Papa Francesco riforma la Chiesa di Roma

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Nella festa dell’Epifania papa Francesco ha riordinato la struttura del vicariato di Roma con la pubblicazione della Costituzione Apostolica ‘In Ecclesiarum Communione’, affinchè la Chiesa di Roma ‘corrisponda’ a quello che ‘dice’ lo Spirito Santo:

“Congiunto agli altri Vescovi nella comune successione apostolica, il Vescovo di Roma, successore di Pietro e, in quanto tale, ‘perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli’, esercita il proprio ministero anzitutto garantendo che il popolo di Dio nella Diocesi a lui affidata sia confermato nella fede e nella carità. In questo modo egli per primo onora il principio secondo il quale ciascun vescovo, reggendo bene una porzione della Chiesa universale, contribuisce ‘efficacemente al bene di tutto il corpo mistico, che è anche il corpo delle chiese’”.

Nel proemio della Costituzione Apostolica è sottolineato che la Chiesa è ‘samaritana’ nel mondo: “ La Chiesa è posta nel mondo come ‘samaritana’, come sacramento di salvezza, in intima solidarietà con la storia delle donne e degli uomini che vivono in questo mondo, nell’attesa del suo compimento in Cristo”.

Il papa ricorda che la Chiesa è missionaria: “Mentre ricordiamo i sessant’anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, sentiamo con particolare urgenza la chiamata alla conversione missionaria di tutta la Chiesa, accompagnata da una più viva consapevolezza della sua dimensione costitutivamente sinodale.

Per rianimare la missione, nel primato della carità e nell’annuncio della misericordia divina, vanno sostenute e promosse, in sinergia, la collegialità episcopale e l’attiva partecipazione del popolo dei battezzati”.

In tale prospettiva si colloca questa riorganizzazione, proseguendo l’opera iniziata da san Paolo VI e da san Giovanni Paolo II: “In questo orizzonte si colloca l’impegno per la riorganizzazione del Vicariato, l’organismo che a Roma svolge la funzione di Curia diocesana, riprendendo e proseguendo l’opera compiuta dai miei predecessori, san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, con le costituzioni apostoliche ‘Vicariae potestatis’ (1977) ed ‘Ecclesia in Urbe’ (1998), e da quanti hanno generosamente contribuito ad adempierle nella cura pastorale.

Anche il Vicariato di Roma (come altre strutture direttamente collegate al ministero petrino: la Curia Romana, il Sinodo dei Vescovi) è chiamato a diventare sempre più ‘un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione’, a servizio di una Chiesa che si riconosce di fronte a tutti, anche a chi vive nell’indifferenza religiosa, come ‘comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo’”.

Il papa invita ad un cambiamento per essere Chiesa missionaria: “Siamo in un tempo di rinnovamento nel quale bisogna operare insieme, come popolo di battezzati, vincendo la «tentazione pelagiana» che tutto riduce all’ennesimo piano ‘per cambiare strutture, ma radicandosi in Cristo e lasciandosi condurre dallo Spirito’. Sogno una trasformazione missionaria che coinvolga integralmente le persone e le comunità, senza nascondersi o cercare conforto nell’astrattezza delle idee”. 

Però una Chiesa missionaria ha necessità della conversione: “Consapevole di avere sempre bisogno di convertirsi, non presumendo di essere migliore delle altre, è nella natura spirituale, pastorale e canonica della diocesi di Roma rappresentare in sé la missione di esemplarità in costante tensione verso il regno di Dio.

Se nella Chiesa si riflette la luce che è Cristo (i Padri hanno parlato, a questo proposito, del ‘mistero della luna’) possiamo pensare alla Chiesa di Roma come a quella nella quale si riflette, con una singolare luminosità, il volto della Chiesa universale, popolo santo che ha il compito di essere testimone credibile dell’amore di Dio, riconoscendo e aiutando a vedere in particolare nei poveri e nei sofferenti l’immagine di Cristo povero e sofferente.

Nel nostro tempo la capacità della Chiesa di riflettere la luce divina è stata messa duramente alla prova: non vengono meno però né il desiderio profondo di questa luce né la disponibilità della Chiesa ad accoglierla e condividerla”.

La Costituzione apostolica è un invito a riscoprire ciò che è essenziale: “La Chiesa perde la sua credibilità quando viene riempita da ciò che non è essenziale alla sua missione o, peggio, quando i suoi membri, talvolta anche coloro che sono investiti di autorità ministeriale, sono motivo di scandalo con i loro comportamenti infedeli al Vangelo. Questo non è un problema solo per la Chiesa: lo è anche per coloro che la Chiesa, popolo di Dio, è chiamata a servire con l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità”.

E’ un invito ad ascoltare la ‘voce dello Spirito Santo’ superando le ‘tentazioni’ della mondanità: “A Roma, come nelle altre Chiese particolari, bisogna continuare ad ascoltare la voce dello Spirito Santo che si manifesta anche oltre i confini dell’appartenenza ecclesiale e religiosa, curando uno stile sinceramente ospitale, animati dalla spinta di chi esce a cercare i tanti esiliati dalla Chiesa, gli invisibili e i senza parola della società.

