Requiem aeternam dona eis. Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescat in pace. Ad Deum, Benedicte!

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.01.2023 – Vik van Brantegem] – “Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!” Si è conclusa con queste parole l’omelia [QUI] di Papa Francesco per i funerali del suo predecessore, il Papa Emerito Benedetto XVI, in una piazza San Pietro gremita di fedeli fino all’inverosimile, con striscioni dal titolo “Papa Benedetto Magno”. Hanno partecipato 130 cardinali e 3.700 sacerdoti. Presente anche la stampa: la Sala Stampa della Santa Sede ha confermato più di 600 giornalisti accreditati da tutto il mondo. In questi giorni oltre 200.000 persone hanno salutato il Papa Emerito.

Al termine del rito delle esequie, mentre la salma del Papa Emerito veniva portato via dal sagrato dai Sediari per la sepoltura nelle Grotte Vaticane, l’emozione dei fedeli si è sciolta in un lungo applauso al grido: “Santo subito!”

Seguono alcune foto: della deposizione della salma del Papa Emerito nella bara, avvenuta nella sera di ieri; dell’afflusso dei fedeli questa mattina; della Messa esequiale presieduta da Papa Francesco e celebrata dal Decano del Collegio cardinalizio, il Cardinale Giovanni Battista Re; e della tumulazione nelle Grotte Vaticane, presieduta dal Cardinal Re.

«Guardando queste immagini che giungono dal Vaticano, la propaganda di certi media contro la Chiesa Cattolica si sgretola come la statua di Nabucodonosor. La Chiesa è giovane, gioiosa di appartenere al Signore. Quanto abbiamo da imparare dalla fede del popolo!» (Don Salvatore Lazzara).

L’omelia che Papa Francesco ha pronunciato oggi è stata una generica riflessione sulle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce, nella quale ha inserito il nome di “Benedetto”, soltanto una volta, nella frase conclusiva che abbiamo citato iniziando. A parte di quattro citazioni dai suoi scritti, senza nominarlo, secondo le note nel testo distribuito alla stampa, questo era (o meglio, non era).

Messa in latino [QUI] ha commentato: «Ieri mattina, mercoledì 4 gennaio 2023, alle ore 09.00, mentre nell’Arcibasilica patriarcale maggiore di San Pietro in Vaticano era esposta all’omaggio ed alla preghiera dei fedeli la salma del Sommo Pontefice Benedetto XVI, si è tenuta in Aula  Paolo VI – a meno di 400 metri in linea d’aria – la consueta Udienza generale. Guardando le fotografie di un gaudente Papa Francesco pubblicate dalla Sala Stampa della Santa Sede siamo rimasti inorriditi: (non) passi il mancato rispetto dei Novendiali, (non) passi la mancata visita ufficiale alla salma, (non) passi il mancato lutto nello Stato della Città del Vaticano il giorno dei funerali del Sommo Pontefice, (non) passino le attività lucrative vaticane pienamente operative durante i funerali del Sommo Pontefice, (non) passi il tempo contingentato per la visita alla salma, ma questo è troppo! Che papa Francesco voglia chiudere la «pratica Benedetto» il prima possibile è ormai chiaro a tutti, che non abbia capito cosa significhi il lutto per il popolo cattolico pure, ma qui mancano le basi del rispetto umano, del buon gusto e della buona educazione. Il clima festaiolo – a tratti carnevalesco – dell’udienza mal si addice al contemporaneo dolore per il lutto che ha colpito il mondo (cattolico e non cattolico), a cui si aggiunge la mancanza di tempo per percorrere i meno di 400 metri che lo separano dalla salma del suo predecessore. Siamo addolorati ed inorriditi per la nulla sensibilità del “papa della misericordia” nei confronti del suo predecessore e di tutti (tutti!) i fedeli cattolici».

Silere non possum scrive sul suo canale Telegram: «Con questa omelia e queste esequie, @Pontifex ha messo una pietra sul suo pontificato. Non su quello di Benedetto XVI ma sul suo», seguito da un commento sul sito [QUI] dal titolo «Saltano gli altarini. Il funerale di Benedetto XVI rivela il non detto di questi anni», da cui riportiamo alcuni stralci:

«Regna lo sconcerto fra i membri del Sacro Collegio, oggi».

«Rabbia, sconcerto, dolore. Sono questi i sentimenti che, in queste ore stanno muovendo l’animo anche di molti fedeli. Nella piazza, durante il funerale molte persone lamentavano “un trattamento che non verrebbe riservato neppure al peggior nemico”».

