Il testamento di Benedetto XVI ed il ricordo di chi lo ha conosciuto

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“Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene”: così inizia il testamento spirituale del papa emerito Benedetto XVI, deceduto nell’ultimo giorno dello scorso anno.

E’ un testamento in cui ringrazia soprattutto i genitori e la famiglia: “Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi.

La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza.

Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta”.

Nel ripercorrere la propria vita nel rapporto particolare tra scienza e fede: “Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità”.

E’ un tracciato particolare quello raccontato dal papa emerito: “Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo”.

Infine una richiesta di preghiera: “Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera”.

Ed ancora i ricordi di chi ha incontrato nel cammino Joseph Ratzinger si fanno vivi, come quelli del card. Angelo Scola, che ha sottolineato il lungo rapporto di amicizia: “Ho conosciuto Ratzinger nel 1971 quando, noi italiani con Jaca Book, con De Lubac, von Balthasar e altri teologi di varie parti nel mondo incominciammo a lavorare al progetto della Rivista internazionale Communio.

Mi colpì fin da subito la sua umiltà e la delicatezza del suo tratto. Il gusto di conoscere persone con l’evidente intento di entrare in amicizia con loro mi impressionò fin da quel primo incontro alla Katholische Akademie di Monaco di Baviera. Da allora, lungo tutti questi cinquant’anni, mi è stato amico ma ancor più padre non facendomi mai mancare il suo aiuto anche in certi momenti non facili della mia vita”.

Ed ha evidenziato il suo pensiero teologico: “Sono sicuro che l’apporto dato da Ratzinger-Benedetto XVI alla Chiesa contemporanea, nella sua continuità con san Giovanni Paolo II e nell’apertura di orizzonte entro cui si muove papa Francesco, è stato non solo decisivo ma richiede ulteriore approfondimento in questo tempo di travaglio per la Chiesa tutta”.  

Anche l’associazione ‘Bambino Gesù’ de Il Cairo ha un ricordo particolare del papa emerito: “Papa Benedetto ha trovato non pochi  avversari sul suo percorso, che doveva condurre ai valori spirituali degli albori del cristianesimo e rendere la Chiesa contemporanea la Chiesa fondata da Gesù…

Riportare la Chiesa alle sue origini, come Gesù l’aveva voluta e vuole che sia, è stato l’impegno del suo pontificato, che significava dar corso ad una vera e propria rivoluzione e significava anche e soprattutto porre in luce alcuni mali della Chiesa contemporanea, taciuti, anzi nascosti , tuttavia esistenti e documentabili.

Il papa emerito è stato un Buon Pastore: “Rinunciando al suo pontificato pone in luce come le sue forze, quantunque irrobustite dalla fede, se contrastate in modo dissacratorio e diffamatorio, a causa anche della solitudine che vivono gli eroi, diventano troppo flebili.

Egli ha tracciato un percorso indelebile e questo può bastare, in quanto il percorso non può essere più arrestato e, pertanto, porterà i suoi frutti. L’importante era tracciare un percorso ed egli vi è mirabilmente riuscito…

Papa Francesco continua a guidare la Chiesa Cattolica sul solco tracciato da Benedetto e grandi trasformazioni sono già in corso ed altre e tante ancora  saranno poste in essere”.

(Foto: Santa Sede)

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