balcani, dall’Africa al Caucaso”. Quello che dice la Turchia e quello che fa la Turchia sono due cose molto diverse. La Turchia non è affidabile. La Turchia ha contribuito in modo decisivo nella guerra dei 44 giorni del 2020 scatenata dall’Azerbajgian contro l’Artsakh e ha inviato aiuti militari e mercenari siriani. La Turchia sostiene in modo inequivocabile l’Azerbajgian nel blocco del Nagorno-Karabakh.

L’Armenia considera prioritaria la questione della sicurezza e dei diritti degli Armeni del Nagorno Karabakh. L’Armenia sosterrà la decisione del popolo del Nagorno-Karabakh in merito alla risoluzione del problema del Nagorno-Karabakh con tutti i mezzi possibili, ha dichiarato ill Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, in una conferenza stampa tenutasi oggi 10 gennaio a Yerevan.

Rispondendo alla domanda su quale sia la posizione ufficiale di Yerevan riguardo allo status del Nagorno Karabakh, ha dichiarato: “Consideriamo prioritario il problema di garantire la sicurezza e i diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh e riteniamo importante che il popolo del Nagorno-Karabakh sia il soggetto che parlerà di tutti questi argomenti. Devono prendere le decisioni e noi li sosterremo con tutti i mezzi a nostra disposizione. Oggi forniamo aiuti umanitari e finanziari, sosteniamo con tutto ciò che possiamo. Questa è la nostra posizione”.

Secondo Pashinyan, uno dei problemi che ha avuto un impatto significativo sugli eventi successivi è che l’Armenia ha escluso i rappresentanti del Nagorno-Karabakh dal processo negoziale e ha preso una decisione al loro posto. “No, non possiamo decidere per loro. Dovremmo occuparci delle questioni delle relazioni con l’Armenia, i rappresentanti del Nagorno-Karabakh dovrebbero occuparsi della questione del Nagorno-Karabakh e dovremmo sostenerli”, ha concluso Pashinyan.

Rispondendo alla domanda se ci siano questioni sul tavolo su cui le autorità dell’Armenia e dell’Artsakh hanno posizioni diverse, Pashinyan ha affermato: “Non ci sono domande del genere, almeno, secondo la mia impressione, perché siamo in costante comunicazione, e al momento non ho una domanda del genere nella mia agenda”.

Pashinyan ha dichiarato che rifiuterà di firmare un trattato di pace con l’Azerbajgian se quel testo non corrisponde agli interessi statali dell’Armenia. Ha confermato ancora una volta che l’Armenia è pronta a firmare un trattato di pace se corrisponde agli interessi dell’Armenia. “Se c’è un documento sul tavolo che firmeremo, non sarà una cattiva notizia, ma una buona notizia, perché significa che finalmente siamo riusciti a raggiungere un punto in cui crediamo che gli interessi della Repubblica di Armenia siano protetti. Ora il problema non è solo il contenuto sulla carta, ma il meccanismo di attuazione di tale contenuto. Abbiamo un documento firmato il 9 novembre 2020, ma il fatto è che oggi non viene attuato”, ha affermato Pashinyan. Ha osservato che è possibile firmare un accordo, ma se non ci sono meccanismi per l’attuazione delle sue disposizioni, potrebbe verificarsi una nuova escalation militare immediatamente dopo la firma. “Il testo non sarà perfetto, capiamolo tutti fin dall’inizio, ma può corrispondere agli equilibrati interessi della Repubblica di Armenia. Ma se non ci sono meccanismi per l’applicazione e l’attuazione di quel documento, possiamo firmare un documento chiamato “accordo di pace” e una settimana dopo ottenere una nuova guerra o una nuova escalation”, ha affermato il Primo Ministro dell’Armenia.

Nella conferenza stampa di oggi, Pashinyan, ha dichiarato inoltre, che ha rifiutato di condurre quest’anno esercitazioni militari congiunte delle truppe di mantenimento della pace dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva in Armenia, perché l’Armenia non considera l’esercitazione militare appropriata nella situazione attuale. Il Ministro della Difesa della Repubblica di Armenia ha informato per iscritto il quartier generale congiunto dell’OTSC del rifiuto. “Il Ministro della Difesa della Repubblica di Armenia ha già informato per iscritto il quartier generale congiunto dell’OTSC che non riteniamo opportuno condurre tali esercitazioni militari nella Repubblica di Armenia in questa situazione. E quelle esercitazioni militari non avranno luogo nella Repubblica di Armenia, almeno quest’anno”, ha detto Pashinyan. In precedenza, il Ministero della Difesa della Federazione Russa aveva annunciato che l’esercitazione militare congiunta “Fratellanza Indistruttibile-2023” delle truppe di mantenimento della pace dell’OTSC si sarebbe tenuta sul territorio dell’Armenia.