«Papa Francesco ha svelato in queste ore ciò che realmente pensa del “Papa Emerito” e del “Papato Emerito”. Due suoi collaboratori ieri hanno dovuto fare un “tira e molla” per convincerlo a non lasciare il feretro nella Piazza e andarsene prima ancora che venisse portato nelle grotte per la tumulazione. Il Papa non voleva saperne. Il dettato, sin da quando si è iniziato a capire che il Santo Padre Emerito Benedetto XVI ci avrebbe lasciato, è stato: “Un funerale come quello dei cardinali. Nulla di più”. Poi, sono iniziate le trattative».

«Cardinali e vescovi giunti da ogni parte del mondo, nelle ore precedenti alle esequie hanno manifestato il proprio stato d’animo, il proprio dolore e rammarico. “Certo, avrebbe fatto più bella figura se avesse degnato di tutti gli onori il suo predecessore e poi avesse voltato pagina”, dice un porporato sotto voce. Francesco, però, non è di questa idea e in queste ore ha mostrato la propria insofferenza, sia alla convivenza con un altro Papa, sia a tutto ciò che significa questo».

«Un solo diktat: “Niente lutto”».

«Non era stato considerato nulla. Proprio come Benedetto XVI aveva denunciato con il Concilio Vaticano II, questo è avvenuto oggi. I media hanno regolato l’andamento delle cose. I giornalisti hanno sempre propinato una immagine di Ratzinger come un uomo odiato dalla gente, alla fine ci hanno creduto anche molti qui in Vaticano. I numeri impressionanti di fedeli che hanno visitato la salma in questi giorni, però, hanno smentito tutto questo e l’impreparazione che ha colto tutti è evidente».

«Certo, è imbarazzante che il Papa abbia questo comportamento».
Durante la celebrazione eucaristica si scorgevano il volto di alcuni vescovi che muovevano la testa in dissenso. Se il Papa avesse chiesto ai segretari di scaricare l’omelia da internet, probabilmente sarebbe stato un successone».

«Se Diego Ravelli [il Maestro delle Cerimonie Pontificie] è riuscito a convincere il Sommo Pontefice a restare sul sagrato mentre la bara di Benedetto SVI veniva portata in Basilica, nessun compromesso per la tumulazione. Francesco si è rifiutato categoricamente di portare la bara nelle grotte. Il rito è stato presieduto da S.E.R. il Sig. Cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Sacro Collegio».

Nel frattempo la stampa «intenta a spiegare che il realtà tra i due Papi c’era tanta stima e Papa Francesco ha fatto bene di fare tutto questo».

Duc in altum ha pubblicato [QUI] – dal titolo «Benedetto XVI emerito? No, Magno. Dalla folla l’omaggio più vero» – una Lettera al Direttore a firma di Alberto Quagliotto, da cui riprendiamo la conclusione:

«Tanti che lo bistrattarono ora indossano la maschera del pianto, cercando forse di recuperare una credibilità irrimediabilmente persa; ma farebbero meglio a tacere, per non sembrare ancora più meschini.
Il popolo di Dio ha dato il suo giudizio. La Storia della Chiesa non è cambiata. Ci voleva la sofferenza di questo uomo, per far capire che essa si declina ancora sulla radice immutabile della Fede in Cristo e nella fiducia nella Chiesa che Egli ha fondato su Pietro ed i suoi successori.
Spetta alla Chiesa – ne sono convinto – proclamarne la santità, ma, senza tema di essere smentito, credo che già da oggi dovremmo ricordarlo non con l’aggettivo emerito, ma con quello di Magno.
Tante cose mi piacerebbe dire, ma le conservo nel cuore, come conserverò nel cuore questa delicata e bella figura: questo Quinto evangelista, un evangelista dei tempi moderni.
Rendiamo grazie alla Provvidenza».

