Sesto giorno del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) ad opera di Baku. L’Artsakh isolato dall’Armenia e dal resto del mondo

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.12.2022 – Vik van Brantegem] – Azernews riferisce alle ore 12.00 locali (ore 09.00 di Roma) che “una protesta pacifica vicino a Shusha da parte di eco-attivisti azeri, rappresentanti di ONG è entrata nel sesto giorno”.

Tradotto: il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) vicino alla città di Sushi (nel territorio di Artsakh occupata dall’8 novembre 2022 dalle forze armate dell’Azerbajgian), promosso dal regime di Baku dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022, prosegue per il sesto giorno consecutivo, isolando gli Armeni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh dall’Armenia e dal resto del mondo. “I partecipanti al raduno chiedono l’arrivo del generale Volkov del contingente di mantenimento della pace russo, la creazione di condizioni per monitorare lo sfruttamento illecito delle risorse minerarie del Paese e la cessazione del terrorismo ambientale dell’Armenia sulle terre dell’Azerbajgian [le attività minerarie legali sul territorio sovrano di Artsakh , non ancora occupato dalle forze armate azere]”, prosegue Azernews. Inoltre, “i manifestanti chiedono anche l’istituzione della frontiera e della dogana in direzione Lachin [Berdzor] del confine [dell’Artsakh] con l’Armenia” (di cui abbiamo riferito già nei giorni precedenti).

La frutta e le verdure mancano a Stepanakert.

Alle ore 21.30 (ora di Stepanakert, 18.30 ora di Roma) nessuna novità dall’Artsakh. In violazione delle disposizioni della dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, l’Azerbajgian già da sei giorni mantiene bloccato il Corridoio di Berdzor (Lachin). Prosegue quindi il blocco di sedicenti eco-attivisti azeri (secondo loro ad oltranza) all’altezza di Sushi sull’autostrada Stepanakert-Goris, l’unica strada di collegamento dell’Artsakh con l’Armenia e il resto del mondo. Cominciano a scarseggiare alcuni beni sul mercato di Stepanakert, come verdure e prodotti che al 90% sono importati dall’Armenia. Alcuni camion della forza di pace russa sono riusciti con fatica a oltrepassare il blocco azero per portare aiuti umanitari alla popolazione dell’Artsakh isolata da sei giorni. Nonostante la situazione attuale, la vita continua ad Artsakh. L’Artsakh resiste.

L’Artsakh non si arrende. Questa sera flash mob di giovani in Artsakh che chiedono la fine del blocco azero e l’attenzione del mondo.

Nel frattempo proseguono le iniziative diplomatiche per far riaprire la strada e far cessare questa farsa del regime di Aliyev che con ridicoli pretesti tiene in ostaggio 120.000 persone fra le quali malati, anziani e bambini. Si moltiplicano anche le dichiarazioni internazionali di condanna. All’elenco dei Paesi si è aggiunto la Lithuania, con una dichiarazione del Ministero degli Esteri che in un post su Twitter ha dichiarato: «Profondamente preoccupato per il continuo blocco del Corridoio di Lachin, con gravi conseguenze umanitarie per il Nagorno Karabakh. Tali sviluppi non solo ostacolano la libera circolazione, ma fanno deragliare anche l’intero processo di pace nel Caucaso meridionale”. L’Italia non pervenuto.

Foto profilo Facebook di Toivo Klaar.

Toivo Klaar, il Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia, che dal 10 dicembre 2022 non ha più twittato e su Facebook da tempo è inattivo (qui sopra l’immagine del suo profilo Facebook, che dice tutto: per l’Ucraina tutto, per l’Artsakh niente), ieri sera alle ore 19.10 si è materializzato con un tweet per denunciare – come riferiscono i media azeri – una “fake news” dell’Armenia. Nel frattempo neanche una parola per invitare l’Azerbajgian a togliere il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin). Ecco il post su Twitter di Toivo Klaar (nostra traduzione italiana dall’inglese): «Circola un video su una pattuglia dell’EUMCAP [EU Monitoring Capacity to Armenia] che osserva la strada che conduce al Corridoio di Lachin. La pattuglia si trovava quindi a un posto di blocco a circa 1,2 km dal confine Armenia-Azerbajgian [in realtà il confine Armenia-Artsakh all’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin)]. L’EUMCAP, in linea con il suo mandato, opera esclusivamente sul territorio armeno e non è entrata nel Corridoio».