L’Armenia ha ritenuto “inappropriato” tenere esercitazioni dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, l’alleanza militare guidata dalla Russia, nel Paese, mentre è in corso il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), con la frustrazione crescente per l’inerzia di Mosca sul Nagorno-Karabakh.

Armenia: Mosca, su rifiuto esercitazioni ci sarà chiarimento = (AGI/INTERFAX) – Mosca, 10 gen. – La decisione armena di non ospitare nel 2023 le esercitazioni militari dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) sarà chiarita. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ricordando che Erevan è “uno stretto partner” della Russia e Mosca “porterà avanti il dialogo, anche su questioni che sembrano abbastanza complicate oggi”. (AGI) Sca 101152 GEN 23 NNNN

La Russia chiarirà la dichiarazione sul rifiuto di Yerevan di condurre esercitazioni militari dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva nel territorio dell’Armenia nel 2023. Lo riporta l’agenzia russa Ria Novosti, citando le parole di Dmitry Peskov, addetto stampa del presidente russo. “Questa è una dichiarazione abbastanza nuova da parte del Primo Ministro dell’Armenia. Penso che i partner della OTSC si metteranno in contatto e chiariranno i dettagli della posizione dell’Armenia. In ogni caso, l’Armenia è un nostro strettissimo alleato. Continueremo il dialogo, anche sulle questioni che ora sono molto complicate”, ha affermato Peskov, commentando la dichiarazione del Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan.

Nessuna pace è possibile con zero fiducia
di Benyamin Poghosyan [*]
Commonspace.eu, 9 gennaio 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Il 12 dicembre 2022, l’Azerbajgian ha bloccato il Corridoio di Lachin, l’unica via che collega l’autoproclamata Repubblica di Nagorno Karabakh con il mondo esterno. Il Corridoio è bloccato da “eco-attivisti”, che inizialmente hanno chiesto l’accesso delle istituzioni statali azere competenti per monitorare la miniera di rame-molibdeno nel Nagorno-Karabakh. Hanno sostenuto che le autorità del Nagorno-Karabakh non rispettavano gli standard internazionali. Tuttavia, molto presto, l’elenco delle richieste ha iniziato ad aumentare: le dimissioni del nuovo Ministro di Stato dell’autoproclamata Repubblica di Nagorno-Karabakh, Ruben Vardanyan, e l’istituzione di un posto di frontiera azero nel Corridoio di Lachin sono state tra le nuove richieste aggiunte. Chiunque abbia almeno una conoscenza di base del conflitto del Nagorno-Karabakh e ne abbia seguito gli sviluppi dalla fine della guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, non ha dubbi sul fatto che quanto sta accadendo nel Corridoio di Lachin da quasi un mese sia legati alla geopolitica, piuttosto che alle benevole preoccupazioni ambientali.

Ci sono molte spiegazioni sul motivo per cui l’Azerbajgian ha deciso di chiudere il Corridoio e perché ha pensato che il dicembre 2022 fosse il momento migliore per farlo. Molti esperti armeni sono sicuri che l’obiettivo strategico dell’Azerbajgian sia cacciare quanti più Armeni possibile dal Nagorno-Karabakh. Imporre il blocco e innescare una crisi umanitaria è una delle opzioni per inviare un messaggio chiaro agli Armeni che vivono lì, che non hanno futuro nel Nagorno-Karabakh. Altri esperti affermano che l’obiettivo strategico dell’Azerbajgian è costringere l’Armenia a firmare un accordo di pace con l’Azerbajgian alle condizioni di Baku, inclusa la creazione del cosiddetto “Corridoio di Zangezur”. Secondo questa logica, chiudendo il Corridoio di Lachin, l’Azerbajgian ha inviato un messaggio all’Armenia: o ci saranno due Corridoi con modalità di funzionamento simili, o non ci sarà alcun Corridoio.

