“Il vero Campo della fede è il cuore di ognuno di voi”

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“Il diavolo – scriveva il poeta e pubblicitario italiano, Leonardo Sinisgalli – può fare brutti scherzi al genio”, e chissà che non ci sia proprio il suo zampino nell’improvvisa ondata di mal tempo abbattutasi in questi giorni a Rio de Janeiro, che ha costretto gli organizzatori della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ad abbandonare l’area di Guaratiba (la grande spianata dov’era stato allestito il palco monumentale, capace di ospitare due milioni di giovani) e a spostare la Veglia e la Messa conclusiva della Gmg sulla spiaggia di Copacabana. Anche nel 2011, a Madrid, in occasione della Gmg presieduta da Benedetto XVI, un improvviso nubifragio (in pieno agosto) mise a dura prova decine di migliaia di giovani provenienti da ogni parte del mondo, ma non riuscì a piegarne l’entusiasmo e il desiderio di condividere con il Pontefice l’atteso evento ecclesiale, iniziato da Giovanni Paolo II nel 1985.

Papa Francesco raggiunge il lungomare di Copacabana in elicottero e viene accolto dal calore di oltre due milioni di giovani, mentre in tantissime diocesi italiane ed estere i ragazzi che non hanno potuto raggiungere Rio de Janeiro si sono radunati nelle piazze delle loro città per seguire, attraverso dei maxi schermo, la Veglia con il Papa. Inizia il giro della papamobile e Papa Francesco – secondo uno stile già collaudato – passa lentamente in mezzo a due ali di folla salutando e abbracciando i giovani con l’entusiasmo che lo contraddistingue. Ancora una volta il Papa si ferma per salutare i disabili, mentre sulla papamobile piovono bandiere, magliette, cappellini e gadget vari, per dire che il Papa è uno di famiglia. Qualcuno gli porge la bandiera dell’Argentina e il Pontefice la bacia; le telecamere  inquadrano la spiaggia di Copacabana stracolma di gente e nel dettaglio gli sguardi commossi di tanti giovani, mentre in dissolvenza la monumentale statua del Cristo Redentore – che sovrasta la città di Rio de Janeiro – abbraccia un popolo in festa.

Il Papa – durante il suo discorso – ricorda ai giovani il compito che Francesco d’Assisi ricevette da Dio, “va’ e ripara la mia casa”, e la generosa risposta a questa particolare chiamata. “Piano piano, – afferma il Pontefice – si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo. Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari”. Per aiutare i giovani a comprendere il senso di questa vocazione, Papa Bergoglio traccia l’identikit del discepolo-missionario e suggerisce tre immagini prendendo le mosse dal nome del luogo dove si sarebbe dovuta svolgere in precedenza la Veglia: il “Campus Fidei” di Guaratiba.

Nella prima immagine richiamata da Papa Francesco vi è il “campo” come luogo in cui si semina, “questo – afferma – significa che il vero «Campus Fidei» è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, possano germogliare e crescere! Gesù ci dice che i semi caduti ai bordi della strada o tra i sassi e in mezzo alle spine non hanno portato frutto”. Le parole del Papa sono chiare: “no” a un cristianesimo di facciata, inamidato e part-time, “nell’illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento”, ma a una esperienza veramente autentica. “Forse a volte siamo come la strada: ascoltiamo il Signore, ma non cambia nulla nella vita, perché ci lasciamo intontire da tanti richiami superficiali che ascoltiamo; o come il terreno sassoso: accogliamo con entusiasmo Gesù, ma siamo incostanti e davanti alle difficoltà non abbiamo il coraggio di andare contro corrente; o siamo come il terreno con le spine: le cose, le passioni negative soffocano in noi le parole del Signore (cfr Mt 13,18-22)”.
“In silenzio – chiede il Papa, catturando l’attenzione dei presenti – ciascuno di noi chieda a Gesù di guardare quel pezzettino di terra che siamo, perché il seme di Gesù entri in noi. Lasciate crescere questo seme e Dio se ne prenderà cura”.

“Il campo come luogo di allenamento”, è la seconda immagine che Papa Francesco suggerisce ai giovani attingendo qualche esempio dal mondo dello sport. “Gesù – dice l’illustre Tifoso del San Lorenzo (una delle cinque squadre più importanti di Buenos Aires) – ci chiede di essere suoi discepoli, di «giocare nella sua squadra». E allora, come un giocatore convocato a far parte di una squadra, “deve allenarsi”; “Attraverso il dialogo con Lui: la preghiera, che è il colloquio quotidiano con Dio che sempre ci ascolta. Attraverso i Sacramenti, che fanno crescere in noi la sua presenza e ci conformano a Cristo. Attraverso l’amore fraterno, il saper ascoltare, il comprendere, il perdonare, l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza emarginare. Cari giovani, siate veri «atleti di Cristo»!”. In palio non c’è la Coppa del Mondo ma – sottolinea il Papa – la possibilità di una vita feconda e felice e la vita eterna offerta da Cristo. “Io parlo con Gesù, ho paura del silenzio? Domando a Gesù cosa vuole dalla mia vita?”. Parlate a Gesù, ¬– afferma Papa Francesco – questo significa allenarsi! Parlate con Gesù quando fate una cosa sbagliata oppure una cosa giusta e così vi allenate: con i sacramenti, l’amore fraterno, e l’aiuto per gli altri, senza emarginare.

Infine vi è l’immagine del “campo come cantiere” dove il cristiano – quello che “suda la camicia” dice il Pontefice – diventa costruttore della Chiesa e protagonista della storia. “Nella Chiesa di Gesù siamo noi le pietre vive, e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; e non come una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti!”. Papa Francesco fa poi riferimento ad alcune recenti proteste: “Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. Resta però la domanda: da dove cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io!”. “Non rimanete al balcone fate come Gesù… Non mettetevi in fondo alla storia siate protagonisti, andate avanti sempre”.
“Cari amici, – conclude Papa Francesco – non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l’esempio con il suo «sì» a Dio”.

Dopo la festa l’adorazione. La seconda parte della veglia è tutta dedicata alla preghiera davanti al Santissimo Sacramento. I ragazzi commossi entrano nell’atmosfera della preghiera accompagnati dalla musica e dai testi liturgici. Rimangono per tutta la notte sulla spiaggia nel buio illuminato da Cristo.

 

 

 

 

 

 

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