Il Foglio ha pubblicato [QUI] – dal titolo «Le ipocrisie dei giornali sulle differenze tra Francesco e Benedetto XVI» – una Lettera al Direttore a firma di Luca Del Pozzo, che sintetizza iconicamente la schizofrenia di cui sembrano soffrire i commentatori riguardo al Cardinale Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI:

«Non sappiamo se la cosa sia nata spontaneamente o se invece sia partito il classico ordine di scuderia urbi et orbi, con il preciso scopo di evitare il più possibile (vedremo se fino a oggi o anche dopo) di alimentare polemiche e attriti tra le opposte fazioni e tifoserie. Sta di fatto che è a dir poco strabiliante, eufemisticamente parlando, lo spettacolo offerto in queste ore dalla stampa italiana (e non solo), in particolare da certi addetti ai lavori delle cronache ecclesiali. A confrontare i commenti di oggi, ora che l’Emerito è morto, con quanto su di lui gli/le stessi/e andavano scrivendo in occasione di una sua uscita, di uno scritto, ecc., la distanza non potrebbe essere più siderale. Al punto che neanche sembrano le stesse persone. Che sarà mai successo? D’accordo, ci sta che se anche in vita Benedetto XVI (e prima ancora il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio e prima ancora il teologo) è stato duramente contestato, questo non esclude un gesto di umanità e compassione ora che non c’è più, e che diamine. Resta il fatto che certi commenti che si sono letti in questi giorni emanavano un nauseabondo odore di tappo e di ipocrisia. O ce lo siamo dimenticati, così per dirne una, che quando uscirono i famosi “Appunti” dell’Emerito sugli abusi sessuali del clero, tanto eccellenti quanto puntualmente inascoltati, qualche aedo della chiesa della misericordia cosiddetta arrivò niente meno ad intimare a Benedetto XVI di tacere una volta per tutte? L’elenco potrebbe continuare a lungo. La verità è che Joseph Ratzinger soprattutto negli ultimi quattro decenni è stato un “segno di contraddizione” per molti, fuori ma in primis dentro la Chiesa. E questo non gliel’hanno mai perdonato. Ora fanno le faccine compunte e vergano articolesse intrise di un cordoglio peloso e di maniera (mentre dietro magari fanno salti di gioia), già pregustando l’aria nuova che si respirerà ora che il “panzer-Kardinal”, il “rottweiler di Dio” non c’è più. Però occhio gente, che ora che il katechon è stato rimosso presto o tardi si arriverà al dunque. E con un finale già scritto. So sorry guys».

ABSOLVE, DOMINE
Omelia dell’Arcivescovo Carlo Maria Viggano
in morte Papæ Benedicti XVI

Dies iræ, dies illa, dies tribulationis et angustiæ,
dies calamitatis et miseriæ, dies tenebrarum et caliginis,
dies nebulæ et turbinis, dies tubæ et clangoris
super civitates munitas et super angulos excelsos.
Sof 1, 15-16

Amaro è il giorno del Signore! Anche un prode lo grida. Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebra e di oscurità, e giorno di nube e di caligine, giorno di suono di corno e di grido di guerra sulle città fortificate e sulle torri elevate. Così il Profeta Sofonia.

Absolve Domine. Perdona, o Signore. Cantiamo queste parole nel tratto della Messa dei defunti, siano essi Papi o semplici chierici, ricchi o poveri, sapienti o semplici. Et gratia tua illis succurente, mereantur evadere judicium ultionis, et lucis æternæ beatitudine perfrui. Possano superare il giudizio finale con l’aiuto della tua grazia, e godere della beatitudine della luce eterna.

Rivolgiamo alla Maestà divina questa medesima preghiera, mentre celebriamo la Santa Messa di suffragio per l’anima di Joseph Ratzinger, Pontefice Romano fino al 28 Febbraio 2013. E come chiede la pietà verso i defunti, la affidiamo alla misericordia di Dio, che tutto conosce e che scruta nel segreto dei cuori. Di quanto egli fece e disse durante la sua lunga vita, ed in particolare dopo essere asceso al Soglio di Pietro, vogliamo ricordare quel gesto provvidenziale di verità e giustizia con il quale egli riconobbe piena legittimità alla Liturgia apostolica, promulgando il Motu proprio Summorum Pontificum. Il bene che la liberalizzazione dell’antico rito ha fatto alla Chiesa peserà sulla bilancia delle anime che vediamo in molte raffigurazioni dell’Arcangelo San Michele. Grazie ad essa una moltitudine di fedeli e di sacerdoti – tra i quali possiamo annoverare anche noi stessi – ha potuto conoscere il tesoro inestimabile di dottrina e di spiritualità che scelte sciagurate avevano reso inaccessibile per cinquant’anni; grazie ad essa un fiume in piena di Grazie, che nessuno potrà arrestare, si è riversato – e si riversa ancor oggi – sulla Chiesa e sul mondo.