Alcuni nel governo armeno affermano che la Russia è coinvolta nella chiusura del Corridoio di Lachin, e così facendo il Cremlino cerca di costringere l’Armenia ad aderire allo Stato dell’Unione di Russia e Bielorussia. Il Primo ministro Pashinyan non ha accusato la Russia di aver chiuso il Corridoio di Lachin. Tuttavia, secondo la dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020, ha sostenuto che il controllo del Corridoio di Lachin era responsabilità diretta della Russia. Pertanto, il Primo Ministro ha ripetutamente invitato la Russia ad adempiere ai propri obblighi e a rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per fornire un mandato internazionale alle forze di mantenimento della pace russe. Secondo il suo altro suggerimento alla Russia, il Cremlino dovrebbe rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per inviare una missione internazionale di mantenimento della pace in Karabakh.

Alcuni esperti russi ritengono che l’obiettivo strategico della chiusura del Corridoio di Lachin non sia affatto il Nagorno-Karabakh. Secondo questa narrazione, il blocco è una provocazione per innescare una risposta russa e istigare scontri tra forze di mantenimento della pace russe e manifestanti azerbajgiani, che inevitabilmente minerebbero le relazioni Russia-Turchia. Pertanto, l’obiettivo principale di questa azione è innescare tensioni tra Mosca e Ankara o addirittura rovinare i collegamenti Russia-Turchia, distruggere l’intesa tra Ankara e Mosca sull’utilizzo del territorio e delle istituzioni finanziarie della Turchia per l’importazione e l’esportazione dalla Russia, la creazione di un hub del gas, e la facilitazione del dialogo Turchia-Siria mediato dalla Russia. Gli esperti russi sostengono che i veri beneficiari di tali sviluppi sarebbero gli Stati Uniti e il Regno Unito, quindi ritengono che la chiusura del Corridoio di Lachin sia una cospirazione geopolitica globale, in cui l’Azerbajgian è una pedina nelle mani dell’Occidente. In questo scenario, la sofferenza degli Armeni del Nagorno Karabakh è un danno collaterale.

Potremmo continuare l’elenco delle spiegazioni su chi ha deciso di chiudere il Corridoio di Lachin e perché e come. Tuttavia, un risultato è già qui, indipendentemente da quali siano i veri motivi dietro le azioni dell’Azerbajgian. Mentre gli Armeni nell’autoproclamata Repubblica di Nagorno Karabakh affrontano la carenza di cibo, benzina, medicine e altri generi di prima necessità e sono costretti a chiudere le scuole materne, le speranze di dialogo e costruzione della fiducia tra Armeni e Azeri stanno rapidamente diminuendo.

La guerra del 2020 ha inferto un duro colpo alle attività di costruzione della fiducia e della pace tra le parti. Tuttavia, principalmente grazie agli sforzi mirati dell’Unione Europea, nel 2021 sono state lanciate diverse iniziative volte a rafforzare la fiducia e a favorire il dialogo. Azioni sulla linea di contatto a marzo e all’inizio di agosto 2022 e l’aggressione su larga scala dell’Azerbajgian contro l’Armenia nel settembre 2022 hanno creato ostacoli significativi a queste attività. Tuttavia, grazie agli sforzi di tutte le parti, il processo non è morto. Tuttavia, i passi evidenti per affamare la popolazione dell’autoproclamata Repubblica di Nagorno Karabakh potrebbero essere l’ultimo chiodo nella bara dei programmi e delle attività di rafforzamento della fiducia e del dialogo. Dalla fine della prima guerra del Karabakh nel maggio 1994, uno dei principali ostacoli alla riuscita risoluzione pacifica del conflitto è stata la mancanza di fiducia tra le parti. La comunità internazionale, in particolare l’Unione Europea, ha compiuto sforzi significativi per superare questo ostacolo avviando progetti per creare un minimo di fiducia tra Armeni e Azeri.

Tuttavia, se una parte del conflitto, indipendentemente dai motivi e dalle spiegazioni, agisce per affamare la popolazione civile dell’altra parte, la fiducia non raggiungerà solo il livello zero; potrebbe andare oltre lo zero. Pertanto, tutti gli attori esterni, che sono stati coinvolti nel complicato compito di creare un po’ di fiducia tra Armeni e Azeri, dovrebbero esprimere chiaramente la loro posizione: il blocco del Corridoio di Lachin dovrebbe essere immediatamente terminato. Allo stesso tempo, i negoziati dovrebbero continuare per affrontare qualsiasi preoccupazione dell’Azerbajgian senza violare la dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020.

[*] Benyamin Poghosyan è il Fondatore-Presidente del Centro per gli studi strategici politici ed economici a Yerevan.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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