Papa Francesco affida Benedetto XVI alla Madre di Dio

Condividi su...

“L’inizio di un nuovo anno è affidato a Maria Santissima, che oggi celebriamo come Madre di Dio. In queste ore invochiamo la sua intercessione in particolare per il Papa emerito Benedetto XVI, che ieri mattina ha lasciato questo mondo. Ci uniamo tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del Vangelo e della Chiesa”.

Questo è stato il pensiero di papa Francesco per il papa emerito Benedetto XVI ad inizio Angelus per la solennità di Maria santissima Madre di Dio, ricordando il linguaggio della Madre di Dio: “In realtà, se osserviamo la scena che la Liturgia odierna ci presenta, notiamo che Maria non parla. Ella accoglie con stupore il mistero che vive, custodisce tutto nel suo cuore e, soprattutto, si preoccupa del Bambino, che, dice il Vangelo, era ‘adagiato nella mangiatoia’. Questo verbo ‘adagiare’ significa deporre con cura, e ci dice che il linguaggio proprio di Maria è quello della maternità: prendersi cura con tenerezza del Bambino”.

E per far comprendere la grandezza della Madre di Dio ha preso in ‘prestito’ le parole della poetessa Alda Merini: “Questa è la grandezza di Maria: mentre gli angeli fanno festa, i pastori accorrono e tutti lodano Dio a gran voce per l’evento che è accaduto, Maria non parla, non intrattiene gli ospiti spiegando ciò che le è successo, non ruba la scena (a noi piace tanto rubare la scena!) al contrario, mette al centro il Bambino, prendendosi cura di Lui con amore. Una poetessa ha scritto che Maria ‘sapeva essere anche solennemente muta, […] perché non voleva perdere di vista il suo Dio’”.

Però il linguaggio della cura necessita dell’amore: “Ma allo stesso tempo ci ricorda che, se vogliamo davvero che il nuovo anno sia buono, se vogliamo ricostruire speranza, occorre abbandonare i linguaggi, i gesti e le scelte ispirati all’egoismo e imparare il linguaggio dell’amore, che è prendersi cura. Prendersi cura è un linguaggio nuovo, che va contro i linguaggi dell’egoismo”.

E’ stato questo l’impegno consegnato ai fedeli, sull’esempio della Madonna: “Questo è l’impegno: prenderci cura della nostra vita, ognuno di noi deve curare la propria vita; prenderci cura del nostro tempo, della nostra anima; prenderci cura del creato e dell’ambiente in cui viviamo; e, ancor più, prenderci cura del nostro prossimo, di coloro che il Signore ci ha messo accanto, come pure dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e interpellano la nostra attenzione e la nostra compassione.

Guardando la Madonna con il Bambino, mentre si prende cura del Bambino, noi impariamo a prenderci cura degli altri, e anche di noi stessi, curando la salute interiore, la vita spirituale, la carità”.

Mentre nell’omelia della celebrazione eucaristica papa Francesco ha sottolineato che Dio si è incarnato in Maria, come è stato raccontato dal Concilio Vaticano II: “Ecco che cosa ha fatto Dio nascendo da Maria: ha mostrato il suo amore concreto per la nostra umanità, abbracciandola realmente e pienamente.

Fratelli, sorelle, Dio non ci ama a parole, ma coi fatti; non ‘dall’alto’, da lontano, ma ‘da vicino’, proprio dal di dentro della nostra carne, perché in Maria il Verbo si è fatto carne, perché nel petto di Cristo continua a battere un cuore di carne, che palpita per ciascuno di noi!”

‘Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori’, pregando per Benedetto XVI: “Questa invocazione ha spesso cadenzato le nostre giornate e ha permesso a Dio di avvicinarsi, per mezzo di Maria, alle nostre vite e alla nostra storia.

Madre di Dio, prega per noi peccatori: recitata nelle lingue più diverse, sui grani del rosario e nei momenti del bisogno, davanti a un’immagine sacra o per la strada, a quest’invocazione la Madre di Dio sempre risponde, ascolta le nostre richieste, ci benedice con il suo Figlio tra le braccia, ci porta la tenerezza di Dio fatto carne. Ci dà, in una parola, speranza.

noi, all’inizio di quest’anno, abbiamo bisogno di speranza come la terra della pioggia. L’anno, che si apre nel segno della Madre di Dio e nostra, ci dice che la chiave della speranza è Maria, e l’antifona della speranza è l’invocazione Santa Madre di Dio.

Ed oggi affidiamo alla Madre Santissima l’amato papa emerito Benedetto XVI, perché lo accompagni nel suo passaggio da questo mondo a Dio”.

E’ un invito ad ‘andare in fretta’: “Fratelli, sorelle, per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi, non si può stare comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare. Bisogna rischiare…

E, di fronte alla pigrizia che anestetizza e all’indifferenza che paralizza, di fronte al rischio di limitarci a rimanere seduti davanti a uno schermo con le mani su una tastiera, i pastori oggi ci provocano ad andare, a smuoverci per quel che succede nel mondo, a sporcarci le mani per fare del bene, a rinunciare a tante abitudini e comodità per aprirci alle novità di Dio, che si trovano nell’umiltà del servizio, nel coraggio di prendersi cura. Fratelli e sorelle, imitiamo i pastori: andiamo!”

Quindi è un invito ad ascoltare la Parola di Dio: “Guardare in silenzio, adorare, accogliere con gli occhi la tenerezza consolante di Dio fatto uomo, della sua e nostra Madre.

All’inizio dell’anno, tra le tante novità che si vorrebbero sperimentare e le molte cose che si vorrebbero fare, dedichiamo del tempo a vedere, cioè ad aprire gli occhi e a tenerli aperti di fronte a quel che conta: a Dio e agli altri.

Abbiamo il coraggio di sentire lo stupore dell’incontro, che è lo stile di Dio, cosa ben differente dalla seduzione del mondo, che ti tranquillizza. Lo stupore di Dio, l’incontro, ti dà pace; l’altro soltanto ti anestetizza e ti dà tranquillità”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50