Nel contemplare le macerie che sopravvivono alla devastazione conciliare, non oso pensare quale potrebbe essere la situazione della Chiesa, senza la Messa di San Pio V. Eppure, nello stesso Motu proprio Summorum Pontificum, non si può non notare l’impianto precario adottato dall’esimio teologo Ratzinger: la tesi dell’ortodossia cattolica (e della Messa tradizionale), l’antitesi dell’eresia modernista (e della Messa montiniana) e la sintesi del Vaticano II (e della compresenza di due forme dello stesso rito). I delicta juventutis non furono purtroppo mai formalmente sconfessati, anche se gli orrori di questi ultimi dieci anni li hanno quasi messi in ombra.

Non possiamo che pregare con fervore perché in un futuro prossimo possa compiersi quella restitutio integrale dell’antico rito che ponga fine a decenni di abusi, di manipolazioni, di adulterazioni e di persecuzioni resesi più feroci in epoca bergogliana.

Si iniquitates observaveris Domine, Domine, quis sustinebit? Chi può reggere al giudizio di Dio, se solo consideriamo le nostre colpe? Nessuno. Eppure la Misericordia di Dio, che ci è Padre e che ci ama fino a dare il proprio Figlio Unigenito per la nostra salvezza, si degna di guardare al bene compiuto con maggior attenzione di quella che pone alle nostre mancanze. È come se, nel saperci deboli e peccabili, Egli cercasse tutti i modi per strapparci alla dannazione eterna, dandoci mille opportunità per riscattarci. Questo vale per l’ultimo dei fedeli e per colui che siede sul più alto Trono. La considerazione del nostro peccato non ci deve indurre a considerarci destinati a cedere, ed esenti da punizione, ma spronarci a riporre ogni nostra fiducia in Colui che ci dà forza (Fil 4, 13). E ciò è vero anche per chi la Provvidenza ha scelto a governare la Chiesa.

Animato da questa fiducia, Papa Benedetto XVI cercò in qualche modo di riparare quel terribile vulnus che un suo Predecessore aveva causato al corpo ecclesiale; una ferita che andava guarendo, ma che le manovre del Nemico e dei suoi accoliti cercano di tenere aperta, vanificando Summorum Pontificum anche dinanzi agli innegabili beni spirituali che esso comporta alle anime; anzi, proprio a causa di queste Grazie infinite, perché esse rappresentano la più cocente sconfitta dello spirito secolarizzato e mondano dell’ideologia conciliare.

E se il rito riformato ha cancellato dalla Messa da Requiem il Dies iræ e imposto gli Alleluja, noi nella Messa antica troviamo le ragioni di speranza e di composto suffragio per l’anima di un uomo che il Signore ha voluto come Suo Vicario. In questo rito sentiamo la voce della Sposa che implora misericordia, perdono, indulgenza, assoluzione, remissione; la voce della Sposa che nel riconoscere i peccati dei suoi figli li presenta al cospetto dell’Eterno Padre, che il divin Figlio riscatta con il proprio Sacrificio. Possa dunque l’anima di Papa Benedetto trovare il luogo di refrigerio, di luce e di pace che per lui invochiamo nel Memento del Canone.

Nella gloria beata del Cielo, o nelle fiamme purificatrici del Purgatorio, Papa Benedetto XVI potrà pregare per noi e per la Chiesa tutta, conoscendo finalmente facie ad faciem quella divina Verità che l’esilio terreno disvela solo oscuramente. Le sue preghiere si uniscono alle nostre e a quelle delle anime sante e della Corte celeste, per implorare alla Maestà divina la fine delle tribolazioni presenti, ed in particolare la sconfitta e la cacciata della setta di eretici e corrotti che affligge ed eclissa la Santa Chiesa di Dio.

E così sia.

5 Gennaio MMXXIII
Vigilia dell’Epifania del Signore

«Lutto non in Vaticano, ma in Italia, nel giorno del funerale del Papa Emerito Benedetto XVI. Una nota di Palazzo Chigi afferma che “in occasione delle esequie solenni del Papa emerito Benedetto XVI, la Presidenza del Consiglio ha disposto per il 5 gennaio 2023 l’imbandieramento a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici dell’intero territorio nazionale”. Nessuna disposizione di questo genere è stata diramata, invece, nello Stato più piccolo del mondo, dove non è stato proclamato il lutto nel giorno in cui Papa Francesco presiederà i funerali del suo predecessore» (Francesco Antonio Grana – Il Fatto Quotidiano).

Indice – La morte di Benedetto XVI [QUI]

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