I 50 anni del Rinnovamento nello Spirito: colloquio con il Presidente Nazionale Salvatore Martinez

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Si è conclusa sabato 10 dicembre a Rimini, la 46^ Conferenza Nazionale Animatori con una concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della CEI, il Giubileo d’Oro del Rinnovamento in Italia per i 50 anni di storia.

Questo ‘Anno speciale di grazia’, per fare ‘memoria grata’, usando le parole del presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, era stato inaugurato nella basilica papale di Santa Maria Maggiore di Roma il 26 novembre dello scorso anno con una celebrazione eucaristica presieduta dall’arciprete della Basilica, già presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, card. Stanislaw Rylko.

Al presidente nazionale, Salvatore Martinez, consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, chiediamo di spiegarci il Rinnovamento nello Spirito, dopo 50 anni; “Un miracolo dello Spirito Santo, inatteso quanto auspicato all’indomani del Concilio Ecumenico Vaticano II che invocava un generale ritorno allo Spirito e una nuova fiducia nei carismi. Il Giubileo d’Oro ci ha permesso di fare ‘memoriale e memoria grata’, di consolidare un’eredità grande che vogliamo passi alle nuove generazioni.

Cinquanta anni fa il Rinnovamento nasceva a Roma alla Pontificia Università Gregoriana e a San Mauro Pascoli, nella Diocesi di Rimini, per iniziativa di un missionario canadese, p. Valeriano Gaudet, e di un teologo gesuita americano, p. Francis Sullivan. Molta storia sacra è passata da quei benedetti giorni, molta gloria di Dio abbiamo visto e toccato nella vita di meravigliosi vescovi, sacerdoti, laici e laiche che si sono posti a servizio di questa corrente di grazia nel corso degli anni.

Tre gli indimenticati padri che ci hanno iniziato in questo cammino ‘sorgivo’: san Papa Paolo VI, che ci accolse e promosse nel 1973, il card. Leo J. Suenens, primo ambasciatore del Rinnovamento a cui si devono gli Orientamenti Teologico-pastorali del Movimento, e mons. Dino Foglio, mio predecessore, prima guida del Movimento.

Questi, nell’aprile 1981, scriveva: ‘Quello del Rinnovamento è un messaggio, non solo per la Chiesa, ma per l’umanità intera: è un messaggio di gioia in un tempo in cui si stenta a credere che Dio esiste, che Dio è ancora il Signore dell’impossibile”.

Nonostante la faticosa prova della pandemia e dei suoi effetti a tutto campo, non abbiamo smesso di tenere le mani elevate al Cielo, né le abbiamo ritirate dal servizio alla gente. A distanza di mezzo secolo, il RnS vuole ancora oggi annunciare ciò in cui fermamente crede: che Gesù è il Signore della storia, che opera con potenza e accredita la Sua Parola con segni, miracoli, prodigi, che rende capaci e audaci i Suoi discepoli mediante i carismi elargiti dal suo Santo Spirito!

Questo è l’inno di ‘vita nuova’, che dagli inizi della nostra storia intoniamo e vogliamo continui a suscitare un’eco di gioia nella Chiesa e nel mondo. La vicinanza spirituale del Pontefice, il suo pontificato missionario, su base kerygmatica e carismatica, ci conforta e ci spinge.

Allo Stadio Olimpico di Roma, nel 2014, e in piazza San Pietro, nel 2015, il Santo Padre ha ribadito il nostro programma di vita nuova: la grazia del battesimo nello Spirito diffusa a tutti; un’evangelizzazione carismatica fondata sulla Parola; l’ecumenismo spirituale come grazia di riconciliazione per l’unità; il servizio ai poveri e agli impoveriti che incrociamo nel nostro cammino e che riceviamo nelle nostre Comunità. Quattro imprescindibili pilastri sui quali il Rinnovamento si fonda e sui quali dobbiamo ancora, profeticamente, costruire”.

Come vivere i frutti dello Spirito Santo nella quotidianità?

“Certo dobbiamo aprire gli occhi: nell’estate appena trascorsa, abbiamo visto i lidi al mare, i ristoranti, le piazze, i luoghi di ristoro e di svago essere pieni di gente e, nel frattempo, le Chiese rimanere vuote, talvolta gli stessi Gruppi ecclesiali disertati. Sembrerebbe più facile, più immediato riporre conforto nello spirito del mondo e non nello Spirito di Dio.

Ci accorgiamo che è sempre più ‘un resto’ a perseverare, mentre altri abbandonano il campo per stanchezza umana, rassegnazione spirituale o incapacità di affrontare le prove con fiducia evangelica. Eppure, abbiamo la grazia di vedere, ogni giorno e dappertutto, giovani, famiglie, sacerdoti, anziani che non smettono di camminare e di benedire il Signore per la loro fede, per il Rinnovamento, disponibili a preparare un futuro migliore.

Occorre quindi tradurre in testimonianza e in opere la nostra fede, la nostra fede nei carismi, per generare una laicità cristiana che non alieni, che generi un corpo fraterno, sociale, umano e divino insieme. Mai dimenticare che la nostra ‘identità’ è terribilmente segnata e significata dall’offerta della vita di Dio per la salvezza del mondo, una laicità cristiana che vive o muore nella misura in cui noi tutti ci incarniamo e stiamo al mondo alla maniera di Gesù.

Per rifare il tessuto cristiano della società, per essere realmente ‘seme che muore, non resta solo e porta frutto’, a noi laici cristiani è chiesto, senza deroghe, di saper superare la frattura tra Vangelo e vita. Come potrà mai esserci pace sociale, pace tra le generazioni, pace tra le religioni se non sapremo abitare le povertà, le sofferenze, le ‘ultimanze’ che ci assediano il cuore?

Non basta pregare e accogliere! Crediamo fermamente che nulla possa davvero iniziare senza la forza della preghiera e niente potrà mai risolversi senza che Dio ci sorprenda con i suoi miracoli, quelli che la fede pregata può ottenere.

Ma non basta: bisogna servire e offrirsi a chi soffre e muore, immerso in una cultura di morte che è in opposizione al ‘Vangelo della vita’, a quel regime di vita nuova inaugurato da Gesù e affidato ai suoi discepoli di ogni tempo in vista della vita eterna. Se servire è voce del verbo amare, noi non possiamo essere senza cuore, sordi, muti, inerti!” 

(Tratto da Aci Stampa)

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