Papa Francesco invita i ragazzi dell’ACR a mettersi in gioco
A pochi giorni dal Natale papa Francesco ha accolto i ragazzi e le ragazze dell’ACR per il consueto scambio di auguri, provenienti da 11 diocesi o arcidiocesi d’Italia (Como, Ravenna-Cervia, Trani-Barletta-Bisceglie, Porto Santa Rufina, Loreto, Verona, Pescara-Penne, Volterra, Pinerolo, Nuoro, Acerra), accompagnati dai loro educatori, dal presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, dall’assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, mons. Gualtiero Sigismondi, dalla responsabile nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, Annamaria Bongio, dal vice responsabile nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, Maurizio Tibaldi, dall’assistente centrale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, don Francesco Marrapodi, dai consiglieri nazionali dell’ACR e dai collaboratori dell’Ufficio centrale ACR.
I ragazzi hanno portato in dono a papa Francesco tende, sacchi a pelo, coperte e prodotti per l’igiene personale destinati all’elemosineria apostolica per l’assistenza ai più bisognosi; una copia del sussidio ‘Allenati la pace’, che presenta nel dettaglio il progetto e le attività ACR per il ‘Mese della pace’ 2023, il ‘Pallone della pace’, il gadget delle progetto, e la ‘fascia da capitano’; poi anche il libro di preghiere per bambini e ragazzi, ‘Nelle tue mani’, e copie delle riviste in uso agli acierrini e la tessera Acr numero 1, per il nuovo anno associativo.
Il saluto dei ragazzi è stato letto da Matteo (10 anni, della diocesi di Verona) e Rebecca (12 anni, della diocesi di Pinerolo), che a nome di tutti gli acierrini d’Italia, gli hanno espresso gratitudine: “Ti portiamo l’affetto e le preghiere dell’Azione Cattolica, delle nostre Diocesi e delle nostre Parrocchie che oggi, con noi e per noi, gioiscono per questo prezioso dono.
Vivremo con intensità ogni attimo di questo incontro, così da poterlo raccontare alle nostre famiglie, ai nostri compagni di scuola e ai nostri gruppi parrocchiali. Oggi siamo qui anche per ciascuno di loro. Attraverso i nostri sguardi e i nostri abbracci, anche loro vogliono farti sentire la loro gratitudine”.
E gli hanno donato una fascia da ‘capitano’: “Ti doniamo questa fascia, papa Francesco, chiedendoti di essere nostro ‘Capitano’ per consegnarci una parola di incoraggiamento che ci aiuti a capire come, noi ragazzi, possiamo portare maggiore unione e armonia dove è presente invidia e discordia. In particolare, vorremmo essere capaci di farci prossimi ai più fragili, ai più deboli, a coloro che subiscono l’arroganza di altri ragazzi”.
In fondo tale fascia indica il desiderio dei ragazzi affinché gli adulti cooperino insieme: “Quante volte vorremmo vedere negli adulti il desiderio di allenarsi insieme per affrontare le difficoltà e i contrasti che nascono dall’egoismo e dalla durezza dei cuori! Le immagini della guerra, che si sta consumando in Ucraina e in altre parti del mondo, rendono tanto triste il nostro cuore: pensiamo a tutti quei bambini, in particolare, che hanno perso i genitori, la casa, i giochi e il divertimento, i loro sogni.
Lo slogan del prossimo Mese della Pace (‘Allenati alla Pace’) ci interpella, allora, a costruire occasioni di vera fraternità, occasioni per incontrare Gesù nel volto di chi ci sta accanto, occasioni per superare i nostri limiti e i nostri pregiudizi”.
Nel ringraziarli per questa visita il papa ha consegnato loro il testo in cui li invita ad andare incontro a tutti i popoli: “Il Signore non vuole che trascorriamo le giornate restando chiusi in noi stessi. E questo è un grande rischio per un ragazzo e una ragazza oggi: passare le giornate tenendo davanti agli occhi lo schermo di un telefonino.
No, i nostri occhi sono fatti per guardare quelli degli altri. Non sono fatti per guardare in basso un mondo virtuale che teniamo tra le mani, ma per alzare lo sguardo al cielo, a Dio, e per guardare negli occhi chi ci vive accanto”.
Ed ha raccontato la bellezza di fissare gli occhi su Gesù: “Il nostro sguardo, i nostri occhi sono fatti per trasmettere la gioia sperimentata dall’aver incontrato Gesù, quell’amicizia che trasforma l’esistenza, che ci fa abbracciare la vita e ci permette di scoprirne la bellezza.