Chi non vuole la pace
Fine novembre 2022, parlando con i giornalisti stranieri prima di incontrare il suo amichetto Toivo Klaar, il Presidente dell’Azerbajgian Aliyev ha definito l’Armenia “sottosviluppata, dipendente dalla Russia e schiava della Russia”, affermando che gli Armeni hanno bisogno di assistenza psicologica e che la storia armena è falsa e inventata. Ha anche definito l’ex Presidente dell’Armenia, Serzh Sarkisian, un “criminale di guerra”. Ha affermato ancora una volta che il cosiddetto “Corridoio di Zangezur” [cioè, la cessione di una striscia di territorio sovrano che l’Armenia dovrebbe cedere all’Azerbajgian, con tutte le conseguenze del caso], diventerà una realtà nonostante le affermazioni di Yerevan che un tale piano non è stato discusso [e, quindi, certamente non concordato]. Ha aggiunto inoltre che Yerevan non può bloccare le sue richieste il che tradotto in parole semplici vuol dire che si prenderà ciò che vuole con le buone o con le cattive, quindi, con la forza, come ha sempre fatto.

Un avvertimento per i vicini dell’Armenia.

«Eravamo tranquilli come le nostre montagne,
Ci avete invaso come venti feroci,
Vi abbiamo affrontato come le nostre montagne,
Ringhiavate selvaggiamente come venti feroci,
Ma noi siamo eterni come le nostre montagne,
Perirete come venti feroci»
(Hovhannes Shiraz)
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Le lezioni nelle strutture educativa dell’Artsakh riprenderanno dal 19 dicembre, ha comunicato il Ministero dell’Istruzione, della scienza, della cultura e dello sport della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Le lezioni erano state sospese a causa del taglio della fornitura di gas all’Artsakh da parte dell’Azerbajgian, poi ripristinato ieri. “Le lezioni perse dal 14 al 17 dicembre si terranno tra il 26 e il 28 dicembre”, ha affermato il Ministero.

Il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan, che sta conducendo una protesta davanti alle ambasciate a Yerevan.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite discuterà della situazione in Nagorno Karabakh derivante dal blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian, ha comunicato il Consiglio di Sicurezza ieri sui social media. La questione viene discussa su richiesta della Missione francese presso le Nazioni Unite. “Questa mattina (16 dicembre), a seguito delle consultazioni sulla Libia, i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU discuteranno della situazione in Nagorno-Karabakh (Armenia-Azerbajgian) sotto ‘Varie’, su richiesta della Missione francese presso l’ONU. Non è previsto alcun briefing”, ha twittato il Consiglio di Scurezza. Commentando questa notizia, il Consigliere del Ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan, che sta conducendo una protesta davanti alle ambasciate a Yerevan, ha dichiarato: “È gratificante che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite discuterà oggi la questione dell’Artsakh. La discussione si svolgerà a porte chiuse, ma significa già l’internazionalizzazione della questione. Mi auguro che le Nazioni Unite prestino maggiore attenzione alla soluzione delle questioni sia a breve che a lungo termine, rispettando i propri impegni e utilizzando tutti i meccanismi possibili”.

Oggi, alle 19.00 ore locali (ore 16.00 di Roma), dei medici organizzeranno una protesta davanti all’Ufficio delle Nazioni Unite in Armenia a sostegno dell’Artsakh, che è stato bloccato dall’Azerbaigian, a causa del quale i pazienti dell’Artsakh sono privati della fornitura di medicinali e del diritto universale alla libera circolazione di medici e pazienti, ha dichiarato sui social media Beglaryan.

