Mons. Lo Deserto racconta la guerra dalla Moldavia

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Dall’inizio del conflitto la Moldavia vive come in permanente rischio d’assedio tra i timori di un colpo di stato interno e quelli per un’aggressione dall’estero, come sostiene Alexandru Mustiata, capo degli 007 moldavi:

“La domanda non è se la Russia lancerà una nuova offensiva nella direzione della Moldova, ma quando accadrà: all’inizio del 2023, gennaio o febbraio, o più avanti, in marzo o aprile… Sulla base delle nostre informazioni, la Russia potrebbe avanzare per creare un corridoio con la Transnistria, che è territorio della Moldavia. Cosa succederà dopo? Possiamo discutere delle loro intenzioni nei confronti di Chisinau, ma c’è un rischio reale e molto alto”.

Mosca, secondo i servizi segreti, avrebbe necessità di creare un’enclave dalle spiagge del mar Nero a sud di Odessa fino alla Transnistria, che è una piccola enclave separatista, non riconosciuta da nessuna delle nazioni dell’Onu (nemmeno da Mosca) nata da un’insurrezione armata avvenuta dopo la caduta dell’Unione sovietica nel 1992.

Per farci raccontare la situazione a Chisinau ed in Moldavia abbiamo contattato mons. Cesare Lo Deserto, vicario della diocesi di Chisinau e  direttore della Fondazione ‘Regina Pacis’, che opera in Ucraina, in Romania e in Transnistria: “La Moldavia, geograficamente collocata sul confine orientale dell’Ucraina, per diversi motivi è coinvolta nella guerra. Infatti è un territorio di transito o destinazione dei rifugiati, è il punto di riferimento economico ed è anche base di partenza aerea verso altri paesi, essendoci nel paese vicino il blocco dello spazio aereo.

Inoltre all’interno della Moldavia esiste da oltre trenta anni il territorio separatista della Transnistria, autoproclamatosi repubblica dopo un periodo di guerra. E’ una repubblica non riconosciuta da nessun altro paese, e sotto il totale protettorato russo. In Transnistria è fermo un grosso contingente militare russo e con un deposito di armi di interesse per molti.

A tutto ciò si aggiunga il fatto che le azioni militari russe in ucraina hanno creato problemi alla Moldavia, come l’interruzione della erogazione del gas e della energia elettrica, l’utilizzo dello spazio aereo per il lancio di missili e la caduta di missili sul territorio, con danni alle strutture”.

C’è rischio che i russi arrivino in Moldavia?

“ Se parliamo del territorio della Transnistria, va detto che i russi sono già in Moldavia, oltre al fatto che il paese ha un’anima russa sempre viva. Si parla la lingua russa, la Russia è il paese più importante per i legami commerciali ed anche l’emigrazione economica.

Parlare di un’invasione russa della Moldavia, penso che sia molto difficile, perché questo paese ha dichiarato la neutralità, e l’invasione sarebbe il motivo di un drammatico ampliamento del conflitto. Quale interesse avrebbe la Russia per invadere la Moldavia? Al massimo consoliderebbe la propria presenza in Transnistria, Certamente ciò comporterebbe una reazione della Moldavia, che rivendica senza alcuna concessione quel territorio”.

In quale stato arrivano gli sfollati ucraini?

“Attualmente in Moldavia sono fermi circa 100.000 rifugiati ucraini, la gran parte donne, bambini ed anziani. Si tratta di coloro che non intendono andare altrove e sperano in un prossimo rientro. Non sono questi però i veri poveri, i quali sono ancora fermi nel paese ed impossibilitati a muoversi.

L’emigrazione a causa della guerra ha costi e rischi maggiori. Non si tratta solo di uscire dal paese. Non esiste, nonostante l’incremento della fase bellica, l’esodo massiccio delle prime settimane.

Oggi è in atto una ‘migrazione circolare’, per cui i rifugiati si muovono liberamente tra la Moldavia e l’Ucraina, ritornano nel paese per verificare beni ed interessi e dopo ripartono. Inoltre il Governo ucraino richiede il rientro al lavoro di quanti occupano posti strategici e di interesse nazionale”.

E la Chiesa in quale modo è vicina alla popolazione?

“La Chiesa cattolica in Moldavia è una minoranza, ma nonostante questa condizione ha subito dato un chiaro segnale di accoglienza ed assistenza nei confronti dei rifugiati. Ciò è avvenuto e tuttora continua attraverso gli organismi di impegno sociale, per cui sono stati organizzati centri di accoglienza, residenze sociali, mense per la distribuzione dei viveri, assistenza sanitaria e psicologica, accompagnamento dei minori soli e con famiglia.

Tutto questo continua, pur non essendo nella iniziale fase di emergenza. La Chiesa cattolica ha fatto una chiara scelta di servizio e carità. Va detto che questo è stato possibile e lo è tuttora grazie al sostegno degli organismi internazionali che hanno messo a disposizione beni e contributi”.

Come opera la fondazione ‘Regina Pacis’ in Moldavia?

“La Fondazione ‘Regina Pacis’ è parte integrante della chiesa cattolica moldava, oltre ad essere l’azione missionaria dell’arcidiocesi di Lecce in questo paese dell’est. La Diocesi italiana ha fatto da oltre venti anni questa scelta missionaria, per essere a servizio dei ragazzi di strada, poveri e anziani, carcerati e famiglie.

Infatti la Fondazione ‘Regina Pacis’ ha delle case famiglia, mense per i poveri e scuole nelle carceri. In questo contesto di carità è servizio si è anche inserito il progetto di accoglienza ed assistenza dei rifugiati, con due centri di accoglienza e la ‘Mensa Papa Francesco’, che assiste quotidianamente circa seicento ucraini. Lo stesso papa Francesco non ha fatto mancare un suo gesto di attenzione per le attività della mensa”.

(Foto: Fondazione Regina Pacis)

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