Torniamo così alla lezione dei Padri che, guardando all’esperienza dell’esodo e dell’esilio, leggono la necessità per la Chiesa di essere come la tenda mobile nel deserto, da smontare, rimontare ed ‘allargare’ lungo il cammino. Il primo effetto dello slancio evangelizzatore e sinodale dovrà essere recuperare fiducia nello Spirito Santo che guida i diversi cammini ecclesiali, apre nuove comprensioni del contenuto della Rivelazione , distoglie dalla rigidità delle formule e delle strutture: meglio comunità inquiete, prossime ‘agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti’, che luoghi a chiusura stagna”.

Ed ha evidenziato anche le azioni che competono al vicariato: “Essi sono: l’annuncio del Vangelo e la testimonianza della carità verso ogni abitante della Città e in ogni ambiente; la promozione di uno stile sinodale e di pratiche sinodali, così da favorire l’ascolto, la partecipazione, la corresponsabilità, e la missione di tutti i battezzati; la cura delle vocazioni al ministero ordinato e alle diverse forme di vita consacrata, accompagnando il discernimento con una formazione evangelicamente umanizzante dei candidati;

l’ascolto e il sostegno ai ministri ordinati, favorendo periodiche occasioni di preghiera e riflessione comuni; il rinnovamento delle modalità di presenza parrocchiale nelle diverse zone della città, perché sia, al contempo, ospitale e in uscita verso chi è lontano; l’amministrazione dei sacramenti, assicurando la formazione continua e il confronto con i ministri ordinati e i catechisti; la pastorale familiare e giovanile di fronte all’infragilirsi dei legami e alla crescente incredulità;

l’attenzione da rivolgere agli anziani, valorizzando il patrimonio delle esperienze e nella sollecitudine per i loro bisogni; la vicinanza alle persone sole, ai malati e ai carcerati; l’impegno nell’ambito della cultura e delle comunicazioni, perché il pensiero e le relazioni possano nutrirsi di Vangelo;

la pastorale della mobilità umana, di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza, assicurando alle comunità straniere luoghi di culto e di incontro per sentirsi a casa lontano da casa, e, insieme, favorendo la graduale integrazione; l’impegno sociale e la testimonianza della carità verso le vecchie e nuove povertà di cui soffrono tante persone e famiglie nella città.

Particolare attenzione deve essere rivolta al discernimento della vocazione al diaconato permanente, e alla formazione nella prospettiva di una effettiva corresponsabilità pastorale, e per il servizio della carità. Bisogna, inoltre, assicurare la continua formazione di catechisti, lettori, accoliti e di altre figure ministeriali, per dare piena espressione dei doni battesimali;

insistere nell’incontro ecumenico e nel dialogo interreligioso; prestare attenzione a quanti non hanno una fede, ma sono portatori delle domande che sfidano le nostre autoreferenzialità;

tenere presente la necessità della ristrutturazione delle chiese e la costruzione delle nuove parrocchie, in particolare nelle periferie della città, armonizzando bellezza, sobrietà e sostenibilità ambientale ed economica, e assicurando strutture a servizio dell’attività pastorale e del quartiere.

Chiedo, infine, di vigilare sulla gestione economica, perché sia prudente e responsabile, confidando sempre nella provvidenza divina, e condotta in coerenza con il fine che giustifica il possesso di beni da parte della Chiesa, sacramento di Cristo povero, a sostegno dell’attività pastorale e della carità”.

Quindi il papa conferma al vertice della struttura il cardinale vicario che si avvale dei vescovi ausiliari e del vicegerente che coadiuva il cardinale vicario e coordina l’amministrazione interna della Curia diocesana. Il cardinale vicario, il vicegerente, i vescovi ausiliari sono nominati dal papa a tempo indeterminato e cessano dall’ufficio con provvedimento pontificio.

Nella Costituzione Apostolica il papa affronta anche il tema della sinodalità, sottolineando che ogni parrocchia dovrà dotarsi obbligatoriamente del Consiglio Pastorale parrocchiale:

“Presso il Vicariato di Roma è istituita come organo di controllo interno, una Commissione Indipendente di Vigilanza, con un proprio Regolamento da me approvato, composta da sei membri, da me nominati, di attestata competenza legale, civile e canonica, finanziaria e amministrativa, al di fuori di possibili conflitti di interesse, per la durata di un triennio, che una volta l’anno relazioni a me dopo essersi riunita a cadenza mensile, e aver verificato l’andamento amministrativo, economico e di lavoro del Vicariato. I membri della Commissione potranno essere riconfermati per un solo altro mandato, anche consecutivo”. La nuova Costituzione Apostolica entrerà in vigore il 31 gennaio.

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