Festività di Maria, madre di Dio e della Chiesa

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Inizia un anno nuovo e la Chiesa ci invita a guardare nel Presepe questa giovanissima donna, la vergine Maria: è la Madre di Gesù, vero uomo e vero Dio: la santa Madre di Dio, come noi la invochiamo. Nella giornata di oggi, 1° gennaio, confluiscono tre ricorrenze: civilmente è il primo giorno dell’anno; liturgicamente è la festività di Maria, madre di Dio; socialmente è la giornata mondiale della pace.

Il Vangelo ci riporta a Betlemme quando i pastori, annunziati dagli angeli, andarono senza indugio alla grotta e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino Gesù. I Pastori riferirono quello che avevano visto ed udito dagli Angeli, Maria li accolse e presentò loro il bambino Gesù.

La grotta di Betlemme è una icone singolare dove si coglie un segno vivo dell’amore di Dio Padre che dà il suo Figlio unigenito per salvare l’uomo; in Gesù, vero uomo e vero Dio, l’unigenito del Padre ha assunto la natura umana (vero uomo) per riscattare l’uomo, il capolavoro di Dio, e riportarlo alla vera vita, da qui il canto degli Angeli: ‘Gloria a Dio e pace agli uomini amati dal Signore’.

Nel natale di Gesù si realizza la vocazione dell’uomo all’immortalità, che aveva perduto a causa del peccato originale. Tutto si attua ‘nella pienezza del tempo’. Ma cosa è il tempo?

La liturgia ci porta a riflettere sul tempo; esso non è solo la dimensione del divenire, scriveva Giovanni Paolo II, per cui distinguiamo passato, presente e futuro, esso evidenzia soprattutto la ‘misura’ di tendere dell’uomo verso l’Assoluto, verso Dio.

Ogni uomo che nasce porta scritto che deve morire; Cristo Gesù però si è incarnato, ed ha vinto la morte: come uomo è nato a Betlemme, e morto a Gerusalemme sul calvario, è risorto il terzo giorno ed ha aperto all’uomo la porta dell’immortalità.

In Gesù, vero uomo, divenuto figlio dell’uomo, e vero Dio. anche noi siamo diventati ‘figli di Dio’, questa non vuole essere una espressione vuota di significato ma possiede una ricchezza interiore e ci fa pregustare la nuova realtà dell’immortalità.

Noi, oggi, non siamo più uomini che devono morire; ciò che muore non è l’Io ma il corpo che poi risusciterà; l’Io, l’uomo creato ad immagine di Dio, grazie a Maria, che disse ‘sì’ all’Angelo e divenne la madre di Dio, non muore; ciò che muore è solo il corpo, che portiamo al cimitero, che è ‘Camposanto’, il luogo dove i santi, gli amici di Dio aspettano la risurrezione dei corpi: come Cristo Gesù è risorto, come Maria è stata assunta in cielo anima e corpo, così ogni uomo risorgerà.

Ecco perché il Presepe mentre ci parla di vita, ci fa guardare il cielo; il pontefice Paolo VI ha voluto consacrare l’inizio dell’anno alla festività della Santa Madre di Dio e madre nostra e con questa festa attesta che la nostra speranza è colma di immortalità.

Due cose sono infatti da evidenziare: il bimbo che Maria ha dato alla luce è il Figlio unigenito del Padre, Maria è perciò la madre di Dio; essa è da collocarsi, anche se creatura, accanto a Dio per avere detto ‘sì’ all’Angelo, ma è anche accanto a noi, come madre della Chiesa nascente, motivo per cui noi la invochiamo: ‘Santa Maria, madre di Dio prega per noi’, non perché Maria fa miracoli, ma la sua preghiera è forte davanti a Dio.

Gesù con la sua nascita ci ha uniti, ci ha affratellati nella Chiesa per cui Egli stesso ci esorta: ‘Chiedete ed ottenete, bussate e vi sarà aperto’ perché Dio è Padre, è amore. Che il Signore ci conceda allora la sua pace: questo è l’auspicio più bello mentre contempliamo il Bambino, adagiato nel Presepe, Principe della pace.

E’ una icona mirabile quella del Presepe; evidenzia il grande mistero dell’amore di Dio; dal presepe Gesù ci invita a seguire la via privilegiata che porta alla pace vera. Questa comincia quando impariamo a riconoscere nel volto dell’altro un fratello, una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione.

E’ importante essere educati sin da piccoli nel rispetto dell’altro, anche se diverso da noi. In ogni volto di bambino c’è sempre il riflesso dell’amore di Dio, c’è un appello alla nostra responsabilità; davanti ad esso crolla ogni falsa giustificazione di guerra e di violenza.

All’inizio di un nuovo anno siamo chiamati tutti (piccoli e grandi) a convertirci a progetti di pace, a deporre armi di qualsiasi tipo, a costruire un mondo nuovo, conforme al canto degli Angeli: ‘Gloria a Dio e pace agli uomini amati dal Signore’. 

Condizione indispensabile per la pace è amministrare con giustizia e saggezza tutte le risorse create da Dio e messe a servizio dell’uomo. E’ necessario rispettare ed avere cura del creato, di tutto il creato; costruire la pace rispettando l’uomo e la natura nella quale l’uomo vive ed opera.

L’intercessione di Maria, madre di Gesù e madre nostra, non mancherà per la realizzazione dei un mondo migliore. Maria ispiri propositi di pace, di riconciliazione e di amore nel cuore di quanti   sono responsabili della nazioni; ispiri nel cuore di tutti amore., comunione e rispetto di tutti e di tutto. E’ il mio augurio per un felice anno 2023: fede, fratellanza e pace.          

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