Papa Francesco al Movimento Cristiano Lavoratori: non dimentica la Dottrina Sociale della Chiesa

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In occasione del 50^ anniversario della fondazione papa Francesco ha ricevuto in udienza il Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), nato nel 1970 ma la fondazione ufficiale risale all’8/12/1972, data dell’assemblea di riunificazione tra le due componenti che avevano abbandonato le ACLI, per non aver condiviso le motivazioni, le prospettive e soprattutto i risvolti sul piano ecclesiale e sociale, collegati alla ‘svolta socialista’.

Per celebrare tale anniversario, l’associazione ha organizzato una tre giorni di eventi culminata con un’udienza con papa Francesco, come ha sottolineato il presidente generale Antonio Di Matteo: “Questo ritrovarci ha il senso di riaffermare i valori che caratterizzano la nostra storia e di assumerci l’impegno di dare ad essi un futuro.

Come presenza organizzata di testimonianza evangelica nel mondo del lavoro, vogliamo davvero essere parte di quella ‘Chiesa in uscita’ che il pontefice invita i laici a rendere visibile in tutti gli ambiti e ambienti”.

Ricordando l’anniversario il papa ha invitato gli aderenti a compiere un cammino di ‘purificazione’: “I cinquant’anni sono anche un tempo per guardare con realismo alla propria storia, fatta di tanta gratuità e anche di fatiche nella testimonianza cristiana.

E’ importante non abbandonarsi a forme autocelebrative, ma riconoscere l’azione dello Spirito Santo tra le pieghe della vostra storia, non tanto negli avvenimenti eclatanti, quanto piuttosto in quelli umili e quotidiani. Questo anniversario potrebbe aiutarvi a camminare in due direzioni: un’opera di purificazione e una nuova semina. Ambedue: purificare e seminare”.

Però prima di seminare è necessaria la purificazione: “La purificazione è sempre necessaria, sempre, per tutti noi e in tutte le esperienze umane. Siamo peccatori e abbiamo bisogno di misericordia come dell’aria che respiriamo. La disponibilità alla conversione, a lasciarsi purificare, a cambiare vita, a cambiare stile, è segno di coraggio, di forza, non di debolezza; la testardaggine è segno di debolezza.

Si tratta di accogliere le novità dello Spirito senza porre ostacoli: permettere che i giovani trovino spazio, che sia custodito e condiviso lo spirito di gratuità, che non si perda l’intraprendenza degli inizi preferendo scelte rassicuranti che non aiutano a vivere le novità dei tempi”.

E’ un invito a leggere i ‘segni dei tempi’, fatti propri dal Concilio Vaticano II: “Siete un movimento nato all’indomani del Vaticano II e potete raccontare la fecondità di quella stagione ecclesiale e sociale. Vi incoraggio a ritrovare lo slancio degli inizi, ben visibile nell’entusiasmo con cui vivete il legame ecclesiale nei territori e nella gratuità del servizio alle esigenze dei lavoratori.

Il Concilio ci ha chiamato a leggere i segni dei tempi, e soprattutto ce ne ha dato l’esempio; perciò, consapevoli dei mutamenti sociali, potete domandarvi: come essere fedeli al servizio dei lavoratori oggi? Come vivere l’impegno di conversione ecologica e di pacificazione? Come animare la società italiana nel campo economico, politico, lavorativo, contribuendo a fare discernimento con i criteri dell’ecologia integrale e della fraternità?”

Ed ha proposto un impegno sul lavoro: “Siete movimento di lavoratori, e potete contribuire a portare le loro preoccupazioni all’interno della comunità cristiana.

E’ importante che i lavoratori siano di casa nelle parrocchie, nelle associazioni, nei gruppi e nei movimenti; che i loro problemi siano presi sul serio; che la loro richiesta di solidarietà possa essere ascoltata. Infatti, il lavoro attraversa una fase di trasformazione che va accompagnata”.

E’ un invito ad essere ‘lievito’ nella società: “Le disuguaglianze sociali, le forme di schiavitù e di sfruttamento, le povertà familiari a causa della mancanza di lavoro o di un lavoro mal retribuito sono realtà che devono trovare ascolto nei nostri ambienti ecclesiali. Sono forme più o meno di sfruttamento: chiamiamo le cose per nome.

Vi esorto a tenere mente e cuore aperti ai lavoratori, soprattutto se poveri e indifesi; a dare voce a chi non ha voce; a non preoccuparvi tanto dei vostri iscritti, ma di essere lievito nel tessuto sociale del Paese, lievito di giustizia e di solidarietà”.

Dalla parabola evangelica della chiamata al lavoro dei vignaiuoli il papa li esorta affinchè nessuno sia escluso dal lavoro: “Nessuno deve sentirsi escluso dal lavoro. Non manchi il vostro impegno per promuovere il lavoro femminile, per favorire l’ingresso dei giovani nel lavoro, con contratti dignitosi e non da fame, per salvaguardare tempi e spazi di respiro per la famiglia, per il volontariato e per la cura delle relazioni. Per favore, respingete ogni forma di sfruttamento!”

E’ un richiamo a seguire sempre meglio la Dottrina Sociale della Chiesa: “So che fate riferimento alla dottrina sociale della Chiesa: vi esorto a farlo ancora e, se possibile, sempre meglio.

I principi di solidarietà e sussidiarietà, correttamente coniugati, sono alla base di una società che include, non scarta nessuno e favorisce la partecipazione. Senza la sussidiarietà non c’è vera solidarietà, perché si rischia di non dare voce alle capacità, ai talenti che fioriscono nei corpi intermedi.

Le famiglie, le cooperative, le imprese, le associazioni sono il tessuto vivo della società. Dare loro spazio e voce significa liberare energie perché il bene comune sia frutto dell’impegno e della solidarietà tra tutti”.

Ed infine un appello ad applicare la fraternità: “Questa terza guerra mondiale in corso ci fa consapevoli che il rinnovamento nasce dal basso, dove si vivono le relazioni con solidarietà e fiducia. Non lasciamoci rubare il coraggio di nuovi inizi di riconciliazione e di fraternità”.

(Foto: Santa Sede)

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