Armenofobia

Contesto 1
La traduzione del post su Twitter di Dr. Fariz Ismailzade che segue: «Viviamo in un periodo di tempo in cui gli Armeni mettono le facce più disperate, gridano alla comunità internazionale, chiedono aiuto e poi torniamo al punto zero senza pace e stabilità. Non staresti meglio con un accordo di pace? Foto di “Ministro di Stato”».
Gli Armeni di tutto il mondo sono destinatari di un’ondata di violenti crimini d’odio, persino minacce di morte e aggressioni personali. Lo screenshot che segue del post lasciato ieri su Twitter (di cui sopra la traduzione) è uno dei tanti casi di armenofobia che ogni Armeno subisce in questi giorni. Un accademico azero fa il prepotente ad Artak Beglaryan, che ha perso il padre nella prima guerra del Nagorno-Karabakh e ha perso la vista da bambino a causa delle bombe a grappolo sganciate dagli Azeri. È un eccezionale difensore dei diritti umani in Artsakh. Da sei giorni è bloccato a Yerevan dall’Azerbaigian, impedendolo dal 12 dicembre 2022 di tornare dalla sua famiglia a Stepanakert.

Contesto 2
La traduzione del post su Twitter di @Ghbvvcccyevlax1 che segue: «Forse un giorno Ani sarai degna della merda di Fariz. Sono così felice che tu sia bloccata brutta puttana armena. Sono in Uzbekistan in questo momento e violenterò te e il tuo piccolo brutto bambino. Ormai sono giorni che osservo la tua inutile famiglia e conosco la tua routine. Ti violenterò e ti ucciderò».
Niente di insolito per il costume azero, solo una minaccia di stupro e morte nei confronti di una donna armena da parte di un utente anonimo. Che si è scagliato contro di lei, perché aveva osato sottolineare l’armenofobia di un accademico azero. Obbligarli di vivere insieme “in pace” è la sicura condanna al completamento del genocidio armeno.

PS 1 Si noti anche l’elogio di @Ghbvvcccyevlax1 per il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) il cui scopo è la pulizia etnica.
PS 2 L’utente @Ghbvvcccyevlax1 è stato bloccato da Twitter e quindi il post rimosso.

Questi contesti servono per comprendere in pieno il valore di comunicazioni ufficiali dell’Azerbajgian, come quella che segue, diffusa oggi dall’agenzia di stampa Azernews, che riportiamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese: «L’Azerbaigian ha lanciato una hotline confidenziale per gli Armeni in Karabakh, ha detto Dilara Afandiyeva, Capo del Centro per la pace e la sicurezza della donna sotto la Dilara Aliyeva Società azera per la protezione dei diritti delle donne. “Nonostante tutti i tentativi dei separatisti e in particolare del cosiddetto “Ministro di Stato” del regime separatista del Karabakh, Ruben Vardanyan, di esercitare pressioni sui pacifici Armeni che vivono in Karabakh, ho ricevuto molte chiamate di vario genere e ho deciso di lanciare la hotline riservata”, ha affermato. A suo avviso, il call center è pronto a rispondere prontamente alle richieste degli Armeni in Karabakh in caso di problemi umanitari e a compiere ogni sforzo per risolverli. Il numero della hotline è +99470XXXXX11. “Garantiamo la piena riservatezza a tutti i residenti della regione del Karabakh che si rivolgeranno a noi”, ha osservato».

Ormai non serve più commentare cose del genere per i nostri attenti lettori. Sarebbe esilarante se non si conoscessi la situazione drammatica per i 120.000 Armeni dell’Artsakh, tenuto prigionieri con il blocco dell’unica strada di collegamento con l’Armenia e il resto del mondo, in quello che resta ancora libero delle loro terre ancestrali, come ostaggi del regime dittatoriale dell’Azerbajgian. Intanto, il lapsus dell’uso della parola “separatisti/a” evidenzia la realtà dell’autoproclamata indipendenza della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh.

