Test e psicologia in seminario per sacerdoti più maturi.

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Non solo un colloquio ma anche test ed interviste psicologiche per chi vuole diventare sacerdote. Gli ”Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio”, 20 pagine di documento della Congregazione per l‘ Educazione cattolica, spiegano come la psicologia, e a volte la psichiatria possono aiutare la formazione di un sacerdote o anche il discernimento della vocazione. Insomma se qualcuno ha un problema può andare in analisi anche in seminario, fatta salva la privacy e la assoluta libertà di dire di no a chi , confessore, padre spirituale, o formatore, magari consiglia una terapia. Tra i problemi da affrontare quello della immaturità affettiva e della identità sessuale. Castità e omosessualità.

Chi presenta tendenze omosessuali o non e’ in grado di vivere nella castita’ non potra’ diventare prete. Di fatto il problema è antico ed è già in un documento del 1974 che si parla di “errori non rari” per patologie che si rivelano dopo l’ ordinazione. “ Discernerle per tempo permetterà di evitare tanti drammi”. Ci sono voluti 34 anni per trovare il giusto equilibrio tra chi non voleva che la psicologia sostituisse la spiritualità e chi pensava che solo test e colloqui attitudinali dessero la misura di una vocazione. Oggi il cardinale prefetto Zenon Grocholewski ha detto presntando il teso ai giornalisti, che ”coloro che oggi chiedono di entrare in Seminario riflettono, in modo piu’ o meno accentuato, il disagio di un’emergente mentalita’ caratterizzata da consumismo, da instabilita’ nelle relazioni familiari e sociali, da relativismo morale, da visioni errate della sessualita’, da precarieta’ delle scelte, da una sistematica opera di negazione dei valori”.

”Le conseguenze generiche di questa mentalita’ – ha proseguito il card. Grocholewski – e di alcune particolari esperienze vissute prima di entrare in Seminario, colpiscono la personalita’ dei candidati, in modo particolare la loro maturita’ affettiva, provocando, in certi casi, fragilita’ caratteriale, precarieta’ nelle scelte e incertezza vocazionale”. Ecco perchè ”il cammino formativo – si legge nel documento – dovra’ essere interrotto nel caso in cui il candidato, nonostante il suo impegno, il sostegno dello psicologo o la psicoterapia, continuasse a manifestare incapacita’ ad affrontare realisticamente, sia pure con la gradualita’ di ogni crescita umana, le proprie gravi immaturita’ (forti dipendenze affettive, notevole mancanza di liberta’ nelle relazioni, eccessiva rigidita’ di carattere, mancanza di lealta’, identita’ sessuale incerta, tendenze omosessuali fortemente radicate, etc). Lo stesso – aggiunge il documento – deve valere anche nel caso in cui risultasse evidente la difficolta’ a vivere nel celibato, vissuto come un obbligo cosi’ pesante da compromettere l’equilibrio affettivo e relazionale”. Quella “umana” è, quindi, solo una delle componenti della formazione integrale del seminarista, completata dalle dimensioni intellettuale e pastorale, oltre che spirituale. La vocazione al sacerdozio, in quanto “dono di Dio”, “passa sempre nella Chiesa” e “spetta alla Chiesa”, ha asserito il cardinale Grocholewski, discernere l’idoneità dei candidati. Per cui, ha ribadito con chiarezza, “il ricorso agli esperti nelle scienze psicologiche non può che essere soltanto ausiliare” e l’utilizzo delle loro competenze.

Il segretario del dicastero vaticano, mons. Jean-Louis Brugués, ha esposto ai giornalisti il lungo iter compiuto dal documento, sin dai suoi primi passi del 1995, ma maturato – ha detto – nel solco di una consapevolezza già ben presente nella Chiesa fin dagli Anni Settanta. Psicologia e psichiatria , spiega don Carlo Bresciani, consultore del dicastero vaticano, per superare “ blocchi o disturbi psichici o problemi di sviluppo non ancora pienamente superati.”

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