Perché, ragazzi, è bello seguire Gesù; è bello scoprire il grande amore che Lui nutre per ciascuno di noi; è bello avventurarsi nel progetto di felicità che ha pensato per me, per te, per ognuno; è bello scoprire i regali che ci fa con grande generosità, le sorprese che riempiono di stupore e speranza le nostre vite, che ci fanno crescere liberi e felici”.
L’invito di Gesù è al plurale: “Invece, il segreto è proprio prendersi cura degli altri. E così ci si prende cura anche di sé stessi. Si parte da qui, dal vedere in ogni persona non un avversario, ma un compagno di squadra, un figlio di Dio: ecco lo spirito con cui vincere l’indifferenza. Ecco che cosa ci insegna Gesù con il suo sguardo, che è uno sguardo di predilezione.
Per Lui ciascuno è importante, ma ci sono alcuni che ama in modo particolare. Sapete chi sono? Non i ricchi e i potenti, non chi sta già sulle copertine delle riviste patinate o in televisione, ma i più piccoli, i poveri, i dimenticati, gli scartati, quelli di cui nessuno si cura.
Pensare a loro e a quello che serve e a loro, anziché a quello che manca a noi, è il segreto per rendere più bello, giusto e pacifico il nostro mondo, che di pace ha tanto bisogno. E io per questo mi affido a voi, al vostro sguardo d’insieme sul futuro, alla vostra forza di andare e soprattutto alla vostra preghiera per la pace, che è potente e può fare grandi cose!”
E’ un invito a ‘mettersi in gioco’ fidandosi di Gesù: “La festa del Natale, ormai vicina, ci ricorda proprio questo: che Dio entra nel mondo e ci dona la forza di andare, di camminare con Lui. A Natale ci ha raggiunti, è diventato nostro compagno di viaggio. E mai e poi mai ci abbandonerà.
Non vede l’ora di accompagnarci nelle nostre vicende, in tutte le vicende della vita, per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore. Per rialzarci dopo ogni caduta e proteggerci in mezzo a ogni tempesta. Non è bello camminare con un Dio così, con un Dio che è nostro amico, l’Amico del quale sempre fidarci?”
E precedentemente il papa ha incontrato gli ambasciatori di Belize, Bahamas, Tailandia, Norvegia, Mongolia, Niger, Uganda e Sudan, che hanno presentato le lettere credenziali, invitandoli alla cooperazione:
“In questo compito vitale e collettivo di cercare di salvaguardare e far progredire il benessere degli uomini e delle donne di tutto il mondo, specialmente ai nostri giorni, segnati dai perduranti problemi legati alla crisi sanitaria globale e dai conflitti violenti in atto in tutto il mondo, l’azione concertata dell’intera famiglia delle nazioni e il lavoro della diplomazia sono più che mai necessari.
Senza di essi non è possibile proteggere la dignità e i diritti umani di tutti, promuovere la giustizia, la riconciliazione e il dialogo per il bene di una pace duratura, e prendersi cura della nostra casa comune come dono prezioso per noi e per le generazioni future”.
Ed ha richiamato l’attenzione su alcune situazioni che interessano i diritti fondamentali: “E’ necessario richiamare l’attenzione anche su altre situazioni diffuse che interessano i diritti umani fondamentali: la mancanza di accesso universale all’acqua potabile, al cibo o alle cure sanitarie di base; la necessità di assicurare l’istruzione a tutti coloro che troppo spesso ne sono esclusi; come pure l’opportunità di un lavoro dignitoso per tutti.
Penso anche ai malati, ai disabili, ai giovani (soprattutto alle ragazze) che non hanno sufficienti opportunità per realizzare le proprie potenzialità; come pure a quanti provengono da contesti impoveriti e rischiano di essere lasciati indietro, dimenticati o addirittura deliberatamente esclusi dalla piena partecipazione alle loro comunità”.
Ed ha indicato loro il compito di portare alla luce i problemi che attanagliano i poveri: “Attraverso una costante sensibilizzazione riguardo alla condizione di coloro che si trovano ai margini della società, il vostro ruolo di diplomatici può contribuire a far luce negli angoli più bui del nostro mondo, a portare al centro quanti si trovano nelle periferie e a dare voce a chi non ha voce o è stato messo a tacere. Spero che nell’esercizio delle vostre alte funzioni possiate cercare, sia qui a Roma sia altrove, modi nuovi e creativi per promuovere la solidarietà e l’amicizia sociale, in particolare con i fratelli e le sorelle più vulnerabili”.
(Foto: Santa Sede)