Qui si sente tutt’altro che volontà di pace da parte dell’Azerbajgian, che prosegue con le provocazioni, preparando il terreno per poter completare l’occupazione con la forza di quanto rimane ancora libero dell’Artsakh.
Prosegue la diffusione di fakenews da parte di Baku, ripetitivo ogni giorno, mentre sono le forze armate dell’Azerbajgian che continuano ad attaccare le postazioni degli eserciti di difesa dell’Armenia e dell’Artsakh, puntualmente denunciato dai Ministeri della Difesa dell’Armenia e dell’Artsakh: «Il 16 dicembre, alle 23.35, le unità delle forze armate armene dalle posizioni in direzione dell’insediamento di Yukhari Shorzha della regione di Basarkechar utilizzando armi leggere hanno sottoposto al fuoco le posizioni dell’esercito dell’Azerbajgian di stanza in direzione dell’insediamento di Zaylik della regione di Kalbajar, ha comunicato il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian.
Inoltre, il 17 dicembre, alle 09.05, i membri di un distaccamento armato illegale armeno nel territorio dell’Azerbaigian [la Repubblica di Artsakh], dove è temporaneamente dispiegato il contingente di pace russo, utilizzando armi di piccolo calibro hanno sottoposto a fuoco le postazioni dell’esercito dell’Azerbajgian di stanza in direzione dell’insediamento di Naghdali della regione di Lachin (in armeno Berdzor, occupato dalle forze armate dell’Azerbajgian). Le unità dell’esercito dell’Azerbajgian di stanza in queste direzioni hanno adottato adeguate misure di ritorsione».

La dichiarazione del Ministero della difesa dell’Azerbajgian secondo cui le unità dell’esercito di difesa dell’Artsakh hanno aperto il fuoco contro le postazioni azere il 17 dicembre, intorno alle 09.05, è disinformazione, ha affermato il Ministero della Difesa dell’Artsakh in una dichiarazione.

Kalbajar (in armeno Karvachar) è una cittadina della Repubblica di Artsakh, capoluogo della regione di Šahowmyan. La cittadina venne conquistata nella prima guerra del Nagorno-Karabakh dall’esercito di difesa del Nagorno-Karabakh il 4 aprile 1993 al termine di una lunga e violenta battaglia. È un piccolo paese abitato da pastori e contadini in una zona a scarsissima densità abitativa. L’unica via di accesso è la strada che porta a Martakert lungo la stretta valle del Tartar fino al bacino del Sarsang. L’apertura di una nuova strada di collegamento con l’Armenia, nel settembre 2017, attraverso il passo di Sodk, avrebbe dovuto ridare vigore alla depressa economia locale. Ma poi, dalla guerra dei 44 giorni di fine 2020 è occupato dalle forze armate dell’Azerbajgian.

Articoli precedenti

– L’Azerbajgian alza il livello dello scontro per portare a termine la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh armeno – 12 dicembre 2022
– Provocatori azeri, inneggiando ai lupi grigi mentre bloccano l’unica strada tra Artsakh e Armenia, tengono in ostaggio 120.000 Armeni – 13 dicembre 2022
– Dopo la chiusura del Corridoio di Lachin, l’Azerbajgian ha tagliato anche la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh- 13 dicembre 2022
– L’Azerbajgian da più di due giorni tiene l’Artsakh sotto blocco. Il Presidente dell’Arsakh decreta la legge marziale per far fronte all’emergenza umanitaria – 14 dicembre 2022
– Crisi umanitaria in Artsakh. Allarme Bandiera Rossa di Genocidio per l’Azerbajgian. Discorsi del Primo Ministro e del Ministro degli Esteri dell’Armenia – 15 dicembre 2022
– Il blocco dell’unica strada che collega l’Artsakh con il mondo esterno condanna la sua popolazione armena ad una morte lenta. E Baku nega l’evidenza – 15 dicembre 2022
È stata ripristinata la fornitura di gas all’Artsakh. Al momento il Corridoio di Berdzor (Lachin) rimane ancora bloccato – 16 dicembre 2022

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