Papa Francesco: santa Lucia è donna che non cede alle lusinghe

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In occasione della festa di santa Lucia, patrona delle persone disabili o affette da malattie della vista, lunedì 12 dicembre papa Francesco ha ricevuto una delegazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti:

“Lucia, martire siracusana, ci ricorda col suo esempio che la più alta dignità della persona umana consiste nel dare testimonianza alla verità, seguendo la propria coscienza costi quello che costi, senza doppiezze e senza compromessi.

Questo significa stare dalla parte della luce, servire la luce, come evoca il nome stesso ‘Lucia’. Essere persone limpide, trasparenti, sincere; comunicare con gli altri in modo aperto, chiaro, rispettoso. Così si contribuisce a diffondere luce negli ambienti in cui si vive, a renderli più umani, più vivibili”.

Ha ricordato che in questa festività ricorre anche il suo anniversario sacerdotale, sottolineando la sua ‘visione’ per l’associazione, che non è pietistica’: “A partire da questo spunto che ricaviamo dalla figura di Santa Lucia, vorrei confidarvi in che modo guardo a voi, alla vostra Associazione: vi vedo come una forza costruttiva nella società, in particolare nella società italiana, che sta attraversando un momento non facile.

Può sembrare strana questa prospettiva, perché di solito si associa alla disabilità l’idea del bisogno, dell’assistenza e, a volte (grazie a Dio sempre meno), di un certo pietismo. No, il papa non vi guarda così; la Chiesa non vi guarda così.

Il punto di vista dei cristiani sulla disabilità non è più e non deve più essere il pietismo e il mero assistenzialismo, ma la consapevolezza che la fragilità, assunta con responsabilità e solidarietà, è una risorsa per tutto il corpo sociale e per la comunità ecclesiale”.

Questo è un invito a costruire comunità inclusive: “Le persone non vedenti e ipovedenti, ben formate nei principi etici e nella coscienza civica, sono in prima linea per costruire comunità inclusive, dove ciascuno possa partecipare senza vergognarsi dei propri limiti e delle proprie fragilità, cooperando con gli altri per completarsi e sostenersi a vicenda.

E tutti abbiamo bisogno uno dell’altro, non solo le persone con problemi di fragilità fisiche, ma anche tutti noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri per andare avanti nella vita, perché tutti siamo deboli nel cuore, tutti”.

E’ un incoraggiamento a trasmettere la speranza: “Vi incoraggio ad andare avanti con uno stile sempre più costruttivo, propositivo, come una forza che trasmette fiducia e speranza. La società italiana ha bisogno di speranza, e questa viene soprattutto dalla testimonianza di persone che, nella propria condizione di fragilità, non si chiudono, non si piangono addosso, ma si impegnano insieme agli altri per migliorare le cose”.

E li ha messi sotto la protezione di santa Lucia: “Santa Lucia, in effetti, viene descritta proprio così: come una donna giovane e inerme che però non cede alle minacce e alle lusinghe, anzi, risponde con coraggio e tiene testa al giudice che la interroga. Con la protezione e l’esempio di Lucia, andate avanti!”

Mentre ai membri dell’Amitié Judéo-Chrétienne de France, in occasione del 75° anniversario della fondazione, ha ricordato la visione del fondatore: “Desidero anzitutto evocare la figura di uno dei vostri fondatori, Jules Isaac, che ha svolto un ruolo di primo piano nel riavvicinamento tra ebrei e cristiani, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale.

Egli partecipò, in particolare, alla celebre Conferenza di Seelisberg, che concluse i suoi lavori con i famosi ‘dieci punti di Seelisberg’, alcuni dei quali sono stati ripresi dalla Dichiarazione conciliare ‘Nostra Aetate’. Ricevuto in udienza dai papi Pio XII e Giovanni XXIII, Jules Isaac aveva auspicato la stesura di quel testo profetico”.

Quello compiuto è stato un cammino fatto insieme: “Il cammino percorso insieme è dunque considerevole (dobbiamo renderne grazie a Dio), dato il peso dei pregiudizi reciproci e della storia, talvolta dolorosa, che occorre assumere. Ma il compito non è finito, e vi incoraggio a perseverare in questa via del dialogo, della fraternità e delle iniziative comuni.

Perché questa bella opera, che consiste nel creare legami, è fragile, sempre da riprendere e consolidare, soprattutto in questi tempi ostili in cui gli atteggiamenti di chiusura e di rifiuto dell’altro si fanno più numerosi, anche con la preoccupante ricomparsa dell’antisemitismo, in particolare in Europa, come delle violenze contro i cristiani”.

(Foto: Santa Sede)

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