Papa Francesco invita alla vigilanza

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“Fratelli e sorelle io vi dico: si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto! E io vorrei attirare l’attenzione un po’ sul prossimo Natale, anche le feste. E’ bello festeggiare il Natale, fare le feste… ma abbassiamo un po’ il livello delle spese di Natale, così si chiamano. Facciamo un Natale più umile, con regali più umili. Inviamo quello che risparmiamo al popolo ucraino, che ha bisogno, soffre tanto; fanno la fame, sentono il freddo e tanti muoiono perché non ci sono medici, infermieri a portata di mano. Non dimentichiamo: un Natale, sì; in pace con il Signore, sì, ma con gli ucraini nel cuore. E facciamo quel gesto concreto per loro”:

anche in quest’udienza generale papa Francesco ha pregato per la pace in Ucraina con l’appello ad un Natale meno sfavillante, ma più solidale con la popolazione che soffre per la guerra.

Mentre nell’udienza generale, continuando il ciclo di catechesi sul discernimento, il papa ha incentrato la meditazione sul tema della vigilanza, a conclusione di questo percorso: “Ritengo necessario inserire a questo punto il richiamo a un atteggiamento essenziale affinché tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto, e questo sarebbe l’atteggiamento della vigilanza”.

In effetti il discernimento senza la vigilanza non è sufficiente: “Noi abbiamo fatto il discernimento, consolazione e desolazione; abbiamo scelto una cosa… tutto va bene, ma adesso vigilare: l’atteggiamento della vigilanza. Perché in effetti il rischio c’è, come abbiamo sentito nel brano del Vangelo che è stato letto.

Il rischio c’è, ed è che il ‘guastafeste’, cioè il Maligno, possa rovinare tutto, facendoci tornare al punto di partenza, anzi, in una condizione ancora peggiore. E questo succede, per questo bisogna stare attenti e vigilare. Ecco perché è indispensabile essere vigilanti. Pertanto oggi mi è sembrato opportuno mettere in risalto questo atteggiamento, di cui tutti abbiamo bisogno perché il processo di discernimento vada a buon fine e rimanga lì”.

Gesù è insistente sulla vigilanza: “Vigilare per custodire il nostro cuore e capire cosa succede dentro. Si tratta della disposizione d’animo dei cristiani che aspettano la venuta finale del Signore; ma si può intendere anche come l’atteggiamento ordinario da tenere nella condotta di vita, in modo che le nostre buone scelte, compiute a volte dopo un impegnativo discernimento, possano proseguire in maniera perseverante e coerente e portare frutto”.

La vigilanza è un invito a non cadere nella tentazione: “Se manca la vigilanza, è molto forte, come dicevamo, il rischio che tutto vada perduto. Non si tratta di un pericolo di ordine psicologico, ma di ordine spirituale, una vera insidia dello spirito cattivo…

 Tutto è a posto, tutto è in ordine, ma il padrone di casa dov’è? Non c’è. Non c’è nessuno che la vigili e che la custodisca. E’ questo è il problema. Il padrone di casa non c’è, è uscito, si è distratto, oppure è in casa ma addormentato, e dunque è come se non si fosse.

Non è vigilante, non è attento, perché è troppo sicuro di sé e ha perso l’umiltà di custodire il proprio cuore. Dobbiamo custodire sempre la nostra casa, il nostro cuore e non essere distratti e andare… perché qui è il problema, come diceva la Parabola”.

Per il papa lo ‘spirito maligno’ è sempre in azione per un momento di ‘rilassamento’: “Allora, lo spirito cattivo può approfittarne e ritornare in quella casa. Dice il Vangelo che però non ci torna da solo, ma insieme ad altri ‘sette spiriti peggiori di lui’. Una compagnia di malaffare, una banda di delinquenti…

Ma il padrone non se ne accorge? No, perché questi sono i demoni educati: entrano senza che tu te ne accorga, bussano alla porta, sono cortesi. ‘No va bene, vai, vai, entra…’ e poi alla fine comandano loro nella tua anima.

State attenti a questi diavoletti, a questi demoni: il diavolo è educato, quando fa finta di essere un gran signore. Perché entra con la nostra per uscirne con la sua. Occorre custodire la casa da questo inganno dei demoni educati. E la mondanità spirituale va per questa strada, sempre”.

Ed ecco nella conclusione della catechesi l’invito alla vigilanza: “Non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta. No, non basta: bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare, perché tu puoi dirmi: ‘Ma quando io vedo qualche disordine, me ne accorgo subito che è il diavolo, che è una tentazione…’ sì, ma questa volta viene travestita da angelo: il demonio sa travestirsi da angelo, entra con parole cortesi, e ti convince e alla fine è la cosa peggiore dall’inizio…

Bisogna rimanere vigilanti, vigilare il cuore… Vigliare il cuore, perché la vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà, perché abbiamo paura di cadere e l’umiltà che è la via maestra della vita cristiana”.

(Foto: Santa Sede)

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